mercoledì 11 maggio 2011

LA STORIA DELLA " NON STORICITA'" DI GESU' (parte1)

«…È più facile diffondere una grande menzogna che una grande verità, poiché
è più facile credere che ragionare, è perché la gente preferisce alla semplicità
della storia le meraviglie dei racconti…»
Charles François (1795)

La mancanza di riferimenti concernenti il personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il
“Cristo”] Figlio di Giuseppe) nei testi non contraffatti degli storici dell’epoca e le sorprendenti
notevoli contraddizioni riscontrabili nelle narrazioni evangeliche hanno da tempo convinto gli
studiosi più esperti a dover negare la reale sua esistenza storica. Il primo di questi fu, senz’altro
Etienne Dolet (1509-1546) il quale, per avere sostenuto che “Gesù-Cristo” è “un’entità
inventata come testimoniano numerose contraddizioni ed omissioni”, è stato fatto bruciare
vivo a Lione dal Papa Paolo III (1534-1549), con sentenza del tribunale della “Santa
Inquisizione”, insieme con i suoi libri, e la sua famiglia è stata lasciata priva di mezzi. Lucilio
Vanini (1585-1619), precursore in assoluto di Charles Darwin (1809-1882) essendo stato il
primo ad ipotizzare che gli uomini e le scimmie siano potute discendere da un unico
progenitore comune, per aver sostenuto che la figura di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il
“Cristo”] Figlio di Giuseppe) è un invenzione dei fondatori del “cristianesimo”
(“messianesimo”) (1), è stato fatto arrestare a Tolosa sotto il papato del Pontefice Paolo V
(1605-1621) e condannare dal tribunale della “Santa Inquisizione” al “taglio della lingua,
seguito da uccisione per strangolamento e bruciamento del corpo al rogo”. Herman Samuel
Reimarus (1694-1768) è riuscito a dimostrare che gli ignoti reali autori dei Vangeli si sono resi
responsabili di “frode consapevole” (2). François Arouet detto Voltaire (1694-1778) per avere
sostenuto che “il cristianesimo è la religione più ridicola, più assurda e più sanguinaria che
abbia mai afflitto il mondo” è stato condannato alla reclusione ed alla distruzione delle sue
opere. Charles François Dupuis (1742-1809) (3) e Claude François Volney (1757-1820) (4)
sono stati i primi due autori che hanno ben documentato come sotto il nome di Yeschuah Bar-
Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) è stata indicata una “divinità solare” mutuata su
una serie di altre simili divinità che sono state immaginate e venerate in tempi remoti da
antichissime popolazioni. Robert Taylor (1784-1844) è stato condannato alla reclusione per
aver dimostrato le origini mitiche del “cristianesimo” (5). Anche David Friedrich Straus
(1808-1874) vede nella figura di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) e
nei relativi racconti evangelici dei miti che rispecchiano determinate esperienze religiose dei
popoli primitivi (6). Bruno Bauer (1809-1882) sostiene che Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il
“Cristo”] Figlio di Giuseppe) è un personaggio esclusivamente immaginario, consistente nel
prodotto e non nell’artefice del “cristianesimo” (“messianesimo”), scaturito dall’impatto del
pensiero della comunità ebraica con quello della comunità pagana di occupazione alla cui
influenza era inevitabilmente esposto (7). Ernest Renan (1863) sostiene che il “cristianesimo
(“messianesimo”) abbia tratto origine da un “visionario squilibrato” che ha diffuso la storiella
della passione di un dio nato, morto e risorto (8). Kersey Grawes (1875) dimostra che la figura
di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) non è storica essendo del tutto
fraudolenta (9). Allard Pierson (1879) nega l’autenticità degli scritti neotestamentari e
dell’esistenza storica di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) (10).
