mercoledì 30 dicembre 2015

LA ZOMBIZZAZIONE COLLETTIVA

Le tecniche della zombizzazione possono essere molto diverse e prevedere:

- Di togliere la capacità di distinguere l’informazione
- Di togliere la voglia di studiare
- Di spingere a studiare l’informazione inutile che non porta alla comprensione dell’essenza, non contribuisce all’evoluzione dell’anima
- Di insediare il tipo di pensiero frammentario, quando un individuo non è consapevole del quadro integro del mondo, non afferra le connessioni tra i pezzetti del mosaico.
- Di formare nella coscienza dell’individuo gli stereotipi di polarizzazione (male/bene) di tipo confessionale o di branco.
- Di imporre i cliché dei contrari (religione-scienza; materia-spirito; bene-male ecc).
- Di costringere a scegliere tra gli stereotipi di polarizzazione e i cliché dei contrari. Oppure di prendere la posizione di un combattente (secondo lo schema divide et impera)
- Di scegliere la negazione della spiritualità e delle fonti di sapere trascendentali, non fondate sul materialismo.
- Di scegliere il cammino strettamente religioso con il rifiuto delle fonti in contraddizione con la propria confessione; il tipo di comportamento idealistico e religioso.


Le caratteristiche di uno “zombie” (riguarda la sfera dell’informazione):

- sceglie tra “il bene e il male”, “la materia e lo spirito”, “la scienza e la religione”.
- non distingue l’informazione, non sa scegliere tra le diversi fonti.
- accetta le conoscenze soltanto da quelle fonti che gli sono personalmente simpatiche, rifiuta a priori quelle fonti che considera antipatiche.
- analizza il mondo secondo lo schema “rifiuto o accettazione”, senza “lo ammetto” (è il pensiero binario (si/no).
- rifiuta le conoscenze al di fuori della propria sfera della coscienza, preferisce una zona di confort personale e non rischia.
- crede alle autorità riconosciute, le segue.
- non possiede i propri punti di vista, usa i punti di vista comuni.
- trae le conseguenze in base alle opinioni altrui e costruisce il proprio modello del mondo in base alle opinioni autorevoli.
- non sperimenta di persona, usa i concetti pronti.
- è predisposto a discutere o a negate le correnti/idee/fonti che non ha studiato né sperimentato.

In generale, è un tipo che viene definito come “imitatore ripetitivo”.

Secondo i dati di alcuni psicologi, le persone davvero creative rappresentano 1%, il 10% sono capaci di generare ogni tanto le proprie idee, il 70% .... sono perduti (non sono collegati alla noosfera, scollegati dal proprio subconscio...), e il 20% sono “curabili”.
In sostanza: per ogni 100 persone nasce una sola persona che pensa e crea, 10-20 persone generano qualche volte all’anno le proprie idee , e il resto dell’umanità imita e opera secondo gli schemi e i cliché pronti.


Olga Samarina‎  LA RADIONICA ESOTERICO-SCIENTIFICA RUSSA FB





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lunedì 28 dicembre 2015

I LATI OSCURI DEL “PENSIERO POSITIVO”

In questo articolo, trovato molto tempo fa sul web, ho avuto la conferma da parte di Osho ai miei dubbi sulla pratica del pensiero positivo e della legge di attrazione, tanto proclamati e diffusi di questi tempi.
I miei dubbi erano rivolti proprio all’effetto che queste tecniche hanno sulla struttura psicospirituale.
Di questi tempi si parla tantissimi di amore, di luce, di benessere, di evoluzione…e si tende a nascondere tutti i lati ombra e le emozioni ombra della vita…sembra quasi che parlare di rabbia, di invidia, di paura ecc stia per diventare un tabù. E quando se ne parla, spesso subito si sente dire “non pensare alla tua rabbia, immagina di inviare amore e luce”, o frasi di questo genere.
È corretto agire in questo modo? A mio avviso no. E l’intervista a Osho che seguirà sembra confermare i miei dubbi.
Tutto questo voler nascondere, questo voler reprimere…poiché, se siamo sinceri con noi stessi, di questo si tratta… incide veramente sulla struttura psicospirituale. È inevitabile che laddove ci sia una repressione succeda questo.
Quando operiamo uno sforzo nel voler affermare un pensiero per eliminarne un altro, quest’ultimo non viene cancellato ma trasferito nell’inconscio dove è libero di manifestarsi nell’ombra. Abbiamo quindi fatto un danno: abbiamo oscurato un pensiero/emozione ombra che prima era illuminato dalla coscienza, e invece di usarlo per accrescere la nostra consapevolezza lo abbiamo reso più potente facendoci ingannare dalla nostra stessa mente.
Il mio percorso attuale mi ha portato alla consapevolezza che se si sente rabbia, bisogna vivere la rabbia, ascoltarla, darle voce e sfogo (senza far male agli altri ovviamente).
Tutto ciò che di oscuro proviamo non è poi così oscuro…come potrebbe esserlo dal momento che spesso costituisce una svolta evolutiva importantissima?
Ora vi lascio alle parole di Osho che saranno certamente più esplicative ed illuminanti delle mie :)


Amato Maestro,
la tecnica del “pensiero positivo”, è utile per risvegliarsi? Oppure ottunde la consapevolezza di essere in prigione e il desiderio di diventare liberi?

La tecnica del pensare in positivo non è una tecnica che ti trasforma: si limita a reprimere gli aspetti negativi della tua personalità. E’ una tecnica basata sulla scelta. Non può giovare alla consapevolezza: va contro la consapevolezza. La consapevolezza è sempre senza scelta. Pensare in positivo, significa semplicemente forzare il negativo ad andare nell’inconscio, e condizionare con pensieri positivi la mente cosciente. Ma il guaio è che l’inconscio è molto più forte, è nove volte più forte della mente cosciente. Per cui, quando una cosa diventa inconscia, essa diviene nove volte più forte di quanto non lo fosse prima. Magari non si manifesta più nella vecchia maniera, ma trova nuovi modi di espressione.
Quindi, la tecnica del pensare in positivo è poco efficace, priva di una profonda comprensione, e continua a fornirvi idee sbagliate su voi stessi.Il pensare in positivo è nato da una setta cristiana americana, che prese il nome di “Christian Science”. Per evitare la parola “Christian” e avere in tal modo più presa sulla gente, un po’ alla volta fu abbandonata la vecchia etichetta, e si limitò a parlare della filosofia del “pensiero positivo”. Christian Science – questa è la fonte originale – avanzò l’idea che tutto quello che vi succede nella vita, non è altro che una proiezione del pensiero. Se volete essere ricchi, “pensate alla ricchezza e arricchitevi”. E’ attraverso il pensare in modo positivo che ci si arricchisce, che si diventa più ricchi… che i dollari cominciano a venire verso di voi.

Mi viene in mente un aneddoto. Un giovane incontra per strada un ‘anziana signora. La signora chiede: “Cos’é successo a tuo padre? Non viene più alle nostre riunioni settimanali di Christian Science, ed è il membro più anziano, quasi il fondatore della nostra società”. Il giovane risponde: “E’ malato, e si sente molto debole”.
La donna ride, e ribatte: “E’ solo il suo pensiero e nient’ altro. Lui pensa di essere malato, ma non lo è. E pensa di essere debole, ma non lo è. La vita è fatta di pensieri: diventi ciò che pensi! Digli di ricordarsi l’idea che ci ha predicato per anni. Digli di fare pensieri sani, di pensarsi forte e vigoroso!” Il giovane conclude: “Gli riferirò il suo messaggio”.
Otto, dieci giorni dopo, il giovane incontra di nuovo la donna, che gli chiede: “Cos’è successo? Non gli hai riferito il mio messaggio? Perché continua a non venire alle riunioni settimanali?” E il giovane risponde: “Gli ho riferito il suo messaggio, signora; ma ora lui pensa di essere morto. E non lo pensa solo lui… tutti i vicini, la mia famiglia, perfino io stesso, pensiamo che sia morto. E non vive più con noi: è andato a stare al cimitero!”

Christian Science ha un approccio superficiale… può aiutare in certi casi: in particolare, si possono modificare quelle situazioni che sono realmente create dalla vostra mente. Ma non tutta la vostra vita è creazione della mente.
Il pensiero positivo deriva da Christian Science. Parlano un linguaggio più filosofico, ma la base è la stessa: se pensi in negativo, ti accadranno cose negative; se pensi in positivo, ti accadranno cose positive. E in America questo genere letterario ha molta fortuna. In nessun altro posto al mondo il pensare in positivo ha avuto alcuna presa… perché è una cosa puerile. “Pensa di essere ricco e diventalo”… tutti sanno che è una pura e semplice assurdità. Ed è nocivo, è pericoloso per te.

