sabato 24 marzo 2018

Le religioni e il loro errore basilare



Le parole di Osho: Le religioni e il loro errore basilare

Osho,
Sei contro tutte le religioni? Quali sono i loro errori fondamentali?

Sì, sono contro tutte le cosiddette religioni perché non sono affatto religioni. Io sono per la religione, ma non per le religioni.
La vera religione può essere solo una, proprio come la scienza. Non c'è una fisica musulmana, una indù o una cristiana; sarebbe una cosa insensata. Ma questo è proprio ciò che hanno fatto le religioni: hanno fatto della terra un manicomio.
Se la scienza è una, allora perché non dovrebbe essere una anche la scienza dell'interiorità?
La scienza esplora il mondo oggettivo e la religione esplora quello soggettivo. Il loro lavoro è lo stesso, sono solo la loro direzione e dimensione a essere differenti.
In un'era più illuminata non ci sarebbe nemmeno la religione; ci sarebbero solo due scienze: la scienza oggettiva e quella soggettiva. La scienza oggettiva ha a che fare con le cose, quella soggettiva con gli esseri.
Ecco perché affermo di essere contrario alle religioni ma non alla religione anche se questa religione sta ancora nascendo. Le vecchie religioni faranno tutto ciò che è in loro potere per ucciderla, per distruggerla, perché la nascita di una scienza della consapevolezza sarà la morte di tutte queste cosiddette religioni che hanno sfruttato l'umanità per migliaia di anni.
Che fine faranno le loro chiese, le sinagoghe, i templi? Che accadrà al loro clero, ai papi, agli imam, agli shankaracharya, ai rabbini? Il loro è un grosso affare. Queste persone non permetteranno con tanta facilità la nascita di una vera religione.
Nella storia dell'umanità è arrivato il momento in cui la morsa delle vecchie religioni si sta allentando.
La gente rende un omaggio solo formale alla religione cristiana, ebraica, induista e musulmana, ma di base chiunque abbia un minimo di intelligenza non ha più alcun interesse per quella spazzatura. Magari va alla sinagoga o in chiesa o alla moschea per altre ragioni, ma più che ragioni religiose sono ragioni sociali. È vantaggioso essere visti nella sinagoga; è rispettabile, e non fa male a nessuno. È come associarsi al rotary club o al lions club. Queste religioni sono dei vecchi club circondati da un gergo religioso, ma se vai un po' più in profondità scopri che è un abracadabra privo di sostanza.
Io sono per la religione, ma quella religione non sarà una ripetizione di una di quelle che conosci già, questa religione sarà una ribellione contro tutte le altre. Non porterà avanti il loro lavoro; anzi lo abbandonerà completamente e ne inizierà uno nuovo, la trasformazione reale dell'uomo.
Mi chiedi: Qual è l'errore basilare di tutte queste religioni? Gli errori sono tanti e sono tutti fondamentali, ma voglio parlare prima di tutto del più importante: quello che nessuna di queste religioni ha avuto abbastanza coraggio di accettare il fatto che esistono cose che non sappiamo. Esse hanno preteso di sapere tutto, di essere onniscienti.
Questo perché, se accetti di essere ignorante su un certo soggetto, chi sa, potresti esserlo anche rispetto ad altre cose. Che garanzia c'è? Per essere assolutamente sicuri, hanno finto, senza alcuna eccezione, di essere onniscienti.
La cosa più bella della scienza è che non pretende di essere onnisciente.
La scienza non pretende di essere onnisciente, accetta i suoi limiti umani. Sa qual è il suo sapere e sa anche che c'è molto di più da apprendere. E gli scienziati più geniali sanno una cosa ancora più profonda. Gli scienziati sanno quali sono i limiti del conosciuto; prima o poi arriveranno a conoscere il conoscibile – sono già sulla strada.