Bronson Keeler (1881) espone dettagliatamente tutte le frodi del cristianesimo (11). Gerald
Massey (1886) cerca di dimostrare che il personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”]
Figlio di Giuseppe) è una figura complementare al mito del “Cristo” (“Messia”) (12). Edwin
Johnson (1842-1901) dimostra che sia Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di
Giuseppe) che i suoi dodici apostoli sono una pura invenzione (13). Joseph McCabe (1867-
1955) (1897; 1907; 1914; ecc.) critica i Vangeli per gli aspetti leggendari del “Cristo” e per
l’inesistenza di una “figura di Gesù” univoca (14). Albert Kalthoff (1902, 1904, ecc.) è
convinto che Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) sia la
personificazione simbolica di un movimento sociale originatosi dai più bassi strati del
proletariato romano (15). Thomas Whittaker (1904) afferma decisamente che il personaggio
storicizzato come Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) non è altro che
una figura mitologica (16). Gerardus Bolland (1854-1922) rileva come il personaggio
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) sia stato mutuato dallo “ jIhsou~ς
oJ tou~ Naun” (“Gesù il di Nun”) del Vecchio Testamento (Num. XIV, 6), «…personaggio fra
quelli che hanno completato l’opera di Mosè riportando il popolo di Israele in Terra Santa, così
che l’attesa della salvezza è stata legata al nome “Gesù” [che significa “salvezza di Yahveh”]
…» (17). Ma, il primo ad evidenziare l’assoluta mancanza di documenti storici attestanti,
inconfutabilmente, che Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe),
personaggio comunemente conosciuto come “Gesù il Cristo”, sia realmente esistito, è stato
l’insigne giurista Emilio Bossi (1870-1920) che, a riguardo, espone le seguenti valide
considerazioni: «…Stando al racconto evangelico, la vita di Gesù si sarebbe svolta nel modo
più rumoroso e straordinario che mai persona umana vide l’eguale. Egli avrebbe dato luogo a
tumulti pubblici, ad un arresto, ad un processo, ad un dramma giudiziario seguito da una morte
tragica; ed avrebbe compiuto tali e tanti prodigi e così straordinari […] che avrebbero dovuto
scuotere le persone più indifferenti, venire in breve portati a conoscenza dell’universo intero ed
eccitare la curiosità dei cronisti, degli analisti e degli storiografi. […]. Filone, che aveva già da
25 a 30 anni quando sarebbe nato Gesù e che morì diversi anni dopo tale presunta nascita, nulla
seppe mai e nulla disse di Gesù. Eppure egli era dottissimo, s’occupò in modo speciale di
religione e di filosofia e non avrebbe certamente tralasciato di parlare di Gesù, suo compatriota
d’origine, se Gesù fosse davvero comparso sulla faccia della terra ed avesse portato una così
grande rivoluzione nella storia dello spirito umano [(18)]. […]. Seneca [Lucio Anneo detto“il
giovane” (4 a. C. - 65 d. C.)], vissuto tra il principio dell’era volgare ed il 65, e che fece
perfino nascere il dubbio di essere stato egli stesso cristiano e di avere avuto rapporti con i
discepoli di Gesù, non dice una parola su Gesù. Plutarco, nato cinquant’anni dopo Gesù,
storico eminente e minuzioso il quale non avrebbe potuto ignorare Gesù e le sue gesta, ove si
fossero realmente prodotti, nelle sue opere numerose non ha un sol passo che faccia
un’allusione qualunque sia al capo della nuova setta che ai suoi discepoli. […]. Uno scrittore
ebreo, Giusto di Tiberiade [I sec. d. C.], che aveva compilato una storia degli ebrei da Mosè fin
verso l’anno 50 dell’era cristiana, per testimonianza di Fozio [827-898 d. C.], non citò neppure
il nome di Gesù…» (19). Secondo Jensen (1906, 1909, 1910, ecc.) i racconti che narrano di
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) sono il prodotto di una
trasformazione del mito di “Gilgamesh”, noto eroe dell’antica Mesopotamia, in parte divino ed
in parte umano, la cui vicenda si concluse in una tragica sua vana ricerca d’immortalità (20).