Le idee negative della tua mente devono essere rilasciate, non devono essere represse da idee positive. Occorre che tu crei una coscienza, che non è positiva, né negativa. Quella sarà una pura coscienza. In quella pura coscienza, vivrai la più naturale e gioiosa delle esistenze.

Se tu reprimi una qualsivoglia idea negativa perché ti fa star male per esempio, se sei arrabbiato, e reprimi la tua rabbia sforzandoti di cambiare quell’energia in qualcosa di positivo, come cercare di sentirti in amore verso la persona verso cui provavi rabbia, oppure di sentire compassione per lei, sai benissimo che stai ingannando te stesso. A un livello molto profondo la rabbia rimane tale: stai semplicemente dando una mano di bianco, per coprirla. In superficie puoi sorridere, ma il tuo sorriso si limiterà alle tue labbra. Sarà una ginnastica delle labbra: non sarai connesso con te, col tuo cuore, col tuo essere. Tra il tuo sorriso e il tuo cuore, stai mettendo una barriera: l’emozione negativa che hai represso.
E non si tratta di una sola emozione: nella tua vita ci sono migliaia di emozioni negative… non ti piace una persona; non ti piacciono tante cose; tu stesso non ti piaci; non ti piace la situazione in cui sei. Tutta questa immondizia, continua ad accumularsi nell’inconscio, e in superficie prende forma un ipocrita, che dice: “Amo tutti quanti. L’amore è la chiave della beatitudine”. Ma non traspare alcuna beatitudine nella vita di una persona così! Dentro di lei esiste un vero inferno. Può ingannare gli altri, e se continui a ingannarli per un tempo sufficientemente lungo, finisce per ingannare anche se stessa. Ma questo non è un cambiamento. E’ solo sprecare la propria vita… che ha un immenso valore, perché una volta buttata via, non si può riaverla indietro.

Il pensare in positivo, se lo si vuole chiamare col suo vero nome, non è altro che la filosofia dell’ipocrisia. Quando vi viene voglia di piangere, essa vi insegna a cantare. Ci puoi riuscire se ci provi, ma quelle lacrime represse verranno fuori in un altro momento, in un’altra situazione. Esiste un limite alla repressione. E la canzone che stavi cantando è del tutto insignificante: non la sentivi, non nasceva dal tuo cuore. Essa nasceva solo dal fatto che questa filosofia dice di scegliere sempre ciò che è positivo.

Io sono assolutamente contrario al pensiero positivo. Sarai sorpreso di sapere che se non scegli, se rimani in una consapevolezza libera da scelte, la tua vita comincerà a esprimere qualcosa che non è né positivo né negativo, qualcosa di superiore a entrambi. Per cui, non sarai un perdente. Non sarà positivo, non sarà negativo, sarà esistenziale. Quindi, se ci sono lacrime, esse avranno una loro bellezza; avranno una loro canzone. Non occorre che tu sovrapponga ad esse un’altra canzone: esse provengono dalla gioia, dall’appagamento, non dalla tristezza o dal fallimento. E se la canzone esplode, non sarà contro le lacrime o la disperazione: è semplicemente l’espressione della tua gioia… non è contro nulla né a favore di qualcosa. E’ semplicemente il fiorire del tuo essere; ecco perché la chiamo esistenziale.

Il pensare in positivo, ha condotto l’America su una strada sbagliatissima: ha reso la gente ipocrita. Oggigiorno, è la filosofia che, in America, ha maggior presa. Di fatto non è nemmeno una filosofia: è solo spazzatura. Essa non comprende la psicologia dell’uomo, non è radicata nelle scoperte della psicologia, né in quelle più profonde della meditazione. Si limita a dare speranza alla gente, a persone che stanno perdendo ogni speranza.

Pubblicato nel numero 101

Tratto da: The Transmission of the Lamp – 13 giugno 1986

FONTE: http://www.renudo.it/osho-il-pensiero-positivo-la-filosofia-dellipocrisia/
https://naturalpietyblog.wordpress.com/2015/12/26/i-lati-oscuri-del-pensiero-positivo/

Sperando di avervi allietati con questo argomento, vi auguro buona Vita

Siate fedeli a voi stessi

Daniele Percorsi Di Luce

Advanced Mind institute Italia

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sabato 26 dicembre 2015

"È una strage di italiani". Che cosa ci uccide come in guerra



In 8 mesi 46mila mila morti in più. Ogni mese, dunque, 5mila in più. Ogni giorno 166 in più. Significa che ogni ora in Italia muoiono 7 persone in più rispetto all' anno scorso. È un' enormità. Tanto più che per trovare una simile impennata nella mortalità bisogna risalire al 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. E prima di allora al 1918, con la Prima Guerra Mondiale e l' aggiunta dell' influenza spagnola. 

Ma che cos' è che sta sterminando gli italiani come se fossimo in guerra? Nessuno ha la risposta giusta, i demografi s' interrogano, guardando i dati con stupore e preoccupazione. Ma è inevitabile che tutti pensino ad un' unica grande causa. Il suo nome è: crisi. Purtroppo eravamo stati facili profeti: ogni generazione ha la sua guerra. I nostri nonni morirono nelle trincee del Carso, i nostri padri vissero fra Gestapo e bombardamenti. Noi siamo falcidiati da una depressione senza precedenti, unita naturalmente alle scelte assassine dell' euro e dell' Europa, applicate in Italia con ben nota ottusità. Dal rigor Monti al rigor mortis, il passo è stato evidentemente breve: sempre più anziani non hanno i soldi per curarsi, la prevenzione è andata a farsi benedire, l' alimentazione è peggiorata, le famiglie in difficoltà sono aumentate a dismisura e i tagli ai servizi sociali rendono sempre più complicato trovare aiuti nel welfare. Ora dobbiamo dire che stiamo bene, sennò Renzi s' arrabbia. Ma chi glielo spiega a quei 46mila connazionali che nel frattempo sono passati a miglior vita?


Numeri da epidemia - Ci potremmo provare. Scusi, signor defunto, lo sa che in Italia ora il Pil cresce dello 0,7 per cento? E il prossimo anno - parola del presidente del Consiglio - crescerà pure dell' 1,5 per cento? Non si sente già un po' meglio? Lo so che nel frattempo lei non può far crescere il suo Pil, al massimo fa crescere i crisantemi sulla tomba, ma che ci possiamo fare? Non mi faccia lo zombie-gufo, per cortesia, e mostri il volto dell' Italia che ce la fa. Ce la fa a cosa? A defungere? Embeh? Ora non faccia come i giornalisti, che vedono sempre tutto nero. Sì, lo so che anche lei vede nero, ma non si formalizzi. E poi è solo perché il Parlamento non ha ancora approvato la riforma dei cimiteri, con l' Italicum dei lumini e l' abolizione delle lapidi. Altrimenti anche lei sarebbe già diventato renziano. Oserei dire: renziano da morire. Scherzi a parte, i dati dell' Istat sono tragici. Nei primi otto mesi dell' anno ci sono stati 445mila decessi contro i 399mila dello stesso periodo dell' anno scorso. Un' impennata dell' 11 per cento.

Se si andrà avanti di questo passo, a fine dicembre i morti saranno 666mila, livello per l' appunto mai più toccato in Italia dal 1945. Siccome, a quanto ci risulta, nel 2015 in Italia non c' è stata una catastrofe nucleare e nemmeno un devastante terremoto, siccome non si è verificata un' epidemia di peste bubbonica o di vaiolo pustoloso, a che cosa si può imputare questa crescita spaventosa? Certo: la popolazione invecchia. Certo: in inverno ci sono state meno vaccinazioni. E anche certi spettacoli della politica, a dir la verità, sono risultati piuttosto letali. Ma basta tutto questo a giustificare una strage simile a quella di una guerra mondiale? Ovviamente no. L' unica spiegazione possibile è dunque quella della crisi economica. Quanti italiani hanno dovuto rinunciare a curarsi? Quanti negli ultimi anni hanno peggiorato il loro livello di alimentazione? Quanti sono stati costretti a dormire per strada? La verità è che il peso della crisi, lunghissima e assassina, si sta riversando d' improvviso sulle spalle sempre più fragili del Paese. E l' effetto è così impressionante che non si può non tener conto, anche nelle scelte della politica. Siamo sicuri, per esempio, che si possa ancora risparmiare sulla sanità? Siamo sicuri che si possano nascondere tagli feroci sotto le parole dolci della "razionalizzazione"? Siamo sicuri che si possano aumentare i ticket per gli esami e ridurre i servizi? E questi 46mila morti non chiedono forse un intervento urgente sulla povertà? Magari provvedimenti più incisivi dei timidi tentativi contenuti in finanziaria?

