lunedì 29 febbraio 2016

ASSASSINI IN PILLOLE



ASSASSINI IN PILLOLE MERITA LARGA DIFFUSIONE

Spero che il libro "Assassini in Pillole" venga urgentemente tradotto e non soltanto in inglese, visto che ha dei contenuti davvero straordinari ed universali, e che, unica opera del genere al mondo, è scritto da un protagonista diretto sul campo di battaglia della vita, in una città importante come Milano. Se il dr Bisanti volesse una collaborazione in campo internazionale, o non avesse già preso degli impegni con altri, può mettersi in contatto con la Hygea Edizioni, info@hygeaedizioni.com, che sta curando anche una mia collana multilingue. Il tutto all'attenzione di Elena Di Bello e Lina Silvestri.

ASPETTIAMO IL DR BISANTI A BRACCIA APERTE

Aspettavamo Pietro Bisanti a Imola per il giorno della presentazione della Health Science, ma un imprevisto incidente stradale, lo ha costretto a dare forfait, con immenso dispiacere da parte nostra.
Pubblico ben volentieri questa lettera e intendo pure leggerla personalmente come parte della prima lezione il prossimo 13 marzo, salvo che il dr Bisanti non arrivi di persona a farci una graditissima sorpresa. In realtà, in ognuna delle nostre lezioni ci sarà posto e spazio per lui. Sia che venga preannunciato o che arrivi all'ultimo istante, sarà un grande onore ed un piacere immenso averlo tra di noi.

ESPERIENZE DAL VIVO RACCONTATE IN PRIMA PERSONA

Sentire dalla sua voce diretta le sue enormi esperienze nel vagliare tragedie familiari con omicidi e suicidi, spacciate sempre e solo come disperazione per disgrazie economiche o per tradimenti veri o presunti, mentre in realtà, è l'uso di antidepressivi che porta le persone labili di mente a diventare dei mostri, ci farà capire molte cose. Tra l'essere pieni di debiti e sterminare la propria famiglia, ne passa di distanza. Tra l'essere traditi e compiere una strage, ne passa di distanza. Tra una bolletta di troppo e mettersi una corda al collo, ne passa di distanza.

ASSUNZIONE DI DOSI SPAVENTOSE

In realtà, l'assunzione di droghe legali i cui nomi tutti conosciamo, presentati spesso come sostanze magiche e donatrici di equilibrio e di felicità, è qualcosa di spaventoso. L'uomo è vissuto per millenni senza modificatori della psiche. Ma negli ultimi 20 anni, grazie anche ai TSO o trattamenti sanitari obbligatori, specie connessi ai disturbi mentali, il consumo degli psicofarmaci si è moltiplicato esponenzialmente passando al 2° posto tra tutti i medicinali, dietro ai soli lassativi.

SOSTANZE SUBDOLE CHE DONANO EFFETTI EFFIMERI

Gli psicofarmaci, in termini di abbruttimento del corpo e della mente, vengono immediatamente dopo i trattamenti chemio, tanto per intenderci. Danno un benessere effimero. Sono subdoli. Appiattiscono le emozioni. Danno un benessere fittizio e temporaneo. Gli antidepressivi portano le persone a diventare dei mostri potenziali che, nel momento meno atteso e meno previsto, possono esplodere e compiere azioni aberranti e drammatiche.

IL SIGNIFICATO AUTENTICO DI ESSERE GUARITI

"Ho visto gente prendere decine di kg di psicofarmaci nel giro di pochi mesi. Le ho viste passare da una emozione all'altra, diventare apparentemente normali e apparentemente guarite. Ma camminare per la città con lo sguardo perso, oppure nascondere se stessi dietro una maschera di indifferenza, non significa essere a posto. Essere guariti significa incazzarsi, significa amare, significa esprimersi, significa sorridere, significa avere delle reazioni e delle relazioni col prossimo, significa gioire di quello che la vita ci offre".

TOTALE IGNORANZA IN CHI PRESCRIVE E IN CHI ASSUME

"Gli stessi specialisti non hanno la benché minima idea delle particelle molecolari che vanno ad immettere nel sangue e nel cervello dei pazienti. C'è totale ignoranza sia in chi somministra che in chi consuma. Si tende a portare la società ad un appiattimento emozionale, per cui quando uno non reagisce, quando non è se stesso, quando non manifesta liberamente le proprie veraci emozioni, quando subentra in lui una specie di encefalogramma piatto, allora è considerato normalizzato e guarito. Tutto questo è mostruoso".

BRANI DI ECCEZIONALE VALENZA E INTENSITÀ

Questi sono brani di grande intensità e di grande valenza scientifica oltre che umana. Cose che vorremmo ascoltare dalla viva voce di questo straordinario e talentuoso ricercatore che è italiano ma che appartiene al mondo intero per la portata dei suoi studi e delle sue competenze.

Valdo Vaccaro


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domenica 28 febbraio 2016

Fine e caduta dell’impero Europeo: seppellito da una ondata di migranti e di cattiva politica.

La dilagante incapacità manifesta di governare la crisi dei migranti investe le istituzioni, l’economia e le società europee: la UE non riesce ad uscire dal pantano delle proprie contraddizioni.
Al disagio politico si aggiunge la crescente crisi di fiducia verso le istituzioni comunitarie e lo stesso progetto di Unione deprime lo spirito pubblico europeo.
Questa è la bomba che prima o poi disgregherà quello che poco e male si è riusciti a fare in Europa.
La lunga pressione migratoria clandestina che sta mettendo in ginocchio l’Europa è stata creata a tavolino ed è mirata a sfruttare organizzazioni criminali.
Il populismo razzista che sempre più dilaga nelle destre assesterà un colpo mortale all’idea stessa di Europa.
Gli europei non riescono a capire che dalla politica degli interessi Usa, arrivano solo una lista di: tagli, divieti e sacrifici senza compensi.
Gli europei sono destinati all’estinzione: generano pochi figli e vivono come se il futuro non gli riguardasse.
Hanno il morale fiaccato da misure antisociali, dalla crisi economica e dalla continua guerra in territori vicini.
Siamo vecchi, ci hanno convinto che siamo vecchi e dopo la vecchiaia viene la morte.
Questo è il conto che paghiamo perché siamo condannati a restare sottoposti agli Usa.
Il carattere oligarchico dell’impalcatura sovranazionale si è consolidata e si è comodamente  insediata nelle istituzioni della UE.
Si sono arrogati il potere di controllare i bilanci degli stati nazionali, hanno espropriato alle nazionali il potere di spesa ed esercitano il controllo su tutti i settori dell’economia.
La sua sovrastruttura autoreferenziale trasmette le direttive agli stati membri dell’unione e queste ultime non possono esercitare la loro gestione economica.
In secondo luogo le stesse nazioni al loro interno hanno i fiduciari dell’oligarchia europea che manipolano le leggi ed i regolamenti in conformità con gli interessi di riferimento.
Il decadimento culturale passato attraverso il mito della “società aperta”, il relativismo culturale che cancella il tradizionalismo e l’annullamento delle identità nazionali, ci hanno portato a giustificare l’abbattimento di un regime, tanto a noi basta che ci dicano che è un regime anti-democratico!
I neo-conservatori Huntington, Strauss, Wolfowitz, Perle e Kristol (di origine israelitica) amano praticare un meraviglioso sport: la “guerra preventiva” e la “rivoluzione conservatrice”. Dando una occhiata alle Rivoluzioni “colorate” dei paesi dell’Est e del Nord Africa appare chiara la questione.
Le rivoluzioni eterodirette, spinte da forze esterne al paese stesso in cui si instaurano, di norma premono per un cambio del governo o perché geo-politicamente un paese nel caos può fare comodo. Negli ultimi settant’anni gli USA, attraverso il suo apparato finanziario industriale e i suoi paesi satellite-anglosassoni hanno gettato nello scompiglio mezzo pianeta.
Seguitemi passo a passo in questo labirinto e vedrete dove arriviamo alla fine.
La riduzione della popolazione, la disincentivazione alle nascite causata dagli oneri insostenibili per una famiglia per allevare dei figli compare sui media in toni minori.
In questi tempi si mette in luce solo le lotte per i diritti dei “diversi”, mentre le politiche di assistenza alle famiglie tradizionali vengono tagliate.
Sembra che vogliano dirci che gli immigrati sono la soluzione al calo demografico, vogliono convincerci che si integreranno abbastanza bene.  
Il sempre venir meno del senso di appartenenza ad una nazione si va ad incastrare con una cultura che impone un maggior controllo sulle piccole comunità.  
Di fatto vengono esaltati i partiti politici che si occupano di “integrazione” e di “uguaglianza” mentre vengono demonizzati quelli che possono portare a pericolose derive “nazionaliste”.  
Il lavoro precario e malpagato, allontana le persone dalla politica.  
La sanità e la previdenza è stata tagliata: questa è una soluzione win-win per i conti pubblici, infatti questa forma di risparmio porterà molti vecchietti a morire prematuramente, per mancanza di cure adeguate.
Nello stesso tempo l’integrazione europea appare in pericolo dalle singole iniziative delle nazioni, chiaramente impreparate a fronteggiare l’ondata dei migranti.
I numeri sono impietosi in Grecia sono passati circa un milione di persone negli ultimi mesi, dirette verso il Nord Europa.
Solo in Grecia, con una popolazione di cinque milioni e mezzo di abitanti.
E solo lo sforzo per sostenere questi profughi mentre transitavano attraverso le isole greche ha messo in ginocchio il governo di Atene, già provato da una crisi economica infinita.
Nel mentre impazzano le polemiche per i “diritti civili” e le “coppie di fatto” altre nazioni cercano di chiudere le frontiere, per lasciare i profughi dove sono.
Nello stesso tempo altri paesi “al di fuori” della comunità europea, e chiaramente instabili, come la Turchia, ricevono miliardi di euro per instaurare dei veri e propri campi di concentramento, in modo da impedire il flusso, mossa chiaramente inutile e dannosa, dato che il governo turco, prima ancora di costruire i campi ha già fatto la sua mossa:
-ne vuole 15 di miliardi, altrimenti riempirà l’Europa di profughi-.
Cominciamo bene.
E non parliamo della Libia, altro argomento complesso , e dell’immane casino in cui i paesi europei, si stanno gettando.
Le stesse tecniche utilizzate per causare rivoluzioni colorate sono state applicate in chiave economica nella nostra nazione.
Avete ancora voglia al tramonto di dire: “Domani è un altro giorno?”
Scritto a quattro mani da me, Nuke e Alessia.
FONTE; http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/fine-e-caduta-dellimpero-europeo-seppellito-da-una-ondata-di-migranti-e-di-cattiva-politica.html

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LA VERITA' SULLA CARTA D' ALLUMINIO

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sabato 27 febbraio 2016

DA LONDRA RIVELAZIONE CHOC: MASSIMO 10 ANNI E L’ITALIA SARA’ UNA NAZIONE FINITA



Uno studio choc da Londra rivela che tra massimo 10 anni l’Italia sara’ una nazione finita.“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà”. Così Roberto Orsi,italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevede il prossimo futuro del Belpaese.



