venerdì 12 ottobre 2012

CHI E' CHE DECIDE?


Siamo ancora alla Grecia. La Grecia che ha ancora qualcosa da insegnarci, visto che abbiamo la testa un pochino e dura e visto che non ci vogliamo rendere conto che tutto sommato la nostra condizione è così simile alla loro. Abbiamo dunque ancora da imparare dalla Grecia. Avete sentito forse incidentalmente in televisione o per radio, oppure avete letto sui giornali che c’è un interrogativo che pende sul capo della Grecia e quindi dei cittadini greci. Le misure che sono state intraprese dal paese, dalla nazione…sono sufficienti? E sufficienti per che cosa? Per soddisfare la troika (Commissione europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale), per poter avere la famosa nuova tranche di aiuti. Quegli aiuti che, ricordo, significano prestiti da restituire con relativi interessi. Ebbene vediamo di rispondere a questa domanda, o meglio vediamo CHI può rispondere a questa domanda. Ci chiediamo tutti chi ci è andato in rappresentanza della Troika in Grecia per capire se “stanno facendo i bravi”, se stanno facendo il compitino. Rispetto ai tre organismi, alle tre istituzioni che ho appena nominato, chi è andato in Grecia? Vi è sfuggito? La Merkel, Angela Merkel, un capo di stato di uno dei paesi membri, ma che non dovrebbe rappresentare nulla rispetto all’Europa. Sono altre le figure istituzionali che avrebbero dovuto recarsi in Grecia e invece ci va la Merkel, dicendo che non è andata là certo per dare voti, ma intanto controlla quella che è la situazione tedesca (verso la Germania). Si lascia sfuggire un “ la Grecia ha fatto molti passi avanti, ma c’è ancora molto da fare”. Il ché è significativo su ciò che ancora potrebbe essere richiesto alla Grecia. Poi, per inciso, la cancelliera tedesca lancia anche due progetti di portata europea, ma con il contributo tedesco. Uno finalizzato –si legge sui giornali – alla costruzione dell’amministrazione tedesca. E allora qui sorge il primo interrogativo: la Germani dovrebbe contribuire alla costruzione dell’amministrazione in Grecia? A livello di sovranità, questa è una bestemmia che non sta né in cielo né in terra. Secondo progetto. E’ relativo al miglioramento dell’assistenza sanitaria in Grecia, quasi non bastasse la multinazionale del farmaco con sede a Tel Aviv che si chiama Teva a farla da padrone. Là in Grecia. E ormai anche qui in Italia, visto che si sta affermando. Chi segue il calcio e non ha le tv a pagamento, potrà sicuramente essersi reso conto di quanto Teva stia approfittando dell’italica passione per il calcio per promuovere i suoi prodotti. Ma torniamo a noi. Torniamo alla Grecia. Quello che viene valutato è il rispetto del memorandum che la Grecia ha sottoscritto appunto con la Troika. Però sono già previste nuove misure di austerità per il biennio 2013-2014 per ulteriori 13,5 miliardi di euro. Ovviamente questo è un ulteriore aggravamento di quanto già era stato preteso dalla troika. Quindi nuove misure e nuovi provvedimenti. E a proposito di misure e provvedimenti, non vi sarà sfuggito che il 9 ottobre c’è stato il Consiglio dei Ministri che ha varato una serie di azioni, fra cui la legge di stabilità per il 2013-2015. In particolare, si legge che è stata voluta quale strumento per “poter realizzare gli obiettivi programmatici, indicati nei documenti di programmazione di bilancio e di finanza pubblica.” La ma esperienza mi dice che quando c’è scritto questo, dietro c’è sempre qualche cos’altro. Per cui la domanda che scatta spontanea è….”di chi?” “I documenti di chi?” programmazione di bilancio e di finanza pubblica, da parte di chi? Era necessaria una legge di stabilità per poter realizzare questi progetti? Ci arriviamo alla risposta, ma intanto vediamo alcuni dei provvedimenti. Siccome c’è stato un rimpallo di comunicati, con cose dette e poi smentite, mi attengo a quello che è pubblicato sul sito del governo. Allora, la cosa più drammaticamente comica, se non fosse così tragica, è quella relativa all’IVA, per il modo che hanno di presentarla. Sono stati così bravi che sono riusciti ad evitare l’aumento di due punti percentuali dell’IVA e sono stati così buoni e magnanimi che ce l’aumentano un punto solo. Veramente a livello di comunicazione non sanno cosa inventarsi questi strateghi per riuscire a mettercelo in quel posto (scusate il francesismo). Fra l’altro hanno una serie di altri obiettivi, fra cui l’aumento della