Nodo Pensioni -

E poi, ultimo ma non ultimo, se davvero la mortalità aumenta così rapidamente e il processo di allungamento della vita non è più "irreversibile", come ci stanno spiegando gli esperti, ha davvero senso continuare ad allungare la vita lavorativa? Se la rotta demografica si è invertita così rapidamente, perché continuiamo ad alzare l' età pensionabile? 46mila morti non bastano per cominciare a ripensare la legge Fornero? E che ci vuole allora? Lo sterminio degli ultrasessantenni? L' annientamento dei capelli bianchi? L' ecatombe al sapor di rughe e pannoloni?
Mario Giordano
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11862750/giordano-crisi-morti-pensioni-guerra.html
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mercoledì 23 dicembre 2015

"Banche salvate, gente a pezzi" La profezia-choc di Tremonti


Era il 2013 quando, nel suo libro «Bugie e verità», l'ex ministro dell'Economia prefigurava la rivolta sociale dopo il mostruoso «bail in». Un quadro che si sta puntualmente verificando
Giulio Tremonti - Mar, 22/12/2015 - 08:18


C'è chi ha lanciato l'allarme prima degli altri. Giulio Tremonti, economista ed ex ministro delle Finanze dei governi Berlusconi, ora senatore per il movimento 3L, nel suo libro del 2013 Bugie e verità, la ragione dei popoli (di cui pubblichiamo un estratto) analizzava i mostri economici che distruggono la vita dei cittadini italiani ed europei.

Dopo il fiscal compact, che causerà un aumento dei tagli alla spesa pubblica italiana di 50 miliardi nei prossimi anni per rispettare l'abbattimento del debito pubblico accumulato in passato. Ma è il secondo «mostro» il più temibile, il bail in. Ovvero il salvataggio interno dei fallimenti bancari, con correntisti ed azionisti chiamati a rispondere del crac degli istituti. Una pratica che, profetizzava Tremonti due anni fa, porterà rivolte sociali. Piano piano, ci siamo arrivati.

La galleria dei «mostri» europei ospita alcune nuove e ragguardevoli figure. La prima è costituita dal cosiddetto «fiscal compact». L'idea originaria, discussa in Europa nel biennio 2009-2010, era basata sulla doppia formula, della responsabilità sopra ma anche della solidarietà sotto. Per essere chiari, l'idea politica che si stava sviluppando in Europa in quel biennio era questa: se la nuova geopolitica del mondo sviluppatasi con la globalizzazione e poi drammatizzata dalla crisi da una parte poneva termine all'età dell'oro dell'Europa, impedendole di fare più deficit pubblici che prodotti interni lordi e dall'altra parte disegnava un sistema mondiale articolato nel confronto-competizione, non più tra Stati-nazione ma tra blocchi continentali, allora l'Europa non aveva altra scelta se non quella di prenderne atto cercando di cambiare a sua volta, iniziando un suo processo di reazione-riorganizzazione.(...) 

Alla base, dal lato dell'Italia c'erano allora tre obiettivi essenziali:1) calcolare le percentuali di riduzione del debito pubblico italiano non solo in base al valore assoluto del debito, e dunque in modo rigidamente matematico, ma anche in considerazione di «altri fattori rilevanti». In particolare si trattava di fattori quali la ricchezza patrimoniale (gli italiani, rispetto a tanti altri, hanno molto patrimonio e pochi debiti), la riforma delle pensioni (quella italiana considerata ottima già nel 2010), l'andamento dell'export (in crescita in Italia quasi più che altrove). Va notato che, dopo lunga e non facile contrattazione, questa richiesta è stata alla fine accettata;2) ma anche subordinare la sottoscrizione del relativo patto all'avvio degli eurobond, nella forma compatibile con i vigenti trattati;3) in ogni caso (anche come strumento negoziale), chiedere di calcolare il contributo di ogni Paese al nuovo fondo di salvataggio europeo (Esm) non in base alla percentuale di partecipazione al capitale della Bce (per l'Italia, si è detto essere questo circa pari al 18%), ma in percentuale rispetto all'effettivo grado di esposizione al rischio estero di ciascun sistema bancario-finanziario nazionale.

Il successivo governo Monti, prodotto della «chiamata dello straniero», ha invece scelto di regredire rispetto a questa linea. Ovvero, come si dice, ha ceduto... con fermezza! È così che ora e per il futuro, a partite dal 2015, e, per ironia, proprio per espressa volontà nostra, ci troviamo obbligati non solo a pagare il conto delle perdite bancarie degli altri, ma anche a rispettare il fiscal compact: per vent'anni tagli di spesa pubblica più o meno per 50 miliardi di euro ogni anno.(...) Ogni tanto ci dicono che hanno appena finito di «salvare» l'euro. 

La prossima volta che lo salvano ci avvertano prima, così scappiamo! (...) E, se si parla di «cartolarizzare» le perdite bancarie per trasferirle a una «bad bank» pubblica o alla stessa Bce, è questa solo una variante del medesimo esercizio da prestigiatori: da una tasca all'altra... fino a che ci sono tasche. La cosa triste è che tutto questo giro di «commutatori cartacei» (Luigi Einaudi) dimostra che la crisi non ha insegnato nulla. La crisi è iniziata con la cartolarizzazione dei «sub-prime» e dovrebbe finire... con un'altra cartolarizzazione!(...) Le perdite non sono infatti mai state addebitate a chi, all'origine, le ha davvero prodotte, all'interno del sistema finanziario-bancario. Non sono mai state addebitate ai loro originatoti perché allora si diceva, e ancora si dice, che essi erano «troppo grandi per fallire davvero». È proprio per questo che, a partire dal 2008, le prime perdite sono state trasferite dal sistema finanziario-bancario agli Stati. È così che da allora, in Europa, non in Italia, a causa dell'accollo dei debiti bancari, i pubblici bilanci degli Stati sono cresciuti a dismisura.Dato che senza regole neppure questo bastava, le stesse perdite sono state trasferite al bilancio della Bce, ormai prossimo per dimensione a quello della Fed, così risultando le due banche centrali ormai simili a due mega hedge fund. Dato che neppure questo bastava e basta ancora, si pensa oggi di mettere le mani nelle tasche dei cittadini-risparmiatori, dei correntisti e dei depositanti. (...) Se, come si è appena scritto, il primo «mostro», che ha avuto origine nel settore bancario, tanto negli Usa quanto in Europa, è stato gestito con mezzi attinti ai bilanci degli Stati; se il secondo «mostro» (che poi era una variante cresciuta del primo) è stato fronteggiato usando i fondi delle banche centrali (alias, stampando su scala industriale moneta); se tutto ciò non è servito se non a comprare tempo, a rinviare il male, a girarlo da una tasca all'altra, oggi nel caso non improbabile che arrivi il «terzo» mostro (che poi è e/o sarà a sua volta una variante ancora più cresciuta del secondo mostro), cosa si pensa di usare, a quali mezzi si farà ricorso? Non ai bilanci pubblici, che ormai sono esausti, non alla creazione di liquidità, impossibile da proseguire. 

Si pensa appunto che, di risulta, si possa fare ricorso al cosiddetto «bail-in», al quale stanno lavorando la Banca centrale europea, la Commissione europea, il Parlamento europeo.Detto in italiano, bail-in significa «salvataggio interno». Ancora più in italiano, significa rottura del rapporto fiduciario tra banca e cliente correntista-risparmiatore-depositante. Se una banca salta, i suoi creditori dovrebbero infatti essere alla fine pagati non solo dai suoi azionisti, ma anche da chi presso la banca ha depositato i suoi risparmi. Un conto è un prestito, che può anche essere a rischio, un conto è un deposito bancario, che per sua natura è invece fiduciario! Per proteggere il «sistema» si pensa dunque di autorizzare la distruzione del risparmio come valore fiduciario e costituzionale.(...) Per inciso va forse ricordato che, prima dell'Europa, nella nostra Costituzione era scritto: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme» (art. 47). Ora non sarà più così, perché le «regole» europee ormai fanno premio sulle regole interne italiane!(...) Deutsche Bundesbank Eurosystem, la banca centrale tedesca, nel suo bollettino di gennaio 2011 propone di applicare questo stesso schema, oltre che nel caso di crisi delle banche, anche nel caso di crisi degli Stati. In questa logica, come nel caso delle banche in crisi si dovrebbe procedete con il bail-in, mettendo le mani sui soldi dei risparmiatori, così parallelamente negli Stati in crisi prima di ogni intervento di «salvataggio» si dovrebbe procedere con una patrimoniale ad hoc, così mettendo le mani sui soldi dei contribuenti «responsabili» del loro debito pubblico. In sintesi, finora l'Europa non ha fatto le cose che doveva fare (regole vere sul sistema finanziario-bancario), mentre sta facendo cose che non dovrebbe fare. 