UN SETTORE DISTRUTTO – Il termometro più indicativo della crisi italiana, secondo orsi, è lo smantellamento del sistema manufatturiero, vera peculiarità del made in Italy a tutti i livelli: “Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori. La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di conseguenza, l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione certa”. (Continua sotto)



RESPONSABILITA’ POLITICHE – Quando si tratta di individuare le responsabilità, Orsi non ha dubbi nel puntare il dito contro la politica: “L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale. Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio dell’ex Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo dell’ex Presidente è stato particolarmente evidente nella creazione del governo Monti e dei due successivi esecutivi, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale. L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già grave recessione. Chi lo ha sostituito ha seguito esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità.

 I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia”.

QUI FINANZA

http://www.informazionelibera.eu/da-londra-rivelazione-choc-massimo-10-anni-e-litalia-sara-una-nazione-finita/


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venerdì 26 febbraio 2016

... e tiravamo le monetine

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Riflessioni di Paolo Cirino Pomicino, Renato Brunetta e Bettino Craxi sulle privatizzazioni, su Tangentopoli e sul ruolo che ebbero i "poteri forti" dietro tutto ciò.



Siamo sempre stati imbrogliati e manipolati dai poteri forti, ci hanno fatto odiare i patrioti e ci hanno fatto amare i traditori del popolo, noi tiravamo le monetine , ma siamo stati giocati, ed al peggio non c'é mai fine, abbiamo perso la sovranita' e con essa ogni speranza di riscossa, viviamo come zombie telecomandati, le nostre credenze inculcate da forze occulte solo per interesse, un popolo di dormienti, povera patria cantava allora Battiato ed anche lui si sbagliava, anche la sua acuta intelligenza corrotta dai media.

povera patria dico io , ora.

Antar Raja

giovedì 25 febbraio 2016

Giulietto Chiesa: la terza guerra mondiale è alle porte


Con Giulietto Chiesa, giornalista esperto di Russia, parliamo della situazione in Siria
Tommaso Della Longa

La corsa agli armamenti e le contrapposizioni politiche e diplomatiche rischiano di portarci a una crisi incontrollabile: "Se finirà con una nuova guerra, magari con l’Italia alla testa della coalizione, le ripercussioni saranno durissime”

di Tommaso Della Longa - 23 febbraio 2016


“Non siamo mai stati così vicini a una guerra tanto grande: se inizia, diventerà un conflitto nucleare che avrà ripercussioni catastrofiche sul mondo attuale”. Non è catastrofismo, ma un lucido e preoccupato realismo, se a dirlo è Giulietto Chiesa, una delle più importanti penne italiane, corrispondente storico da Mosca per La Stampa e da sempre analista scrupoloso delle questioni geopolitiche. Lo abbiamo intervistato per La VOCE di New York perché chi scrive da tempo cerca di raccontare quello che non viene raccontato, svelare e rendere semplice quello che molte volte ad arte viene complicato.

Ci sono dei chiari elementi di gravità che il sistema mediatico confonde a posta – spiega Giulietto Chiesa – Siamo davanti a una situazione che può diventare incontrollabile con un rischio gravissimo di scontro diretto tra la Nato e la Russia almeno su tre fronti: quello siriano, quello ucraino e quello del baltico settentrionale”. Secondo Chiesa, nel giornalismo occidentale non ci sono più pluralismo e libertà: “I giornali sono solo uno strumento di propaganda della politica occidentale, dove non c’è più spazio per analisi e inchieste, ma solo per le veline dei governi, dei servizi segreti, della polizia. Pensate agli attentati di Parigi: quanti hanno raccontato che l’indagine su Charlie Hebdo è stata chiusa con il segreto militare? Come si fa a ignorare una notizia così importante?”. E così “raccontando di bombardamenti sui civili e di disastro umanitario, oggi non abbiamo più come nemico Daesh, ma i russi che sono intervenuti legalmente in Siria e che hanno completamente rovesciato la situazione militare sul terreno”.

Nello scacchiere vicino-orientale, nelle parole di Chiesa, c’è stata un’aggressione esterna per distruggere e abbattere un governo, “piaccia o no”, legittimo. Dopo quattro anni di guerra, il governo siriano non è caduto perché non inviso alla maggioranza della popolazione: “Qualsiasi regime sarebbe caduto ben prima durante una guerra che ha ucciso 250-300.000 siriani”. L’intervento russo, “assolutamente legale secondo le leggi internazionali”, ha rovesciato la situazione sul campo ed è stato di “un’efficacia straordinaria”: “Nessuna occupazione del Paese, logistica al minimo, utilizzo perfetto della forza navale e area. Così la Russia ha messo in rotta l’ISIS che oggi è in fuga su tutti i fronti e registra diserzioni massicce di un esercito null’altro che mercenario”. E su questo punto Chiesa ha le idee chiarissime: “Non mi vengano a dire che il fondamentalismo islamico è capace di mettere in piedi un esercito che ha bisogno di uno sforzo economico e logistico enorme. Servono aiuti finanziari e questo esercito è stato messo in piedi da qualcuno. Chi? Arabia Saudita, Qatar, Turchia”.

Proprio sulla nazione governata da Erdogan, Chiesa non ha dubbi nel dire che la “Turchia è uno stato canaglia”, tra l’altro membro della NATO e alleato dell’Italia. E aggiunge che l’Arabia Saudita è ancora più pericolosa perché si è dotata dell’arma atomica tramite il Pakistan, come denunciato dalla web Tv Pandoratv.it, e sembrerebbe avere anche già utilizzato bombe ai neutroni in Yemen. “Siamo davanti a un paradosso assoluto: se prima il nemico era l’ISIS, oggi sembra che l’avversario sia la Russia. Gli alleati occidentali avrebbero dovuto applaudire all’intervento russo: la Russia avrebbe di fatto risolto il problema ISIS, se non ci fossero intromissioni da parte degli Stati Uniti, della Turchia e dei Sauditi”. In sostanza “l’Occidente non vuole ammettere di avere perso e quindi alimenta il terrorismo con alleati assolutamente imprevedibili e non controllabili”.

Intanto il fronte della guerra rischia di avvicinarsi ancora di più all’Europa e all’Italia con la possibile prossima guerra in Libia. “La signora Pinotti (il ministro della Difesa italiano, nda) si muove solo su ordine della NATO, mentre Renzi vorrebbe evitare un conflitto armato. Se finirà con una nuova guerra, magari con l’Italia alla testa della coalizione, questo avrà ripercussioni durissime, portando la guerra atomica a poche centinaia di chilometri dall’Italia”. Secondo Chiesa, se la guerra dovesse esplodere “si tratterebbe di qualcosa di peggio della Prima e della Seconda guerra mondiale. Purtroppo il pubblico non lo capisce perché tutti i giornali non ne parlano, altrimenti avremmo un fronte comune contro la guerra”.

C’è però ancora qualcosa da fare per fermare questa “situazione folle”. “Dobbiamo rompere il meccanismo dell’informazione pilotata e lavorare attivamente come giornalisti e come cittadini per smuovere la coscienza della popolazione. Ho dato vita al movimento Italia fuori dalla Nato, so che siamo una minoranza ma stiamo crescendo”. E poi c’è il progetto Pandora TV, una “operazione di autodifesa della popolazione” per diffondere un’informazione attendibile e sistematica. “Lo abbiamo deciso pochi giorni fa: stiamo stabilendo una rete sul territorio per mettere in onda trasmissioni online per raccontare la verità del conflitto che si avvicina”.

Ma perché siamo arrivati a tutto questo? L’autore dell’inchiesta sulla versione ufficiale dell’11 settembre (Zero. Perché la versione ufficiale sull’11/9 è un falso, Piemme, 2007) e di Guerra Infinita (Feltrinelli, 2002), non ha dubbi: “Tutto quello che sta succedendo oggi è stato immaginato e scritto nel 1998 dai neo-con americani nel Project for the New American Century”. Ma il XXI secolo non è più americano, esistono due ostacoli insormontabili che sono la Russia e la Cina. I mercati finanziari vivono una crisi strutturale e negli ultimi 15 anni sono rimasti in piedi solo grazie a trucchi contabili e alla continua immissione di denaro. Ma prima o poi questo sistema esploderà. L’Occidente è in una crisi irreversibile e non può guidare il mondo. Quando lo capiranno?”.

