venerdì 29 gennaio 2016

l’Italia schiava della tirannia UE


Storia di un colpo di Stato: da Monti a Renzi, l’Italia schiava della tirannia UE


di Giuseppe PALMA
Era il novembre del 2011 quando una concentrazione di forze sovranazionali (UE, BCE e FMI) – ben appoggiate al nostro interno (Presidente della Repubblica, opposizione e parte della maggioranza parlamentare, Presidente della Camera e giornaloni come Il Sole 24 Ore che titolo’ “Fate Presto!“) – compivano in Italia un vero e proprio COLPO DI STATO che – come ha evidenziato il mio amico prof. Paolo Becchi nel suo bellissimo libro “Colpo di Stato permanente” – non si è svolto come i tradizionali colpi di Stato del passato ma ne ha prodotto i medesimi risultati, con connotati tipici sorprendentemente similari. Pur essendo stata rispettata la COSTITUZIONE FORMALE, è stata violentata la COSTITUZIONE MATERIALE!

fate-presto-Sole-24-Ore

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che aveva vinto le elezioni politiche del 2008, fu costretto a rassegnare le dimissioni (peraltro senza mai essere stato sfiduciato dal Parlamento) per fare posto ad un Governo tecnico presieduto dall’ex commissario europeo – e da qualche giorno (non a caso) senatore a vita – prof. Mario Monti.
Motivo del cambio di Governo? Ai polli fu fatto credere che la ragione principale fosse lo spread (che aveva superato i 500 pt. base), ma in realtà i veri motivi furono altri!
In merito alla questione del ricatto/imbroglio rappresentato dallo spread alcuni mesi fa scrissi un articolo che vi invito a rileggere, per cui – spread a parte – andiamo a vedere quali sono stati i veri motivi del COLPO DI STATO del novembre 2011.
Il Governo Berlusconi IV, al di là delle massicce responsabilità politiche, costituiva – soprattutto nella figura del Presidente del Consiglio – un serio ostacolo ai diktat provenienti sia da Bruxelles che da Francoforte! Silvio Berlusconi, checché ne dicano i suoi detrattori, a volte sapeva dire di NO sia alla Merkel che ai diversi burocrati dell’apparato europeo! Per questo “importanti esponenti” UE decisero di “farlo fuori”, chiedendo ausilio addirittura agli americani che però si rifiutarono (come dichiarato espressamente dall’ex Segretario al Tesoro USA Timothy Geithner nel suo libro “Stress Test”).


Lo spread BTP-BUND era iniziato a salire dopo il 30 giugno 2011 arrivando a creare forti preoccupazioni a fine luglio, tant’è che il 5 agosto la BCE inviò al Governo italiano una lettera contente una serie di pesanti misure da adottare, misure che nemmeno Hitler era mai arrivato ad imporre ai Paesi sottomessi al dominio tedesco!
Silvio Berlusconi, mal consigliato dal suo ministro dell’economia Giulio Tremonti, mise sul piatto una serie di provvedimenti di austerity che egli stesso ripugnava, ma che pensava sarebbero potuti servire a stemperare la “tempesta perfetta”.
Ma ormai la Troika aveva deciso che il Governo Berlusconi IV doveva cadere: e così fu!
French Interior Minister and UMP party President Sarkozy poses with German CDU President Merkel in ParisSorrisini a parte tra Merkel e Sarkozy, il 9 novembre lo spread toccò quota 575 pt. base e Giorgio Napolitano nominò Mario Monti (non riesco ancora a comprendere per quali “altissimi meriti” e in quale campo) senatore a vita! Fu un pizzino a Berlusconi, che dopo pochi giorni si dimise lasciando libero Napolitano di nominare Monti Presidente del Consiglio (16 novembre), quindi a capo di un Governo tecnico sostenuto in Parlamento dal PDL (Berlusconi temette seriamente per le sue aziende), dal PD (che pur di liberarsi di Berlusconi accettò l’imposizione quirinalizia di un Governo tecnico) e dai cespugli UDC e FLI (Casini e Fini videro in Monti l’uomo giusto per rifarsi una verginità politica).

Monti, che salirà a Palazzo Chigi emanante profumo di incenso e che si autodefinira’ il miglior genero possibile per la suocera tedesca, costringerà il Parlamento – sotto il ricatto/imbroglio dello spread – a votare le terribili misure antidemocratiche e di austerità imposte dalla Troika, tra le quali:

a) riforma delle pensioni che innalzera’ l’età pensionabile degli italiani e creerà il problema degli esodati, oltre che il blocco della indicizzazione per le pensioni tre volte superiori a quella minima;

b) riforma del mercato del lavoro che ridurrà le ipotesi di applicazione della tutela reale (reintegro del lavoratore illegittimamente licenziato);

c) divieto di utilizzo del denaro contante per transazioni superiori a 999 euro;

d) sottoscrizione del terrificante Fiscal Compact (zero spesa a deficit, riduzione a ritmi criminali del rapporto debito pubblico/PIL e pareggio di bilancio) successivamente ratificato dal Parlamento nel luglio 2012 sotto il terrore dello spread;

e) introduzione di misure giacobine di accertamento fiscale con inversione dell’onere della prova a carico del contribuente (es. Redditometro);

f) introduzione dell’IMU… e così via… il tutto contornato dalla criminale COSTITUZIONALIZZAZIONE DEL VINCOLO DEL PAREGGIO DI BILANCIO per mano di un Parlamento sordo e schiavo (Legge costituzionale 20 aprile 2012 n. 1) sotto l’impulso del liquidatore Monti, fido emissario degli interessi sovranazionali che avrà addirittura la faccia tosta di ammettere la voluta contrazione della domanda interna (è possibile visualizzare il video su you tube)!
Un sussulto di indipendenza porterà il PDL – nel dicembre 2012 – a negare l’appoggio parlamentare al Governo Monti (senza tuttavia giungere ad un voto di sfiducia), quindi allo scioglimento anticipato delle Camere (seppur di appena un mese e mezzo rispetto alla scadenza naturale) e a nuove elezioni (fine febbraio 2013).
Trascuro volutamente tutte le fasi che vanno dai risultati elettorali delle elezioni politiche del 2013 alla caduta del Governo Letta (sulle quali ho già scritto tanto e non intendo ripetermi), per giungere ai giorni nostri.
Nel febbraio 2014 Matteo Renzi, eletto Segretario del PD un paio di mesi prima, spinge Enrico Letta (secondo Presidente del Consiglio post 2011 privo di legittimazione popolare) a rassegnare le dimissioni, prendendo il suo posto a Palazzo Chigi.
Nel frattempo lo scenario politico è mutato radicalmente:

a) Silvio Berlusconi è decaduto da senatore per effetto della Legge Severino (votata dal suo stesso partito nella precedente Legislatura);
b) Angelino Alfano, segretario del PDL addirittura durante le elezioni politiche, sul finire del 2013 abbandona Berlusconi e fonda il NCD, andando in soccorso del Governo Letta prima (ormai privo dell’appoggio del Cavaliere) e dell’esecutivo Renzi poi;
c) l’IVA, che sembrava non dovesse aumentare, nell’ottobre 2013 sale dal 21 al 22%;
d) la Corte Costituzionale – nel gennaio 2014, con sentenza n. 1/2014 – dichiara l’incostituzionalità del Porcellum, cioè della legge elettorale con la quale si sono tenute le elezioni politiche del 2006, 2008 e 2013. La pronuncia di incostituzionalità riguarda sia la mancata possibilità per l’elettore di esprimere le preferenze per i candidati, sia la mancata previsione di una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe dovuto trovare applicazione il premio di maggioranza! In pratica la maggioranza numerica (seggi) che il PD ha alla Camera dei deputati è fortemente viziata dalla pronuncia della Consulta!
E proprio quella stessa maggioranza, formatasi attraverso un meccanismo elettorale dichiarato incostituzionale, ha provveduto a svalutare il lavoro (il Jobs Act ha reso la tutela reale un’ipotesi meramente residuale) e sta stuprando la Costituzione, la quale – probabilmente – subirà una consistente riforma nella sua Parte Seconda da parte di un Parlamento di nominati la cui composizione è scaturita da meccanismi elettorali dichiarati incostituzionali!

