martedì 15 ottobre 2013

LA SECONDA RIVOLUZIONE FRANCESE; LA FINE DELL'EURO

La trionfante ‘Giovanna d’Arco’ francese promette di riportare il franco e distruggere l’euro

Marine Le Pen fa la guastafeste. La leader del Fronte Nazionale francese giura che, se vincerà le prossime elezioni, distruggerà l’ordine europeo esistente e forzerà una rottura dell’unione monetaria.
Non è più una prospettiva possibile. “Non possiamo restare incantati” ha dichiarato, piena di fiducia dopo che il suo partito ha ottenuto il 46% dei voti, nel terremoto elettorale di una settimana fa. Il suo candidato ha sconfitto i Socialisti al governo nella loro roccaforte di Villeneuve-sur-Lot.

FINE DELL’EURO – “Nello stesso momento in cui la Francia esce, l’euro cessa di esistere, e questa è la nostra forza incredibile. Che cosa hanno intenzione di fare, mandare i carri armati?” ha detto al Daily Telegraph, dalla sede del Fronte Nazionale, un edificio nascosto nel sobborgo parigino di Nanterre. Il suo ufficio è piccolo e ordinario, quasi austero.
“L’Europa è solo un grande bluff. Da un lato vi è l’immenso potere dei popoli sovrani, e dall’altro pochi tecnocrati,” ha detto.

Per la prima volta, il Fronte Nazionale gioca allo stesso livello dei due partiti di governo del dopoguerra, Socialisti e Gaullistes. Nei sondaggi nazionali sono tutti vicini al 21%, ma solo il Fronte ha il vento in poppa.
E’ il particolare del voto di Villeneuve che ha sconvolto la classe politica. Il Fronte ha preso più voti proprio nei distretti di tradizione socialista, segno che sta uscendo dalle sue enclavi di destra, per diventare il movimento di massa della classe operaia bianca.
I commentatori hanno cominciato a parlare di “Left-LePenism”, per come la Le Pen spiazza i socialisti con attacchi alle banche e al capitalismo transnazionale. Anna Rosso-Roig, una candidata del partito comunista alle elezioni del 2012, ha appena lasciato il suo partito per unirsi al campo di Le Pen.
I socialisti pensavano che l’astro nascente di Marine Le Pen sarebbe andato a loro vantaggio, dividendo la destra. Ora riconoscono una minaccia mortale. La scorsa settimana il ministro all’Industria Arnaud Montebourg si è scagliato contro Bruxelles, accusandola di fare il gioco del Fronte nazionale, calpestando le democrazie e spingendo l’austerità a oltranza.
La signora Le Pen ha detto che il suo primo ordine del giorno appena messo piede nel Palazzo dell’Eliseo sarà quello di annunciare un referendum sull’adesione all’UE. “Non negozierò sui punti sui quali non si possono fare compromessi. Se il risultato sarà inadeguato, io chiederò l’uscita” ha detto.
I quattro punti di scontro sono la moneta, il controllo delle frontiere, il primato del diritto francese, e quello che lei chiama “patriottismo economico”, il potere della Francia di perseguire un “protezionismo intelligente” e salvaguardare il suo modello sociale. “Non riesco a immaginare una politica economica senza il pieno controllo della nostra moneta”, ha detto.

Alla domanda se ha intenzione di ritirare immediatamente la Francia dall’euro, ha detto: “Si, perché l’euro blocca tutte le decisioni economiche. La Francia non è un paese che può accettare la tutela di Bruxelles” ha detto.
Ai funzionari sarà dato l’incarico di elaborare dei piani per il ritorno al franco francese. I leader dell’Eurozona dovranno affrontare una scelta difficile: o lavorare con la Francia per una “uscita concertata” o uno scioglimento coordinato dell’UEM; o attendere il loro destino.
La signora Le Pen nutre il timore che gli altri Stati membri dell’UEM resisteranno e lasceranno che l’”Armaggedon finanziaria” faccia il suo corso, ma è un rischio che bisogna correre.

Il suo piano è basato su uno studio di economisti dell’Ecole des Hautes Etudes di Parigi, condotto dal professor Jacques Sapir. Nello studio si conclude che la Francia, l’Italia e la Spagna avrebbero tutte da trarre grandi vantaggi da un’uscita dall’ UEM, riacquistando con ciò la competitività del lavoro, evitando anni di depressione.
Essi sostengono che gli squilibri Nord-Sud della zona euro sono già andati oltre il punto di non ritorno. I tentativi di invertirne il corso attraverso la deflazione e i tagli dei salari comportano la disoccupazione di massa e la perdita del settore industriale. L’attuale strategia di svalutazione interna è in ogni caso controproducente, dal momento che la recessione fa salire più velocemente il rapporto debito/Pil.

Prof Sapir ha detto che i guadagni sarebbero maggiori con una rottura coordinata e un controllo dei capitali, in cui l’intervento della banca centrale indirizzi le nuove valute verso dei livelli obiettivo. Il modello assume che il D-Mark e il Guilder si rivalutino del 15pc contro il vecchio euro, mentre il franco si svaluti del 20pc.
I guadagni sarebbero minori se l’UEM crollasse nel rancore e con le valute che sfondano gli obiettivi. Questo infliggerebbe una violenta scossa di deflazione alla Germania, ma sarebbe ancora fortemente positivo per il blocco latino.