Ma solo gli scienziati più grandi come Albert Einstein sono coscienti della terza categoria, l'inconoscibile, che non potrà mai essere conosciuto. A questo riguardo non si può fare nulla, perché il mistero supremo non può essere ridotto a conoscenza.
Siamo parte dell'esistenza, come possiamo allora conoscerne il mistero supremo?
Siamo arrivati molto tardi e non c'era nessuno come testimone. Non c'è modo di separarci completamente dall'esistenza e diventare solo degli osservatori. Viviamo, respiriamo, esistiamo con l'esistenza: non possiamo separarci da essa. Il momento in cui siamo separati, siamo morti. Ma se non siamo separati, se non possiamo essere dei semplici osservatori, senza alcun attaccamento, non possiamo conoscere il mistero supremo; è impossibile e resterà sempre qualcosa che non si potrà conoscere. Questa parte potrà forse essere sentita, ma non conosciuta. Potrà forse essere sperimentata in modi diversi, ma non come conoscenza.
Ti innamori – puoi forse dire che conosci l'amore? È un fenomeno completamente diverso: lo senti. Se cerchi di conoscerlo, potrebbe evaporare nelle tue mani. Non puoi ridurlo a una conoscenza, non puoi farne un oggetto di conoscenza perché non è un fenomeno della mente, ha a che fare col cuore. I battiti del tuo cuore lo conoscono, ma è una conoscenza di tipo completamente diverso. L'intelletto non è in grado di avvicinarsi ai battiti del tuo cuore.
Ma in te c'è più del cuore: c'è l'essere, la tua sorgente di vita. Proprio come conosci tramite la mente, che è la parte più superficiale della tua individualità, puoi conoscere anche tramite il cuore, che è più profondo della mente. La mente non può arrivarci, perché per essa la profondità è troppa ma al di là del cuore, ancor più in profondità, c'è il tuo essere, la tua sorgente di vita. Questa sorgente di vita ha anch'essa il suo modo di apprendere.
Quando la mente sa, la chiamiamo conoscenza.
Quando il cuore sa, lo chiamiamo amore.
E quando l'essere sa, lo chiamiamo meditazione.
I tre parlano lingue diverse, che non sono traducibili l'una nell'altra. Più vai in profondità, più diventa difficile la traduzione, perché al centro dell'essere c'è solo silenzio e come puoi tradurre il silenzio in suono? Nel momento in cui traduci il silenzio in suono lo hai distrutto. Persino la musica non è una traduzione sufficiente; la musica arriva un po' più vicino, ma è sempre suono.
La poesia non arriva così vicino come la musica, perchè le parole, anche se sono belle, rimangono parole, Non hanno vita, sono morte. Come puoi tradurre la vita in qualcosa di morto? Si, forse tra le parole puoi avvere un intuizione qui e là, ma è tra le parole, tra le righe, non nelle parole o nelle righe.
Questo è l'errore basilare di tutte le religioni: hanno ingannato l'umanità atteggiandosi sfacciatamente a chi sa tutto. Ogni giorno sono state smascherate e la loro ignoranza è stata messa in evidenza; per questo si sono opposte a ogni progresso del sapere.
Quando Galileo scoprì che la terra si muove intorno al sole, il papa diventò furioso. Il papa è infallibile, è solo un rappresentante di Gesù ma è infallibile. Che dire su Gesù – è solamente l’unico Figlio di Dio, e che dire su Dio ... Ma nella Bibbia – il libro che discende dal paradiso, scritto da Dio personalmente – il sole gira intorno alla terra.
Galileo aveva creato un problema. Se fosse stato nel giusto, allora dio aveva sbagliato; il figlio unigenito di Dio era errato, e tutti i rappresentanti dell’unico figlio di dio in tutti questi duemila anni – tutte persone infallibili – avevano tutte sbagliato. Un uomo solo, proprio Galileo, ha distrutto tutte quelle pretese. Tutta l’ipocrisia è stata messa in evidenza da lui per cui doveva essere messo a tacere. Era anziano, morente, sul letto di morte, ma forzato, quasi trascinato davanti alla corte nel tribunale del papa, per chiedere perdono e scusarsi.