monti-Napolitano-Renzi

Matteo Renzi (terzo Presidente del Consiglio consecutivo privo di legittimazione democratica) si insedia quindi a Palazzo Chigi con un PD spaccato ma con una forza dirompente: gli italiani gli credono e alle elezioni europee del maggio 2014 conferiscono al PD una incredibile “apertura di credito”: 40,8%, seppur su appena il 59% circa di votanti.
Forte di questo consenso Renzi avvia un percorso di revisione della Parte Seconda della Costituzione, fa approvare a ritmi serrati una riforma del mercato del lavoro (Jobs Act) che – eliminando quasi del tutto la tutela reale – precarizza a vita il lavoro (svalutazione del lavoro allo scopo di salvare l’€uro!) e impone al Parlamento – ricorrendo aďdirittura alla questione di fiducia – la riforma della legge elettorale (Italicum) in stile “Legge Acerbo 2.0″!
Ma, nonostante l’Italia renziana “faccia le riforme”, i risultati economici sono terrificanti: secondo i dati ISTAT relativi al mese di giugno 2015, la disoccupazione è tornata a salire (12,7%) e quella giovanile ha raggiunto livelli da film horror (44,2%). Per quanto riguarda il PIL, dopo tre anni di recessione, nel 2015 (come anche nel 2013 e nel 2014) ci si aspettava una ripresa economica che – nonostante il Quantitative Easing, il basso prezzo del petrolio e le riforme – nel secondo trimestre di quest’anno ha registrato un misero e deludente +0,2% (addirittura quattro volte più basso del PIL della moribonda e commissariata Grecia).
Ma questi dati, almeno per me, non sono una sorpresa: perché l’€uro sopravviva c’è bisogno della svalutazione del lavoro (riduzione dei salari e delle garanzie contrattuali in favore del lavoratore) e della contrazione della domanda interna! Pier Ferdinando Casini, leader dell’UDC, prima delle elezioni politiche 2013 disse che dopo Monti può esserci solo Monti, non intendendo necessariamente il senatore a vita nella sua rappresentazione fisica ma la direzione politica impressa dal bocconiano col suo Governo! E dal novembre 2011 in avanti, Monti o non Monti, la politica del nostro Paese va nella direzione impressa dall’ex commissario europeo, ossia di realizzazione dei diktat contenuti nella lettera che la BCE inviò a Silvio Berlusconi nell’agosto 2011… E quando Renzi dice di voler cambiare verso all’Europa, intendendo finanche recarsi a Bruxelles per sbattere i pugni sul tavolo, dice una sciocchezza che lo rende addirittura ridicolo!
Alle elezioni regionali di quest’anno, benché il centro-sinistra si sia aggiudicato 5 Regioni su 7, il PD – rispetto alle elezioni europee dell’anno precedente – ha perso circa 2 milioni di voti (Fonte Istituto Cattaneo)! Il 40,8% delle europee è ormai un lontano ricordo!
E concludo.
Nel 2011 il tasso di disoccupazione era dell’8,4% e quello giovanile poco sotto il 30%. Il PIL registrava un +0,4%. Nel 2015 la disoccupazione è al 12,7% e quella giovanile al 44,2% (dati ISTAT relativi a giugno 2015). Il PIL, dopo aver perso quasi 5 pt. percentuali negli ultimi tre anni (2012, 2013 e 2014), registra timidi segnali di ripresa solo quest’anno, segnali del tutto insufficienti e soprattutto deludenti se si considera la contemporaneita’ di molteplici fattori come il Quantitative Easing, le riforme realizzate e il prezzo del petrolio!
Il COLPO DI STATO, concretizzatosi quasi quattro anni fa, è ancora in atto: l’ex Troika (oggi Brussels Group), ben appoggiata al nostro interno, governa l’Italia attraverso tre pupi succedutisi dal novembre 2011 ad oggi (Monti, Letta, Renzi) e un giocattolo (il Parlamento) che vota tutto quello che i pupi gli hanno imposto (e impongono) di votare… il tutto allo scopo di salvare l’€uro, una moneta sbagliata e criminale nata con il fine di tutelare il capitale internazionale a scapito del lavoro, dei diritti inalienabili e della democrazia costituzionale: l’aver costituzionalizzato il vincolo del pareggio di bilancio è l’emblema dell’intero colpo di Stato!

Ciononostante, il popolo dorme! Quando si sveglierà avrà ormai le catene al collo…e ai piedi!

fonte http://www.imolaoggi.it/2015/08/19/storia-di-un-colpo-di-stato-da-monti-a-renzi-litalia-schiava-della-tirannia-ue/

http://alfredodecclesia.blogspot.it/2016/01/storia-di-un-colpo-di-stato-da-monti.html?spref=fb

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mercoledì 27 gennaio 2016

STORIA DEL MIRACOLO ECONOMICO DELLA GERMANIA NEGLI ANNI 30




Perchè è vietato parlare di Hitler se non come un criminale? Perchè riuscì a liberarsi dal giogo Anglo-Sionista creando la banca del popolo che portò la Germania dalla fame ad essere una potenza mondiale. Il segreto è tutto li, imitiamolo! Non occorre internare gli Ebrei, basta toglierli dalle banche nazionali (Bankitalia, BCE) e riappropriarsi della sovranità monetaria

Antonio Miclavez


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martedì 26 gennaio 2016

MARCO MUORE DI FREDDO A SIENA: PROFUGHI IN RESORT DI LUSSO, LUI IN CANTINA


La mattanza continua. Un senzatetto italiano di 45 anni è morto la notte scorsa a Siena, dal freddo. L’uomo aveva trovato riparo in una cantina del centro storico.

A dare l’allarme, stamani, sono stati i proprietari dell’abitazione, che hanno sentito dei rantoli provenire dallo scantinato. I carabinieri hanno avvertito il 118, ma a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione.

Il quarantacinquenne era solito cercare riparo negli scantinati o nei sottoscale degli appartamenti del centro storico. Sono stati i carabinieri, sulla base delle informazioni dei sanitari, a indicare nel freddo la causa della morte del senzatetto.
E pensare che nella campagna senese: INTERO RESORT DI LUSSO PER PROFUGHI: LAGO PRIVATO, ARIA CONDIZIONATA E CAVALLI
MONTERONI D’ARBIA – Queste sono “Le Valline Resort”, nove camere e sette appartamenti, nelle colline senesi, a poca distanza da Monsindoli, vista su Siena e piscina.

hotel_valline
E’ qui che Renzi ha deciso di inviare decine di clandestini a passare l’estate.
E convengono tanto, gli africani, che i gestori del Resort, di proprietà del gruppo Anghel Hotels, ha preferito i sedicenti profughi ai clienti, decidendo di trasferire questi ultimi in un altro resort.
A gestire il business sarà Migrantes, associazione della Curia di Siena, guidata da Don Doriano Carraro, parroco di Castellina Scalo.
Se sei disoccupato, se non arrivi a fine mese, se non sai quale futuro dare ai tuoi figli, allora non esitare: scrivi al Sindaco di Monteroni d’Arbia, Gabriele Berni. Chissà se a te ci penserà!”, questo il commento su Facebook di Francesco Giusti, Segretario leghista senese, che con Fabio Tommasi, della Lega Nord di Monteroni, ha visitato il luogo.
Dal sito della struttura:
Ubicato nelle Crete Senesi, il Le Valline Country Resort, resort a Siena, occupa un edificio rurale ristrutturato con piscina esterna immersa nel verde. La struttura offre camere e monolocali in stile rustico, tutti dotati della connessione Wi-Figratuita.
http://voxnews.info/2016/01/24/marco-muore-di-freddo-a-siena-profughi-in-resort-di-lusso-lui-in-cantina/
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sabato 23 gennaio 2016

MORIRE DI STENTI

Nerviano, 14 gennaio 2016Milano: Invalido trovato morto in casa, viveva senza riscaldamento e con 180 euro al mese


E’ stato trovato morto nella sua casa l’uomo che lo scorso dicembre aveva manifestato in piazza la sua povertà a bordo della sua carrozzina. Giovanni Ceriani, classe 1955, è stato trovato morto nella sua abitazione di via Pasubio da una vicina di casa che poi ha chiamato i soccorsi. Sul posto i vigili del fuoco e la polizia locale. Per lui non c’è stato più nulla da fare ed il suo corpo è stato portato all’obitorio dell’ospedale di Legnano. E’ stato trovato riverso in casa, vicino alla sua carrozzina. Ceriani viveva con il solo assegno di invalidità di 180 euro al mese ed un bonus comunale di circa mille euro annue. In casa non aveva il riscaldamento. Il disabile, che faceva il carpentiere, a causa di un infortunio sul lavoro aveva perso la sua attività.