Secondo Arthur Drews (1909) il culto di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di
Giuseppe) non è altro che il residuo di un’antica superstizione di cui “sarebbe bene che i
credenti se ne sbarazzino” in quanto tale personaggio è solo un’immaginaria figura messianica
ebraica elevata a divinità, come “redentore-salvatore”, da Paolo di Tarso e da altri neosettari,
intorno alla quale figura si è instaurato un culto “greco-romano” che presenta tracce di culti
più antichi perpetuatisi ai bordi del giudaismo (21). John Remsburg (1909) rileva che il
personaggio “Gesù” nonostante non fosse mai esistito è diventato “l’eroe sovrannaturale del
dogma cristiano”, mentre “il nome Cristo ha causato più persecuzioni, guerre e miserie che
qualsiasi altro nome abbia causato” (22). John Robertson (1910) ritiene che nella leggenda di
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) riappari sotto nuova forma
un’antica divinità chiamata “Joshua” il cui culto, rimasto sempre latente nel giudaismo,
sarebbe affine al complesso di quei culti che in Siria hanno per divinità “Adone” ed in
Mesopotamia “Tammuz” (23). William Benjamin Smith (1911) è convinto che il
“cristianesimo” (“messianesimo”) abbia avuto origine dalla modificazione delle credenze
della setta giudaica dei “nazzarei” (24). Goguel (1925), dopo un’accurata valutazione di
attendibili fonti disponibili, si mostra propenso ad accettare la negazione della storicità di
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) (25). Joseph Wheless (1926)
esamina attentamente i “miti” e le “favole” bibliche (propinate dal Vecchio e dal Novo
Testamento) pervenendo alla conclusione che sono tutte “fantasticherie” da demolire (26).
Georg Brandes (1926) apporta ulteriori dimostrazioni della misticità della figura di Yeschuah
Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) (27). Rudolf Bultmann (1926) intravede
nelle storielle su Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) una narrazione
“presentata con il linguaggio del mito” e nel Nuovo Testamento non intravede una storia di un
vero personaggio protagonista ma, piuttosto, un racconto sulle “credenze” dei primi adepti al
“cristianesimo” (“messianesimo”) (28). Guardini (1936) esamina come la figura di Yeschuah
Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) sia stata impostata in qualità di “Cristo”
(“Messia”) nel Nuovo Testamento (29). Raschike (1954) conferma che Yeschuah Bar-Yosef
(Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) è una figura mitologica completamente astorica (30).
Guy Fau (1964) dimostra efficacemente che il personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il
“Cristo”] Figlio di Giuseppe) «…lontano da ogni riferimento storico, è sostenuto
nell’Apocalisse [(31)], come negli Atti degli Apostoli, esclusivamente da visioni
[allucinazioni]…» (32). John Allegro (1970) attesta che la storia di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù
[il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) non è altro che un’interpretazione allegorica dello stato
allucinatorio provocato dal consumo di droghe (di comune uso degli adepti delle sette religiose
esordienti che nella Palestina dell’epoca si procuravano con il cosiddetto “fungo sacro”) (33).
Rosadi (1988) asserisce che il “Messia” (l’“Unto”) ebraico identificato dagli evangelisti con il
nome di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) in reatà non è altri che il
personaggio storico Yeschuah Bar-Yehouda (Gesù Figlio di Giuda), cioè il primogenito del
famigerato ribelle Yehouda Galilaios Bar-Hezekia (Giuda Galileo Figlio di Ezechia) (34).
Gorge Albert Wells (1998) espone numerose inconfutabili evidenze dell’antistoricità di
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) (35) Earl Doherty (1999; 2001;
ecc) analizza minuziosamente tutte le tessere occorse per la costruzione del mito di Yeschuah
Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) riuscendo a dimostrare che egli non è affatto
un personaggio storico, ma un’immaginaria figura mitica ispirata da un sincretismo di antiche
tradizioni religiose ebraico-ellenistiche (36). Timothy Freke e Peter Gandy (1999; 2001; ecc.)