Il papa pretese: “Devi modificare questa affermazione nel tuo libro, la sacra bibbia non può sbagliare. Tu sei solamente un essere umano, puoi sbagliare, ma Gesù Cristo non può commettere errori. Lo stesso Dio non può sbagliare, centinaia di papi non possono essere nel torto. Ti sei messo contro dio stesso, suo figlio, ed i suoi rappresentanti. Devi semplicemnte cambiare la tua affermazione!”.
Galileo doveva essere un uomo con un immenso senso umoristico – che per me è una delle più grandi qualità di un uomo religioso. Solo gli idioti sono seri, costretti ad essere seri, per essere capace di ridere hai bisogno di un pò d’intelligenza.
Si dice che un inglese ride que volte quando ascolta una barzelletta: la prima volta, per essere gradevole con la persona che racconta la barzelletta, per etichetta, una sorta di manierismo, la seconda volta nel mezzo della notte quando comprende il significato della barzelletta. Il tedesco ride solo una volta, proprio per dimostrare che lo ha compreso, un rabbino non ride mai dice semplicemente, ‘Per prima cosa, stai raccontando tutto in modo sbagliato ...’
Hai bisogno di un po’ d’intelligenza, e Galileo è stato intelligente, è stato uno dei più grandi scienziati del mondo, ma dovrebbe essere considerato anche una delle persone più religiose. Rispose, “Per forza Dio non può sbagliare, e Gesù anche, tutti gli infallibili papi non possono aver sbagliato, ma il povero Galileo può sbagliare sempre. Non esiste neun problema – cambierò la frase nel mio libro. Ma una cosa dovrebbe essere sempre ricordata, che la terra continuerà a ruotare intorno al sole, su questo non posso fare nulla, non segue i miei ordini. Per quanto riguarda il mio libro, cambierò la frase, mettendo una postilla in cui scriverò questo: ‘La terra non segue i miei ordini, e continua a girare intorno al sole.’
La religione si è opposta a ogni passo fatto dalla scienza.
Secondo la Bibbia, la terra è piatta, non rotonda. Quando Colombo iniziò a progettare il suo viaggio, con l'idea che la terra fosse rotonda, la sua era semplice aritmetica: "Se continuo ad andare avanti, un giorno arriverò allo stesso punto da cui ero partito… percorrendo un giro completo". Ma tutti erano contrari.
Il papa fece chiamare Colombo e gli disse: "Non essere sciocco! La Bibbia lo dice chiaramente: la terra è piatta. Presto arriverai all'orlo di questa terra piatta e cadrai giù. E chi sa dove andrai a finire? Il cielo è in alto e tu non puoi cadere verso l'alto, non è così? Quindi cadrai giù nell'inferno. Non partire per questo viaggio e non persuadere altri a farlo".
Colombo volle lo stesso partire e così aprì le porte di un mondo nuovo. Dobbiamo molto a Colombo, non sappiamo nemmeno quanto. Il mondo che conosciamo è venuto alla luce grazie a lui. Se avesse dato ascolto al papa, a quel papa infallibile, che stava solo dicendo sciocchezze… Ma le sue sciocchezze erano sante e molto religiose…
Tutte le religioni al mondo sono costrette ad affermare di sapere tutto ciò che è possibile sapere e conoscerlo esattamente per ciò che è – non possono fare altrimenti.
I giaina dicono che il tirthankara – il loro profeta, il loro messia – è onnisciente. Sa tutto – passato, presente e futuro – quindi tutto ciò che dice è verità assoluta. Buddha prendeva in giro Mahavira, il messia giaina. I due erano contemporanei, venticinque secoli fa. Mahavira stava diventando vecchio, ma Buddha era ancora giovane e capace di ridere e scherzare. Era ancora giovane e vivo; non ancora ben affermato.