Fonteilgiorno.it
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ITALIA FAI SCHIFO !!!!!!!!!!  qui sotto un post letto qualche settimana fa dopo un caso analogo
di persone costrette a morire di freddo e di stenti, questo succede in Italia , dove si puo spendere mille euro al mese per uno straniero, ma non riescono a trovare i soldi per nutrire e riscaldare un italiano che ha pagato le tasse e contributi inps per  30 40 anni

Anta Raja



CHE VERGOGNA!
Questo è il titolo del post al vetriolo che sto per concepire.
"MORIRE DI STENTI", questa sera al TG ho sentito questa parola, in riferimento ad un clochard ultrasessantenne del nord (mi sembra Cinisello B.) ed un 42enne di Pesaro, italiani, morti di stenti. Nel 3° millennio la gente muore perché non ha un tozzo di pane o un piatto di pasta da mangiare, ed una scatola di barilla costa 0,80 centesimi! Però aiutiamo migliaia di disperati senza cultura, ignoranti, violenti, sudici e prepotenti, gentaglia che occupa le nostre case, i nostri quartieri, impone la sua fottuta religione dei miei stivali, ruba, uccide, rapina e stupra. Questa gentaglia lo stato la aiuta, ma lascia crepare come dei cani i nostri connazionali! A questi disperati lo stato dà quasi 1.000 euro al mese, e non trova 80 centesimi per comprare la pasta a 2 poveri sfortunati che sono morti per il freddo e la fame.
MERDEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!
E noi, popolo bue, che quando entra l'extracom nel bus con i suoi sacchi e l'odore di sudore che inquina l'ambiente, noi gli cediamo il posto (noi...voi, io col cacchio), ma gli anziani stanno in piedi e facciamo finta di non vederli.
Ma chi se ne frega dei canotti che affondano, chi se ne frega di quelli che annegano; io mi interesso ai nostri connazionali che muoiono o perché ricevono una cartella di equitalia, dopo che lo stato li ha mandati falliti e costretti al suicidio...o perché...perché muoiono di stenti. Dio che schifo sta frase.
Ma le vergogne non finiscono qui; vergogna è la benzina ai minimi storici, ma da noi il prezzo non scende! Vergogna sono gli interessi = 0 grazie alla BCE, ma le banche hanno alzato lo spread, non cambia un cazzo! Vergogna è sentire l'avvocato di un condannato per mafia capitale...deluso della sentenza di 2 anni e tot...condizionale...manco in galera va il suo assistito! VERGOGNA è dire che tutto va bene, che l'Italia è ripartita, ben sapendo che stiamo nella merda, che la gente non ha un soldo, e forse è per questo che i TG, durante le vacanze natalizie, andavano sempre a Cortina o in Val Badia, dove va solo l'elite coi soldi....di sicuro la tv non era a Montefiascone o a Istia d'Ombrone! Porci pure loro, oltre che ladri di canone.
Ma tutto va bene, i consumi aumentano (di cocaina e marjiuana di sicuro!), gli italiani spendono...i soldi che non hanno....la ripresa c'è...MA PER IL CULO....e la gente muore di stenti!
E noi? Noi cosa facciamo? Noi, popolo bue, ce ne freghiamo perché come disse il buon Montanelli...l'Italia diventa tale solo davanti ad un piatto di spaghetti o alla nazionale in tv. Quanta ragione che aveva! Oggi come oggi, sono più i motivi per vergognarsi di essere italiani, che per esserne fieri.
Ed a chi critica le mie parole, o sostiene non siano vere, dico solo una cosa...le sue cazzate le vada a raccontare ai familiari di quei 2 poveri disgraziati che, unica nota positiva, hanno finito di soffrire. Le vadano a dire a loro...e vediamo quale risposta otterranno.
CHE VERGOGNA!

Pmetal62 Google Plus


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venerdì 22 gennaio 2016

La truffa sul canone Rai, una delle più grandi porcate della storia repubblicana

(Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro) – Ed alla fine sono andati fino in fondo, senza vergogna! Altro che gli 80 euro alle forze dell’Ordine, altro che i 500 euro ai diciottenni i veri beneficiari di questa schifosa legge di stabilità sono i leccaculo della Rai.

Renzi ha voluto così ricompensare questi squallidi figuri, dipendenti, ma soprattutto funzionari e dirigenti lottizzati della Rai per la loro devozione ed il loro servilismo, persone senza dignità, sempre pronti ad incensare il padrone e prostrarsi al potere politico.

Al baraccone della Tv pubblica che ogni anno oltre a profondere disinformazione in quantità industriale, produce buchi spaventosi di centinaia di milioni di euro, arriveranno altri 420 milioni di euro.

E potranno così andare avanti a pagare stipendi faraonici alle varie Littizzetto, ai vari Fazio, potranno ancora mantenere gli oltre 11.000 dipendenti, ossia più di quelli di Mediaset, Sky e La7 sommati insieme, potranno ancora sperperare soldi pubblici mantenendo sedi in Italia e all’estero che hanno costi spropositati e non producono nulla, e potranno ancora prendere in giro gli italiani spacciando questa feccia per Servizio Pubblico.

Ovviamente la porcata non sta nel fatto che il canone Rai sarà inserito nella bolletta elettrica, pagare con un bollettino o all’interno di una bolletta non fa alcuna differenza, la porcata è aver abolito la possibilità del suggellamento!!!

Una persona che possiede un televisore soltanto perché ha liberamente sottoscritto un abbonamento con una azienda privata (Sky o Mediaset che sia) e potersi così vedere dei programmi che egli gradisce, perché lo si costringe anche a pagare un canone alla Rai?

Se la Rai a me fa schifo, perché sono obbligato a sovvenzionarla?

Renzi è arrivato dove nemmeno i fascisti avevano osato!!!

Il canone Rai infatti è una tassa introdotta nel 1938 in pieno regime. I fascisti, però, avevano perlomeno previsto la possibilità del suggellamento, consentendo, all’utente che ne faceva richiesta, l’esenzione dal pagamento del canone.

Renzi ha abolito questa possibilità, una vera e propria vessazione nei confronti dei cittadini che si vedono costretti a pagare un pessimo servizio che oltretutto non hanno richiesto.

In pratica gli italiani verranno derubati di altri 420 milioni di euro che, come abbiamo visto, saranno sperperati e serviranno a pagare ancora una pletora di lacchè, vili servitori dei politici di turno.

Ma come al solito Renzi non si è limitato a imporre una vera e propria porcata, ha voluto fare di peggio, dando a questo capitolo della legge Finanziaria (o di stabilità) il titolo “Riduzione del canone Rai” e chiamando evasori milioni di italiani che invece non pagavano il canone in maniera assolutamente legale! In un Paese normale il Premier dovrebbe essere denunciato e costretto a risarcire tutti questi onesti cittadini italiani che sono stati da lui offesi ed insultati.

Altro che tasse in meno, se si derubano i cittadini di altri 420 milioni di euro significa che le tasse aumentano!!! Non diminuiscono!!!

Ma per capire quanto Renzi sia una persona subdola basta andarsi a leggere cosa diceva a proposito della Rai durante la Leopolda del 2011, quando cercava di conquistarsi fette di potere, ecco le sue parole: “Oggi la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”. Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri, inclusi Rai1 e Rai2, devono essere da subito finanziati esclusivamente con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e successivamente privatizzati”.

Il punto successivo delineava la nuova governance del dimagrito servizio pubblico: «Dev’essere riformulata sul modello Bbc (Comitato strategico nominato dal presidente della Repubblica che nomina i membri del Comitato esecutivo, composto da manager, e l’amministratore delegato). L’obiettivo è tenere i partiti politici fuori dalla gestione della televisione pubblica».

D’accordo che i politici in genere sono dei mentitori, ma pensare ad una persona più falsa ed infida di così è realmente difficile.

https://infosannio.wordpress.com/2015/12/27/la-truffa-sul-canone-rai-una-delle-piu-grandi-porcate-della-storia-repubblicana/



“Stiamo vivendo un mix esplosivo maledetto tra il marketing renziano, la strategia comunicativa renziana e il racconto che ne fanno stampa e televisione che rende praticamente impossibile agli italiani essere informati correttamente”.

