mercoledì 19 ottobre 2016

INCONSAPEVOLI SCHIAVI

Los voladores: oscuri predatori

Perché siamo così addormentati e dipendenti? Perché desideriamo spesso che qualcuno ci dica cosa fare e che ci guidi quando possiamo fare da soli? quando spetta alla nostra personale responsabilità compiere le scelte?

«Gli sciamani dell’antico Messico scoprirono che abbiamo un compagno che resta con noi per tutta la vita, un predatore che emerge dalle profondità del cosmo e assume il dominio della nostra vita.»
(don Juan) 1

Le considerazioni che seguono possono apparire davvero sconcertanti e possono generare una varietà di reazioni: di difesa come il rifiuto o di consapevolezza profonda come angoscia, senso di schifo, paranoia.

Ti prego di sospendere per un istante il giudizio e di aprirti alla possibilità che vi siano cose nella tua testa che non sono davvero tue. Gli sciamani toltechi dell’antico Messico si accorsero per primi che qualcosa non andava per il verso giusto. Essi videro che le emanazioni luminose dei bambini – tenute insieme da una forza agglutinante nella forma di un uovo – erano anche ricoperte da una patina di straordinario splendore.

Videro che alla crescita del bambino questa patina, anzi- ché svilupparsi anch’essa di conseguenza, diminuiva drammaticamente. Videro che questo involucro di luce era diret- tamente correlato alla consapevolezza dell’individuo e lo chiamarono lo splendore della consapevolezza.

La consapevolezza non si sviluppava come sarebbe stato naturale. Inquietati da questa incongruenza estesero le loro indagini e scoprirono la presenza di esseri oscuri posti di- rettamente sullo sfondo del campo energetico umano e per questo difficilmente individuabili.

Gli sciamani videro che questi esseri oscuri si cibavano della lucentezza della consapevolezza di ogni individuo, riducendone sempre di più la patina luminosa.

Le entità oscure sono particolari esseri inorganici, coscien- ti, e molto evoluti, e poiché si muovono saltellando o volando come spaventose ombre vampire vengono chiamati los voladores , ovvero «quelli che volano».

Don Juan: «Sei arrivato, e con le tue sole forze, a ciò che per gli sciamani dell’antico Messico era la questione suprema. Per tutto questo tempo non ho fatto che menare il can per l’aia, insinuando in te l’idea di un qualcosa che ci tiene prigionieri. Ed è davvero così!».

Carlos: «Perché questo predatore ci avrebbe sottomessi nel modo che stai descrivendo, don Juan? Dev’esserci una spiegazione logica».

Don Juan: «Una spiegazione c’è ed è la più semplice che si possa immaginare. I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. 

Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie»

I voladores si nutrono solo di un determinato tipo di energia e noi produciamo molta di quella energia. questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente. Il danno energetico che questa azione predatrice ci arreca è immenso. Siamo esseri magici, dotati di possibilità infinite, condannati a brandelli di consapevolezza: i voladores consumano rego- larmente la patina luminosa – che torna a crescere per sua natura – e come impeccabili giardinieri tengono l’erba rasa sempre allo stesso (misero) livello. Gli sciamani possono vedere quanto la patina di luminosità rimastaci sia soltanto una piccola pozzanghera di luce sotto i piedi, che non arriva nemmeno agli alluci.

questa consapevolezza rimastaci è davvero poca cosa e ci permette giusto di interagire nel mondo quotidiano fissato dalla socializzazione, ma certo non ci dà modo di compren- dere la nostra reale situazione o di riconoscere che condividiamo lo stesso destino degli animali che alleviamo.

Come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando, distruggendo e «sfruttiamo noi stessi senza ritegno i nostri animali: li mungiamo, li tosiamo, prendiamo loro le uova e poi li ma- celliamo o li rendiamo in diversi modi sottomessi e mansueti. Li leghiamo, li mettiamo in gabbia, tagliamo loro le ali, le corna, gli artigli e i becchi, li ammaestriamo rendendoli dipendenti e gli togliamo poco a poco l’aggressività e l’istinto naturale per la libertà»


Ci manca l’energia, non possiamo fare altro che specchiarci nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. «La coscienza delle suole rispecchia la nostra immagine, la nostra superbia e il nostro ego, i quali alla fine non sono altro che la nostra vera gabbia.»

L’esigua pozzanghera di consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è irrimediabilmente intrappolato. Ci hanno tolto tutta l’energia, ma ci hanno lasciato proprio quella che ruota intorno all’ego! E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano.

I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, la paura, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità «eccessive e vibrazionalmente basse» sono il loro cibo prediletto.

FONTE
avrah ka dabra - creo quel che dico

1 Carlos Castaneda, Il lato attivo dell’infinito, BUR, Milano 2007