martedì 28 giugno 2011

ECCOMI QUA

Venerdì sono stata a Livorno a fare la chemio.
Il viaggio in ambulanza non è stato proprio piacevolissimo. Si passa con una certa facilità da 40 gradi a meno 20... quasi quasi faccio un complaint alla mia ASL... con tutto quello che mi fanno spendere!
...
Ah, non spendo niente?
Ok, allora il viaggio è stato ottimo!

Arrivata a Livorno per prima cosa mi hanno fatto l'emocromo, poi un'ecografia ai polmoni e poi la chemio.
Ma andiamo per gradi.

Emocromo e chemio: l'emoglobina è salita a 8.6 per cui... niente bistecca liquida, ma chemio light, come la chiamo io, ovvero, una riduzione del 25% del farmaco. In pratica però è cambiato poco per quanto riguarda gli effetti collaterali, perché anche se sabato non sono stata malaccio, da domenica ho di nuovo un super febbrone, dolori diffusi e una devastante astenia che mi costringe a letto incapace di fare qualunque cosa, come sempre. Uff.

Ecografia: hanno verificato l'entità della pipì delle bestiacce nei polmoni e, grazie al Cielo, non è così abbondante. Non c'è stato bisogno di fare la (terza) toracentesi. Mi tengo quel versamento pleurico finché non dà troppo fastidio. Perfetto.

Quindi... tutto sotto controllo, direi, no?
Beh, più o meno...

Il fatto è che quando sono stata a fare l'ecografia c'era un'infermiera un po'... curiosa... Non mi fraintendete, è stata molto carina, mi ha aiutata a spogliarmi, pulirmi dal gel, rivestirmi, mi ha fatto dei grandi sorrisoni... però le è venuto da farmi qualche domandina.
Forse l'avrei fatto anch'io, intendiamoci, anche perché potevamo essere coetanee e la curiosità, si sa, è femmina! Però... a me ha dato un po' fastidio perché mi sono ritrovata faccia a faccia con la relatà.
Mi spiego.

"Oh come te ne sei accorta?"
"Eh, dalla ginecologa/palpazione al seno/pallottola/vedrai non è niente/ecografia/vedrai non è niente/tru-cut/vedrai non è niente/non è una pallottola ma una bestiaccia... ecc... ecc..."
"Ah, cavoli e hai fatto chemio?"
"Sì, chemio, intervento, chemio, intervento, chemio... finché non sembrava tutto a posto, ma come vedi rieccomi qua. Pazienza."

E lì speravo di finire quel discorso.
Voglio dire: siamo in un reparto di pneumologia... sarà chiaro che ho qualcosa da quelle parti che non va?
Evidentemente no.

"Ho capito. E poi?"
"E poi mi hanno trovato una metastasi ai linfonodi del torace. E poi ai polmoni. E poi all'encefalo. E poi al fegato."

E lì ho abbassato gli ochi, ho fatto un sorriso e ho buttato là una frase fatta "va bene, dai, vedremo".

E poi ho iniziato a ipotizzare il suo pensiero che quasi certamente sarà stato:
A) come fa questa ad essere ancora viva?
B) n'avrà per tre ca'ate ( tipica espressione toscana per dire "évicina alla morte");
C) che cazzo ci avrà da ride? Poverina, dev'essere un po' scema...

Sul pensiero "C" mi ci faccio una grassa risata. Sui pensieri "A" e "B" una grossa riflessione.

Comincio a credere che sia il pensiero di molti. Comincio a credere che in tanti mi vedano già con un piede nella fossa. E mi dispiace, perché anche se veramente fossi vicina al trapasso, beh, vorrei gente sincera, schietta, amica accanto a me. Certo, non pretendo che la gente mi chieda se ho scelto la bara e i canti per la Messa, però vorrei un po' più di sincerità.
Per quale motivo?
Non lo so.
Forse ho scritto un'enorme cazzata. Forse non mi rendo più conto di quanto è difficile stare vicino a un malato. Forse dovrei davvero prendere in considerazione il pensiero "C": poverina... sono proprio un po' scema...


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