giovedì 22 agosto 2013

SLOT MACHINE, come topi in gabbia che premono una leva in attesa del premio

slot-machine.jpg(Maurizio Crispi) Ormai ci abbiamo fatto il callo: entrando in un bar o in una tabaccheria c'è un angolo occupato da una o più slot machine e, spesso, lo scranno collocato davanti é occupato da un giocatore, intento a mettere monetine a a premere il bottone che fa girare le ruote con i simbolini oppure a consumare istantanee - e quasi sempre perdenti - partite di videopoker.

Il gioco è meccanico, non richede nessuna abilità e ottunde il cervello: si risolve solo nelle due azioni fondamentali: mettere monetine e tirare leve o premere bottoni (a seconda del tipo di macchinetta): si tratta dunque di giochi basati sul più bieco meccanismo condizionante del premio.

Solo che il premio (l'attesa cascata di monetine oppure la possibilità di ripetere la partita gratuitamente più volte con il bonus accumulato in caso di vincita) arriva con molta rarefazione  e, solo di rado, la vincita è tale da compensare l'entità delle perdite. Il fatto più sorprendente è che, nei luoghi pubblici (tipo bar e tabaccherie), non c'è una "vera" vincita in denaro: i giochi che erogano vincite in denaro o gettoni, infatti, sono illegali e ammessi solo nei Casino) e, ciò nonostante sono tutti lì a ripetere coattivamente sempre quei gesti ottundenti in attesa di imbattersi nella ricompensa: come se fossero topi chiusi nella gabbia di un laboratorio che premono freneticamente la leva che farà loro ricevere un boccone di cibo.

Anche se la singola giocata richiede un importo modesto, è il cumularsi  quasi "decerebrato" delle giocate che crea incalcolabili perdite che, nella ripetizione (molte ore al giorno, giorno dopo giorno) si vanno accumulando erodendo spesso gfià magri bilanci familiari.
Un tempo nei bar c'erano anche i video-poker a denaro e, là, la perdita poteva essere ancora più grande, anche se "azzardosamente" mascherata da gioco d'abilità, in cui tuttavia era sempre la macchina a vincere (a volte, nel retro di alcune sale giochi e bar c'erano quelle illegali)

Padri di famiglia allora potevano dissipare tutte le loro risorse giocando e, quel che è peggio, senza nemmeno accorgersene. Ma anche oggi, dove non c'è vincita in denaro,  ma solo la ripetizione gratuita di una o più partite, a forza di ripetere giocate perdenti (ogni singola giocata si esaurisce in una manciata di secondi), le macchinette possono ingoiare picole fortune.

Si parla oggi di "ludopatia": in realtà, questa è un'espressione edulcorata, perchè siamo di fronte ad una massiccia endemia di "dipendenze patologiche dal gioco d'azzardo".
Sì, perchè anche l'interazione con queste macchinette ruba-soldi è una forma di gioco d'azzardo (gambling, come si dice in Inglese) che acchiappa le menti dei giocatori, incatenandole allo schema ripetitivo della perdita coattiva, in nome della ricerca di un'ipotetica vincita che, forse, non arriverà mai, perchè ben prima i soldi si saranno prosciugati del tutto.
Una volta fui chiamato ad una consulenza in un Pronto Soccordo, per un tentato suicidio. Si trattava di uomo cinquantenne che aveva tentato di uccidersi, perchè - a suo dire - non ce la faceva più:  giocando al video-poker, aveva perso tutto ripetutamente bruciando via la sua paga, ma anche eroso le riserve. Aveva tentato di interrompere il circolo visioso della Dipendenza (e allora il gioco d'azzardo non era ancora stato attenzionato come tipologia della Dipendenze patologiche non farmacologiche), ma il gestore della Sala giochi lungo la via che si trovava a percorrere ogni giorno lo invitava ad entrare, offrendogli come esca delle partite gratuite. E così lui era ricaduto più e più volte, sino a maturare quello stato di crescente disperazione che lo aveva indotto al gesto autolesivo...

Che fare, allora?
La limitazione dell'orario di gioco può indubbiamente giovare: ma - come per tutte le dipendenze patologiche - non è con la limitazione o con la proibizione che possono ottenersi dei risultati significativi.
Tutto, come sempre, dovrebbe passare attraverso le misure educative, l'ampliamento della consapevolezza, l'incremento della capacità di scelta responsabile e, in definitiva, attraverso tutto ciò che favorisce l'empowermentdegli individui e dei gruppi sociali più fragili e maggiormente a rischio.
Dunque, l'intervento statale dovrebbe essere quello di favorire tutti questi interventi, ma certamente uno Stato accorto dovrebbe evitare di fomentare e di favorire tutte quelle cose che creano addiction, siano essi farrmaci o veicolo di dipendenze non farmacologiche.