Quando una religione si è affermata, hai di fronte degli interessi costituiti. Mahavira aveva una religione affermata già da migliaia di anni, forse la più antica religione del mondo. Gli indù dicono, giustamente, di possedere il libro più antico del mondo, il Rig Veda. È stato ora scientificamente provato che il Rig Veda è la scrittura più antica mai sopravvissuta. Eppure nel Rig Veda viene menzionato il primo messia del giainismo, che è prova sufficiente del fatto che il messia del gianismo era precedente al Rig Veda. Il suo nome era Rishabhadeva.
Egli viene menzionato con un rispetto che è impossibile avere per un contemporaneo. È una debolezza umana, ma è vero che è molto difficile avere rispetto per un contemporaneo, una persona viva, uno come te. È facile rispettare qualcuno che è morto già da tanto tempo. Il modo in cui il Rig Veda ricorda Rishabhadeva è così rispettoso che doveva essere morto da almeno mille anni, non meno di tanto, quindi il giainismo era una religione affermata già da molto tempo.
Con Buddha, il buddismo era appena all'inizio. Egli si poteva permettere di scherzare e di ridere, e così scherzava su Mahavira e sulla sua onnipotenza, onniscienza e onnipresenza dicendo: "Ho visto Mahavira che mendicava davanti a una casa", perché Mahavira viveva nudo e mendicava. Buddha affermava: "L'ho visto fermarsi davanti a una casa vuota. In casa non c'era nessuno, eppure quest'uomo, dicono i giaina, conosce non solo il presente, ma anche il passato e il futuro".
Buddha continuava: "Ho visto Mahavira camminare proprio davanti a me, e pestare la coda a un cane. Era mattina presto, non era ancora chiaro. Solo quando il cane è saltato su abbaiando, Mahavira si è accorto che gli aveva pestato la coda. Quest'uomo è onnisciente, eppure non sa che un cane è sdraiato a dormire proprio sul suo cammino, e che lui sta per pestargli la coda".
Ma la stessa cosa è successa a Buddha quando si è affermato.
Trecento anni più tardi, quando i suoi detti e le sue affermazioni vennero raccolti per la prima volta, i discepoli misero bene in chiaro che "tutto ciò che è scritto qui è assolutamente vero, e rimarrà vero per sempre".
Eppure tra quelle affermazioni ci sono tante cose stupide che possono essere state valide venticinque secoli fa, ma che ora non hanno più senso, perché tante cose sono accadute nel corso di questi secoli. Buddha non aveva alcuna idea di Marx o di Freud… ciò che ha affermato o scritto è necessariamente basato solo sulla conoscenza disponibile a quel tempo.
“Un uomo è povero perché nelle sue vite passate ha commesso qualche brutta azione”. Quindi, dopo le affermazioni di Marx non si può dire. “Un uomo è ricco perché ha agito bene nelle vite passate”. Dopo Marx non puoi dirlo, e non penso che Buddha avesse avuto idea della venuta di Karl Marx sulla terra, sebbene i suoi discepoli abbiano affermato che qualsiasi cosa detta da Buddha sarebbe rimasta vera per sempre – un modo diverso dal dire che Buddha è onniscente.
Per i poveri è stata una buona consolazione, agendo in modo buono e positivo nelle vite future sarebbero diventati ricchi. Ma anche una gioia per i ricchi, ‘Siamo ricchi perché abbiamo agito bene nelle vite passate’. E sanno benissimo che tipo di buon lavoro stanno facendo adesso ... e che le loro ricchezze aumentano ogni giorno, i poveri diventano più poveri ed i ricchi più ricchi.