Da ultimo, si è appena visto, sta preparando il bail-in come rimedio estremo a una crisi che è continuata, che si è anzi ancor più sviluppata proprio per l'eccesso di liquidità che è stato creato in questi ultimi due anni, nell'illusione che fosse un rimedio e non essa stessa causa del Male.Con una differenza, con una novità di base, rispetto a ciò che finora è stato fatto dall'inizio della crisi. In prima battuta usare i bilanci pubblici è stato relativamente facile, certo socialmente difficile da gestire in termini di maggiori tasse; o di minori servizi sociali, ma tanto questo era un onere, un compito dei governi: che se ne assumessero loro la responsabilità. In seconda battuta, a partire dall'autunno del 2011 creare liquidità è stato ottimo per tutti, perché è stato asettico. Passare al bail-in o a una patrimoniale ad hoc, perché, nel frattempo non si è fatto e non si è voluto fare niente di serio; invece è politicamente esplosivo. Esplosivo in termini di rivolta sociale popolare.Allora, sarà comunque meglio in Europa non essere al posto dei governanti o dei governatori. E davvero non ci si potrà più limitare a lanciare dai Palazzi l'accusa di populismo! E dunque, che fare?
http://www.ilgiornale.it/news/politica/banche-salvate-gente-pezzi-profezia-choc-tremonti-1206953.html
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PARLA CRAXI

Quelle che seguono sono alcune citazioni che ho estratto dal volume "Io parlo e continuerò a parlare", una raccolta di note e appunti di Bettino Craxi dall'esilio, redatti negli anni novanta fino alla morte avvenuta nel 2000. Sono a metà della lettura del libro e questi sono i passaggi che ho trovato finora particolarmente significativi ed in alcuni casi sorprendenti, agghiaccianti, al limite della preveggenza. 
I  pericoli che Craxi vede, vent'anni fa,  per il futuro dell'Italia, sono ora qui davanti a noi in tutta la loro crudezza. Coloro che "si sono salvati" a differenza di chi, come lui,  è finito tra i sommersi, ora sono i protagonisti assoluti di quella che il leader socialista chiamò allora violenta normalizzazione
Craxi è uno sconfitto e ne ha per tutti: per Prodi, per D'Alema, per l'adesso doppiamente emerito Napolitano che, dice Craxi, essendo stato il responsabile delle relazioni internazionali del PCI, potrebbe finalmente raccontare come funzionava veramente il meccanismo - assolutamente bipartizan - di finanziamento occulto dei partiti.  Sembrano giudizi scaturiti dal mero rancore personale ma la Storia ormai sta dando ragione al leader socialista di tanta severità di giudizio.
Soprattutto, al di là della semplificazione comune che vorrebbe Craxi come corresponsabile dello sfacelo attuale e quindi indegno di parlare, questi appunti ci riconsegnano un uomo politico che, a confronto dei figuri attuali, dei monumenti all'incompetenza, delle azdore, degli antistatisti sociopatici fautori del patricidio, risulta un assoluto gigante della politica.

Vediamo assieme questi passaggi salienti di una testimonianza storica interessantissima e della quale consiglio vivamente la lettura.

Craxi si è fatto un'idea assai realistica dei veri scopi della globalizzazione, a differenza di certi progressisti in ecopellaccia che conosciamo.
"La pace [che] si organizza con la cooperazione, la collaborazione, il negoziato e non con la spericolata globalizzazione forzata. Ogni Nazione ha una sua identità, una sua storia, un ruolo geopolitico cui non può rinunciare. Più Nazioni possono associarsi, mediante trattati per perseguire fini comuni, economici, sociali, culturali, politici, ambientali.  Cancellare il ruolo delle Nazioni significa offendere un diritto dei popoli e creare le basi per lo svuotamento, la disintegrazione, secondo processi imprevedibili, delle più ampie unità che si vogliono costruire. Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente  finanziaria e militare." (pag. 6, "Incipit")
Identità nazionale? Nazione in maiuscolo? Ohibò! Nel nuovo secolo del "patriottismo sovranazionale" dei lottacontinuisti, del multisubculturalismo e del razzismo al contrario, ovvero di quello contro i propri simili, propugnati dalla vera sinistra (secondo la definizione data del PD dell'on. Serracchiani)  queste parole sembra impossibile provengano da un leader socialista.
Eppure Craxi intuisce che dietro all'attacco alla partitocrazia potrebbe celarsi un progetto di delegittimazione della politica intesa come strumento di democrazia, mirante a costruire un futuro di alzamanos senza alcun vero potere rappresentativo popolare ma solo la delega ad "eseguire gli ordini" delle élite secondo il classico schema della banalità del male.

"I partiti dipinti come congreghe parassitarie divoratrici del danaro pubblico, sono una caricatura falsa e spregevole di chi ha della democrazia un'idea tutta sua, fatta di sé, del suo clan, dei suoi interessi e della sua ideologia illiberale." (pag. 12, "Era un sistema")
"Fa meraviglia, invece, come negli anni più recenti ci siano state grandi ruberie sulle quali nessuno ha indagato. Basti pensare che solo in occasione di una svalutazione della lira, dopo una dissennata difesa del livello di cambio compiuta con uno sperpero di risorse enorme ed assurdo dalle autorità competenti, gruppi finanziari collegati alla finanza internazionale, diversi gruppi, speculando sulla lira evidentemente sulla base di informazioni certe, che un'indagine tempestiva e penetrante avrebbe potuto facilmente individuare, hanno guadagnato in pochi giorni un numero di miliardi pari alle entrate straordinarie della politica di alcuni anni.
Per non dire di tante inchieste finite letteralmente nel nulla." (pag. 17)
"Me lo dissero, anzi me lo scrissero, nel mese di luglio. Il mese dei veleni della politica, il mese in cui cadono i regimi, si fanno o si preparano le crisi, si ordiscono congiure prima di andare in vacanza." (pag. 60 "Una nota di luglio", 1994)

Già, il mese di luglio che ritornerà prepotentemente d'attualità nel 2011, quando, tra scambi di lettere e trame sotterranee, proprio nella mezza estate, si preparerà il golpe della Troika e l'arrivo dei "supertecnici" per l'autunno.
"Il regime avanza inesorabilmente. Lo fa passo dopo passo, facendosi precedere dalle spedizioni militari del braccio armato. La giustizia politica è sopra ogni altra l'arma preferita. Il resto è affidato all'informazione, in gran parte controllata e condizionata, alla tattica ed alla conquista di aree di influenza.
Il regime avanza con la conquista sistematica di cariche, sottocariche, minicariche, e con una invasione nel mondo della informazione, dello spettacolo, della cultura e della sottocultura che è ormai straripante." (pagg. 75-76, "Il ventennio", 1997)
L'informazione, la propaganda, l'infiltrazione del pensiero unico in ogni ganglio della repubblica. Le riforme...
"Non contenti dei risultati disastrosi provocati dal maggioritario, si vorrebbe da qualche parte dare un ulteriore giro di vite, sopprimendo la quota proporzionale per giungere finalmente alla agognata meta di due blocchi disomogenei, multicolorati, forzati ed imposti. Partiti che sono ben lontani dalla maggioranza assoluta pensano in questo modo di potersi imporre con una sorta di violenta normalizzazione." (pag. 81, "I più puri che epurano")
Ancora sulla globalizzazione e il ruolo sempre più subalterno dell'Italia.
"Sono oggi evidentissime le influenze determinanti di alcune lobbies economiche e finanziarie e di gruppi di potere oligarchici.
A ciò si aggiunga la presenza sempre più pressante della finanza internazionale, il pericolo della svendita del patrimonio pubblico, mentre peraltro continua la quotidiana, demagogica esaltazione della privatizzazione.
La privatizzazione è presentata come una sorta di liberazione dal male, come un passaggio da una sfera infernale ad una sfera paradisiaca. Una falsità che i fatti si sono già incaricati di illustrare, mettendo in luce il contrasto che talvolta si apre non solo con gli interessi del mondo del lavoro ma anche con i più generali interessi della collettività nazionale.
La "globalizzazione" non viene affrontata dall'Italia con la forza, la consapevolezza, l'autorità di una vera e grande Nazione, ma piuttosto viene subìta in forma subalterna in un contesto di cui è sempre più difficile intravedere un avvenire, che non sia quello di un degrado continuo, di un impoverimento della società, di una sostanziale perdita di indipendenza." (pag. 88-89, "Globalizzazione")
I salvati e come si salvarono.
"D'Alema ha detto che con la caduta del muro di Berlino si aprirono le porte ad un nuovo sistema politico. Noi non abbiamo la memoria corta. Nell'anno della caduta del muro, nel 1989, venne varata dal Parlamento italiano una amnistia con la quale si cancellavano i reati di finanziamento illegale commessi sino ad allora.
La legge venne approvata in tutta fretta e alla chetichella. Non fu neppure richiesta la discussione in aula. Le Commissioni, in sede legislativa, evidentemente senza opposizioni o comunque senza opposizioni rumorose, diedero vita, maggioranza e comunisti d'amore e d'accordo, a un vero e proprio colpo di spugna.
La caduta del muro di Berlino aveva posto l'esigenza di un urgente "colpo di spugna".
Sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, in funzione dal dopoguerra, e adottato da tutti anche in violazione della legge sul finanziamento dei partiti entrata in vigore nel 1974, veniva posto un coperchio." ( pag. 124 "Il colpo di spugna")
"La montagna ha partorito il topolino. Anzi il topaccio. Se la Prima Repubblica era una fogna, è in questa fogna che, come amministratore pubblico, il signor Prodi si è fatto le ossa." Pag. 135. "L'uomo nuovo")
Quelle sull'Europa ed i suoi parametri, infine, sono tra le pagine più profetiche delle memorie craxiane. E' inevitabile confrontare queste parole con le appassionate difese dell'euro dei vari giannizzeri, sindacalisti, economisti embedded e ministri per caso.
"I parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un'appendice ai dieci comandamenti.
I criteri con i quali si è oggi alle prese furono adottati in una situazione data, con calcoli e previsioni date. L'andamento di questi anni non ha corrisposto alle previsioni dei sottoscrittori. La situazione odierna è diversa da quella sperata.
Più complessa, più spinosa, più difficile da inquadrare se si vogliono evitare fratture e inaccettabili scompensi sociali. Poiché si tratta di un Trattato, la cui applicazione e portata è di grande importanza per il futuro dell'Europa Comunitaria, come tutti i Trattati può essere rinegoziato, aggiornato, adattato alle condizioni reali ed alle nuove esigenze di un gran numero ormai di paesi aderenti.
Questa è la regola del buon senso, dell'equilibrio politico, della gestione concreta e pratica della realtà.
Su di un altro piano stanno i declamatori retorici dell'Europa, il delirio europeistico che non tiene contro della realtà, la scelta della crisi, della stagnazione e della conseguente disoccupazione [...].
Affidare effetti taumaturgici e miracolose resurrezioni alla moneta unica europea, dopo aver provveduto a isterilire, rinunciare, accrescere i conflitti sociali, è una fantastica illusione che i fatti e le realtà economiche e finanziarie del mondo non tarderanno a mettere in chiaro [...]. (pagg. 152-153, "Comandamenti e parametri", 1997.)