Un mix esplosivo come detto fatto di disinformazione vera e propria. L’informazione invece di fare le pulci, asseconda! Tutto diventa riforma e sei contro, diventi un gufo. Una promessa al mese in modo che gli italini dimentichino la vecchia concentrandosi sullaa nuova in modo da non controllare se la vecchia è stata mantenuta.

Luisella Costamagna
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giovedì 21 gennaio 2016

Questa non è una crisi economica, ma un piano di sterminio

La crisi che uccide più di una guerra mondiale, la strategia delle banche per suicidarci tutti.

Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivarci con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti). Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono.

Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di quelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Senza garanzie costituzionali. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo, visti i danni che faceva, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in Borsa coi soldi dei risparmiatori. Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili.

Tutto questo non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; non mira banalmente al profitto economico, il quale ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono. Mira all’ottimizzazione tecnologica e giuridica del dominio sociale. Non è una crisi, e soprattutto non è una crisi economica, signori economisti; sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo, improduttivo. Non è qualcosa di accidentale, non si sta cercando di uscirne, è un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui nessuna forza politica o morale può opporsi efficacemente, dati i rapporti di forza, e l’unica speranza sta nella possibilità che esso sfugga di mano ai suoi strateghi e ingegneri, per la sua stessa complessità e dinamicità.

La fascistoide riforma costituzionale ed elettorale di Renzi – diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le detta Francoforte, nell’interesse di padroni stranieri, e che da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su suo mandato – è un tassello italiano di questa strategia zootecnica, disegnato per consentire la gestione dell’intero paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale, il primo ministro, che assommerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui detta riforma deve venire attuata sono verosimilmente in relazione al tempo per cui la situazione italiana può reggere, prima che vengano meno le condizioni esterne molto favorevoli oggi presenti, prima che arrivino pesanti scadenze finanziarie, prima che si dissolva l’impressione popolare di incipiente ripresa e che si renda necessario imporre nuovi e impopolari sacrifici.

Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali e si calcola di poterle reprimere e contenere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario. Renzi non è un dittatore, è solo un esecutore teleguidato, costruito col marketing. Ma sta preparando il posto di comando per il dittatore che verrà dopo di lui. Ecco il perché della fiducia posta dal governo sull’Italicum, una riforma elettorale che andrà in vigore nel 2016, sicché non ci dovrebbe essere fretta ad approvarla; ma in realtà c’è molta fretta, perché proprio nel 2016 finirà il quantitative easing assieme agli effetti benefici della svalutazione dell’euro, e allora il quadro potrebbe saltare, bisogna avere tutto pronto.

Per rispettare questi tempi, e a conferma del fatto che il suo governo come i precedenti rappresenta l’alleanza (asimmetrica) tra gli interessi della casta italiana e quelli del padrone straniero, il governo Renzi deve mantenere l’appoggio degli interessi parassitari legati alla politica e necessari per avere i voti in parlamento, il che spiega perché non ha toccato i centri di spreco e ruberie come le famose società partecipate e non ha proceduto alla spending review, quantunque queste siano vere urgenze. Se l’avesse fatto, la sua maggioranza si sarebbe squagliata subito. Invece il 29 e 30 aprile ben due terzi dai suoi apparenti oppositori interni gli hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Funziona sempre, questa irresistibile attrazione delle poltrone che resteranno a galla quando il paese affonderà. (fonte)


http://www.complottisti.com/questa-non-e-una-crisi-economica-ma-un-piano-di-sterminio/?utm_campaign=coschedule&utm_source=facebook_page&utm_medium=Complottisti&utm_content=Questa%20non%20è%20una%20crisi%20economica,%20ma%20un%20piano%20di%20sterminio

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martedì 19 gennaio 2016

UN ALTRO MONDO






UN ALTRO MONDO è un film documentario che propone una riflessione sull’interconnessione tra uomo e universo, legame che troppo spesso gli uomini dimenticano di avere. Un viaggio alla scoperta delle conoscenze di antichi uomini tribali, tra fisica quantistica e credenze ancestrali per sfidare la visione moderna del mondo.


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lunedì 18 gennaio 2016

LE VITE DEGLI ALTRI...

Mentre state seguendo le vite degli altri; la vostra vita se ne va.

...Visitate tutte le pagine, tutti i siti, e dopo una mezza giornata la testa è piena dell'informazione-spazzatura. Piantatela, e mettetevi a dieta, restituite al vostro cervello l'agilità delle idee e la velocità del pensiero.
Se cambiate il nastro delle notizie più di una volta all'ora, se aprite continuamente la posta, stimolate la produzione della dopamina e così rafforzate la vostra dipendenza dalla nuova informazione.
... Quando iniziate a leggere qualsiasi articolo o libro, dovete capire per quale motivo vi serve, quale utilità potete trarne, e come questo può migliorare la vostra vita.
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Quelli che ‘l’euro era giusto, ma il cambio era sbagliato’



Vi ci avranno sfrantecato le gonadi anche a voi, no, con la storia che il cambio giusto per l'ingresso nell'euro era a 1000 lire? Bè, è una solenne castroneria. E il fatto che fra chi la afferma ci sia un ex ministro del Bilancio vi fa capire quello che io cerco di ripetere ai cretini per i quali l'euro sarebbe stato necessario per risolvere i nostri problemi. Le cose stanno esattamente al contrario: l'euro è stato sufficiente a crearci problemi, ma uscirne non sarà necessario per risolverli. Prima dovremo sbarazzarci di una classe politica competente di altro (un neurochirurgo non necessariamente può né deve capire l'economia monetaria, e viceversa un economista non deve né può fare il medico), e abituare il prossimo nostro a pensare con la sua testa. A questo scopo temo che qualche testa occorrerà percuoterla con un randello, ma di questo non dobbiamo occuparci noi, che siamo non violenti. Ci penserà, purtroppo (e sottolineo: purtroppo) la Storia. E ora divertitevi con le barzellette di Cirino Pomicino...

Alberto Bagnai

Paolo Cirino Pomicino sostiene che l’entrata nell’euro non fu di per sé un errore: l’errore fu entrarci al cambio sbagliato. Alla richiesta di precisare quale sarebbe stato quello giusto, precisa: “poco più della metà”. Insomma, il cambio corretto, secondo Cirino Pomicino, sarebbe stato di circa 1000 lire per euro (la conversazione, se interessa, è qui).

Qualcuno penserà: “Chiacchiere del sabato sera!”, e tirerà dritto. Sbaglierebbe. Quello che vi ho appena mostrato è in effetti un documento storico sconvolgente, e, se vorrete seguirmi, proverò a spiegarvi perché.

Intanto, rivolgo il mio pensiero ai più giovani, quelli che magari sono “euronativi” (nel senso che non hanno mai usato altra moneta che l’euro). Loro, legittimamente, possono ignorare chi sia Paolo Cirino Pomicino. Nato nel 1939, laureato in Medicina e chirurgia, era ministro del Bilancio e della programmazione economica quando, il 7 febbraio del 1992, venne firmato il Trattato di Maastricht. È stato quindi un politico influente: un medico titolare di un ministero economico all’epoca in cui l’Italia prese quella che ormai tutti riconoscono come una decisione quanto meno avventata, l’ingresso nella moneta unica. Preciso che il Trattato non lo firmò lui. Lo firmarono due suoi colleghi: Carli (Tesoro) e De Michelis (Affari esteri), per l’allora presidente della Repubblica italiana(Scalfaro).
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E ora, rivolgo il mio pensiero ai meno giovani (cui appartengo), quelli che queste cose le ricordano, e che spesso sento svolgere “ragionamenti” analoghi a quelli di Cirino Pomicino: “Eh, ma il cambio era sbagliato! Eh, ma saremmo dovuti entrare a 1000 lire per euro! Eh, ma entrando a quasi 2000 i prezzi sono raddoppiati, e questo ci ha rovinato!”, ecc.

Vorrei sommessamente far osservare che purtroppo questi sono ragionamenti da bar, e per chiarirlo, ahimè, è necessario fare un piccolo sforzo: quello di ricordarsi come funzionava il Sistema monetario europeo (SME) prima dell’entrata nell’euro. Credo che lo sforzo valga la pena di farlo, perché permette di capire una volta per tutte due cose non banali:

1. che il cambio a 1936,27 lire per un euro non saltò fuori dal nulla e
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2. che cosa sarebbe successo se avessimo dato retta a Cirino Pomicino entrando a 1000 lire per euro.