In India non si è mai pensato alla rivoluzione; non ci si è posti neppure il problema che potesse accadere, e l'India ha vissuto in una povertà mai vista in altri paesi. L'India ha vissuto in schiavitù più a lungo di qualsiasi altro paese al mondo. Ma la schiavitù, la povertà, la sofferenza – tutto dev'essere accettato perché è la conseguenza delle tue azioni. Non puoi ribellarti. Contro chi ti puoi ribellare? L'unica possibilità è quella di bilanciare le tue cattive azioni con delle buone azioni. L'idea stessa di rivoluzione non si è mai presentata alla mente indiana. Se la schiavitù arriva, devi accettarla.
Gli indù conoscono tutte le risposte. Dicono: "Senza la volontà di Dio non può accadere nulla. Quindi se sei uno schiavo…" E per duemila anni l'India è rimasta in uno stato di schiavitù; è un miracolo che un paese così vasto sia rimasto in schiavitù per duemila anni. I popoli che hanno invaso l'India erano piccole tribù di barbari; non erano nulla a confronto dell'India. Avrebbero potuto essere schiacciati dalla folla, non c'era neppure bisogno di prendere in mano la spada.
E invece chiunque – unni, mongoli, turchi, musulmani, britannici – chiunque fosse stato ambizioso e voleva invadere l'India, veniva sempre ben accolto. L'India era pronta – anzi si sentiva in obbligo, visto che eri venuto da così lontano, prendendoti tanto disturbo! E il semplice motivo è che gli indù conoscono la risposta: è la volontà di Dio; nulla accade contro la volontà di Dio, quindi questa schiavitù è volontà di Dio.
Voglio che vi ricordiate che l'errore basilare commesso da tutte le religioni è quello di non essere state abbastanza coraggiose da accettare il fatto che ci sono dei limiti al loro sapere.
Non sono mai state capaci di dire in qualche momento: "Non sappiamo".
Sono state così arroganti da continuare a dire che sanno, creando nuove pretese di conoscenza. È in questo che la vera religione sarà diversa, a un livello fondamentale.
È vero, ogni tanto ci sono stati individui singoli che hanno avuto la qualità della vera religione, per esempio Bodhidharma uno degli esseri umani più splendidi vissuti, che si recò in Cina mille e quattrocento anni fa. Lì rimase per nove anni raccogliendo seguito intorno a lui. Non era però un uomo che apparteneva alla stupidità delle cosiddette religioni. Era un monaco buddista, e la Cina era già stata convertita al buddismo. Migliaia di monaci buddisti avevano già raggiunto la Cina prima di Bodhidharma, e quando appresero della sua venuta, se ne rallegrarono, perché Bodhidharma era quasi alla pari con Buddha e la notizia del suo arrivo li aveva raggiunti molto prima della sua venuta. Persino il re della Cina, il grande imperatore Wu, andò a riceverlo al confine tra la Cina e l'India.
Wu era colui che aveva portato tutta la Cina al buddismo, che aveva provocato la conversione dal Confucianesimo al Buddismo. Aveva messo tutte le sue forze e le sue ricchezze nelle mani dei monaci buddisti, ed era un grande imperatore. Incontrando Bodhidharma, gli disse: "Ti stavo aspettando. Sono vecchio, e sono fortunato che tu sia venuto fin qui; ti ho aspettato per anni. Voglio farti qualche domanda".
La prima domanda che fece fu: "Ho dedicato tutte le mie ricchezze, i miei eserciti, la mia burocrazia – tutto ciò che ho – a convertire questo grande paese al buddismo, creando migliaia di templi per Buddha". Aveva creato un tempio in cui c'erano diecimila statue di Buddha; tutta la montagna era stata scolpita. E dato che bisognava scolpire diecimila statue di Buddha, la montagna intera era stata utilizzata – scolpita in statue di Buddha – tanto da diventare un solo tempio. L'imperatore chiese: "Quale sarà il beneficio che ne ricaverò nell'altro mondo?".