Fa male al cuore - e anche all'intelletto - vedere uno Stato, come è il nostro, favorire l'apertura di Sale scommesse, la collocazione ogni dove di macchinette mangiasoldi, la vendita capillare dei famigerati "gratta e vinci", l'ampliamento a dismisura dei giochi pronostici; ma anche vedere uno Stato che consente ogni tipo di spot pubblicitario diffuso con tutti i mezzi possibili (Radio, TV, cinema e quant'altro), , per avvicinare i cittadini alle scommesse e ai giochi pronostici, avvalendosi di messaggi suadenti e accativanti (ma sostanzialmente mendaci) elasciando credere che una vincita fondata sull'azzardo possa cambiare la vita.
Questo tipo di modus operandi è l'inflessibile cancro intellettuale che corrompe le menti dei cittadini più fragili e più sensibili, ma non solo, al punto che (e si tratta di casi accaduti di cui si è parlato sui mezzi di informazione) amministrazioni locali decidono di mobilizzare delle somme ingenti del pubblico denaro che dovrebbero gestire da puntare al Super-lotto nell'idea che, in caso di vincita secca, si potranno risanare dei bilanci zoppicanti.

Ecco: è qui che si deve intervenire.
Ma qui si arresta la buona volontà del fare. Hic sunt leones, si potrebbe dire: qui si incontrano le belve del profitto e del guadagno e, nel tentativo di riformare e di voler porre freno alle cattive abitudini, con queste belve ci si deve scontrare. E purtroppo é lo Stato è il primo a volere approfittare della miniera d'oro che si apre con la liberalizzazione dell'azzardo in tutte le sue forme.
I volenterosi e illuminati riformatori devono ingaggiare una battaglia contro i mulini a vento, persa in partenza: come il Sindaco di Verbania che, avendo deciso di tutelare la "salute" dei più giovani, ha deciso di decretare il divieto di rendere disponibili le slot machine al pubblcio nelle ore mattutine e che, clamorosamente, è stato condannato al pagamente di una pesante multa dal TAR. 
Tutto ciò è davvero odioso e da detestare.

In questo desolante andazzo, fa bene sentire che qualcuno decide di non piegarsi alla logica del sistema, come il gestore di un bar che ha dichiarato su Radio 2 (CaperpillarAM del 23 marzo 2012) che lui non vorrà mai allocare dei videogiochi nel suo esercizio, perchè sono soltanto dispositivi mangia-soldi per una ruberia istituzionalizzata: pur sapendo che, così facendo, perde una sua significativa quota di guadagno.
Ma, in questo caso, lodevolmente è il principio etico che l'ha vinta sulla logica del profitto.
Ed è quello che mi aspetterei dallo Stato che governa le nostre vite: l'aderenza ad alcuni principi etici fondamentali ed ineludi
Fonte Marzo 2012

Ora gli italiani scommettono di più


Nonostante la crisi, gli italiani giocano e scommettono di più. Nel 2013 le imprese specializzate nel settore sono quasi 9.300, con una crescita annua del 32,1%. Le slot passano da 705 a 1.348 in un anno (+91,2%)

Infatti, nel 2013 le imprese specializzate nel settore sono quasi 9.300, con una crescita annua del 32,1%. Gli apparecchi che consentono la vincita in denaro passano da 705 a 1.348 in un anno (+91,2%) e le attività legate alle slot machines sono quasi raddoppiate. Oggi sono 4.344 i luoghi adibiti al gioco del Lotto, Superenalotto e Totocalcio contro 2.669 dello scorso anno.

Il tutto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al primo trimestre 2012 e 2013, relativi alle sedi di impresa e alle localizzazioni attive specializzate nel gioco. Tra le crescite più significative del settore, l’Emilia Romagna con +80% e le Marche (+45,5%). La Lombardia guida la classifica nazionale con 1.342 attività dedicate al gioco, il 14,5% del totale italiano, +43,4% in un anno. A seguire, Campania (1.278, 13,8%) e Lazio (1.046, 11,3%). Tra le province prima è Roma con 798 attività (8,6% nazionale), seguita da Napoli (793, 8,5%), Milano (521, 5,6%) e Bari (321, 3,5%).

Fonte Agosto 2013