Vi ricordo che i paesi aderenti allo SME (fra cui noi) definivano il tasso cambio della propria valuta in termini di ECU (European Currency Unit). L’ECU era quindi una unità di conto (appunto, l’unità di conto europea), cioè una moneta scritturale. La storia è piena di valute simili, valute non coniate, ma usate per far di conto: era una unità di conto lo scudo di conto nella Roma papalina, lo è oggi il Diritto speciale di prelievo del Fondo Monetario Internazionale. Quali conti servisse a fare l’ECU ve l’ho appena detto: serviva a determinare il valore delle rispettive valute europee. Ad esempio: nel 1992 con un ECU si compravano 1587,48 lire, oppure 2,02 marchi tedeschi (per citare due valute appartenenti al sistema), dal che consegue che occorrevano 1587,48/2,02= 785,88 lire per un marco tedesco. Insomma, l’ECU non era materialmente possibile metterselo in tasca, eppure, dal 1989 al 1998, aveva governato le vite di ognuno di noi, perché il valore delle valute nazionali in Europa veniva stabilito con riferimento ad esso.

Il valore dell’ECU, a sua volta, da cosa era dato? Dalla media del valore di tutte le valute dei membri dello SME. L’ECU era cioè una “valuta paniere” (una valuta il cui valore dipendeva da quello di un “paniere” di valute, come il Diritto speciale di prelievo). Quindi la lira si indeboliva rispetto all’ECU (e quindi occorrevano più lire per comprarne uno) se una delle valute nel “paniere” (ad esempio il marco) diventava più forte.

Ora, ricorderete che l’art. 109j primo comma Trattato di Maastricht prevedeva che per almeno due anni prima dell’ingresso nell’Unione monetaria i paesi candidati non avrebbero dovuto svalutare la propria valuta rispetto all’ECU (fatte salve minime oscillazioni). Il senso era chiaro: prima del matrimonio (cambio irrevocabilmente fisso), buon senso chiedeva che ci fosse un periodo di fidanzamento, per vedere se si andava d’amore e d’accordo. La data del matrimonio (l’ingresso nell’euro) era il 1° gennaio 1999, quindi occorreva che i cambi fossero fissati dal 1997. Dato che a fine 1992 la lira svalutò, nel 1997 per acquistare un ECU ne occorrevano 1929,66 (più di prima). Questa quotazione venne “congelata”, ed è sostanzialmente identica alla quotazione “irrevocabile” definitiva, cioè al famoso 1936,27 (dalla quale dista dello 0.3%).

Da questa storia, che è nei dati e in ogni libro di testo, traiamo due conclusioni pratiche, utili per orientarsi in un dibattito spesso dilettantesco o volutamente confuso:

1. in pratica noi nell’euro ci siamo entrati nel 1997, perché è da quella data che la lira non si è più potuta aggiustare rispetto alle valute dei principali partner europei (dato da non ignorare, per non restare vittima dei tanti furbetti in circolazione);

2. se nel 1999 avessimo preso la decisione geniale di entrare a 1000 lire per euro, di fatto avremmo rivalutato (prendendo come base la quotazione del 1997) di circa il 93%.

Questo, credo, lo capiamo tutti: se invece di “comprare” un euro con quasi 2000 lire lo avessimo “comprato” con la metà (1000 lire), vuol dire che l’euro avrebbe avuto il doppio del valore.

Quindi saremmo stati il doppio più ricchi, come evidentemente pensa Cirino Pomicino? Figata! E perché mai allora non ci abbiamo pensato all’epoca? Forse che Ciampi, ministro del Tesoro, bilancio e programmazione economica del governo D’Alema, cioè il successore di Cirino Pomicino in carica il 1° gennaio 1999, era un sempliciotto? Non credo proprio lo si possa dire.

Credo invece che a Cirino Pomicino, e a molti suoi e miei coetanei sparsi per i vari bar della penisola, sfuggano due dettagli, che tali non sono:

1. il valore di una valuta non si decide con un tratto di penna, ma lo stabilisce il mercato (e per il mercato un ECU/euro stava da qualche parte intorno alle 1930 lire);

2. una rivalutazione del 93% ci avrebbe reso più ricchi il primo giorno, e poi ci avrebbe sbriciolato.

Capiamoci: certo che chi come me aveva una busta paga attorno ai due milioni si sarebbe trovato in tasca 2000 e non 1000 euro: il doppio! Certo che per alcuni furbetti sarebbe stato più difficile prezzare a un euro (cioè a duemila lire) quello che fino al giorno prima costava 1000 lire. Ma sarebbe successa anche un’altra cosa, che vi spiego con un semplice esempio. Una Fiat Punto all’epoca costava 17.700.000 lire. Al tasso di conversione ufficiale (cioè dividendo per 1936,27 e arrotondando) facevano 9.150 euro (9.141,28). Al tasso “Pomicino” (cioè dividendo per 1000) avrebbero fatto 17.700,00 euro, cioè quasi il doppio. E voi direte: “Bè, ma che ce ne sarebbe importato! Tanto avremmo avuto anche il doppio di euro in tasca!”

Ecco: noi sì, ma gli altri europei? I tedeschi, ad esempio, entrarono a circa due marchi per ECU (cioè a circa 1000 lire per marco). Se noi fossimo entrati a 1000 lire (anziché circa 2000), per loro la nostra Punto sarebbe costata dall’oggi al domani circa il doppio (17.700 euro anziché 9.150). E lo stesso sarebbe valso per tutti i nostri prodotti esportati verso l’Eurozona.

Chiaro il concetto? La rivalutazione realizzata entrando a 1000 lire sarebbe stata neutrale sul mercato interno, ma catastrofica su quello estero: si stima che un simile raddoppio dei prezzi italiani avrebbe determinato un dimezzamento delle nostre esportazioni. Dall’oggi al domani le imprese italiane avrebbero fatturato 150 miliardi di euro in meno sui mercati esteri.

Certo, c’è un colossale “a meno che”: a meno che i tedeschi non avessero deciso anche loro di rafforzare di conserva il marco, entrando a un euro per marco (anziché per quasi due marchi): nel qual caso, avendo entrambi (noi e loro) raddoppiato il valore nominale delle nostre valute rispetto alla nuova unità di conto, il rapporto fra i nostri e i loro prezzi sarebbe rimasto inalterato. Ma se pensate che i tedeschi siano entrati nell’euro per “rafforzare” la loro valuta, forse vi sfugge una cosa che Vincenzo Visco ha spiegato tanto bene a Stefano Feltri: alla Germania faceva comodo un euro debole (e per questo ci voleva dentro).

E qui torno sulla mia affermazione iniziale, quella secondo cui lo scambio di tweet nel quale Cirino Pomicino dà indirettamente dell’incompetente a Ciampi non è (solo) una chiacchiera da bar del sabato sera. È (anche) la prova provata di una verità storica tanto inoppugnabile (confessio regina probationum) quanto sconvolgente: il fatto che le élite che ci hanno condotto ad aderire a uno dei trattati più gravidi di conseguenze per la storia del nostro paese erano tremendamente superficiali ed impreparate. Se è stato lui a scrivere il tweet che vi ho citato, bisogna dolorosamente concludere che al Ministro del bilancio del governo che firmò Maastricht mancano le basi dell’economia internazionale monetaria. Peraltro, a me mancano quelle di neurochirurgia (la specializzazione dell’ex ministro), e infatti non passo le serate su Twitter a parlarne. Sapete, io sono uno di quei pignoli che vogliono tenere tutto sotto controllo: parlare di cose di cui si sa poco o nulla non è il modo migliore per realizzare questo obiettivo.

Mi dispiace molto per i teorici del complotto: sì, con l’euro abbiamo preso una fregatura, ma i tedeschi cattivi c’entrano fino a un certo punto. Forse sbagliammo anche noi a scegliere una classe dirigente incapace di capire che se il prezzo dei beni italiani raddoppia per un acquirente tedesco, è facile che questi decida di rivolgersi altrove (e quindi compri meno Fiat, ma più Peugeot o Volkswagen).

Non dobbiamo volerne al peraltro simpaticissimo ex ministro, del quale in particolare dovremmo tutti apprezzare la disponibilità al confronto sui social network (segno in effetti di una notevole vivacità intellettuale – ma non necessariamente di competenza in economia). Probabilmente per lui è difficile immedesimarsi in un tedesco, o semplicemente in una persona soggetta a un vincolo di bilancio.