Insomma, c’è poco da stare allegri. Mentre scriviamo questo articolo arrivano le notizie dell’ennesimo bagno di sangue in Siria firmato dalle bombe terroristiche dell’ISIS: almeno 150 morti tra Damasco e Homs. Quello che appare chiaro è che la corsa agli armamenti e le sempre più dure contrapposizioni politiche e diplomatiche rischiano di portarci a una crisi incontrollabile. “Ho letto pochi giorni fa che la Cina negli ultimi 2-3 anni ha prodotto più cemento di quanto gli Stati Uniti abbiano fatto nella loro storia. È chiaro che lo sviluppo non può andare oltre e che stiamo anche distruggendo il pianeta. Ci sono pochi potentissimi del gruppo dirigente impazziti e tutto questo avrà effetti sconvolgenti”. Nel suo ultimo libro E’ arrivata la bufera (Piemme, 2015). Chiesa lo ha raccontato. C’è da sperare che qualcuno ai piani alti lo abbia letto attentamente: bollare come “catastrofiche” queste tesi forse è solo un modo per mettere in dubbio la vulgata del mainstream.
http://www.lavocedinewyork.com/mediterraneo/2016/02/23/giulietto-chiesa-la-terza-guerra-mondiale-e-alle-porte/
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martedì 23 febbraio 2016

SALVATORE BRIZZI CENSURATO DA FACEBOOK

Sono Salvatore Brizzi. Vi comunico che il mio profilo personale è stato disabilitato dai responsabili di facebook in quanto il mio post sull'omosessualità è stato segnalato come offensivo da un membro (donna) di questo gruppo. Mentre nei prossimi giorni rifletterò sul da farsi, invito voi a rileggere quel post, andando sul mio blog www.salvatorebrizzi.com(ovviamente non posso più riscrivere il link alla pagina esatta) e riflettere su quanto sta accadendo in Italia e nel mondo. Se già ho trovato strano che una donna dopo aver letto quell'articolo (in nessun punto aggressivo od offensivo) si sia risentita a tal punto da volermi negare la libertà di far conoscere pubblicamente la mia visione, immaginate quanto mi sono stupito nel vedere che anche alcuni imprecisati responsabili dell'azienda abbiano ritenuto offensivo quel post al punto tale da decidere di negarmi la libertà di espressione sull'argomento, e non solo, ma abbiano deciso di disabilitare il mio stesso profilo in quanto mi hanno ritenuto pericoloso come individuo e non solo in relazione a quel post.
Riflettete amici miei... riflettete a lungo... perché quando io scrivo un post non lo scrivo mai a caso, e se rilevo un problema significa che quel problema c'è ed è anche grosso.
Oggi tocca a me... ma domani a chi toccherà? Chi di voi che state leggendo verrà censurato in nome della libertà e della parità dei diritti? Quale sarà in futuro l'argomento su cui non ci si potrà discostare dal politicamente corretto?
A chi oggi nega un diritto... verranno negati dei diritti.
Chi oggi non difende qualcuno a cui viene negato un diritto... non troverà qualcuno disposto a difenderlo quando a lui negheranno un diritto.
Per questo vi chiedo: se anche voi non lo ritenete oltraggioso, diffondete in maniera virale quel post, pubblicatelo sui vostri profili e sui gruppi a cui appartenete. Non è una rappresaglia, facciamo solo in modo che ottengano l'effetto contrario a quello voluto.
Vi ringrazio e vi abbraccio.

qui sotto l'articolo in questione


Sull'omosessualità

Il punto centrale che viene pressoché totalmente ignorato dall’uomo medio-cre quando si tratta dell’argomento omosessualità è che l’uomo in generale – e quindi l’omosessuale in particolare – non è libero. Nessuno decide di essere omosessuale così come nessuno decide di essere timido o artista.


La nostra attuale identità – ciò che siamo convinti di essere e i modi in cui ci comportiamo – deriva dalla nostra infanzia e ne è una costante espressione. Niente di più lontano da ciò che possiamo definire libertà di pensiero o libertà di azione. Se così non fosse non avrebbero senso di esistere né l’esoterismo né il lavoro su di sé né la psicologia. Esiste la psicologia – che si colloca alla base di un corretto lavoro su di sé – proprio in quanto l’uomo non si conosce profondamente e tuttavia è maggiormente condizionato proprio da quegli aspetti inconsci che meno conosce.
L’aspetto omosessualità non fa eccezione e non vedo perché dovrebbe.

La comunità scientifica ad oggi (Gennaio 2016) ha prodotto differenti teorie, ma non ha ancora trovato una spiegazione soddisfacente e conclusiva sul tema dell’orientamento omosessuale. Secondo l’esoterismo invece si diviene omosessuali per due cause principali: quella animica e quella psicologica. Nell’omosessuale animico l’orientamento sessuale fa parte integrante della sua missione di vita, in quanto la sua anima aveva già in programma di venire a sperimentare questo particolare aspetto dell’amore. Niente avrebbe potuto impedirgli di essere omosessuale. Questo genere di omosessualità spesso si manifesta, almeno come tendenza, già a partire da giovanissima età (6-7 anni).

L’omosessualità psicologica è frutto di quanto è accaduto a quella persona quando era ancora nella pancia della mamma e durante i suoi primi mesi/anni di vita. Questo non vuol dire che il soggetto debba aver necessariamente vissuto un trauma, stiamo infatti parlando di come l’individuo ha reagito ai comportamenti, più o meno affettivi, dei genitori, che presi dal loro punto di vista rientravano probabilmente nella più assoluta normalità. Questo significa che a un certo punto della sua vita l’individuo sarà orientato a un comportamento omosessuale, ma non vuol dire che lo diventerà sicuramente, potrebbe restare latente a lungo o non manifestarsi affatto, inoltre, punto essenziale, potrà variare questa tendenza nel momento in cui deciderà di lavorare sui suoi condizionamenti inconsci allo scopo di scioglierli.




Questa seconda possibilità non è molto gradita alla comunità omosessuale perché, a loro dire, tratterebbe un gay alla stregua d’un malato. Il punto è che l’omosessuale vuole essere considerato a tutti gli effetti “normale” pur tenendo un comportamento che normale non è. Non credo si debba essere laureati in medicina per comprendere che avere rapporti anali non è per nulla “normale” per un maschio. Credo che dal desiderio di tolleranza verso chi è diverso si stia sfociando nel “fanatismo al contrario”: tutto deve essere considerato normale, altrimenti è discriminazione. Siamo in una condizione di ipocrisia sociale tale per cui si ha timore di affermare l’ovvietà per paura di essere tacciati di omofobia. Sta divenendo normale un comportamento non normale e al contempo diventa anormale chi si permette di farlo notare!

Se già il rapporto anale è qualcosa di molto particolare per una donna – infatti non è naturale nemmeno per lei – ma che tuttavia viene concesso al partner più come atto di devozione che per lussuria, sicuramente non mi si potrà convincere che due genitori si devono aspettare come comportamento “normale” dal figlio maschio che questo crescendo abbia rapporti anali con altri uomini. L'ANO NON è UN ORGANO SESSUALE, da quel buco le cose devono uscire e non entrare. L’amore per un altro uomo è una cosa, ma il rapporto fisico è ben altra. Oltre che una questione di buon senso (reperibile alla stregua di un metallo prezioso in questo periodo storico), anche dalla prospettiva esoterica, il maschio (portatore della “bacchetta”) deve penetrare la donna (che offre la coppa, ossia la yoni, la vagina).

La donna, per restare nell’ambito della correttezza energetica, dovrebbe istintivamente cercare la penetrazione da parte dell’energia maschile, a meno che, come affermato in precedenza, non rientri nei due casi soprariportati: omosessualità animica o psicologica.

La domanda piuttosto è a monte: Cosa vuol dire essere sani? Chi è sano e chi no? Per l’esoterismo (e per Carl G. Jung) NESSUNO è psicologicamente sano finché non ha realizzato il Sé. Questo significa che essere timido, aggressivo o gay sono tutti comportamenti (come ogni altro comportamento) che hanno origine nelle cariche emotive accumulate nel nostro inconscio, ossia, nel modo più o meno traumatico con cui abbiamo reagito ai fatti della vita nel primo periodo della nostra esistenza sulla Terra. Ripeto: nessuno è sano, per cui nessuno è normale, finché non è avvenuta la realizzazione del proprio Sé. Infatti tutti siamo qui per lavorare su noi stessi.

L’aspetto più considerevole che caratterizza – almeno di norma – la psicologia dell’omosessuale è il suo non voler accettare la diversità. L’omosessuale vuole essere percepito come “normale”: vuole tenere un comportamento diverso ma essere considerato a tutti gli effetti normale. Il suo è un disperato (nel vero significato del termine, ossia, senza speranza) tentativo di annullare proprio la principale fonte del lavoro psicologico che è venuto a compiere. Ma la diversità va ammessa e accettata, non estinta lottando – all’esterno di sé – per conquistare gli stessi diritti degli altri. Volersi sposare e voler allevare dei figli rientrano nell’ambito delle reazioni messe in atto per non sentire in maniera troppo bruciante la propria diversità. Il primo omofobo è l’omosessuale stesso, che non riesce a sostenere il peso della sua diversità. E proietta sugli altri la sua stessa omofobia. E il mondo gli risponde di conseguenza.

Nel maggio 2015 l’Irlanda ha introdotto il matrimonio fra persone dello stesso sesso nella Costituzione. Questo risultato è stato salutato come una conquista di libertà individuale. Anche in Italia ci sono state manifestazioni di euforia diffusa, come a indicare che noi siamo culturalmente più arretrati di loro e che anche il nostro popolo non vede l’ora di fare altrettanto. In quei giorni chi non era d’accordo, chi percepiva questa cosa come una forzatura anziché un passo avanti, è dovuto rimanere in silenzio per non rischiare il linciaggio! In realtà pretendere di chiamare “matrimonio” l’unione fra due uomini o due donne è una violenza bella e buona fatta alla società intera. Il matrimonio ha una sua definizione e una sua ragion d’essere, per cui se voglio ufficializzare l’unione fra gay devo trovare un altro nome per questo atto e NON ANDARE A MODIFICARE IL SIGNIFICATO DEL TERMINE GIÀ ESISTENTE.