Questo è quello che gli dicevano i monaci: "Hai fatto tanto per servire Gautama il Buddha che forse quando arriverai all'altro mondo, lui stesso sarà lì a ricerverti e a darti il benvenuto. Ti sei guadagnato tanta di quella virtù che un'eternità di piaceri sarà tua".
Bodhidharma disse: "Tutto ciò che fai fatto non ha alcun senso. Non hai nemmeno iniziato il tuo viaggio, non hai fatto nemmeno il primo passo. Finirai giù nel settimo inferno, fidati della mia parola.
L'imperatore Wu non riusciva a crederci: "Ho fatto tanto e quest'uomo dice che andrò nel settimo inferno!".
Bodhidharma rise e disse: "Tutto ciò che fai fatto lo hai fatto per avidità e qualsiasi cosa fatta per avidità non può renderti religioso. Hai rinunciato a tante ricchezze, ma non hai rinunciato senza condizioni. Stai mercanteggiando; è un affare. Stai facendo acquisti nell'altro mondo. Stai passando il tuo conto in banca da questo mondo all'altro mondo, lo stai trasferendo. Sei furbo: questo mondo è momentaneo – domani potresti morire – e questi monaci ti hanno detto che l'altro mondo è eterno… Cosa fai allora? Dai via le ricchezze momentanee per ottenerne di eterne? È proprio un buon affare! Chi stai cercando di prendere in giro?".
Quando Bodhidharma parlò così a Wu, davanti a tutti i monaci, ai generali e ai re di grado minore che erano arrivati con Wu e con tutta la sua corte, Wu s'inalberò. Nessuno gli aveva mai parlato prima a questo modo. Disse a Bodhidharma: "È questo il modo in cui parla una persona religiosa?".
Bodhidharma replicò: "Sì, questo proprio è il modo in cui parla una persona religiosa; tutti gli altri modi appartengono a persone che vogliono ingannarti. Questi monaci ti hanno ingannato, ti hanno fatto delle promesse. Tu non sai nulla su ciò che accade dopo la morte; né lo sanno loro, eppure hanno fatto finta di saperlo.
Wu chiese: "Ma chi sei tu per parlare con tanta autorità?".
E sai cosa rispose Bodhidharma? Disse: "Non lo so. Questa è una delle cose che non so. Sono andato dentro di me, sono andato fino al centro del mio essere e ne sono uscito ignorante come prima. Non lo so".
Questo, io lo considero coraggio.
Nessuna religione ha avuto abbastanza coraggio da dire: "Questo è ciò che sappiamo, e quello è ciò che non sappiamo – magari lo sapremo in futuro. E al di là di questo c'è uno spazio che rimarrà per sempre inconoscibile".
Se queste religioni fossero state così umili, il mondo sarebbe stato completamente diverso. L'umanità non sarebbe in un tale caos; non ci sarebbe tanta angoscia. Dovunque tu vada, tutti sono angosciati. Perché parlare dell'inferno? Siamo già all'inferno qui; come puoi soffrire di più all'inferno?
E di questo sono responsabili le cosiddette persone religiose. Continuano a fingere, a giocare lo stesso gioco. Dopo trecento anni in cui la scienza ha continuato a ridurre il loro territorio, a distruggere la loro cosiddetta conoscenza, a portare alla luce fatti nuovi, nuove realtà, il papa è ancora infallibile, così lo shankaracharya! Sono infallibili!
Una religione vera avrà l'umiltà d’accettare il fatto che solo poche cose sono note, molte di più sono ancora ignote, e una parte rimarrà sempre inconoscibile. Ed è proprio quest'ultima parte l'obiettivo di tutta la ricerca religiosa. Non puoi farne un oggetto di conoscenza, ma puoi sperimentarla, puoi provarne il gusto come se potessi mangiarla o berla – è esistenziale.
Lo scienziato rimane separato dall'oggetto del suo studio. È sempre separato dall'oggetto; per questo la conoscenza è possibile, perché chi conosce è separato dal conosciuto. Ma la persona religiosa entra nella sua soggettività, dove ciò che è conosciuto e ciò che conosce sono tutt'uno.