“Un sacco di politici sono venuti da me, sia Gaullistes che Socialisti. Sono d’accordo con me, ma non vogliono esprimersi pubblicamente. Vogliono che qualcun altro prenda l’iniziativa. Se Marine Le Pen vuole usare il mio lavoro, io non ho alcun problema, “ha detto Sapir.
La signora Le Pen è una madre single di 44 anni, più tollerante sui diritti dei gay e sull’aborto di quanto non lasci a intendere, più vicina in qualche modo al populista olandese assassinato Pim Fortuyn che al suo irascibile padre Jean-Marie Le Pen, dimessosi da leader del partito due anni fa. Le Pen padre, da parte sua, deplora il modernismo eclettico della figlia come un punto di vista “piccolo borghese” acquisito nelle scuole di Parigi.
Marine ha portato avanti una silenziosa epurazione del Fronte, spingendo ai margini i noti antisemiti. La nostalgia di Vichy è lontana. Mentre il padre considerava l’Olocausto un “dettaglio” storico, lei lo definisce come l’”apice della barbarie umana”. Lei ricerca il favore degli ebrei, mentre punta i suoi strali contro i jihadisti. “I partiti politici sono come le persone – ha detto Marine – c’è la fase dell’adolescenza, quando si fanno cose folli, ma poi arriva la maturità. Ora siamo pronti per il potere”.
Questa campagna di sdoganamento o “depurazione” d’immagine, sembra aver funzionato. Solo una minoranza degli elettori pensa ancora che il fronte sia una “minaccia per la democrazia”. La signora Le Pen sta conquistando le donne della classe operaia a frotte. Il Fronte femminilizzato non è più il partito del maschio bianco arrabbiato. Ed è proprio per quest’immagine più morbida che il ministro delle finanze Pierre Moscovici la descrive come “più pericolosa di suo padre”.
La sua difesa del modello sociale francese e la sua critica del capitalismo le danno una tonalità di sinistra – alcuni lo definiscono nazionalsocialismo degli anni ’30. Nei suoi attacchi contro l’alta finanza e il modo in cui le società approfittano della concorrenza sul lavoro, lei riecheggia gli attivisti di Occupy. “E’ la legge della giungla”, dice.
Con le sue bordate contro Washington e la Nato, o la sua richiesta che la Francia riprenda il suo posto come voce “non allineata” in un mondo multipolare, ella esprime un patriottismo anti-atlantista.
Lei sostiene di essere il vero erede del generale Charles de Gaulle, accusando il partito Gaulliste UMP di essersi venduto l’anima all’Europa e all’ordine anglosassone. “C’è stato un de Gaulle di sinistra, e un de Gaulle di destra. C’erano due de Gaulle. Noi stiamo per entrambi,” ha detto.
La signora Le Pen ha detto che i socialisti sono al collasso, vittime della propria sottomissione alle dottrine economiche dell’Unione europea, mentre i loro attacchi contro la tedesca Angela Merkel soffrono di una sindrome da dipendenza. “Si lamentano della cancelliera Merkel, il malvagio carnefice che infligge punizioni, ma la Merkel non fa che difendere gli interessi della Germania, che non sono i nostri.”
Lei dice che la crisi dell’UEM è una crisi strutturale. Nord e del Sud hanno bisogno di tassi di cambio diversi . “Il D-Mark si sarebbe rivalutato, se non fosse per l’euro, e questo significa che la Germania ha una moneta cronicamente sottovalutata. L’euro è troppo forte per la Francia, e sta erodendo la nostra competitività”.
E’ difficile capire se i francesi voterebbero in massa per uno scontro a tutto campo con l’Europa, e per il suo messianismo alla Jeanne d’Arc. Eppure, più la crisi economica va avanti, maggiore è il rischio, per Bruxelles e Berlino, che i francesi perdano definitivamente la pazienza, scatenando una di quelle esplosioni che hanno costellato la storia francese attraverso i secoli.

Un recente sondaggio della Pew Foundation ha mostrato che nel corso dell’ultimo anno il sostegno francese al Progetto UE è crollato dal 60pc al 40pc, e il 77pc pensa che l’integrazione economica è stata dannosa.
Il Presidente Francois Hollande dice che la crisi dell’UEM è “finita” e la ripresa è a portata di mano, ma non è chiaro cosa potrà rompere il circolo vizioso, dato che quest’anno la Francia sta attuando una stretta fiscale dell’1.8pc del Pil e i tagli più profondi da mezzo secolo a questa parte. La politica monetaria rimane restrittiva per la maggior parte dell’Europa latina.
“Se il governo cerca davvero di forzare il disavanzo al di sotto del 3pc del PIL, l’economia si contrarrà di nuovo il prossimo anno dallo 0.5pc allo 0.8pc,” ha detto il prof Sapir. “La disoccupazione continuerà ad aumentare da 30.000 a 40.000 unità al mese. Ci potranno essere altre 600.000 persone senza lavoro entro la fine del 2014.”

La Francia ha subito la stessa lenta tortura nei primi anni ’30, sotto il Gold Standard, quando accettò stoicamente i ” 500 decreti di deflazione” del premier Pierre Laval. La diga si ruppe nel 1936 con l’elezione di outsider fino ad allora disprezzati, l’allora Fronte Popolare di sinistra, con l’appoggio comunista. Il Gold Standard crollò.
L’emergere di Marine Le Pen come candidata all’ufficio del potere centrale in Europa potrebbe rivelarsi la scarica elettrica necessaria per forzare un cambiamento radicale nella strategia di crisi dell’UEM, o almeno per costringere il Partito socialista a rompere con la Germania e lottare per un pieno programma di rilancio, se non altro per evitare la propria rovina.
“In Francia abbiamo ceduto ad uno spirito di schiavitù. Abbiamo dimenticato come essere leader, e la nostra voce non si sente più,” ha detto. Si sentirà adesso.



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