Questa è una differenza importate di cui nessuno si è accorto. Non stiamo trovando un termine nuovo per definire due uomini che decidono di andare a vivere insieme e vogliono accedere agli stessi diritti delle altre coppie, ma stiamo modificando la definizione stessa del termine matrimonio. Questa è una deviazione pericolosa. I miei figli cresceranno con l’idea – sbagliata – che matrimonio significhi “due persone di qualunque sesso che decidono di vivere insieme”. Ma il matrimonio non è questo, è l’unione di un uomo (energia maschile… bacchetta… ricordate?) e una donna (energia femminile… coppa… ricordate?) allo scopo di procreare. Non solo il matrimonio fra gay, ma lo stesso matrimonio civile è già una deviazione rispetto all’autentico matrimonio, non solo religioso (di qualunque religione) ma di ogni genere di matrimonio sciamanico o tribale che sia, tutti rituali che non prevedono l’unione di due uomini o due donne né i conseguenti rapporti anali all’interno del tepee (tenda degli indiani d’america)!

Ma quelli erano guerrieri…

Stanno avvenendo cambiamenti collettivi nell’idea di famiglia e nei comportamenti sessuali, che modificano il dna culturale dei popoli nella maggior parte delle nazioni occidentali. In realtà una minoranza influente e ricca che controlla gli organismi internazionali ed è in grado di dettare le agende sociali e culturali, starebbe in maniera premeditata mettendo in crisi la famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio e operante in maniera ben precisa sul piano energetico. Ufficializzare sia le convivenze eterosessuali che le unioni gay sono azioni che fanno parte di questo piano di disgregazione energetica e quindi sociale. La coppia sacralizzata nel matrimonio costituisce il NUCLEO ENERGETICO FONDAMENTALE DELL’INTERO IMPIANTO SOCIALE in quanto è nell’ambito di questa unione che avviene un’unione magica che rende più forte l’intera struttura. Il matrimonio dall’epoca tribale a oggi, in ogni cultura, senza eccezione, ha sempre costituito un atto magico, sacro e ritenuto indispensabile alla sopravvivenza della comunità. Quello della procreazione è solo uno degli aspetti da considerare, forse addirittura meno importante rispetto alla fusione magica fra maschile e femminile, la quale tiene in piedi l’intero corpo sociale.

I miei figli penseranno di poter scegliere se limitarsi a convivere o sposarsi (tanto i diritti sono gli stessi), se sposarsi in chiesa con un atto magico oppure farlo in comune in modo da poter divorziare senza problemi (tanto i diritti sono gli stessi) e, soprattutto, potranno scegliere se unirsi a qualcuno di sesso diverso oppure del loro stesso sesso (tanto i diritti sono gli stessi). Questa si chiama disgregazione sociale, un fenomeno pianificato dall’alto affinché l’uomo medio-cre lo scambiasse per “maggiore libertà”. E l’uomo medio-cre reagisce con euforia ogni volta che si scende un gradino verso la decomposizione. Questo fenomeno sta avendo e avrà sempre di più conseguenze pericolose sul piano energetico e porterà a disastri sul piano sociale. Un esempio verrà riportato in un mio prossimo post, dove citerò un articolo di Maurizio Blondet sugli eventi della notte di capodanno 2015 a Colonia.

Per finire, un’esortazione agli omosessuali: siate dignitosi, sempre.


Siate fieri della vostra diversità e non tentate di mascherarla mendicando uguaglianza e rendendovi ridicoli con un finto matrimonio (perché sul piano energetico non ha alcun valore) e con il tentativo grottesco di adottare bambini. Non avete bisogno del riconoscimento di nessuno... se non del vostro. Non esiste omofobia, se non all’interno di voi, nella vostra paura di restare diversi. Sappiate che la vostra anima, in entrambi i generi di omosessualità, ha comunque scelto un percorso difficile ma carico di possibilità; accettate il fatto che in questa vita certe cose non potrete farle, perché è giusto così, perché solo così l’omosessualità – così come ogni difformità dal consueto – può diventare una Via davvero molto rapida verso l’Illuminazione e la Liberazione finale.

Sostiene Draco Daatson che niente potrebbe adattarsi meglio ai nostri bisogni di ciò che sta accadendo in questo istante. Potrà anche apparire strano, ma la mente egoica, ossia il nostro piccolo ego, si alimenta grazie alla non accettazione della realtà così com’è. 


S. Brizzi, Guerrieri Metropolitani

Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi)

lunedì 22 febbraio 2016

Ida Magli: “Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente”

Roma, 22 feb – In seguito alla scomparsa dell’antropologa Ida Magli, pubblichiamo qui quella che con buona probabilità è stata la sua ultima intervista, rilasciata a Francesco Borgonovo di Libero poco tempo fa. [IPN]

Che forza ha questa donnina. Che nerbo in quelle braccia esili, e che coraggio innerva la sua voce sottile, capace d’infiammare pur senza infiammarsi. A novant’anni compiuti quest’anno, il pensiero di Ida Magli arde ancora potente. Antopologa nota a livello internazionale, è stata la prima, negli anni Novanta, a denunciare le storture e le follie dell’Unione europea. Si è opposta alla corrente impetuosa del politicamente corretto e ha denunciato l’immigrazione senza regole, il tentativo di distruggere i popoli dell’Europa, la cancellazione della cultura in Italia e nel Vecchio Continente. Prosegue a farlo anche oggi: fra pochi giorni uscirà il suo nuovo saggio Figli dell’uomo (Rizzoli) e tornerà in libreria, con una nuova edizione, il fiammeggiante pamphlet La dittatura europea. Insieme conDopo l’Occidente e Difendere l’Italia, quel volume racchiude la sua visione del mondo, lucidissima e affilata. Anche quando dipinge un futuro nero. «Hanno fatto di tutto per uccidere gli europei», dice Ida, e quasi sussurra, accomodata sul divano della sua casa luminosa in un bell’angolo verde di Roma. «Ma nessuno può sostituirli. Una volta morti… C’è stata una volontà precisa: questa immigrazione sregolata è stata utilizzata per uccidere gli europei. Ma, dico, perché ci dobbiamo lasciare uccidere senza un tentativo di reazione? Ripristiniamo i confini! Altri mettono le reti? Facciamo anche noi una rete col filo spinato! Se non avessimo dei governanti che odiano gli italiani… Questa è la verità: non so perché, ma i nostri governanti ci odiano».

Però a quanto sembra vogliono molto bene agli immigrati.

«Questo è buonismo da quattro soldi. Le dico una cosa: nessuno ha il diritto di uccidere il proprio popolo. Un tempo si costruivano le torri per vedere se arrivavano i barbari o i turchi. Noi oggi abbiamo aerei ed elicotteri, non abbiamo nessuna difficoltà a vedere da lontano chi sta arrivando attraverso il Mediterraneo. Che bisogno abbiamo di aspettare che arrivino? Li andiamo persino a prendere… Dico fino in fondo quello che penso: gli africani non hanno saputo fare nulla a casa loro e non faranno nulla pure qui. Hanno un territorio sconfinato, foreste, fiumi, metalli preziosi e non ne hanno fatto nulla. Una volta uccisi gli europei, non ci sarà più niente. Questo è certo».

Resteranno i musulmani…

«Un tempo c’erano musulmani che producevano e pensavano, venivano per lo più dall’Egitto. Ma le civiltà muoiono. Quello che sapevano fare allora, non lo sanno più fare. I musulmani che vengono qui sono prima di tutto incapaci di pensare. L’islamismo organizza tutta la loro giornata e dunque anche la loro struttura psicologica. Anche per i cristiani del medioevo funzionava così, in gran parte. I musulmani non avrebbero alcun problema a farci fuori subito. Ma non hanno bisogno di farlo. Noi ci ammazziamo già da soli».

Potremmo anche reagire, in qualche modo.

«I musulmani sono tanti, talmente tanti… Di che cosa vuole che abbiano paura? Sono in tanti e hanno un fortissimo senso di obbedienza al Corano. Credono che Allah li guardi e li protegga. Noi abbiamo perso tutto, invece. Persino il Papa…».


Qual è la sua opinione su Bergoglio?

«È la prima volta che un gesuita diventa papa. L’ordine dei gesuiti è stato creato da Sant’Ignazio di Loyola per difendere il papato in un momento di crisi. Fare papa un gesuita è un po’come mettere un pretoriano al posto dell’imperatore. Hanno scelto un papa gesuita perché la Chiesa è in grave pericolo, e hanno sperato così che riprendesse forza. Ma è stato un errore».

E perché?

«Perché Bergoglio non è un europeo, non sa niente di tutte le trame tipiche dell’Europa. Per giunta è molto accomodante. I gesuiti ce l’hanno come atteggiamento, quello di venire incontro agli altri. Era la tecnica di Ignazio: venire incontro alle persone che la pensano diversamente per non creare troppo attrito. Solo che la Chiesa di oggi o la salvi con forza, con severità oppure con la misericordina non la salvi. Che ci fanno gli europei con la misericordina? La tattica di Bergoglio è fallita in partenza».

Nelle ultime settimane il Vaticano è stato sferzato da un bel po’di scandali. Prima Charamsa, il monsignore gay con tanto di compagno. Poi “Vatileaks” e l’attico di Bertone. C’è un attacco alla Chiesa? Un complotto, come sostiene qualcuno?