dimostrano che il racconto di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe)
risulta estrapolato e ricostruito dall’antico mito pagano del “Godmen” (“Dio-uomo”)
“Osiride-Dionisio” per la sorprendende somiglianza con i racconti evangelici (37). Herold
Liedner (2000) in base agli anacronismi e agli enormi errori storico-geografici dei riferimenti
evangelici denuncia la Religione Cristiana come una fra le più grandi frodi della storia per
l’invenzione del “Mito del Cristo” (38). Robert Price (2000) dimostra che il personaggio
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) non è altro che una “sintesi
personologica inventata” basata su antiche profezie, sulle tradizioni dei cosiddetti “salvatori”
dei culti misterici e sugli “eoni” dello gnosticismo (39). Hal Childs (2000) dimostra che il
personaggio Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) è una prosaica figura
mitica costruita da proiezioni dell’inconscio collettivo (40). Luigi Cascioli (2001), in base ad
approfonditi studi, è giunto alla seguente incontrovertibile conclusione: «…molti dei fatti
presentati come veri e storici dalle cosidette “Sacre Scritture” sono in realtà dei falsi, primo
fra tutti la storicizzazione della figura di Gesù il Cristo, per buona parte mutuata sulla figura di
Giovanni da Gamala, figlio di Giuda…» (41). Fernando Liggio (2003) documenta come la
mostruosa costruzione del fantomatico personaggio, dal nome aramaico “Yeschuah Bar-Yosef”
ed ebraico “Yeschuah Ben-Yosef” (Gesù [il “Cristo” = l’“Unto”] Figlio di Giuseppe) (42),
popolarmente conosciuto come “Gesù” (diminutivo greco-latino del suo nome), sia stata
effettuata riunendo frammentari episodi, estrapolati da attendibili riferimenti storici, delle tristi
vicende realmente vissute da personaggi psicopatici storicamente esistiti ― tra i quali due
Yeschuah”, addirittura suoi omonimi ― considerati, dalla locale “Autorità Costituita”
dell’epoca, pericolosi sovversivi, poiché solevano sobillare continuamente il popolo ad agire
contro il potere oppressivo degli invasori (nel caso specifico i romani), sia come semplici
ribelli difensori dei deboli oppressi ed emarginati, sia come illusi predicatori di un’estrema
moralità altruistica, sia come promulgatori utopistici di una pacifica convivenza umana, sia
come ostinati riformatori religiosi in netto contrasto con il fondamentalismo farisaico che
esigeva la rigida osservanza della legge mosaica. Quindi, precisa quanto segue: «...allo scopo
di ottenere ampio consenso popolare, i gestori dell’ormai avviato “movimento cristiano (=
untiano = messianico)” (43) non hanno esitato a creare una carismatica “divinità umanizzata”
di riferimento, modellandola sulle vicende dei più noti sedicenti “messia” della storia giudaica.
Pertanto, inevitabilmente, ne è scaturita la fantastica figura di un tipico personaggio affetto da
“Sindrome disideativa illusoria coordinata con convinzioni illusorie mistico-religioseteomegalomaniche-
riformatrici” con segni di incipiente tendenza evolutiva (costituiti
soprattutto dalla caratteristica insorgenza di complessi fenomeni allucinatori) (44), che,
inevitabilmente, doveva essere fatto risultare condannato alla pena capitale (tramite
crocifissione) avendolo configurato come impostore (per la sua arrogante pretesa messianica),
pericoloso sovversivo corruttore del popolo e sedizioso rivoluzionario. Comunque sia,
l’inconfutabile evidenza che gli evangelisti hanno attribuito al protagonista del loro racconto
vicende rilevate fra quelle realmente accadute a famigerati personaggi storici [ivi compresi
almeno due dei figli di Yehouda Galilaios Bar-Hezekia (Giuda Galileo Figlio di Ezechia),
famoso rivoluzionario morto combattendo durante l'insurrezione del 6-7 d. C. (45)], costituisce
la prova più efficace, valida a dimostrare che il personaggio comunemente conosciuto come
“Gesù il Cristo” in realtà non è affatto esistito…» (46). Frank Zinder (2003) attesta che nelle
fonti ebraiche non si trovano tracce di Jesus “messia fantasma” (47). Tom Harpur (2004)
ritiene che la figura di Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) sia un
“archetipo universale”, cioè un classico mito pre-esistente “de-mitizzato” (= “storicizzato”),
conosciuto nella sua essenza da tutti gli esseri umani del passato, che dovrebbe essere “remitizzato”
per il bene dell’umanità, tanto più che, a differenza dei cristiani, gli adepti delle
altre religioni, non hanno mai considerato le loro divinità come personaggi storici né le