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LA MALATTIA è UNA BUGIA E OGNI SINTOMO TI PARLA…

Ti do una ricetta contro ogni malattia, che ti garantirà di preservare la tua salute a tuo piacimento fin quanto vorrai.

“Smettila di raccontarti delle bugie”.

Fatto! Semplicissimo, nient’altro. Scegli di Essere Onesto e Sincero con Te Stesso ed eviterai ad ogni Sintomo del corpo e della tua mente di venire a parlarti per indicare dove non ti stai raccontando la Verità, la Tua Verità.

E quando non riesci a capire “dove” e “come” ti stai raccontando una bugia nella tua vita, nel tuo lavoro, nella tua relazione, nei rapporti con la tua famiglia, allora rivolgiti ad una persona che ha studiato il significato “simbolico” di ogni sintomo, non gettarti subito nel panico. Alla farmacia ti ci potrai rivolgere, e anche al dottore se vuoi, ma fallo solo in un secondo momento, quando hai capito “che cosa” ti sta dicendo il tuo amato corpo poiché il suo linguaggio simbolico che parla attraverso sintomatologie, funziona sempre come un indicatore per fornirti moltissime informazioni utili su che cosa cambiare nella tua vita per trasformarlo in Luce, ossia trasformarla in meglio.

Alcuni ci credono ciecamente a queste parole, altri lo vorrebbero tanto, e certi altri ancora lo escludono del tutto… Chi ha ragione? Nessuno, poiché il Mondo concorda con tutti, che senso ha dibattersi per capire chi ha ragione? Niente. Se Tu “decidi” che le cose stanno come ti sto suggerendo: così diventeranno per Te, e ne ricaverai tanti risultati. Per quelli che decidono di usare soltanto medicine, senza farsi nessuna domanda, anche loro hanno le loro motivazioni ragionevoli per fare quello che fanno, e sicuramente non bisogna cercare di convincere nessuno a fare qualcosa che davvero “non sente”.

Ogni sintomo è tuo amico, uno dei tuoi migliori amici. Anzi, è un Angelo, angelo viene dalla parola “messaggero”, ecco cos’è. Tu lo combatti, lo demonizzi, ti ci arrabbi. E’ una follia… Perché arrabbiarsi contro un messaggero, perché combattere contro un Angelo che è dalla tua parte? Eppure c’è una società intera basata tutta su questa battaglia inutile. Avrai sentito tante volte che “tutto l’Universo Obbedisce all’Amore”. Esatto, niente di più vero.

L’Amore che il tuo apparato psicofisico ha per Te e la Tua Evoluzione non è eguagliabile a niente. Appena vede e sente che tu stai sbagliando strada, seguendo quella di qualcun altro inizia a parlarti con un sintomo. Appena vede che non stai vivendo la tua vita, ma la stai sacrificando per qualcosa che ti pesa, inizia a parlarti con un sintomo. Appena vede che non riesci a diminuire l’importanza che stai dando ad alcune persone o alcune situazioni che stai vivendo che stanno diventano gigantesche rispetto la loro vera natura, inizia a parlarti con un sintomo. Quando tu stesso non riesci a dire quello che vuoi dire a una persona della tua vita, morta o viva che sia, e ti tieni le parole dentro, inizia a parlarti con un sintomo. Ogni volta che fai finta di non essere arrabbiato per alcuni atteggiamenti tuoi o di altre persone nei tuoi confronti, inizia a parlarti con un sintomo. Ogni volta che non riesci ad accettare il tuo passato con certe persone o con certe situazioni, e quindi rimani pieno di rancore e di sospesi, inizia a parlarti con un sintomo.

E potrei continuare questa lista facendola molto più lunga sai? Eppure non serve, perché sento che hai già capito, perché è così familiare questa sensazione…

E non accanirti se un sintomo non se ne va anche quando “hai capito” perché è arrivato nella tua vita e di che cosa ti sta parlando… poiché lui ti ama talmente tanto che finché non è sicuro che tu non ci “ricaschi” più, lui non se ne va. Vuole essere “certo” che tu hai capito, in modo che puoi procedere per la tua strada, per il tuo destino, per quello che è la tua Vita, né migliore né peggiore delle altre vite di tutti, semplicemente la Tua Vita.

Ripeti a voce alta e serena: “Io scelgo di Essere Onesto e Sincero con Me Stesso”, “Io ascolto con attenzione i messaggi del mio corpo, e mi lascio guidare dalla Voce dell’Anima”.

La Vita è semplice, ma ti hanno convinto del contrario. Prova a sentirti più piccolo di un filo d’erba, più umile di un albero, quanta meravigliosa semplicità, tutto scorre. Si ammala solo quello che fa resistenza, quello che blocca il fluire… Ed è sempre la mente che si ostina nelle cose, non le lascia passare, le blocca.

Inizia ad accorgertene, inizia a non raccontartela più. Ti voglio bene.

Un abbraccio

“Come farò a sapere quando avrò terminato la mia missione?”
“Se stai ancora respirando, significa che non hai finito”.
(Il gabbiano Jonathan Livingston)

Andrea Zurlini

Fonte:http://www.andreazurlini.it/blog15.html

http://camminanelsole.com/la-malattia-e-una-bugia-e-ogni-sintomo-ti-parla-a-zurlini/

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domenica 20 dicembre 2015

IL LETALE INGANNO DEL DIABETE



Questo articolo vi farà arrabbiare, gli inganni non fanno piacere, soprattutto quando sono preposti a tenerci ammalati a scopo di lucro, pur essendoci la cura. In questo articolo informazioni su cosa è il diffusissimo diabete di tipo 2, quali patologie da origine, la sua storia nascosta al pubblico e soprattutto la cura che lo guarisce senza fallo con il 100% di successi e con la guarigione dalle patologie indotte da tale malattia. L’articolo è un po’ lungo, ma vale la pena di leggerlo, dopodichè diffondete questa conoscenza in quanto utilissima.