Ai suoi tempi si largheggiava, si sa. E oggi si tira la cinghia. Un bel risultato, del quale lui fu compartecipe con la consapevolezza che abbiamo descritto, e per il quale gli mandiamo il nostro riverente abbraccio.

Alberto Bagnai

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/18/quelli-che-leuro-era-giusto-ma-il-cambio-era-sbagliato/2385235/#disqus_thread

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... LA PAURA DI TORNARE A ESSERE LIBERI E UMANI


Il neonato viene subito introdotto nel circuito del sistema per farne di lui un adattato sociale, un normalizzato, un autoritario, un richiedente istruzioni e assistenza. Prima si adegua ai codici coercitivi di questa società mercantile, meglio è. Ma fino a una certa età possiamo ancora vedere il bambino che, di fronte alla minaccia del genitore 'o fai come dico io, o ti punisco' (spesso non esiste neppure la minaccia, si passa alle vie di fatto) reagisce facendo il muso lungo, piangendo, recalcitrando, e soprattutto chiedendosi intimamente perché mai dovrebbe fare una cosa che ritiene ingiusta. Bisogna intendersi subito sul diritto-dovere dei genitori di intervenire arbitrariamente sui figli, e lo farò con Marcello Bernardi che così dice: 'le limitazioni alla libertà di un bambino sono giustificate solo quando sono indispensabili per la difesa della sua persona. Altrimenti sono dei veri e propri attentati alla sua persona'. ---


Questo tipo di umana reazione del bambino, che vorrebbe solo difendere i suoi diritti e la sua unicità, svanisce per effetto dell'educazione omologante e si fa largo un altro tipo di modello mentale e di comportamento, quello dell'adattato, del richiedente istruzioni. Il bambino imparerà col tempo a distogliere l'attenzione dall'ingiustizia della richiesta o della minaccia in sé, e si concentrerà invece sul come eseguire bene l'ordine senza così avere conseguenze punitive, come prescritto. Imparerà quindi che l'ordine in sé, accompagnato dalla punizione oppure dal premio nella versione adulatoria e subdola della richiesta, non deve essere messo in discussione, perché si tratta di normalità. 'Insomma, se lo fanno tutti, tu non fare il sovversivo'! Il bambino crederà che tutto nell'universo funzioni in questo modo, che non vi possono essere alterantive, e chi le propone è un sovversivo, un pazzo, un sognatore, un animale...


Per inciso, chi ha mai letto Flatlandia?


L'unico problema del bambino sulla via dell'adattamento, appena introdotto nel circuito della produzione, è intanto quello di cercare le soluzioni più efficaci per non finire in punizione, ma al contempo per soddisfare i suoi bisogni. E' ancora un umano, ma in pieno conflitto con qualcosa che lo soffoca in quanto tale, e che gli fa intraprendere percorsi dolorosi, non voluti, già alienanti. La bugia detta ai genitori è quasi sempre una di queste soluzioni, che è sostanzialmente un inganno (il bambino lo sa, ne soffre, ma ancora in lui è più forte l'istinto di conservazione della propria libertà) che gli serve a conciliare, là dove è possibile, il proprio diritto a non eseguire un ordine, che ritiene ingiusto, con il volere dei genitori, cioè dell'autorità, della legge calata dall'alto.

E' chiaro che l'ingenuità dei bambini è tale per cui la loro autodifesa per mezzo della bugia si rivela a volte comica ('non sono stato io a far cadere il vaso', quando in casa c'era solo lui), ma col passare del tempo egli imparerà ad affinare la tecnica ingannatoria, e non soltanto nei confronti dei genitori o delle autorità a lui più prossime, maestri e professori in testa. Imparerà quindi anche ad accusare gli altri (se in casa con lui c'era il cane o il fratellino, incolperà il cane o il fratellino) e a ricattare a sua volta ('se lo dici alla mamma ti faccio i dispetti').

Ma quando per varie ragioni non è più la bugia ad essere una soluzione, ma è invece il codice di legge ad essere considerato tale (e lo diventerà presto, in barba al buon senso sbandierato ovunque), allora la faccenda è più grave, poiché la persona già adattata, cioè quella che non ha più neppure la vaga idea dell'ingiustizia insita nell'ordine in sé, nella minaccia, nel ricatto, ma anzi lo perpetua con gli altri, sugli altri, eseguirà l'ordine soltanto 'perché lo dice la legge', e lo eseguirà acriticamente nelle forme e nei modi dettati dal sistema padronale, dall'istituzione. Come prescritto. L'umano bambino di prima è finalmente sconfitto, e con lui la sua libertà.

Se prima il bambino in via di adattamento cercava ancora i modi meno dolorosi per non eseguire gli ordini (o per eseguirli con un minimo di salvaguardia della propria libertà), ora l'adulto perfettamente adattato trova immediatamente i modi per eseguirli, e li trova già confezionati: di ciò ne è felice, perché il sistema gli fornisce i pre-testi e le scusanti specifiche. Siamo arrivati a un punto della cosiddetta èra civile dove l'adulto, se non trova norme calate dall'alto per un problema che potrebbe risolvere da solo, le richiede a gran voce. In poche parole richiede governi, ordini, punizioni, e 'giustificazioni' preconfezionate.


Non a caso, quando si parla di certi argomenti con un adulto normalizzato, le sue frasi sono spesso codificate, stereotipate, gonfie di retorica e di pregiudizi. Tutto acquisito culturalmente. Se i fatti smentiscono la retorica -come avviene- l'adattato si arrabbia, non con se stesso, ma con chi gli dimostra che la sua retorica non regge di fronte ai fatti.


Ci ricordiamo a questo punto dell'intima domanda del bambino non ancora adattato? 'Perché mai dovrei fare una cosa che ritengo ingiusta'? Nell'adulto adattato, nel bravo cittadino ligio al dovere e 'onesto', nella persona educata e per bene, quella domanda è ormai un'ombra remotissima, una questione che i figli devono imparare a soffocare e presto. Quella domanda si trasforma invece e di fatto in un imperativo che l'adulto ben educato rivolge a se stesso: 'devo fare così perché lo dice la legge, e se non lo faccio nei modi e nei tempi stabiliti mi puniscono; io lo posso anche trovare ingiusto, ma la legge è legge'.


Tutto questo aderisce al modello generale imposto, al modus perpetuandi di questa società, laddove non ci si chiede più, ad esempio, se sia necessaria la scuola tradizionale (specie se obbligatoria), dati i suoi tragici effetti visibili ovunque, quanto invece se sia prudente disertarla, data la punizione prevista dalla legge. Ogni questione calata dall'alto, in questa società, si sposta dalla sua vera sostanza alle conseguenze previste in caso di disobbedienza. Non si affronta neppure la questione se sia umano un popolo governato attraverso la paura, perché ormai è tutto così orribilmente normale e consolidato, soprattutto la paura di tornare liberi e umani.

Qualcuno si chiedeva come mai i popoli obbediscono all'autorità costituita a che quando obbedire significa andare contro i propri interessi. Prodigi dell'educazione.
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sabato 16 gennaio 2016

Il discorso di Tatanka Iyotake


Sono nato sulle Colline Nere, le montagne madri del mio popolo. Mi chiamarono Lento, ma sapevo che un giorno, mi sarei conquistato un altro nome. Allora non sapevo neppure dell'esistenza dei bianchi. Ero un Indiano, e prima ancora di essere indiano, ero un Lakota, e tra i Lakota appartenevo alla tribù guerriera più valorosa: gli Hunkpapa.La nostra fierezza era immensa. I nostri guerrieri erano temuti da tutte le tribù vicine. Il nostro territorio di caccia era enorme, nel cuore delle grandi pianure. Avevamo molti cavalli e il nostro popolo non conosceva la fame da molte lune. Sì, posso dirlo, ero fiero di essere un Lakota, fiero di essere un Hunkpapa (...).

A quattordici anni non volli più essere un ragazzo. Non ero molto alto, ma ero forte e vigoroso. Mi sentivo un uomo e tutta la tribù doveva sapere quanto ero coraggioso. Era già passato molto tempo da quando avevo abbattuto da solo il mio primo bisonte, con un arco costruito da mio padre. Così vidi che un gruppo si guerrieri si stava preparando per un'escursione, seppi che era giunto il tempo per farmi notare (...).