tradizioni sacre come fatti reali; “Horus figlio di Osiride”, figura centrale dell’antica religione
egiziana, è stato trasformato in “Gesù figlio di Maria”, dietro la figura metaforico-allegorica di
Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) non vi sarebbe altri che il Dio
“Horus” (48). Infine, Giancarlo Tranfo (2008), con eccezionale capacità di sintesi, analizza
tutti le complesse evidenze della non reale esistenza del personaggio storicizzato dai redattori
dei Vangeli come Yeschuah Bar-Yosef (Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe), pervenendo
alla conclusione che un tale personaggio come quello così identificato «…in quei luoghi e in
quel tempo avrebbe avuto le stesse probabilità di sopravvivenza di un fiorellino in un deserto di
roccia! La sua missione sarebbe terminata sotto le pietre della furia popolare non appena
avesse pronunciato in pubblico le prime parole di pace, distensione e conciliazione, soprattutto
quanto riferite all’oppressore romano. Un personaggio del genere non avrebbe mai avuto alcun
seguito presso le classi povere ma, eventualmente, soltanto presso i ricchi e la casta sacerdotale
sadducea. Gesù […] non sarebbe mai stato crocifisso dai romani che, casomai, lo avrebbero
scortato imponendo al popolo l’ascolto delle sue parole e il suo esempio: quello di un povero
che trova nel cielo l’unica possibile consolazione ai mali della terra, che accetta senza
ribellione la condizione di sudditanza nei confronti dell’oppressore e dei suoi alleati, ai quali
riconosce autorità perché voluta da Dio e legittimazione ad esigere i tributi. In un personaggio
del genere il popolo ebraico non avrebbe mai riconosciuto il messia promesso da Dio, ma
soltanto un impostore asservito alla causa del nemico romano e quindi un traditore da
abbattere. È incredibile come il mondo accademico, composto da schiere di studiosi e storici di
fama mondiale, non si renda conto (o non voglia farlo) di quanto sia storicamente

improponibile il quadro rappresentato dai Vangeli ai quali, invece, ancora oggi,viene
accreditata storicità!» (49).
In definitiva, da quanto esposto si deve ammettere senza alcun dubbio che, come
ampiamente dimostrato da un vasto stuolo di accreditati studiosi, l’auspicato atteso “Messia”
(il “Cristo” = l’“Unto”) ebraico è stato storicizzato personificandolo in Yeschuah Bar-Yosef
(Gesù [il “Cristo”] Figlio di Giuseppe) dai notabili del “movimento cristiano”, abili falsari,
per necessità socio-politica di coesione delle masse indigenti. Infatti, tutti gli eminenti prelati
che fin dall’origine sono riusciti ad essere membri dell’alta gerarchia ecclesiastica sono stati
sempre a conoscenza dell’utilitaristica creazione politica della “favola di Gesù Cristo” tanto
che persino il pontefice Leone X (1513-1521) «…In una lettera indirizzata al cardinale Bembo
[…] aveva lasciato intravedere con chiarezza il pensiero più intimo della Chiesa cattolica
quando scrisse “Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù
Cristo”…» (50). Ma, a riguardo, già il Papa Bonifacio VIII (1294-1303) fu talmente esplicito
da dichiarare «…che la religione cristiana era opera dell’uomo a pari della fede degli ebrei o
dei musulmani, che la vergine Maria, avendo partorito, non poteva essere stata vergine più
della sua stessa madre quando aveva messo al mondo lui, che era da stupidi credere come un
solo dio potesse essere anche trino, che le persone le quali si inginocchiavano dinanzi all’ostia
erano “asini” e “bestie”, che i morti non sarebbero risorti più del suo cavallo crepato due
giorni prima, che non ci sarebbe stata una fine del mondo, che solo per gli uomini la morte
significava la fine del mondo…» (51) ed, in altra occasione, da dichiarare quanto segue: «…Io
dò importanza alla vita di un altro quanto ne posso dare ad un fagiolo. […]. Il vangelo insegna
più menzogne che verità; il parto di una vergine è assurdo; l’incarnazione del figlio di Dio è
ridicola; il dogma della transustanziazione è una pazzia. Le quantità di denaro che la favola di
cristo ha apportato ai preti è incalcolabile. Le religioni sono state inventate dagli ambiziosi per
ingannare gli uomini. […]. L’abbandonarsi ai piaceri sessuali con una bambina o con un
ragazzo è un atto da considerarsi privo di peccato come stropicciarsi le due mani insieme. Il
nostro solo scopo è quello di vendere nelle chiese tutto ciò che gli idioti vogliono…» (52).