produttività; le garanzie per gli esodati (mi pare che qui i calcoli non li abbiano saputi fare molto bene); la copertura del quadro esigenziale dei Ministeri per il 2013 (ovvero quanto vogliono); il pagamento degli arretrati delle PA. Ma tutto ciò a dei costi e come fanno a provvedere? Lo spiegano subito: la revisione della spesa pubblica (e utilizzano questo termine inglese che sembra così affascinante, ma che è sempre un modo per dire “tagli”…la spending review); il secondo comprende i interventi fiscali in materia bancaria e assicurativa (ma va?); il terzo, infine, riguarda l’imposta sulle transazioni finanziarie. Fra le varie misure che sono state adottate dal Consiglio dei Ministri ieri in questo decreto c’è l’assoggettabilità a tassazione IRPEF delle pensioni di guerra e di invalidità. Poi c’è una razionalizzare la spesa pubblica e miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione. Fra l’altro, rispetto ai tagli, prevedono a fronte della spending review un risparmio di 10,3 miliardi per il 2013. Come fanno? Utilizzeranno forbici, coltelli e tutto ciò che di tagliente possono trovare rispetto a quello che loro definiscono un “censimento di spesa aggredibile pari a circa 50 miliardi. Volete sapere di che cosa si tratta? Si tratta dell’acquisto di farmaci (magari fosse l’acquisto delle dosi inutilissime di vaccino per l’influenza, ma dubito che sarà così) , poi c’è un altro quantitativo di miliardi per i dispositivi medici ( e qui ci sarebbe da chiedersi su che cosa si abbattono e cosa vanno a tagliare) e l’altro bel bottino sono gli acquisti per gli investimenti, per un totale di 50 miliardi di euro su cui vogliono mettere le mani per poter sforbiciare per poter tagliare a destra e a manca. C’è poi un’altra cosa che hanno deciso ieri nel consiglio dei ministri, relativa alla revisione del titolo V della Costituzione. Dicono anche “C’è rimasto così poco tempo prima di andare alle elezioni che non si riuscirà a fare una cosa molto completa”, ma nel frattempo qualche ritocchino essenziale si potrà dare, inserendo la clausola della cosiddetta supremazia dello stato rispetto alle competenze delle regioni. Per cui ciò che era di competenza delle regioni, come il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la disciplina dell’istruzione, il commercio con l’estero, la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia, ma anche il turismo…diventano competenze dello stato. E’ lo stato che decide e che fa. Chissà cosa ne pensa le Lega e i famosi “federalisti”? Ma soprattutto cosa ci sarebbe da pensare rispetto alla opportunità di rendere al massimo quelle che sono le potenzialità delle produzioni locali, dell’agricoltura locale, dell’allevamento, del commercio di queste realtà locali magari con l’estero? Che dire della ‘celebrazione’ di tutto ciò che dal punto di vista turistico i nostri territori avrebbero da dare? E invece no. Fa tutto capo allo stato. Ecco forse che un sistema di monete complementari, un sistema di circolazione del denaro che sfugga alla gabbia di questa dittatura internazionale e della grande finanza sarebbe quanto mai urgente. Detto questo e visti i provvedimenti paralleli alla Grecia (ecco perché sono partita con la visita della Merkel in rappresentanza dell’Europa nella penisola ellenica) mi sono detta: “I provvedimenti che vengono realizzati n Italia sono fotocopia rispetto alla Grecia. Ci sarà pure una qualche matrice in comune? Ci sarà pure un qualche ‘genio’ che ha deciso che questo va fatto? Che si deve fare A, B, C, D e che quindi tutti gli altri debbono eseguire”. Non penso sia solo una scuola teorica di qualche economista poco o tanto illuminato (dipende dai punti di vista e soprattutto dalle “i” maiuscole o minuscole) . Quindi sono voluta andare a sbirciare un pochino in rete e cerca, cerca, cerca, ho trovato questa cosa qui, del Fondo Monetario Internazionale. Sì, perché se vi era sfuggito… Io lo ammetto, mi era sfuggito. Forse erano i postumi del terremoto quindi ero impegnata a pensare ad altre cose, ma insomma questa notizia mi è sfuggita, ed è invece una notizia alla quale avrei dovuto fare molta attenzione. Ebbene come si legge nella prefazione del documento ufficiale pubblicato sul sito del FMI, a luglio di quest’anno c’è stata una richiesta di assistenza tecnica riguardante la politica della tassazione da parte del Dottor Vieri Ceriani, Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha