sabato 23 aprile 2016

Corrado Malanga Gli Ufo nella Mente

Quando uno meno se lo aspetta, ecco che accade qualcosa che gli viene in aiuto: la storia che comincia ora è una storia vera, e noi la racconteremo riportando i fatti in senso strettamente cronologico.

Racconteremo tutto ciò che è successo, come è accaduto, e cosa ha provocato nel nostro io a livello di emozioni, dubbi e incertezze, ma anche di mistero e alla fine di certezze, di realtà veramente accaduta.

La scelta di raccontare questa storia è dovuta ad alcune considerazioni fondamentali: da un lato l’esigenza di riferire alla comunità il risultato dei nostri studi e, dall'altro, la sensazione che certe cose che vanno al di là dell’immaginabile debbano essere raccontate, perché per chi scrive sono reali e fanno parte di un bagaglio culturale che deve essere in possesso di tutti.

È infatti mia convinzione che, oggi come oggi, tenere la gente nell'ignoranza di certi fatti è una necessità di quei governi che hanno paura di perdere il proprio potere: perché è evidente che il sapere è potere!

Mantenere l’opinione pubblica nell'ignoranza è dunque un mezzo per conservare certi privilegi che è “bene” che siano di pochi, in mano a pochi; noi non siamo d’accordo e lasceremo giudicare al lettore se questa storia sia vera o no. Ma resta comunque il fatto che per noi, che studiamo il fenomeno ufologico da più di venticinque anni, lo è eccome!

Lunedì 13 settembre 1993: incomincia la storia.

Ricevo una telefonata dal dottor Pinotti, consigliere del Direttivo del CUN, che mi avvisa di un articolo apparso sui giornali di Genova, «La Gazzetta» e «Il Secolo XIX», in cui si dice che un certo signor Valerio Lonzi avrebbe dichiarato di aver avuto, circa dieci anni prima della data di uscita dell’articolo, un possibile contatto con un Oggetto Volante Non Identificato.

Mi procuro ovviamente le notizie della stampa e, incaricato dallo stesso dott. Pinotti, mi assumo l’impegno di espletare un’indagine preliminare.

Per chi non sapesse come funzionano queste cose, dirò semplicemente che tutte le volte che veniamo sollecitati a raccogliere informazioni su un evento sospettato di essere di natura ufologica, facciamo sempre un’indagine preliminare, tesa non solo a stabilire i fatti, al di là di quella che potrebbe essere la semplice segnalazione giornalistica, ma contattando di persona i testimoni, in modo da avere sempre informazioni di prima mano.

In questa fase della ricerca, l’indagine preliminare non ha lo scopo di stabilire date, eventi, esistenza di tracce fisiche o quant'altro, ma ha il solo obiettivo di stabilire se valga la pena intraprendere la vera e propria indagine approfondita.

Si tratta insomma di mettere in atto un filtro che ci indichi se sia il caso di investire tempo e denaro in un’indagine che ci potrebbe essere di qualche aiuto: è in questa prima fase che si deve verificare se abbiamo a che fare con un mentitore o un disonesto, ovvero – sebbene più raramente – se ci si trovi di fronte a qualcosa che ci riguarda realmente.

Prendo quindi contatto con i testimoni di questa vicenda, in particolare con il signor Lonzi, e stabilisco di andare a Genova quello stesso sabato per incontrarlo.

I titoli dei giornali che si occupavano di Lonzi erano come al solito sensazionalistici: «Incontro con gli ufo... Un genovese racconta la sua esperienza con gli ufo». Nelle nostre indagini, però, eravamo abituati a prendere tutto cum grano salis. Ad ogni modo, il sabato successivo mi reco a Genova, dove peraltro dovevo condurre anche un’altra indagine per il Centro Ufologico Nazionale, e così mi vedo con il principale testimone della vicenda.

Dalla foto apparsa sui giornali pensavo di trovarmi di fronte un signore di circa quarant'anni, del tipo giovane manager-modello sempre in giacca e cravatta, mentre quello che incontro è un ragazzo di venticinque, forse ventisei anni, molto più piccolo della media, con il classico accento genovese e la tendenza alla erre moscia, iperattivo ed esperto di computer e programmazione.

Mi presento, nel senso che gli dico chi sono e cosa voglio da lui; gli spiego che lavoro per il CUN e che ne vorrei sapere di più della sua esperienza.

A questo punto lui comincia a raccontarmi la sua storia, ma si vede benissimo che in quei giorni l’ha dovuta ripetere più e più volte: non è più naturale, ma anzi rappresenta un racconto stereotipato di ciò che forse gli è successo. Nelle sue parole non ci sono emozioni e descrive il suo vissuto in modo assolutamente passivo: «Mi è successo questo, questo e quest’altro... fine della trasmissione... voi siete gli studiosi del problema, se vi interessa studiate pure il mio caso, io sono a disposizione».

L’atteggiamento dinamico del soggetto mi incuriosisce, è come se lui mi dicesse: «Io sono interessato a sapere cosa mi è realmente accaduto, ma se non ci si riesce non muore nessuno: io ho altri interessi nella vita».

A questo punto del racconto del Lonzi mi sembra di intuire nel suo subconscio due pulsioni: una relativa all'esperienza, che lui ricorda in modo confuso o forse non ricorda affatto, e l’altra che tiene d’occhio il proprio “Io”. La prima riguarda la curiosità di sapere cosa gli è successo, o meglio, se gli è veramente accaduto qualcosa, e per far questo si rivolge a chi ne sa di più sul problema; la seconda invece appare rivolta a salvaguardare la sua psiche. A un certo punto, infatti, è proprio lui a dirmi: «Certo che mi piacerebbe ricordare, sapere cosa mi è successo in quei quarantacinque minuti di tempo in cui ho praticamente perso conoscenza ma... se poi... l’esperienza che ho vissuto fosse per me troppo dolorosa? E se ne dovessi rimanere sconvolto?»

Le ragioni di questa perplessità le vedremo subito, non appena vi avremo raccontato cosa accadde a Valerio Lonzi nell'ormai lontano 1982.

E ora il racconto della storia: da questo momento in poi è Valerio che parla....


Gli Ufo nella Mente
€ 18



 Il film 6 giorni sulla terra

https://youtu.be/KqK4Mrj8CzA


http://altrarealta.blogspot.it/