D’altra parte, i noti vantaggi ricavati dai fautori di “imposture” sono state magistralmente
delineati nell’introduzione della redazione anonima del famoso trattato intitolato “De Tribus
impostoribus” (1706) ― quali Mosè, Gesù (53) e Maometto ― come segue: «…Per quanto
sia considerato importante da parte di tutti gli uomini il conoscere la verità, sono però molto
pochi quelli che godono di questo privilegio. Alcuni uomini sono incapaci di riconoscerla da
soli, altri invece non vogliono neanche darsi la pena di farlo. Non bisogni quindi stupirsi se il
mondo è pieno di opinioni vane e ridicole sostenute dall’ignoranza […]. A rendere il male
insanabile è che, dopo avere inventate le idee false […] non si trascura nulla per indurre la
gente a crederci, senza permettere di discuterle; al contrario, si fomenta nella gente l’odio e la
diffidenza verso gli autentici scienziati nel timore che la Ragione del loro insegnamento ne
faccia conoscere gli errori […]. I sostenitori di queste assurdità si sono così ben radicati che
diventa pericoloso combatterli. È troppo importante per questi impostori, che il popolo resti
ignorante così da impedire che qualcuno lo disinganni…» (54). Il “Cristianesimo”
(“Untianesimo” o “Messianesimo”) non ha avuto affatto alcun particolare fondatore. Infatti,
esso si è originato con tutte le caratteristiche di un movimento settario (55) distaccatosi
bruscamente dall’affermata organizzazione religiosa giudaica. Infatti, il “Cristianesimo”, come
si rileva dagli «Atti degli Apostoli», inizia con la tipica metodologia di reclutamento illegale e
criminosa usando a scopo coercitivo tecniche suggestivo intimidatorie ― spesso con la
coadiuvanza dell’uso di pericolose droghe ― abilmente usate dai capi organizzatori per
raggirare gli ingenui nuovi adepti. A riguardo è significativo l’episodio, dettagliatamente
descritto negli «Atti degli Apostoli» (IV 34-35 e V 1-11), in cui l’Apostolo Capo Simon Pietro
― a scopo intimidatorio verso tutta la primitiva comunità cristiana appena già denominata
“Chiesa”― provoca la morte dei due anziani coniugi Anania e Saffia come esemplare
punizione per essersi resi colpevoli di non aver versato alla costituenda comunità cristiana
cosiddetta “Chiesa” l’intero ricavato dalla vendita di un loro podere, proprio allo stesso modo
di come attualmente «si uccide uno spacciatore quando ha tenuto per sé una parte del
guadagno» (56) non consegnandolo tutto all’organizzazione criminale.
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tratto da LXXVII. LA STORIA DELLA “NON STORICITÀ” DI YESCHUAH BAR-YOSEF
(GESÙ [IL “CRISTO”] FIGLIO DI GIUSEPPE).FERNANDO LIGGIO