richiesto una missione del Fondo Monetario Internazionale (Dipartimento degli Affari Fiscali) nel periodo dal 12 al 27 luglio. Ci sono poi tutti i nomi delle persone del FMI che hanno preso parte a questo lavoro e alla cooperazione e c’è anche scritto che in quel periodo il FMI ha incontrato il Professor Mario Monti, residente del Consiglio dei Ministri, Vittorio Grilli, Ministro delle Finanze; il Dr. Vieri Ceriani, sottosegretario e la Professoressa Fabrizia Lapecorella, Direttore Generale del Dipartimento di Tassazione del Ministero. Cosa sono venuti a fare in Italia? Sono venuti a fare un rapporto, che è stato pubblicato a settembre e all’interno del quale, guarda caso, viene data tantissima attenzione al fatto che l’IVA in Italia non è sufficiente. No, no, no. Quello che entra attraverso l’IVA è troppo poco, è quantitativo di denaro troppo debole, non va bene. E guarda caso, il Consiglio dei Ministri del 9 ottobre decide di aumentare l’Iva di un punto percentuale. Come gli sarà venuta in mente questa idea? Questa idea così originale che nessuno gli ha suggerito… Il FMI è venuto a farsi una visita di piacere in Italia, volevano fare i turisti, sono venuti a visitare Roma, volevano visitare il nostro territorio, no? Il Fondo Monetario Internazionale, mentre è qui in Italia, oltre a incontrarsi con i personaggi già citati, ovvero i vertici del governo italiano, incontra varie realtà, enti e istituzioni, come a rigor di logica ci può anche stare. Dall’Agenzia delle Dogane, a quella delle Entrate, a quella del Territorio, ma poi anche associazioni di categoria, per cui incontrano la Coldiretti, la Confederazione degli Agricoltori, la Confindustria, i sindacati, dalla CGIL, alla CISL, alla UIL, il Dipartimento delle Finanze, l’INPS, l’Istituto per la Finanza e l’economia locale, il Ministero per l’Ambiente, il Ministero per lo Sviluppo Economico. Quindi una serie di istituzioni che, comprensibilmente, se deve essere tracciato il panorama della realtà “Italia” a luglio, capisco che il FMI le abbia incontrate. Faccio più fatica (in senso retorico) a capire perché il FMI abbia incontrato l’Associazione Bancaria Italiana e la Banca d’Italia. Ma sappiamo bene quali sono i tipi di rapporti e soprattutto quale sia il vero e reale governo che decide, ovvero la grande finanza internazionale e l’impero bancario. Ma non basta. Una cosa che salta subito all’occhio scorrendo le realtà che sono state incontrate dal FMI è una cosa che non c’entra nulla con tutto il resto, che va oltre alle banche. Nell’elenco dei nomi compare a uni certo punto la Procter & Gamble, la multinazionale, quella che ha cibo, bevande, prodotti per la detersione, per la pulizia, per la cura della persona, che ha un impero, un colosso economico in Nord America, in America Latina, Medio Oriente, Africa, Asia, Australia e Nuova Zelanda. Mi chiedo: perché la Procter & Gamble? Perché loro? Forse perché erano stati multati di oltre 211 milioni di euro nell’aprile 2011 dalla Commissione Europea per aver fatto cartello dei prezzi con la Unilever e la Henkel? Perché quelli decidono i prezzi che noi paghiamo? E quindi il FMI sente l’esigenza di doversi rapportare anche con loro? Ma quindi chi è che decide i prezzi? Chi è che decide prezzi elevati per ciò di cui posso aver necessità? Chi è che mi decide le tasse, per tornare al Fondo Monetario Internazionale, all’IVA e al governo italiano? Chi è che decide quante tasse devo pagare? Chi è che decide se le mie tasse devono addirittura diventare più elevate? E soprattutto perché pago? Ma chi pago? Chi vado a pagare con le mie tasse? Vado forse a pagare un governo che non si fa certo problemi a vendere che so…mine o “prodotti di guerra” ad altri paesi? Vado a pagare delle tasse perché ci siano missioni “di pace” che vanno ad annientare altre persone? Pago le mie tasse e vado ad alimentare l’unico pig esistente che è quello dell’Europa? Non i PIIGS, il pig, il maiale, l’Europa. Questa Europa. Ma quindi chi pago, perché pago e che cosa pago? Ma soprattutto utilizzando la frase che avete visto in apertura, perché io accetto una cosa di questo tipo? Perché la accettiamo? Per via del debito? Perché siamo “indebitati”? E allora utilizziamo le parole che risalgono al I secolo avanti Cristo. La citazione iniziale. Pensiamoci sopra, riflettiamoci, ma soprattutto lavoriamoci. “E’ frode accettare quello che non possiamo pagare”.

Monia Benini