Quando chi conosce e il conosciuto sono tutt'uno, non c'è possibilità di conoscenza. Puoi danzarlo, ma non puoi esprimerlo a parole.
Può apparire nel modo in cui cammini, può mostrarsi nei tuoi occhi, nel modo in cui guardi, ma non può essere messo in parole.
Le parole sono assolutamente impotenti nel campo della religione. E invece tutte queste cosiddette religioni sono colme di parole, tutta spazzatura!
Questo è l'errore basilare, ma ci sono anche altri errori, che vale la pena di ricordare. Ad esempio, ogni religione è egoistica. Anche se insegna ai suoi seguaci la capacità di lasciar cadere l'ego, di essere privi di ego e umili, la religione stessa non è umile, anzi, è molto arrogante.
Gesù dice: "Sii umile, sii mite", ma ci hai mai pensato? Lo stesso Gesù non è umile, non è mite, niente affatto. Quale maggiore arroganza ed egoismo può esserci nel dichiarare di essere il figlio unigenito di Dio? Lui si dichiara figlio unigenito di Dio! Tu non puoi dichiarare di essere un altro figlio di Dio, nemmeno un cugino, perché Dio non ha fratelli. Non puoi avere alcuna parentela con Dio: l'unica possibile è gia occupata, Gesù ne ha sbarrato l'accesso. È il messia, ed è venuto a redimere il mondo. Ma nessuno sembra essere stato redento, e sono passati duemila anni. Lui stesso è morto soffrendo sulla croce, chi potrà redimere? Ma l'idea che: "Io ti salverò, seguimi"…. Questo è stato uno dei fattori più importanti della distruzione dell'umanità, perché tutte le religioni affermano di essere l'unica vera religione, che tutte le altre sono false. Hanno continuato a combattersi, a uccidersi a vicenda, a distruggersi.
L'altro giorno ho visto un dibattito in televisione. Un rabbino, un prete protestante e un monaco cattolico discutevano di me. E sono arrivati alla conclusione… il rabbino ha suggerito: "Ora è arrivato il momento di fare uno sforzo per dialogare con quest'uomo". Non riuscivo a crederci, un rabbino che parlava al prete cattolico e suggeriva la necessità di un dialogo. Perché? Al tempo di Gesù c'erano tanti rabbini, come mai non hanno ritenuto necessario un dialogo con Gesù? O il dialogo per loro era la crocifissione?
E questo idiota cattolico si dice d'accordo. Non dice nemmeno: "Ma come, tu, un rabbino, credi al dialogo? Ma allora cosa accadde con Gesù? Forse che la crocifissione è stata un dialogo?". No, non lo chiede neppure. Né il rabbino si meraviglia delle parole che lui stesso sta pronunciando. Gesù era un ebreo, sarebbe stato perfettamente nel giusto per un rabbino avere un dialogo con un ebreo. Se si era smarrito, se aveva perso la strada, avresti potuto riportarlo sul giusto cammino; o, se magari aveva ragione, allora potevi prendere tu la sua strada. Ma la crocifissione come dialogo? Non era nemmeno un monologo!
Con Gesù il dialogo non era possibile perché lui era il messia, mentre tu chi eri? Un dialogo è possibile solo tra uguali. Lui è il figlio di Dio e tu chi sei? Il genero? Devi essere qualcuno, altrimenti che dialogo ci può essere? Era impossibile; Gesù era così egoista che i rabbini sapevano perfettamente che un dialogo era impossibile. Una volta o due cercarono di avvicinarlo.
Una volta un rabbino chiese a Gesù: "In base a quale autorità stai parlando?".