«Macché complotto. Non c’è nessun complotto. Bergoglio è papa da quasi tre anni. L’attico di Bertone l’avrà visto tutti i giorni. Lo abbiamo visto noi, figuriamoci lui. Quanto all’omosessualità dei preti, ormai è un fatto noto, dato per scontato da tutti. La crisi della Chiesa non è tanto una crisi dell’istituzione. Nasce dalla difficoltà di reggere il mondo di oggi. Un mondo in cui o il cristianesimo diventa la parola di Gesù senza Chiesa – cosa impossibile – oppure è costretto a venire a miti pensieri, ad accomodare, cosa che sta facendo Bergoglio».

La sensazione è che la Chiesa sia molto accomodante anche sui temi dell’immigrazione, della “accoglienza”.

«La civiltà europea sarà fatta fuori prestissimo dai musulmani, attraverso questa immigrazione che è praticamente tutta islamica. Certo, probabilmente i cattolici qualche resistenza all’islamizzazione la farebbero volentieri. Però dovrebbero essere i preti a indirizzarli, e non lo fanno. Oppure dovrebbero essere i politici, ma pure loro… Rimangono la Chiesa e il potere d’Oriente. La Russia sarà uno scoglio. Qui nessuno vuol sentirne parlare, ma se qualcuno salverà l’Europa – non intendo salvarla oggi, ma per il futuro – questo qualcuno sarà la Russia. Se qualcosa rimarrà della civiltà europea, sarà la Russia a tenerlo in piedi. Avessimo dei politici più intelligenti, ci affideremmo alla Russia. Ma ormai è troppo tardi, abbiamo fatto entrare troppi immigrati…».

Non crede che la responsabilità sia anche nostra, se la civiltà europea va scomparendo? Non difendiamo la cultura umanistica, per esempio.

«Cultura è un termine ambiguo. È stato inflazionato. Tutti lo adoperano. Nel senso tecnico dell’antropologia, la cultura è l’insieme dei costumi, delle tradizioni e delle leggi. Questo insieme – che è il termine più importante – è stato svuotato. Se si toglie il concetto di insieme alla cultura, si toglie la sua maggiore forza. I politici di oggi sono molto ignoranti anche perché sono i figli della nostra scuola. Faccio un esempio: i grillini. Io avevo molta simpatia per loro, in un primo momento. Mi dicevo: finalmente viene gente giovane che non è assetata di potere… Mi sono sbagliata! Come mi sono sbagliata! I grillini sono i figli della nostra scuola: non sanno niente! Poverini… Non sanno niente! Sono i figli di ciò che gli hanno insegnato le donne, non sanno pensare. Mi hanno fatta arrabbiare da morire, i grillini. Pochi giorni fa hanno passato la legge dello Ius Soli. Non hanno idea di che cosa sia, lo Ius Soli. Si usava tremila anni fa quando un emigrante arrivava per caso su un terreno che non era il suo. Allora non si trattava di spostamenti di milioni di persone. Come si fa a prendere una usanza di tremila anni fa e applicarla oggi? È come se mi volessi curare con le terapie dello sciamano».

Visto che ha citato la scuola, che cosa pensa della “Buona scuola”?

«È stata un’idea di Renzi, quella di infilare un aggettivo qualificativo nel nome di una legge. Nessuno lo aveva mai fatto prima. In virtù di questo siamo costretti a parlare di “buona scuola” anche se pensiamo che la scuola sia cattivissima. Questa “buona scuola” è un fallimento, perché è fatta per l’85% da personale di sesso femminile. Ormai la scuola, dall’asilo nido alle superiori, è fatta quasi esclusivamente da donne. Questo è gravissimo: gli allievi maschi non hanno nessuna persona di riferimento di sesso maschile. Durante l’età infantile, ma anche durante l’età puberale, avrebbero bisogno non soltanto delle qualità del pensiero maschile, ma anche di persone di riferimento. Io credo che molti giovani si rifugino nell’omosessualità per via dell’eccesso di presenze femminili nella loro vita. Non è detto che per loro l’omosessualità sia un desiderio, però permette di sentire di più l’unione fra maschi. Se dovessi fare io una riforma nella scuola metterei obbligatoria la quota di maschi».

A parte la “Buona scuola”, che cosa pensa di Matteo Renzi?

«Prima di tutto devo dire che una democrazia dove non si sono fatte le elezioni è una democrazia malata. E perché non si sono fatte? Per colpa dei partiti, che lo trovano comodo. Non è solo Renzi il dittatore: ognuno ha fatto il dittatore nel suo piccolo. Inoltre, Renzi sarà pure un dittatore, ma gliel’hanno lasciato fare. Questo premier è molto bravo. Bisognerebbe copiare da lui. Ha creato un governo di belle donne, di cui naturalmente si infischia, perché tanto fa quello che gli pare. Un governo di belle donne incapaci, inesperte, brave soltanto a camminare sui tacchi di undici centimetri. Come vuole che governino, costoro? Le pare possibile mettere come ministro della Difesa una tizia che non si sa che capacità abbia? Sono andata a vedere il suo profilo. Mi sono detta: magari avrà studiato, avrà fatto… Macché. Stava nella commissione del partito che si occupava di difesa. E la Mogherini? Sarà pure molto carina, molto madonnina, ma che competenze ha? E la Lorenzin? Perché fa il ministro della Sanità? Il risultato è che gli italiani sentono di non essere governati».

È molto dura con, le donne.

«Ho combattuto tanto, per le donne… Ma mi hanno deluso. Oggi guardo la tv e vedo donne che sanno tutto, che parlano di tutto… La nostra è una società che ha allontanato i maschi e ha preso il lato peggiore delle donne. Che sono aggressive, anche nell’eroticità. Devono sempre farti vedere il seno, le cosce. Per un maschio, oggi, forse è più attraente una donna musulmana col velo che queste qui. Il maschio la donna la deve anche un po’ conquistare, deve esserci anche un po’ di mistero, nell’erotismo. Di una donna che è subito pronta a dare tutto, il maschio non sa che farsene. Io sono una donna e posso dire cose che sono in apparenza contro le donne e cioè che la scienza, l’arte, tutta l’attività intellettuale fino ad oggi è stata fatta dei maschi. Poiché oggi i maschi si sono allontanati, la nostra società è povera intellettualmente, culturalmente. Non è una società “femminilizzata”, come dice qualcuno, ma malata, patologica. Dobbiamo immediatamente riprendere il controllo. E tocca ai maschi riprenderlo».

a cura di Francesco Borgonovo

http://www.ilprimatonazionale.it/cultura/ida-magli-40429/

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venerdì 19 febbraio 2016

L’Apocalisse Italiana


Una Apocalisse.


Non c’è un modo diverso per commentare il completo ed assoluto disastro demografico descritto da Istat nel suo rapporto 2015.

Persino io, che come noto, non brillo per ottimismo sono rimasto senza parole.

Il rapporto integrale lo trovate qui, io vado per punti salienti:
I residenti in Italia calano a 60.626.000 ovvero -139.000 unità, -0.23%
I residenti stranieri salgono a 5.054.000 ovvero +39.000 unità, la tendenza si sta invertendo.
I residenti in Italia cittadini italiani scendono a 55.600.000 ovvero -179.000 unità
diminuisce la speranza di vita in Italia a 80,1 anni (da 80.3 anni) per gli uomini e a 84.7 anni (da 85 anni) per le donne.
Il saldo naturale italiano cioè la differenza fra i morti nel 2015 e le nascite sul territorio italiano è di -165.000 unità.
la fecondità delle donne italiane scende a 1.35 per donna
Tra iscrizioni all’Aire e cancellazioni 128.000 cittadini italiani sono emigrati all’estero

Lo ripeto una apocalisse.

I due dati devastanti sono da una parte il più basso indice di fecondità del mondo ovvero 1.35 bambini per ogni donna in età feconda, dall’altro il micidiale saldo migratorio di italiani che vanno via a cercare fortuna e pagare tasse e sistemi pensionistici all’estero. Spesso dopo essersi formati nei sistemi scolastici e universitari pubblici italiani.

Commento Finale: di fronte a dati demografici come questi, ovvero al combinato disposto di invecchiamento della popolazione residente, emigrazione della parte migliore e più produttiva dei cittadini italiani dal tasso RIDICOLO di natalità l’esito non può che essere la dissoluzione della cultura italiana (ammesso che sia mai esistita). La Bancarotta dei conti pubblici e dei sistemi di welfare è comunque inarrestabile

Amici miei, siate consapevoli e siate preparati.

Soprattutto fate l’unica cosa che rimane, andate via se avete qualcosa da perdere. L’Italia sta precipitando e l’atterraggio sarà violentissimo.


http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/verso-la-bancarotta-lapocalisse-demografica-italiana.html

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IL CAPOLAVORO DEL NOBEL OBAMA: ECCO IL VIDEO SHOCK DELLA SIRIA RASA AL SUOLO


QUESTO IL RISULTATO DI 5 ANNI DI GUERRA “INVENTATA” PER POTER RIBALTARE IL PRESIDENTE ASSAD




Difficile trovare le parole: le immagini girate con un drone da Russiaworks.ru parlano da sole. La città di Homs, in Siria, è ridotta così dopo 5 anni di guerra civile. Una distesa di macerie, edifici sventrati, pochi esseri umani per le strade.
Non dimentichiamo che questa guerra è stata ideata e finanziata dalla Cia. Non dimentichiamo che i “finti” ribelli si sono poi trasformati nell’odierna Isis, grazie alle armi ed all’addestramento di Obama, vero e unico “signore della guerra”.