Se siete un diabetico il vostro medico non vi dirà mai che è curabile nella maggior parte dei casi, se solo nominate la parola cura probabilmente si irriterà, in quanto la sua preparazione medica contempla solo la parola trattamento, per lui la parola cura non esiste. Il diabete nella sua forma epidemica moderna è curabile da almeno 40 anni. Nel 2001 negli USA sono morti 934.550 per sintomi fuori controllo di tale malattia. Il vostro medico inoltre non vi dirà che un tempo gli infarti, sia ischemici che emorragici, i colpi apoplettici dovuti a neuropatie, gli eventi coronarici sia ischemici che emorragici, obesità, arteriosclerosi, alta pressione, alti livelli di colesterolo e trigliceridi, impotenza, la retinopatia, l’insufficienza renale ed epatica, la sindrome policistica ovarico, alti livelli sanguigni di zucchero, la candidosi sistemica, un compromesso metabolismo dei carboidrati e/o dei grassi, difficoltà di cicatrizzazione, neuropatie periferiche, nonché altrettanti disordini epidemici dei giorni nostri, un tempo venivano spesso considerati niente altro che sintomi del diabete, e curati curando il diabete di tipo 2. Se vi ammalate di diabete e vi affidate al trattamento medico tradizionale prima o poi con il peggioramento della malattia sperimenterete uno o più dei suoi sintomi. Attualmente è prassi comune fare riferimento a tali sintomatologie come fossero affezioni indipendenti e separabili, a cui corrispondono trattamenti separati e non collegati tra di loro, somministrati da specialisti in concorrenza fra di loro.
E’ vero che molti di questi sintomi possono derivare, come talvolta capita, da altre cause, ad ogni modo è altrettanto vero che tale aspetto è stato impiegato per giustificare inefficaci e costosi trattamenti dei sintomi in questione.
Il diabete di tipo 2 è curabile, una volta terminato di leggere il presente articolo ve ne sarete resi conto.

Attualmente l’industria del diabete rappresenta una cospicua comunità, che nel corso degli anni è riuscita a mettere a tacere in modo esemplare le voci contrastanti che cercano di evidenziare la frode che sta alla base della moderna cura della malattia che è diventata quasi una religione e che dipende fortemente dalla fede dei suoi credenti tale da rendere quasi blasfema la sola ipotesi che l’affabile medico, nella maggioranza dei casi è solo un ciarlatano e un truffatore, nella maggior parte dei casi costui non ha mai curato un solo caso di diabete in tutta la sua carriera.

L’influenza politica e finanziaria di questa comunità medica ha sovvertito la realtà delle cose e domina l’intero settore controllando virtualmente in tutto e per tutto ogni documento pubblicato sull’argomento diabete. Se mai le persone verranno a conoscenza della cura del diabete che esiste da 40 anni, l’intero settore crolla, ma è pura utopia il pensarlo. Da oltre 40 anni la ricerca medica dimostra coerentemente e con sempre maggiore chiarezza che il diabete è una malattia degenerativa provocata direttamente da forniture alimentari industriali improntate al profitto piuttosto che alla salute.

Breve storia del diabete
Nel 1922 i tre premi Nobel canadesi, Banting, Best e Macleod riuscirono a salvare la vita ad una giovane con una iniezione di insulina, un nuovo farmaco prodigio. Fu solo nel 1933 che in un documento pubblicato nell’America journal of medical Science, cominciarono ad emergere notizie relative ad una nuova forma di diabete che non reagiva al nuovo farmaco prodigio e ancora peggio a volte la terapia con insulina causava la morte del paziente. Questa nuova malattia divenne nota come “diabete resistente all’insulina” , in quanto presentava l’elevato tasso di zucchero tipico del diabete, ma reagiva scarsamente alla terapia insulinica. Negli USA agli inizi del 900 aveva un’incidenza pro capite pari allo 0,0028%, nel 1933 si impenno del 1.000%, sino a diventare negli anni 90 un’affezione sotto vari pseudonimi tale da rovinare la salute di oltre la metà della popolazione statunitense inabilitandone il 20%. E’ evidente che c’è qualcosa che ha provocato tale impennata della patologia.
Nel 1950 la comunità medica fu in grado test sierologici sull’insulina. Tali test rivelarono che questa nuova malattia non era il classico diabete, ma era caratterizzata da livelli di insulina sufficienti, spesso eccessivi, il problema era che l’insulina non riduceva il tasso di zucchero nel sangue. Se le intuizioni dietetiche dei precedenti 20 anni e sino agli anni 60 fossero state prese in considerazione, il diabete sarebbe stato curabile e non semplicemente controllabile. Invece nel 1950 è iniziata la ricerca di un altro farmaco prodigioso. Questo farmaco come tutti i farmaci doveva essere brevettabile, ovvero non una medicina naturale, in quanto queste non sono brevettabili e molto remunerativo. Sarebbero state necessarie approvazioni obbligatorie da parte delle autorità sanitarie. I test richiesti per tali autorizzazioni dovevano essere straordinariamente costosi per evitare che altri farmaci non autorizzati (naturali) diventassero competitivi. Questa è l’origine del classico protocollo medico relativo al “trattamento dei sintomi”, nessuno guarisce, solo liberazione temporanea dei sintomi. Inoltre i farmaci naturali che effettivamente curavano il diabete (e altre malattie ndr), avrebbero dovuto essere tolti dalla circolazione, incarcerando i loro propugnatori in quanto ciarlatani. Spesso le sostanze naturali hanno realmente curato la malattia, e questo è il motivo per cui si è fatto e si fa tuttora ricorso alla forza della legge per estromettere dal mercato farmaci naturali, spesso superiori.

Molte malattie degenerative possono essere ricondotte ad un consistente collasso del sistema endocrino, fenomeno ben noto ai medici degli anni 30 come diabete insulino-resistente. Questo fondamentale disturbo è conosciuto come un disordine del sistema di controllo dello zucchero sanguigno determinato da grassi e oli malamente lavorati. Grassi e oli non sono tutti uguali. Alcuni sono sani e salutari, molti altri sono dannosi. Sotto il profilo della salute la distinzione non riguarda quelli saturi e quelli insaturi, come erroneamente vuole fare credere l’industria che li produce. Nell’ambito della salute la distinzione va fatta tra naturale e manipolato.

La natura della malattia
Il diabete viene tipicamente diagnosticato come l’incapacità dell’organismo di metabolizzare adeguatamente i carboidrati, il suo sintomo distintivo è un elevato livello di glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 1 deriva da un’insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas, mentre il diabete di tipo 2 da insulina inefficace. In entrambi i tipi il livello di glucosio nel sangue resta elevato. L’insulina inefficace non differisce da quella efficace, la sua inefficacia si riferisce all’incapacità della popolazione cellulare di reagire ad essa. Oggi data la maggiore conoscenza di questi processi sembrerebbe più appropriato definire il diabete di tipo 2 in quanto fondamentale incapacità dell’organismo di metabolizzare grassi e oli, incapacità che determina una perdita di efficacia dell’insulina e il conseguente mancato metabolismo dei carboidrati. Ogni cellula si trova nell’incapacità di trasportare il glucosio dal sangue al proprio interno, il glucosio quindi rimane nel sangue, oppure si accumula come grasso corporeo o glicogeno, oppure viene espulso dalle urine. Sembra che quando l’insulina si lega ad un recettore della membrana cellulare esso dia inizio ad una complessa cascata di reazioni biochimiche all’interno della cellula, ciò fa sì che trasportatori del glucosio di una certa classe, noti come molecole GLUT4, abbandonino la propria area di sosta entro la cellula e si trasferiscono nella superficie interna della membrana cellulare del plasmocita. Una volta nella membrana, questi migrano verso specifiche aree della membrana stessa denominate domini caveolari dove in virtù di un’altra serie di reazioni biochimiche, individuano e agganciano molecole di glucosio, che poi trasportano all’interno della cellula tramite un processo chiamato endocitosi. All’interno della cellula questo glucosio viene quindi consumato dai mitocondri come carburante per produrre energia destinata ad alimentare l’attività cellulare, così questi trasportatori GLUT4 abbassano il glucosio nel flusso sanguigno trasportandolo all’esterno di quest’ultimo e dentro tutte le cellule dell’organismo. Molte molecole implicate in questi percorsi mediati da glucosio sono lipidi, vale a dire acidi grassi, in particolare omega 3. Quando a causa del nostro regime alimentare questi acidi grassi cis sono costantemente assenti, acidi trans e acidi grassi saturi a catena media e breve prendono il loro posto nella membrana cellulare; tali sostituzioni rendono la membrana più rigida ed inibiscono il meccanismo di trasporto del glucosio, e come conseguenza il glucosio nel flusso sanguigno resta elevato. In altre parti dell’organismo il pancreas secerne insulina in eccesso, il fegato produce grassi dallo zucchero in eccesso, non vi è sufficiente energia cellulare per l’attività dell’organismo e l’intero sistema endocrino risulta alterato, infine si verifica un’insufficienza pancreatica, il peso corporeo cala molto e la crisi precipita.

Trattamento medico convenzionale
Il moderno trattamento medico ortodosso prevede la somministrazione di agenti ipoglicemici orali che rientrano in 5 classificazioni o insulina.
Biguanidi, inibitori della glucosidase, meglitinidi, sulfoniluree, tiazolidinetdioni. Alcuni stimolano la produzione di insulina, ampiamente ignorando il fatto che un elevato livello di insulina sia dannoso quasi quanto un elevato livello di glucosio, altri sono famosi per provocare il cancro al fegato.