Guardai i guerrieri che si allontanavano due a due per recarsi al loro appuntamento e quando gli ultimi lasciarono l'accampamento, li seguii senza farmi notare. Ma sulla collina dove si erano radunati, non ero atteso...che cosa ci facevo là? Gli uomini mi ignorarono in silenzio. Come dovevo essere ridicolo, col mio piccolo arco buono solo per cacciare uccellini. Mio padre mi si avvicinò; tenendo il mio pony per la criniera gli dissi "Veniamo anche noi". Vidi nel suo sguardo che era fiero di me. Mi disse solo: "Hai un buon cavallo. Cerca di fare qualcosa di valoroso". Quindi mi diede un 'bastone da colpi', una lunga asta con l'estremità ricurva, sulla quale erano attaccate delle piume d'aquila. Era l'arma suprema del coraggio (...).

Avevamo cavalcato a lungo, quando un esploratore ci avvertì che una banda di Crow stava venendo verso di noi. Quindi ci appostammo dietro una collina per prepararci al combattimento. Dipinsi il mio corpo di giallo e il mio pony col rosso di guerra. Gli altri non prestavano attenzione a ciò che facevo. Alcuni coprivano la bocca e le narici dei loro cavalli con l'erba di medicina per renderli veloci come il vento. Altri, con lo scudo al braccio e il corpo nudo attendevano il segnale. "Hoka Hey!". Spronando il mio pony coi talloni, sfrecciai dritto verso i nemici, col mio bastone da colpi in mano. Dopo un attimo di stupore, anche i guerrieri della nostra banda caricarono per non restare indietro. Ma avevo un buon vantaggio e la mia cavalcatura era veloce. Ero in testa al gruppo. Ci stavamo avventando sui Crow; colti di sorpresa, si diedero alla fuga. Mi lanciai all'inseguimento come un pazzo, incosciente come poteva esserlo un giovane Hunkpapa. Uno dei nemici capì che l'avrei raggiunto presto e scese a terra per incoccare una freccia. Ma nel mio cuore e nella mia testa non m'importava nulla di quell'arco e quella freccia! Avevo sete di gloria, sete di combattere. Mi scagliai su di lui, mi porsi e lo colpii violentemente all'avambraccio nel momento in cui tese il suo arco. La freccia volò in cielo. Io gridai e urlai a pieni polmoni; "On hey! Io, Lento, l'ho battuto!". Altri guerrieri riuscirono a raggiungere dei Crow in fuga e quel giorno vi furono famosi combattimenti. Poi radunammo i trofei, prima di rientrare al nostro accampamento. Giunti in prossimità dei tipì, ci fermammo per attendere l'alba, quindi, con frastuono di zoccoli, il nostro gruppo entrò nell'accampamento gridando vittoria. I cavalli girarono attorno alle capanne e ogni valoroso gridò a voce alta le
azioni brillanti di cui era stato capace. Io restai indietro, perché non ero ancora un vero guerriero, ma mio padre venne a cercarmi. Mi mise tra i capelli una penna d'aquila - la penna che ha già toccato le nuvole! - e mi ricoprì da capo a piedi con i colori della vittoria. Quindi mi fece salire su un magnifico cavallo e mi portò con lui gridando: "Mio figlio ha battuto il nemico. E' valoroso. Gli do il nome di Tatanka Iyotake, Toro Seduto!". Non abbassai lo sguardo; al contrario, guardai fiero davanti a me. Meritavo la ricompensa. Non ero stato solo un valoroso che si era mostrato coraggioso, ero stato il primo a toccare il nemico. Quella sera partecipai alla danza della vittoria e mostrai molte volte come avevo battuto il Crow mentre puntava la sua freccia su di me. Mio padre offrì due cavalli in mio onore. Il mio cuore volava come il falco. Le grida delle ragazze, gli applausi degli uomini, gli sguardi di tutti mi montarono la testa e mi inebriarono (...).

Mi ero guadagnato un nuovo nome, Toro Seduto, un nome sacro del quale mio padre mi aveva considerato degno. Pronunciai questo nome nella testa e sentii penetrare dentro di me la forza e lo spirito del bisonte, che da allora non mi lasciò più. Non era un nome come gli altri. Era stato dato a mio padre da un bisonte che si era avvicinato al bivacco allestito con tre compagni di caccia. Il vecchio bisonte, col capo chino verso l'erba mormorava incessantemente: "Bisonte Seduto, Bisonte che Salta, Bisonte che Monta, Bisonte Solitario...rappresentano i quattro stadi della vita del bisonte". Mio padre era anche uno sciamano rispettato e aveva una grande conoscenza delle cose sacre. Prese per sé il nome di Bisonte Seduto, ma dopo la prima prodezza lo donò a me, per chiamarsi poi fino alla morte Bisonte che Salta. Nel mondo dello Spirito nulla viene lasciato al caso. So che se mi è stato dato il nome del Bisonte, è per vegliare sul mio popolo come il Sole-Bisonte veglia sugli uomini (...).

Dopo la mia prima prodezza da guerriero, mio padre mi portò con sé sulle colline: "La forza del braccio e il coraggio sono grandi cose, ma non sono nulla senza l'aiuto di una 'visione'. Solo una visione ti concederà alleati tra le creature del cielo, dell'acqua e della terra. Un uomo senza visione è un uomo senza potere". Quindi mi condusse da Sognatore del Sole, il più grande sciamano. Poteva trasformarsi in un animale, sapeva predire il futuro e comandava la pioggia. Lui e mio padre mi prepararono a quella che doveva essere la mia prima visione (...).

Poco a poco, le pietre, gli alberi, gli animali, tutto il piccolo mondo che mi circondava divenne propizio per la visione.Non lo vedevo con gli occhi dell'abitudine. Avevo l'impressione di comprendere e di divenire di volta in volta la potenza delle rocce, il tronco rugoso degli alberi o le code rosse che volavano sui cedri. E' una cosa difficile da spiegare, ma vedevo tutte le creature dell'universo in una maniera sacra. E sentivo le loro voci che supplicavano con me. Il vento soffiava: "Verrà la voce del Grande Mistero", e i rami che sterminavo ripetevano senza sosta: "Si verrà, verrà, la voce sacra".Il sole si levò, ma non sapevo più se era l'alba del primo o del secondo giorno. Il tempo sembrava non esistere più, mentre la mia invocazione era diventata rauca come quella di un animale.All'improvviso, un'aquila maculata apparve in cielo da ovest e si mise a volteggiare sopra di me, come fossi stato la preda sulla quale gettarsi. Non era che un punto tra le nuvole, ma i miei occhi potevano vedere ciascuna delle sue piume, il globo lucido del suo occhio e i suoi artigli. Ogni cerchio che compiva mi aspirava sempre più, finché mi trascinò con sé in cielo. Non sapevo più se ero io stesso o se ero l'aquila. Tra le mie braccia sentivo il fruscio dell'aria e vidi le quattro pertiche ornate coi nastri sacri allungarsi a dismisura. L'aquila e il vento cantavano all'unisono: "Mio padre mi ha donato questa Nazione; è un duro compito proteggerla!", e la mia bocca ripeteva le stesse parole. Pronunciandole, sentii il 'potere' invadermi e sommergermi, spingendo su di me come la pelle nuova di serpente. I miei occhi risplendevano di lacrime, mentre comprendevo il significato profondo di quelle parole. Sapevo che quella sarebbe stata la gloria, ma sarebbe stato anche dolore (...).

Come il bisonte, l'aquila è un animale sacro. Le sue piume sono paragonabili ai raggi del sole e le sue ali le permettono di volare così in alto da poter avvicinare Wakan Tanka ed esserne messaggera. Quel giorno, con al voce dell'aquila, il Grande Spirito mi confidò il destino del mio popolo. M'avvertì in anticipo che sarebbe stata una missione difficile (...).

Nei giorni difficili non sono i forti a soffrire di più, ma i deboli, che si ritrovano ogni giorno sempre più bisognosi. Un capo deve sapere ascoltare la sua gente, soprattutto i più indifesi. E' a loro che deve pensare, non alla sua gloria personale. Io, che ero pazzo per la guerra, calmo ora la mia collera e la mia sete di combattere per diventare poco a poco un seguace della pace (...).

La pace con l'uomo bianco è durata circa otto anni, perché l'uomo rosso è paziente. I bianchi hanno rispettato solo a metà le parole del trattato e noi abbiamo chiuso un occhio (...).

