lunedì 16 aprile 2012

SOMARI PERICOLOSI



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Rottamare l'Euro e tornare alle monete nazionali o cambiare immediatamente strada, perché l'Europa sta compiendo scelte folli e si sta suicidando dal punto di vista economico. Oggi il New York Times dà praticamente del somaro (pur senza usare questo vocabolo) a coloro che hanno scelto – e che stanno applicando - la politica di austerity dell'Unione europea, dalla quale discendono le misure con cui Mario Monti fa tirare la cinghia agli italiani. Curioso notare come queste considerazioni vengano pubblicate solo al di là dell'Atlantico, mentre i giornali nostrani pullulano di ossequio bipartisan verso “la strada giusta” finalmente imboccata, o al massimo scrivono che “non c'è alternativa” e che “il cammino è ancora lungo”, fermo restando che “uscire dall'euro sarebbe follia”.
 Ma il New York Times no. E' un'espressione del liberismo economico e dell'estabilishment finanziario (esattamente come Monti), però oggi ha affidato alla penna di Paul Krugman, premio Nobel 2008 per l'Economia, il compito di scrivere una cosa di cui, peraltro, gli italiani si stanno già accorgendo: la cura lacrime-e-sangue cui veniamo sottoposti è semplicemente letale.
Il suo articolo si intitola il suicidio economico dell'Europa; riguarda in particolare la situazione in Spagna, e in generale quella dei paesi in difficoltà (come l'Italia, peraltro non espressamente citata) che fanno parte dell'Unione Europea. Vi si legge che la crescente austerity prescritta dall'Unione Europea è pura follia(testuale): "L'Europa ha sperimentato diversi anni di austerity e i risultati sono esattamente quelli che gli studenti di storia sarebbero stati in grado di anticipare. Ovvero, queste misure deprimono ulteriormente le economie depresse e quindi sono efficaci per ridurre il tasso di interesse del debito pubblico". Traduzione: coloro che siedono nella stanza dei bottoni dell'Ue sono dei somari, parola di Nobel, dal momento che hanno dato prova di non conoscere la lezione del passato.
 Krugman vede due vie d'uscita. La prima è dire addio all'euro e tornare alle valute nazionali: si potrebbe dire che è distruttivo dal punto di vista economico e politico, scrive, ma d'altra parte imporre crescenti misure di austerità a Paesi colpiti da alto tasso di disoccupazione è semplicemente inconcepibile. La seconda via d'uscita – quella che consentirebbe di salvare l'euro e l'Unione Europea – secondo Krugman sarebbe una politica fiscale espansiva, convincendo la Banca centrale europea ad accettare un tasso di inflazione più alto: così facendo i paesi che ora sono in difficoltà rimarrebbero in difficoltà ancora per anni, ma almeno avrebbero qualche speranza di ripresa.

 Tuttavia i leader europei non ne vogliono sentir parlare, dice ancora Krugman. Perseverano con l'austerity fiscale, sembrano determinati a guidare l'economia e la società giù dal burrone. E tutto il mondo ne pagherà le conseguenze. Ritraduzione: per uscire dalla crisi ci vogliono meno tasse e più agevolazioni agli investimenti. Se i leader europei non lo fanno non sono solo somari, ma anche somari pericolosi.
 Ecco come i più importanti economisti al di là dell'Atlantico giudicati i nostri leader. Dall'America ci stano dicendo che è ora di cambiare rapidamente aria nella stanza dei bottoni, per il bene nostro e loro. E intanto, Monti continua adaggiungere nuove tasse.
Maria Ferdinanda Piva