Insulina
Oggi si prescrive l’insulina per entrambi i tipi di diabete tipo 1 e tipo 2. L’insulina sostituisce quella che l’organismo non produce più. Questo trattamento per quanto necessario per preservare la vita ai diabetici di tipo 1 , è tuttavia assai discutibile quando somministrato ai diabetici di tipo 2. E’ importante sottolineare che né l’insulina né alcuno di questi agenti ipoglicemici orali esercita alcuna azione terapeutica su qualsivoglia tipo di diabete. Nessuna di queste strategie è progettata per normalizzare l’assorbimento cellulare di glucosio da parte delle cellule che ne abbisognano per alimentare la propria attività. La prognosi con questo trattamento ortodosso è crescente invalidità e morte prematura, determinate da infarto o insufficienza renale, oppure dal collasso di qualche altro organo vitale.

Terapie mediche alternative, diabete di tipo 1.
Per tale patologia è ora disponibile una metodologia di cura alternativa, elaborata nei moderni ospedali di Madras in India, già sottoposta a rigorosi studi a doppio cieco per attestarne l’efficacia, essa verte sul ripristino della normale funzione delle cellule beta del pancreas, di modo che tale organo sia nuovamente in grado di produrre insulina così come dovrebbe. Questo approccio si è apparentemente dimostrato capace di curare il diabete di tipo 1 in oltre il 60% dei soggetti. Per le ragioni economiche esaminate questa metodologia ha scarse probabilità di fare la sua compara in occidente, in quanto curando definitivamente mina i lucrosi affari dell’industria del diabete.
Terapie mediche alternative, che funzionano e guariscono, il diabete di tipo 2.
Lo scopo di qualsiasi efficace programma alternativo è quello di riparare e ripristinare il meccanismo di controllo sangue-zucchero proprio dell’organismo, è il suo funzionamento compromesso che con il tempo determina direttamente tutti i numerosi sintomi debilitanti, che rendono il trattamento ortodosso così economicamente redditizio. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, le fasi in programma sono.

1 - Riparare il sistema di controllo sangue-zucchero compromesso.
Ciò viene realizzato semplicemente sostituendo grassi ed oli sani, salutari e puri al mix trans-isomero (olio di semi) dall’aspetto puro ma in realtà tossico, presente in allettanti contenitori colorati sugli scaffali dei supermercati. Consumare solo olio di lino, olio di pesce ed occasionalmente olio di fegato di merluzzo, sino a quando lo zucchero sanguigno non inizia a stabilizzarsi; dopodichè aggiungere oli sani come: burro, olio di cocco, olio di oliva, e grassi animali puri.
Leggere le etichette e rifiutarsi di assumere economici oli di scarsa qualità quando sono presenti negli alimenti lavorati o nei menù dei ristoranti. I diabetici presentano una carenza cronica di minerali, quindi è necessario che aggiungano alla propria dieta integratori minerali ad ampio spettro e di buona qualità.

2 -Controllare manualmente il rapporto sangue-zucchero durante il ciclo di recupero.
Soto supervisione medica, interrompere gradualmente l’assunzione di tutti gli agenti ipoglicemici orali e di tutti i farmaci supplementari somministrati per contrastare gli effetti collaterali. Sviluppare un controllo naturale del sangue-zucchero tramite l’impiego di comprese glicemiche, il consumo di pasti leggeri e frequenti (comprendenti alimenti ricchi di fibre), regolare esercizio fisico dopo i pasti, la totale astensione da tutti gli zuccheri. Evitare il consumo di alcol sino a quando lo zucchero sanguigno non sia rientrato stabilmente nei parametri normali. Registrare i valori tramite un misuratore di glucosio ad ago, annotare su un diario medico tutto quello che si fa.

3 – Ripristinare un adeguato equilibrio di grassi ed oli salutari allorquando il meccanismo di controllo sangue-zucchero funziona nuovamente.
Eliminare in modo permanente dalla dieta tutti i grassi e oli economici, tossici e di scarsa qualità, nonché gli alimenti lavorati e i piatti dei ristoranti che li contengono. Quando il meccanismo di controllo del sangue-zuccero riprende a funzionare correttamente, integrare gradualmente la dieta con ulteriori alimenti sani. Controllare gli effetti di questi ultimi monitorando i livelli di zucchero sanguigno con l’apposito attrezzo ad ago. Ricordarsi di registrare tutto.

4 – Continuare il programma sino a quando non siano ripristinati anche i valori normali dell’insulina.
Una volta che i livelli di zucchero saranno rientrati nella gamma ordinaria, il pancreas smetterà gradualmente di produrre insulina in eccesso, Questo processo richiede un periodo un po’ più lungo e lo si può testare facendo inviare dal vostro medico un campione del vostro sangue ad un laboratori di analisi per determinare l’insulina nel siero. Una buona prassi è di attendere un paio di mesi dopo che il controllo dello zucchero sanguigno si è ripristinato.

5 – Riparare separatamente i danni collaterali provocati dalla malattia.
I problemi vascolari determinati da un elevato livello cronico di glucosio generalmente si risolveranno da sé senza sforzo cosciente. Gli effetti della retinopatia e della neuropatia periferica, solitamente si riparano da sé, I danni ai reni di solito non si riparano da sé. I danni vascolari ed alle arterie determinati da anni di elevato tasso di zucchero e insulina, regrediranno lentamente grazie ad una dieta appropriata e sana, tuttavia ripulire le arterie in questo modo può richiedere molti anni. Il danno alle arterie può essere corretto molto più velocemente ricorrendo ad una terapia di chelazione intravenosa, che nell’80% dei casi si sistema in sei mesi. Ovviamente non aspettatevi che il vostro medico per ovvi motivi la approvi, in particolar modo se è uno specialista in cardiologia.

6 – Tempi di recupero.
La prognosi solitamente prevede un rapido recupero dalla malattia ed il ripristino di un normale stato di salute e di energia nell’arco di alcuni mesi, un anno o anche più. Il tempo richiesto dipende da quanto a lungo si è permesso alla malattia di svilupparsi.
Per chi interviene precocemente i tempi di recupero sono di alcuni mesi o anche meno. Per coloro che soffrono della malattia da molti anni, i tempi di recupero potrebbero estendersi ad un anno o anche più.

Magnet
Tratto da:
Nexus N. 55
Per una mole maggiore di informazioni consultare:


http://www.miraclemineral.info/DOC/diabete.html
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sabato 19 dicembre 2015

CAZZARO INTERNATIONAL

Cazzaro International: Rinnovate le Sanzionialla Russia, Hanno deciso Gli Ambasciatori
Uao quando si dice contare alla grande!
Oppure quando si dice farsi una marchetta in casa sapendo di non contare un cazzo!
Ma vi ricordate il fiero Renzi che avrebbe impedito il rinnovo delle sanzioni alla Russia senza almeno una discussione?
E infatti sono state rinnovate, appunto, senza discussione.
…Sanzioni alla Russia 
In principio, alla vigilia del summit, a dividere erano soprattutto le sanzioni nei confronti di Mosca e il progetto di gasdotto tra Russia e Germania. L’Italia aveva cercato di impedire che si andasse a un un rinnovo automatico delle sanzioni ma ha trovato sulla sua strada la determinazione di Merkel. Secondo il nostro Governo avrebbe almeno dovuto essere aperta una discussione, invece la proroga di altri sei mesi delle sanzioni in scadenza il 31 gennaio è stata approvata dagli ambasciatori della Ue senza un dibattito tra i leader. Le sanzioni dunque resteranno in vigore fino al 31 luglio 2016. Renzi ha ricordato che l’attuazione degli accordi di Minsk per l’Ucraina è legata al superamento della fase sanzionatoria….
ma che monumentale, epocale, enorme, sesquipedale figura di merda!
L’anno approvata gli ambasciatori….ahahhahaahahha
Al netto dell’ennesimo suicidio europeo un pochino mi ero illuso.
Hai visto mai che l’Italia ora ha una politica estera?
Macchè.
Era solo la solita “cazzata” del Premier per beccarsi qualche elogio (pure il mio mannaggia). Ma vada a dare via il culo.
Ah… a proposito allo stesso vertice il nostro ineffabile…:
«Banche italiane più solide delle tedesche»
Renzi ha anche affrontato il tema del sistema bancario italiano e tedesco, definendo «lo stato di solidità del sistema delle banche italiane migliore di quello tedesco». Non è mancata una stoccata alla Casse di risparmio e banche cooperative tedesche, la cui salute è stata definita «preoccupante» dal premier italiano. Chiara la volontà di rispondere alle critiche subite nella gestione della crisi delle 4 banche locali salvate il mese scorso dal governo con molte polemiche e politiche e alcune migliaia di risparmiatori danneggiati.
Che pena.
Fonte
http://www.rischiocalcolato.it/2015/12/cazzaro-international-rinnovate-le-sanzioni-alla-russia-deciso-gli-ambasciatori.html

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venerdì 18 dicembre 2015

COLUI CHE PARLA CHIARO, HA CHIARO L'ANIMO SUO

Il concetto di Parresia: la libertà di esprimersi con franchezza

La parresìa - dal greco παρρησία composto di pan (tutto) e rhema (ciò che viene detto) - nel significato letterale è non solo la "libertà di dire tutto" ma anche la franchezza nell'esprimersi, dire ciò che si ritiene vero e, in certi casi, un'incontrollata e smodata propensione a parlare. In questo senso la parresia fu uno dei principi filosofici del cinismo(che propugnava "l'imitazione del cane") come dimostrano gli aneddoti relativi alla figura di Diogene di Sinope, non a caso chiamato "il cane", e al suo modo franco e quasi scorbutico di rapportarsi con gli altri quasi come il cane che abbaia a chi lo disturba.