VIDEO DIFFICILE TROVARE LE PAROLE 

martedì 16 febbraio 2016

GRECIA IN RIVOLTA: MANIFESTANTI ACCERCHIANO E PICCHIANO MINISTRO HATZIDAKIS

L’ex ministro greco Costis Hatzidakis aggredito e picchiato dai manifestanti in protesta contro le misure d’austerità imposte dalla Troika. Succedeva a dicembre 2010: già allora il popolo greco tirava fuori le palle.

link video



Continua il poco spazio dato dai media, forse per paure di un effetto emulativo, alla reale situazione in Grecia dove da alcuni giorni la rivolta è ormai esplosa.


Circa sei ore fa Rai news ha dato un interessante aggiornamento. Nella sostanza i blocchi stradali degli agricoltori che protestano contro l’austerità tagliano letteralmente in due il paese. L’autostrada principale che corre dal nord al sud della Grecia è quasi interamente paralizzata. La rivolta, la sacrosanta rivolta del popolo greco, non solo continua ma diventa più intensa di ora in ora. Vi sono poi molti altri blocchi in provincia e ai valichi di confine con Bulgaria, Albania e Macedonia.

Sempre secondo rai news si parla anche di un blocco, da realizzare nelle prossime ore, intorno ad Atene per impedire l’arrivo in città di alimenti freschi.

Prima dell’inizio di questo sciopero gli agricoltori erano stati chiari, avevano ampiamente annunciato che stavolta erano disposti a versare sangue. Le piccole imprese agricole d’altronde non lottano da sole e tantomeno non sono isolate. Hanno ottenuto la solidarietà di varie sigle sindacali, non ultimo quello di polizia del POASY, che ha anche richiesto l’arresto in flagranza dei membri della Troika, per crimini contro la nazione e la sua popolazione.

Non manca neppure l’appoggio delle imprese e della popolazione in generale, ormai stremata dalla cura criminale imposta al Paese. Il Governo Tsipras al momento sta rispondendo con una certa cautela evitando gravi scontri tra manifestanti e le forze dell’ordine, la cui fedeltà non è più certa a questo punto. Se il blocco durerà come annunciato si potrebbe davvero arrivare alla resa dei conti nel Paese.

link video
https://youtu.be/incJKbIxmtY

http://www.riscattonazionale.it/2016/02/14/la-grecia-sta-bruciando-popolo-rivolta-lue-si-rischia-bagno-sangue/

LA GRECIA IN FIAMME
Non molto tempo fa, nel Paese col più alto debito pubblico d'Europa, Mario Montiaffermava: "La Grecia è il più grande successo dell'Euro". Aveva ragione, perché la moneta unica sta svolgendo il compito per cui è stata creata, ovvero disintegrare gli Stati del Sud Europa annichilendo il loro welfare e di conseguenza ogni voce democratica che quest'ultimi possono esprimere. Archiviato il terzo programma di "aiuti" alla Grecia siglato tra i creditori e il Governo (democraticamente eletto per due volte) Tsipras, è iniziato un vero e proprio bagno di sangue per il popolo ellenico. Non ci volevano i grandi economisti della televisione italiana per scoprirlo.Come vi avevamo anticipato, l'ultimo memorandum più di un accordo sembra un necrologio.

LA GUERRA CIVILE ALLE PORTE
Stiamo lentamente e inevitabilmente arrivando alla guerra civile. Un crescendo di eventi ad uso e consumo della Troika, che punta a destabilizzare gli Stati membri così da renderli più dolci da controllare, derubare e spremere. Questa strategia venne palesata sempre da quel grande statista di Mario Monti, che solo qualche anno fa affermò: "Le forti crisi e le pressioni psicologiche correlate servono per far accettare ai popoli e ai Governi cessioni di sovranità". Ed è esattamente quello che sta accadendo oggi: mercati in contrazione; rallentamento dell'economia globale; crisi delle banche; crisi degli emergenti; possibile Brexit; possibile Grexit; problema immigrazione; guerra in Siria e in Libia alle porte. Gli eurocrati sfrutteranno la crisi per avere un forte mandato dettato dalla pressione psicologica, così da chiudere l'unione bancaria e lanciare nel 2017 la revisione dei trattati. L'obbiettivo (nemmeno troppo mascherato) è incastrarci in una "super Eurozona" germano-centrica basata sul rigore, con un super ministro delle finanze unico, che parlerà secondo il volere tedesco e che promuoverà direttamente le politiche dettate dal patto di stabilità e dal Fiscal Compact. In questo sistema si imporranno aggiustamenti fiscali e legislativi dettati a tavolino da Bruxelles e Francoforte sui paesi dell'area Euro, accelerando la spartizione strategica del mercato, già in atto da parte dei grandi detentori di capitale.

http://www.beppegrillo.it/2016/02/la_greciainfiamme_verso_la_guerra_civile.html



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lunedì 15 febbraio 2016

Pignoramenti immobiliari: così si venderanno subito le case all’asta


Debitori subito fuori dalle case pignorate: la vendita all’asta sarà un gioco da ragazzi che non richiederà più i lunghi tempi dettati dalla necessità di attendere il ribasso del “prezzo base”. Dal Governo, infatti, è arrivata ieri una misura volta ad accelerare i pignoramenti immobiliari, incentivando le stesse banche – che agiscono in esecuzione forzata contro chi non paga le rate del mutuo – ad acquistare l’immobile da loro messo all’asta.

La nuova norma, contenuta nel “Decreto Salva Banche”, prevede una sostanziale abolizione dell’imposta di registro per tutti i casi in cui l’acquisto dell’immobile avvenga tramite una procedura esecutiva giudiziaria: la tassazione, infatti, passa dal 9% all’importo fisso di 200 euro. Così, su una casa del valore di 500mila euro, l’imposizione passa da 45mila euro a 200 euro. Chi vorrà acquistare, quindi, tramite l’asta avrà subito un enorme beneficio di carattere fiscale che, certo, servirà a incentivare la partecipazione alla procedura senza dover attendere troppi ribassi.

Unica condizione al godimento del beneficio: l’immobile deve essere rivenduto entro due anni. Il che connoterebbe la misura di una valenza ancor di più speculativa: il bonus, infatti, non andrebbe a chi partecipa all’asta per destinare il bene a propria abitazione, bensì a chi sfrutta l’opportunità della procedura giudiziaria al fine di trarre un ulteriore beneficio dal successivo atto di vendita. Il tutto ovviamente a svantaggio del debitore pignorato, il quale avrà ben poco tempo, dall’inizio dell’esecuzione forzata, per godersi ancora la propria casa prima di doverla lasciare al miglior offerente. Insomma, come dire che chi fa affari con la sfortuna della povera gente viene premiato.

Bisogna almeno dire che il Governo non si è nascosto dietro un dito, facendo comprendere che la misura è un sostegno ai creditori e, in particolar modo, alle banche spesso impegnate, per lunghi anni, in pignoramenti immobiliari infruttuosi. Peraltro, la forte pressione fiscale derivante dall’imposta di registro ha spesso disincentivato l’istituto di credito dall’acquistare il bene ipotecato proprio per non doversi caricare un onere fiscale aggiuntivo del 9%. La nuova “tassa piatta” da 200 euro dovrebbe invece risolvere il problema, per il creditore s’intende. In questo modo, la stessa banca potrà acquistare l’immobile all’asta e poi – chissà – rivenderlo allo stesso soggetto a cui l’ha sottratto una prima volta, visto che la norma si è dimenticata di imporre tale limite.

L’agevolazione spetta per i beni acquistati entro il 31 dicembre 2016, salvo successive proroghe, e riguarderà anche gli acquisti fatti da persone fisiche.

I siti di aste giudiziarie saranno, da oggi, presi d’assalto.