Io, Toro Seduto, so sopportare con pazienza, ma quando la misura è colma, guai a chi mi ha fatto salire il fuoco alla testa! Ho riunito il Gran Consiglio, ho chiamato tutta la mia gente alla guerra e ho inviato messaggeri ovunque: "Siamo in guerra, unitevi a me al mio accampamento, uniamoci per una grande battaglia contro i soldati!". Dalle colline, dalle montagne, dai confini della prateria, i guerrieri mi raggiunsero a migliaia. Al di là delle nostre differenze, siamo tutti fratelli, e i fratelli si radunano per cacciare il lupo quando si avvicina troppo al tipì. Gli Oglala di Cavallo Pazzo, I Minniconjou di Luna Nera, i Cheyenne di Cavallo Piccolo, gli Arapaho, gli Yanktonais, i Piedi Neri, i Cheyenne del Sud...gli indomiti Santee di Inkpaduta e anche alcuni Brulè che disconobbero il loro capo Coda Maculata. Tutti risposero all'appello della guerra. Giovani valorosi bramosi di combattere, vecchi guerrieri dal passato glorioso e intere famiglie lasciate a morire di fame nelle 'agenzie' dell'uomo bianco. Solo gli Oglala di Nuvola Rossa furono sordi al richiamo, ma Jack, figlio del capo, ci raggiunse senza ascoltare suo padre. L'accampamento non smetteva di crescere e non si contavano le danze e le feste che si tenevano ogni giorno. Gli amici si ritrovavano. Bande di ragazzini andavano e venivano sui loro pony. Le ragazze cercavano quadrifogli nella prateria, come portafortuna per quando i giovani cercano la loro compagna. Eravamo come sciami d'api ronzanti e ogni arrivo di un nuovo gruppo era salutato dagli annunci degli urlatori e dal chiasso di coloro che si ritrovavano.Ma venne il momento di affilare i coltelli e di fabbricare punte per le frecce. Venne il momento di prepararci a combattere. Due Lune venne scelto per comandare i Cheyenne, mentre io avrei guidato i Lakota. Così decise il Consiglio. Poco dopo feci trasferire l'accampamento in un luogo propizio per una grande Danza del Sole. Era l'epoca in cui il Sole è più alto e tutte le forze della vita sono più potenti. Vi erano tutte le condizioni per una buona Danza che rafforzasse il mio popolo. Fui designato per guidare la cerimonia e fu senza dubbio una delle più grandi Danze del Sole mai eseguite dalla mia gente. La fierezza invase il mio cuore vedendo il gran numero di guerrieri ai quali venivano dipinti di rosso mani e piedi. Avendo fatto voto di offrire al Grande Mistero una copertura scarlatta, avanzai a torso nudo fino al luogo sacro. Là, davanti a tutti, mio fratello Bisonte che Salta procedette con l'offerta. Con un coltello e un punzone, tagliò cinquanta pezzi di carne da ciascuna delle mie braccia, mentre salmodiavo delle preghiere. L'offerta del proprio corpo è l'unica che possiamo fare a Wakan Tanka, perché solo il nostro corpo ci appartiene. Possiamo sacrificare degli animali o far bruciare del tabacco e delle erbe. Ma non sono cose che ci appartengono veramente. Ecco perché il Grande Spirito ascolta coloro che gli offrono la loro carne. In questo modo, nulla di buono viene senza dolore. Non vi è primavera senza il freddo dell'inverno che purifica il terreno. Per germogliare, il seme deve perforare il suolo. Quindi danzai fissando il Sole, mentre il sangue colava dalle mie ferite. Ho danzato fino al crepuscolo, tra il frastuono dei tamburi e dei sonagli, in compagnia di tutti i giovani valorosi che offrivano la loro sofferenza per la vita della Nazione.Ho danzato tutta la notte e tutto il giorno seguente, fino all'ora in cui il sole si trovava dritto sopra gli uomini. Il mio spirito non mi apparteneva più e volò oltre le nuvole. Vidi le giubbe blu che arrivavano come un branco di locuste, con la testa in basso perdendo i loro capelli. Caddero proprio nel nostro accampamento.Una voce parlò alla mia testa: "Te li regalo, perché non hanno orecchi". Sorrisi, poi morii in un istante. Credo sia stato Luna Nera che mi stese a terra e mi spruzzò con acqua fresca. Quando ritornai tra i vivi, raccontai la mia visione e tutti si rallegrarono. Se i bianchi erano a testa in giù significava che sarebbero morti. Wakan Tanka aveva accettato la mia offerta; eravamo sotto la sua protezione. Ma avvertii i miei: i bianchi che sarebbero morti in battaglia erano un dono del cielo. Non avremmo dovuto spogliarli, né prendere i loro cavalli, altrimenti la maledizione si sarebbe abbattuta su di noi. Guai a chi brama le ricchezze dell'uomo bianco! (...)

Poco dopo, vi fu una grande battaglia in cui massacrammo le truppe di Capelli Lunghi (Custer, n.d.e). Ancora oggi, i bianchi cercano di capire perché abbiamo vinto quel giorno, ma io so che la protezione del Grande Spirito ci guidò e che il nostro popolo si batté per una giusta causa. Le giubbe blu non sono uomini come noi. Combattono perché è il loro mestiere e non hanno nulla da difendere (...).

A Forte Buford ho ceduto le armi e i cavalli...quei cavalli sui quali ho galoppato a lungo, battendo i miei nemici. Non ho avuto il coraggio di farlo da solo. E' stato mio figlio Piede di Corvo che l'ha fatto per me (...).

Qualche luna fa ho visitato la città più grande dell'uomo bianco e i prodigi che può offrire mi hanno riempito di ammirazione. Ma per le vie della città ho visto dei bambini che tendevano la mano come mendicanti. E' stata una visione così miserabile che il cuore mi doleva e ho dato loro i pochi soldi che avevo in tasca. Come potranno i bianchi prendersi cura dell'uomo rosso se lasciano morire in miseria i loro stessi figli? Sembra che a loro interessino solo il potere e il denaro! Il loro appetito non ha limiti. A loro non basta prendere le nostre colline e le nostre praterie, vogliono rubarci anche l'anima. Mandano i nostri figli nelle loro scuole affinché imparino a vivere come loro. Vogliono che ascoltiamo le parole del loro Dio scritte in un libro, ma il nostro libro sacro sono il vento, la pioggia e le stelle. Vogliono che diventiamo contadini che lavorano per loro. Porto il nome del bisonte e non sarò mai come un animale domestico rinchiuso. Vogliano che dimentichiamo il potere del cerchio per vivere nelle loro case quadrate; che rinunciamo alle nostre danze e alla nostra 'medicina'. E alcuni dei nostri sono così disperati che si prestano ad abbandonare la 'via rossa' I nostri fratelli dimenticano le forze che sono state in nostro potere: il bisonte, la pipa e il cerchio. E quelle forze ci abbandonano... Il mondo dell'uomo bianco ha l'insolenza dei guerrieri vittoriosi. Ma solo la pietra dura nel tempo. Può darsi che un giorno il 'potere' dell'uomo bianco rinasca, come un albero congelato che ricresce dalle sue radici...


Toro Seduto (1830-1890)
Nacque a Hunkpapas, lungo il Grande Fiume, nel Dakota. Fu uno dei capi principali che negoziarono il Trattato di Fort Laramie, nel 1868, con il quale gli Stati Uniti si impegnavano ad abbandonare diversi forti e a rispettare l'area sacra delle Black Hills.Toro Seduto era noto come un grande guerriero e in tarda età divenne una guida spirituale. Nel giugno 1876, eseguì la Danza del Sole per trentasei ore consecutive e al termine ebbe una visione secondo la quale le truppe del generale Custer sarebbero state sconfitte nella famosa battaglia di Little Bighorn, in cui il settimo cavalleria fu annientato. Egli disse della battaglia: "Non dite che fu un massacro. Vennero per ucciderci e invece furono loro ad essere uccisi". Toro Seduto ebbe un vasto consenso da parte del suo popolo e rappresentò un ostacolo enorme per gli sforzi dei bianchi di assoggettare i Sioux. Dopo varie vicissitudini, che videro progressivamente ridursi le concessioni ottenute con anni di lotte, Toro Seduto fu assassinato con un colpo alla testa, mentre quarantatre poliziotti indiani rinnegati cercavano di arrestarlo, nel dicembre 1890, pochi giorni prima del massacro di Wounded Knee.

"Discorso immaginario tratto dalla biografia Moi, Sitting Bull, di Michel Piquemal, ed. Albin Michel, 1995".


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