« [Alessandro] si fece appresso a Diogene, andandosi a mettere tra lui e il sole. "Io sono Alessandro, il gran re", disse. E a sua volta Diogene: "Ed io sono Diogene, il cane". Alessandro rimase stupito e chiese perché si dicesse cane. Diogene gli rispose: "Mi dico cane perché faccio le feste a chi mi dà qualcosa, abbaio contro chi non dà niente e mordo i ribaldi." »

La parresìa quindi assume un significato che va oltre quello di isegoria (da isos = uguale e ὰγορεύω parlare in pubblico) che vuol dire riconoscere a tutti i cittadini la libertà di prendere la parola nelle assemblee pubbliche della democrazia greca antica.
I due termini vengono però spesso confusi come sinonimi: Erodoto usa più volte il termine "isegorìa" con il significato di parresia, mentre Euripide, Demostene, Isocrate usano più spesso nello stesso contesto "parresìa" non differenziandolo da isegoria. Lo pseudo Aristotele invece non usa mai isegoria con valore di diritto di parola nelle assemblee pubbliche, ma ne parla solo per i rapporti personali nella sfera privata.


La "parresia" come etica della verità
Michel Foucault in una serie di conferenze tenute all'Università californiana di Berkeley nel 1983,[7] ha trattato il tema della parresia: una parola usata per la prima volta da Euripide nel V secolo a.C. per indicare una nuova virtù: dire la verità. La parola parresia attraversa la letteratura greca sino alle opere della patristica del V secolo d.C. e per l'ultima volta si ritrova in Giovanni Crisostomo. Da allora, come afferma Foucault, questa virtù non compare più e si perde il coraggio di dire la verità.[8]
Foucault rintraccia varie forme di parresia nei drammi di Euripide:
la parresia politica che è quella di «di esercitare il potere attraverso il dire-il-vero»;
la parresia giudiziaria: pretendere che si dica il vero per ottenere giustizia;
la parresia morale: «confessare la colpa che grava sulla coscienza»
« la parresia è un atto direttamente politico che viene esercitato davanti all’Assemblea, o davanti al capo, o davanti al governante, o davanti al sovrano, o davanti al tiranno ecc. È un atto politico, ma sotto un altro aspetto, la parresia [...], è anche un modo di parlare a un individuo, all’anima di un individuo: un atto che riguarda la maniera in cui quest’anima verrà formata.[9] »

Ma la parresia può divenire un ostacolo all'esercizio della democrazia quando essa si confonde con la retorica «...quello strumento con cui chi vuole esercitare il potere non può che ripetere molto puntualmente ciò che vuole la folla, oppure ciò che vogliono i capi o il Principe. La retorica è un mezzo che permette di persuadere la gente ad abbracciare posizioni che sono già le sue...»[10]
Denunciare «questo cattivo funzionamento della parresia nella democrazia ateniese» è il dovere morale che si assume Socrate come riferisce Platone nell'Apologia. Socrate, a rischio della sua vita, rivela, contrariamente a quanto pensa la maggioranza persuasa dalla retorica, come su di lui sono state dette cose non vere come quella di corrompere i giovani e di non credere negli dei della città. Quelli che lo accusano «poco o nulla di vero hanno detto, e voi, invece, da me non udirete altra cosa che la verità»[11], perché il filosofo è colui che dice la verità dimostrandola con il suo comportamento di vita.
In Socrate la parresia filosofica coincide con la vita reale: non è solo una tecnica dialogica, «essa non è assolutamente una funzione politica, ma è necessaria in relazione alla politica»[12]

Per il filosofo «amante della verità» e che «non accetta mai di mentire consapevolmente»[13][14] dire la verità vuol dire praticare la parresia come scelta di vita.


FONTE:https://it.wikipedia.org/wiki/Parresia

Parresia (dal greco παρρησία, parresía, composta di πᾶν, pān, "tutto", e di ρῆσις, rhēsis, "discorso") letteralmente significa "libertà di dire tutto".
È frequente nel testo greco del Nuovo Testamento dove indica il "coraggio e la sincerità della testimonianza". È stato molto usato nella tradizione cristiana, specie agli inizi, come contrario di ipocrisia[1].
Dal momento che l'esercizio di questa libertà comporta inevitabilmente scontri e resistenze, il significato del termine si allarga anche a quello di imperturbabilità,sincerità[2]. Nelle fonti cristiane ha due significati fondamentali: franchezza nel parlare, e fiducia nel giudizio.[3]
Nell'Antico Testamento
L'uso del termine e degli altri della stessa famiglia è piuttosto raro nell'Antico Testamento dei LXX: compare solo dodici volte come sostantivo e sei volte come verbo:
In Sal 93[92],1 Dio è il soggetto del verbo: egli si presenta apertamente come colui che fa giustizia e punisce gli empi per il loro peccato.
In Pr 1,20-21 il termine mette in relazione l'epifania di YHWH con la potenza della sua parola: la Sapienza di Dio "parla apertamente nelle piazze".
In Gb 22,26; 27,9-10 il sostantivo illustra l'atteggiamento dell'uomo che si rivolge a Dio in preghiera, con una sfumatura di gioia (cfr. anche Sap 5,1).
In Sal 81[80],1 c'è l'invito rivolto al fedele di "parlare davanti all'assemblea"; perfino Dio vive questa prassi, dal momento che YHWH si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo a tutti.
Nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento il sostantivo compare 31 volte. È la dinamica ordinaria della vita di chi segue Gesù ed è quello che Gesù chiede ai suoi. La parresia, prima personale e poi in assemblea diventa l'ultima istanza di recupero della dinamica con il fratello: in Mt 18,15-17 la correzione fraterna è resa possibile proprio dalla franchezza nel parlare.
Nel corpus giovanneo
Negli scritti attribuiti a Giovanni[4] il sostantivo compare 13 volte.
Giovanni afferma che Gesù opera παρρησίᾳ, parrēsía (dativo), e cioè che la sua predicazione si svolge nella sfera pubblica (7,26; 11,14.54; 18,20; cfr. Mc 8,32), però in un senso diverso da quello che intendevano i suoi fratelli (7,3-5): Gesù parla apertamente e senza sottintesi, cioè non solo per allusioni (11,14; cfr. 10,24-25) o inparabole enigmatiche (cfr. 16,29).
C'è da dire però che Gesù si esprime con franca apertura solo nei confronti del credente (16,25-29); al mondo egli parla in parabole, che il mondo non può capire, poiché non vive nella fede.
Negli Atti
Negli Atti degli Apostoli il sostantivo compare 5 volte, il verbo 7 volte.
Gli Atti mostrano come alla parrēsía di Gesù corrisponde la franca testimonianza degli Apostoli: essi, soprattutto Pietro, Paolo, ma anche altri, si presentano eannunciano con tutta franchezza le opere di Dio davanti a giudei e pagani (2,29; 4,13; 9,27; ecc.).
La franchezza degli Apostoli suscita meraviglia (4,13), divisione (14,3-4), persecuzione (cfr. 9,27).
Tale atteggiamento non è un qualcosa che l'uomo possa produrre da sé: esso è frutto dello Spirito Santo (4,31).
In San Paolo
Il sostantivo compare 8 volte in Paolo, il verbo solo 2 volte.
Paolo vede nella franchezza del testimone l'attuazione dell'autentica predicazione dei misteri di Dio (Ef 6,19) e la glorificazione di Cristo con l'anima e il corpo (Fil1,20).
La franchezza deve essere mantenuta in ogni momento, anche nella prigionia (cfr. Ef 6,20): per questo parrēsía diviene in certi casi sinonimo di audacia, coraggio(1Ts 2,2): è un coraggio però che all'uomo è dato da Dio (ibid.), o in Cristo (Fm 8).


FONTE:http://it.cathopedia.org/wiki/Parresia

FOTO:http://www.parresia-onlus.com/
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2015/12/iparresia-la-liberta-di-esprimersi-con.html

visto da
http://alfredodecclesia.blogspot.it/2015/12/il-concetto-di-parresia-la-liberta-di.html?spref=fb
http://altrarealta.blogspot.it/