Fonte: www.laleggepertutti.it

Tratto da: informarexresistere

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sabato 13 febbraio 2016

ISLANDA ESEMPIO DA IMITARE

Giustamente fiero, il governo di Reykiavik ha dato la notizia: l’Islanda è tornata più o meno al livello di disoccupazione del 2007, prima della grande crisi delle sue banche. I disoccupati sono l’1,9 per cento della popolazione attiva. D’accordo, l’Islanda ha solo 320 mila abitanti, ma la crisi che ha subìto era proporzionalmente catastrofica, come ha riconosciuto il Fondo Monetario: le tre banche maggiori fallite tutte nel giro di pochi giorni, avevano “attivi” (ossia: erano esposte) per 10 volte il Pil nazionale; per lo più con creditori esteri, per lo più britannici e olandesi; e   simultaneamente alla crisi dei subprime che ha trascinato a fondo le banche di Europa ed America. L’economia crollò, la disoccupazione la disoccupazione salì al 10 per cento (con punte di 12).   Come ce l’hanno fatta gli islandesi?
Semplice. 
“Non avremmo potuto uscire da disastro se fossimo stati membri dell’Unione Europea”, ha spiegato il primo ministro Sigmundur Davíð Gunnlaugsson. La fortuna aggiuntiva è di non essere entrati nell’euro ma aver la loro moneta sovrana. “Se i debiti fossero stati in euro, se fossimo stati obbligati (dalla UE) a fare come l’Irlanda o la Grecia, e prenderci carico delle banche fallite, ciò avrebbe affondato la nostra economia”.
Sostenuto dalla popolazione (he aveva cacciato i politici colpevoli), il nuovo governo ha fatto il contrario di quel che raccomandano la BCE e Bruxelles. Invece del salvataggio a spese dei contribuenti (bail-out) ha cominciato con lo sbattere i galera i banchieri responsabili; ha lasciato fallire le banche, limitandosi a preservare i depositi dei residenti, ossia i risparmiatori e le famiglie islandesi; 
i depositanti esteri   hanno niente, in fondo sapevano che stavano partecipando a speculazioni azzardate. Hanno perso tutto col fallimento delle tre banche.
Poi, il piano di risanamento. Un piano cui la popolazione (ovviamente con alto tasso d’istruzione) ha partecipato consapevolmente, assumendone in coscienza le pari sgradevoli: qualche anno di cinghia tirata (austerità di bilancio) e aumento di tasse, sacrifici accettabili se ciò avesse portato alla ripresa. Ma anche qui, ecco alcune misure che l’Europa vieta: 1) controllo dei capitali (orrore orrore!), 2) procrastinazione dell’aggiustamento di bilancio (ossia “sforare il deficit”) e 3) e svalutazione della moneta. Una svalutazione forte – 60% – che ha innescato una fiammata   d’inflazione non indifferente; oggi padroneggiata   per la ripresa economica conseguente. Reykiavik ha rimborsato tutto il prestito del Fondo Monetario (oltre 2 miliardi di dollari), e non ha sacrificato lo stato sociale.  Il debito pubblico è oggi al 100 per cento del Pil, ma non provoca alcuna   inquietudine sui mercati. Tanto che l’Islanda è tornata su detti mercati con una emissione di 2 miliardi, che è stata tutta assorbita.
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Le proteste del 2008. Foto dei banchieri poi mandati in galera.
Aziende hanno smesso di fallire, altre ne sono nate, e i giovani islandesi non hanno dovuto emigrare come i giovani portoghesi, i giovani spagnoli , greci o italiani.
Nel marzo 2015 ha ritirato la sua candidatura ad entrare nella UE, “stimando che i suoi interessi siano meglio difesi standone fuori”.
Dunque,   uscire dalla recessione si può. Non stando nell’euro e non sottostando alle “regole” europee e ai diktat di Berlino. Ci diranno: l’esperimento è riuscito perché il paese è microscopico. L’obiezione può avere una parte di verità, in questo senso:   per il fatto d’essere piccola, i padroni del sistema finanziario hanno trascurato il paese. Alla Grecia e ancor più all’Italia non lo permetterebbero, metterebbe in atto misure punitive e vendicative (con Atene l’hanno fatto ) perché misure eterodosse non “devono” portare al successo, non “possono” diventare un modello che altri sarebbero tentati di imitare.
La dimostra la frasetta con cui il FMi si congratula a denti stretti del successo islandese : “L’insieme eclettico di misure ortodosse ha funzionato nel caso dell’Islanda, a è tutt’altro che certo che siano trasferibili altrove,   come nella zona euro in crisi”. Certo che no.

Gesell per miliardari

Infatti, mentre il sistema finanziario   mondiale collassa e il capitalismo terminale ha innescato quella che forse è “la crisi più grande risi della storia” , il ministro Padoan annuncia la cura: il governo farà nuove privatizzazioni , Poste, Eni (è nella perfetta ortodossia), e le banche centrali sperimentano i tassi negativi.  Per obbligare i depositanti a “investire”, ufficialmente. In realtà per portar via i risparmi alle famiglie, visto che ai contribuenti spremuti dalla depressione economica e disoccupati non possono estrarre tributi ancor maggiori, e gettarle nel calderone (“risanamento delle banche”, lo chiameranno).
Lo dimostra uno strano comunicato della J P. Morgan, la quale riferisce che a Davos, un banchiere centrale non nominato ha detto: “facciamo in fretta ad eliminare il contante, così le autorità monetarie saranno libere di imporre tassi d’interesse negativi molto al disotto dell’1 per cento”. Insomma se hai 100 mila euro in banca, in un anno loro se ne prendono diciamo 3, diciamo 4 mila. E non potrai farci niente, perché non potrai farti restituire il conto corrente in contanti.
gesell
Questa dei tassi negativi è una misura “non ortodossa” – quando vogliono, lorsignori se lo consentono. Non è un’idea loro.   E’ la famosa “moneta deperibile” che Silvius Gesell (morto nel 1930) propose (sputacchiato e deriso)   come cura per la deflazione estrema – quale quella che lorsignori hanno instaurato oggico le loro politiche. In deflazione,   la gente tesaurizza i soldi,ritarda gli acquisti sperando in ulteriori cali dei prezzi; ciò aggrava la deflazione e l’avvita su se stessa. Gesell propose l’emissione di banconote   a cui andava incollato un bollo mensile per tenerle in corso: il costo del bollo faceva”deperire” la moneta a poco a poco, come una inflazione controllata, che obbligava i risparmiatori e spendere ed investire invece che tenere i soldi sotto il materasso.
Le banche centrali imitano dunque Gesell? Non proprio. Anzi per niente. Gesell aveva in mente di aiutare i disoccupati,   riportando in circolo il denaro congelato;   i tassi negativi dei banchieri non sono fatti per dar lavoro ai poveri, ma per espropriare l’ultima liquidità rimasta in mani private, e impedire in tutti i modi che la gente si sottragga alla tosatura, magari ritirando i soldi e mettendoli sotto il   mattone (dove “rendono di più” che in banca: lo zero per cento). L’effetto quasi certo sarà di aggravare la deflazione, invece che vincerla.
E’ singolare come le banche centrali, adesso che sono completamente in mano alla speculazione privata, riprendano a loro favore   misure che la finanza speculativa ha combattuto. Dopo aver combattuto   l’accordo fra Tesoro e Banca centrale nazionale, per cui questa si obbligava a comprare   la quota di titoli di debito pubblico che il “mercato”   non assorbiva; dopo aver abbandonato completamente al “mercato”   la fissazione degli interessi per il debito di stati (che prima non fallivano mai), adesso –   nella fase terminale – ecco che le banche centrali ricorrono alla stesso trucco, comprando titoli di stati per cui il “mercato” richiederebbe interessi proibitivi. Ma la differenza c’è ed è grossa: prima, l’effetto calmiere prodotto dal “matrimonio” fra banca centrale e Tesoro  aveva come mira di consentire allo Stato investimenti pubblici infrastrutturali indebitandosi ad interessi modesti; oggi, lo scopo della “repressione finanziaria” è consentire ancora un giro nella giostra delle borse. Se il denaro non rende più niente, anzi dà interessi -2 o -4, bisogna cercare di speculare in Borsa per ottenere un rendimento . A rischio di perdere tutto.

http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/islanda-disoccupati-al-2-per-cento-senza-ue.html
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venerdì 12 febbraio 2016

Con Schengen sospeso, la bomba dei migranti è pronta a scoppiare. Come la guerra totale in Siria



Schengen
Prepariamoci a essere inondati di bugie, perché stiamo per entrare nella fase più delicata dello scontro di potere che utilizza il Medio Oriente come campo da gioco. E, meglio dirlo subito, i presunti arbitri chiamati a regolare la partita non sono affatto imparziali. Partiamo dagli effetti collaterali dello scontro in atto, ovvero i profughi. Tre giorni fa la Commissione Europea ha redatto le raccomandazioni alla Grecia per evitare che a inizio estate ogni Stato membro agisca unilateralmente, ripristinando i controlli alle frontiere interne e decretando la fine di Schengen. Insomma, per l’Ue ci sono solo tre mesi per salvare il Trattato di libera circolazione e, di fatto, l’Unione stessa. Balle.
Interpellato a metà gennaio dalla Reuters, un funzionario tedesco sotto anonimato aveva dichiarato quanto segue: “Abbiamo tempo fino a marzo per trovare una soluzione europea. Dopo, Schengen finirà giù dallo scarico”. E ancora: “C’è un grosso rischio che la Germania chiuda i confini, la Merkel potrebbe cedere alle pressioni interne e ribaltare il suo approccio verso i migranti. A quel punto, addio Schengen. C’è la forte probabilità che il mese di febbraio sia l’inizio della conto alla rovescia verso la fine”. Guarda caso, è di ieri la notizia che gli inviati dell’Ue hanno trovato un accordo che avvicinerebbe la sospensione del Trattato per due anni. La fine è ormai a un passo. In Italia, però, si parla di coppie gay.
Insomma, la Germania – ancora scossa dalle violenze al capodanno di Colonia – sarebbe pronta a dire basta, dopo aver accolto 1,1 milioni di rifugiati lo scorso anno. Il problema è duplice: primo, Berlino non sarebbe la prima a scegliere questa strada, visto che Paesi scandinavi e Austria hanno già ripristinato i controlli alle frontiere. Secondo, questa tabella pubblicata dal Washington Post

mette in prospettiva la situazione, dandoci cifre che gli autorevoli media mainstrean nascondono: compara il numero di profughi arrivati in Europa dal primo gennaio al 7 febbraio di quest’anno con quelli arrivati dal primo gennaio al 28 febbraio dello scorso anno. Già ora la situazione è devastante ma con l’arrivo della bella stagione e il rischio di 600mila nuovi profughi in fuga da bombardamenti e combattimenti in Siria, il rischio è quello di una vera e propria invasione. Destinata a essere pagata sostanzialmente da Grecia, Italia e Balcani, visto che il resto d’Europa si prepara a chiudere le frontiere e la Turchia usa i rifugiati come merce di scambio per ottenere finanziamenti.

Tanto che ieri, inaspettatamente, l’ambasciatore turco presso l’Ue, Selim Yenel, ha rigettato la proposta avanzata dal governo olandese in base alla quale le nazioni europee avrebbero ridislocato su base volontaria 250mila profughi proveniente dalla Turchia ogni anno in cambio dell’impegno di Ankara nel chiudere le rotte marine che hanno portato centinaia di migliaia di migranti a imbarcarsi per raggiungere la Grecia. “Scordatevelo, queste richieste sono inaccettabile e non applicabili”, ha tuonato Yenel. Il ricatto migratorio è troppo ghiotto per Ankara per farselo portare via in cambio dei ricollocamenti.

E se sempre ieri la Nato ha dato il via libera al pattugliamento nell’Egeo al fine di evitare che gli scafisti trasportino rifugiati dalla Turchia alle coste greche, parlando a un evento dei giovani della Confindustria turca, il presidente Erdogan ha minacciato direttamente la Ue: “Se continuano i bombardamenti in Siria, ci saranno 600mila nuovi rifugiati. Quanti ne prenderanno le altre nazioni, 100, 500 e solo alcuni di loro? Non abbiamo scritto idiota sulla fronte, abbiamo tenuto duro ma la nostra pazienza è finita. Non pensino che i pullman e gli aerei siano qui per niente. Non appena le Nazioni Unite diranno alle altre nazioni di accettare i rifugiati, noi glieli spediremo”.
E che la Turchia sia pronta a tutto per barattare il proprio ruolo attivo nel contenimento dei migranti in cambio del tacito via libera per un intervento in Siria lo dimostra lo stato di tensione e isolamento in cui è precipitata Ankara, costretta a mantenere a terra la propria aviazione per evitare che il sistema russo S-400 vendichi il pilota ucciso sul finire dello scorso anno e, in subordine, che i SU-35 completino il lavoro. Di fatto, Mosca ha cacciato la Turchia dalla Siria, annientando la sua influenza sull’area e la recente offensiva delle truppe di Assad suona come un’umiliazione per il presidente Erdogan.

Ieri, poi, il colpo ulteriore: la leadership dei curdo-siriani, la stessa che l’inviato Onu, Staffan de Mistura, ha escluso dai negoziati di Ginevra, ha aperto il suo primo ufficio diplomatico all’estero e lo ha fatto a Mosca, preferendo la Russia sia agli Usa che all’Europa occidentale. Calcolando che Ankara ritiene il PYD curdo un affiliato al PKK, quindi un’organizzazione terroristica, non è difficile immaginare i disturbi epatici che stanno colpendo il governo turco.
Detto fatto, ieri è partita l’escalation. Nell’atto di lasciare il ministero degli Esteri francese dopo quaranta anni di carriera e fresco di nomima alla presidenza del Consiglio costituzionale , ieri Laurent Fabius è tornato ad accusare Bashar al Assad, lanciando cifre da istigazione all’intervento militare: “In Siria la situazione è drammatica perché Assad porta sulle spalle la responsabilità principale di 260mila morti. La metà della popolazione ha dovuto lasciare la propria casa”. Stando a calcoli del Syrian Centre for Policy Research (SCPR), citato dal Guardian, le persone morte o ferite a causa della guerra civile che insanguina la Siria da 5 anni sono ormai l’11,5% dell’intera popolazione siriana.

Stando al SCPR, i morti sarebbero saliti a 470.000, contro i 250.000 indicati finora dall’Onu. Ma non basta, tanto per far capire che aria comincia a tirare nelle cancellerie europee: “L’obiettivo è avere una Siria che sia libera, dove ognuno, qualunque sia la sua religione o etnia, possa sviluppare le proprie idee. Con Assad è quasi impossibile. E i russi bombardano la popolazione civile invece di bombardare Daesh”. Attenti, perché quando parla Laurent Fabius, parla la potente massoneria francese.

Sarà per questo che, casualmente, a stretto giro di posta l’ambasciatore russo a Parigi, Alexander Orlov, si è sentito in dovere di snocciolare i dati dei danni che le sanzioni contro Mosca stanno provocando all’economia francese: “Riferendoci al primo semestre del 2015, parliamo di 100 milioni di euro per il comparto dell’allevamento di suini, 50 milioni di euro per i produttori di frutta e verdura e oltre 109 milioni di euro per il settore lattiero-caseario. Pensiamo che le perdite totali potranno raggiungere parecchi miliardi e costare 160mila posti di lavoro”. Di più, nei primi tre trimestri del 2015, il commercio bilaterale è calato del 42% rispetto allo stesso periodo del 2014, scendendo a 7,5 miliardi di dollari. Guerra di nervi, totale.
Guarda caso, ieri è stata anche la giornata del grande scontro tra Russia contro Stati Uniti. A detta del portavoce del ministero russo della Difesa, Igor Konashenkov, infatti, jet statunitensi hanno effettuato attacchi aerei su Aleppo, in Siria, il 10 febbraio e poi hanno accusato Mosca per i raid: “Ieri alle 1,55 ora di Mosca, due aerei A-10 hanno lasciato il territorio della Turchia e sono entrati nello spazio aereo siriano, prendendo di mira le strutture di Aleppo”. Ma il portavoce del Pentagono, Steven Warren, ha invece dichiarato che aerei russi avrebbero bombardato due ospedali, sempre ad Aleppo.

“Affermazioni infondate contro la Russia, per deviare ogni sospetto da se stessi”, ha tuonato Konashenkov. Il tutto, dopo che un alto responsabile Usa aveva dichiarato che presunti raid russi intorno alla città siriana contro gruppi di opposizione e civili “favoriscono direttamente l’Isis”. Beh, in effetto gi americani di questo argomento ne sanno qualcosa, sono degli specialisti. Peccato che i jet dell’aeronautica militare russa tra il 4 febbraio e ieri abbiano effettuato 510 raid in Siria distruggendo 1888 strutture di gruppi terroristici nelle province di Aleppo, Latakia, Hama, Deir ez-Zor, Daraa, Homs, Al-Hasakah e Raqqah. Insomma, questi russi vanno fermati. E basterà poco, basterà una false flag fatta bene. I fronti aperti non mancano.
Primo dei quali, quello che vede contrapposti Arabia Saudita e Iran. Ieri, infatti, un portavoce del governo saudita ha dichiarato che la decisione di inviare truppe di terra in Siria nell’ambito della coalizione internazionale “è da considerasi finale”. Al netto della risposta poco diplomatica giunta già qualche giorno da Damasco (“Torneranno a casa nelle bare”), appare chiaro dal timing dell’annuncio che l’intenzione di Ryad sia quella di cercare di supportare i ribelli che stanno per essere sconfitti definitivamente ad Aleppo da Hezbollah e aviazione russa.

Un epilogo inaccettabile per i sauditi, non fosse altro per gli sforzi diplomatici e i miliardi di dollari spesi negli anni per finanziare e armare l’opposizione sunnita ad Assad: insomma, l’interesse di Ryad è anche quello della Turchia. Tanto che il Financial Times, non la Pravda, ha scritto che “pubblicamente Arabia Saudita, Emirati Arabi e Bahrein starebbero inviando truppe come rinforzo alla coalizione che sta combattendo l’Isis ma gli osservatori nella regione dicono che queste mosse sono coperture per un intervento di salvataggio verso i ribelli siriani”. E cosa succederebbe se le forze turche e saudite fossero dislocate sul confine nord-occidentale della Siria, quello che guarda la Turchia? Di fatto, sarebbero in campo operativo russo: un incubo per Usa e Ue, perché se per caso un soldato russo ne uccidesse uno turco, avrebbe ucciso un membro della Nato. Una bomba a mano senza spoletta, anche qual è la situazione attuale.

E a certificarlo, ci ha pensato sempre ieri un alto rappresentante dell’esercito iraniano intervistato da Al-Monitor. Ecco le sue parole: “Come potrebbe rapportarsi l’esercito siriano con una nazione straniere che entra sul suo suolo senza permesso e magari con l’intenzione di armare i ribelli? Sarebbe una forza di occupazione. E poi, i sauditi possono controllare il loro esercito. Chi ci garantisce che alcuni dei loro soldati non disertino e si uniscano all’Isis o ai ribelli? Alla fine condividono la stessa religione e ideologia e molti di loro sono già in contatto con l’Isis”. Ed ecco la conclusione: “I sauditi si stanno semplicemente mettendo in una pessima posizione che potrebbe avere una fine molto oscura. Ma la cosa peggiore è che le implicazioni non sarebbero solo per la regione ma per la pace mondiale”.
Tanto più che Iran e Arabia Saudita stanno già combattendo una proxy war in Yemen, conflitto che il prossimo marzo entrerà nel suo secondo anno di vita. E con numeri decisamente agghiaccianti. Nonostante Ryad sia a capo del comitato Onu per i diritti umani, scelta che di per sè giustificherebbe l’abbattimento del Palazzo di Vetro, un panel delle stesse Nazioni Unite composto da esperti sul finire di gennaio ha certificato come l’aviazione di Ryad abbia compiuto 119 missioni contro obiettivi civili, di fatto una pratica che è divenuta sistematica.

Nelle 51 pagine di rapporto, di cui nessum media sussidiato italiano ha parlato, si denunciano chiare violazioni delle leggi umanitarie e raid contro campi profughi, ospedali, aree residenziali, mercati, fabbriche, moschee, scuole ma anche autobus, veicoli civili e banchetti nuziali, senza scordare infrastruttire come l’aeroporto di Sana’a e il porto di Hudaydah. Il panel, inoltre, ha documentato casi di civili sfuggiti alle bombe che sono stati finiti da colpi di mitragliatore sparati dagli elicotteri. Insomma, dei macellai. Armati però da noi, come ci mostra questa tabella del Guardian,

dalla quale si scopre che nei primi nove mesi del 2015 la Gran Bretagna ha venduto armi a Ryad per un totale di 2,95 miliardi di dollari e di 7 miliardi da quando David Cameron è arrivato a Downing Street, inclusi contratti per la fornitura di 72 jet Eurofighter Typhoon. Senza contare poi gli alleati storici, ovvero gli Usa, il cui Dipartimento di Stato lo scorso dicembre ha approvato vendite di armi per 1,29 miliardi, compresi 13mila ordigni a guida di precisione. Magari qualcuno al prossimo banchetto di nozze si salva, almeno… Comodo dare la colpa di tutto ai russi, vero?
Fonte
http://www.rischiocalcolato.it/2016/02/schengen-sospeso-la-bomba-dei-migranti-pronta-scoppiare-la-guerra-totale-siria.html

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