Lui rispose: "In base alla mia stessa autorità, ricordati che prima di Abramo, io sono". Abramo era l'antenato, il più antico; e Gesù dice: "Prima di Abramo, io sono. Quale altra autorità vuoi?". Quest'uomo sta dicendo: "Beati sono i miti", ma lui non è affatto mite, "Beati sono i poveri, gli umili…", ma qual è il motivo? Perché sono beati? "…perché erediteranno il regno dei cieli".
Strano ragionamento! Qui perdi, mentre lì guadagni mille volte. Ma cosa guadagni? Le stesse cose. Qui sei povero, lì sarai ricco. Qui sei un mendicante, lì sarai un re. Ma qual è la differenza di qualità? L'unica differenza è tra qui e lì, tra due posti diversi. E queste persone cercano di essere miti, umili e poveri, per la semplice ragione che vogliono ereditare il regno di Dio. Quest'uomo sta stimolando e sfruttando la tua avidità. Tutte le religioni l'hanno fatto.
Anche con me un dialogo è impossibile, ma per ragioni diverse.
Prima di tutto, io non conosco me stesso – su questo non è possibile discutere – e quella è la cosa fondamentale da discutere. Che dialogo può esserci? O sei stato dentro di te oppure no.
Se sei stato dentro, allora guardare nei tuoi occhi sarà sufficiente, quello è il dialogo. Se non sei stato dentro, anche allora guardare nei tuoi occhi sarà sufficiente. Il dialogo è finito ancora prima di iniziare.
Con me il dialogo è impossibile perché non sono uno studioso. Non posso citare i libri sacri, finisco sempre per sbagliare la citazione. Ma che cosa interessa? Io non rendo omaggio a nessun libro sacro, non credo che siano sacri. Sono romanzi religiosi, quindi anche se sbaglio la citazione presa da un romanzo religioso, non è un problema. In realtà non li ho mai letti con attenzione, li ho sfogliati, ho guardato qui e là, e anche così ho scoperto tanta di quell'immondizia!
Quindi che dialogo fare con me, su che punti? Occorre almeno un certo accordo, e non c'è accordo possibile perché io affermo che non c'è Dio. Ora che dialogo puoi avere? Dovrai provare l'esistenza di Dio, solo allora il dialogo potrà iniziare. Oppure portare Dio sul banco dei testimoni; allora potremo discutere se è davvero Dio o solo un ipocrita americano.
Non credo che esista un paradiso o un inferno. Che dialogo è possibile? In altre religioni puoi avere dialoghi perché ci sono punti di contatto. Un musulmano, un cristiano, un indù, un ebreo, possono discutere di Dio. C'è un punto certo, e cioè che Dio c'è. Ora la questione è solo riguardo alla sua forma, ai suoi attributi e alle sue qualità, ma c'è accordo sul punto fondamentale. Tutti sono d'accordo sull'inferno e il paradiso. Può essere che qualcuno creda in sette inferni, qualcuno in cinque o in tre. È solo una questione di numeri, non è così importante. Con me che dialogo ci può essere? A partire da che cosa? Non c'è nemmeno un punto d’accordo, perché tutte quelle religioni sono false, non sono religioni autentiche, altrimenti ci sarebbe stata qualche possibilità.
Con Bodhidharma posso avere un dialogo. Egli afferma: "Non so chi sono". Questo è un punto di contatto sufficiente. Ora possiamo prenderci per mano e andare insieme a fare una passeggiata. Non occorre dire altro, è stato già detto tutto.
Ma con questi rabbini, con questi preti cattolici o protestanti, che dialogo è possibile? Sono passati duemila anni e i rabbini non si sono ancora scusati per aver crocifisso Gesù. Crucifiggere non è un argomento. Se mi tagli la testa, non è un argomento. Questo non vuol dire che io ho torto e tu hai ragione. Anzi, se mi tagli la testa, stai provando che non eri in grado di sostenere il tuo punto. È sempre il debole che si arrabbia. È sempre il debole che vuole convertirti sul filo della spada. Sono passati duemila anni e ancora… Mi meraviglia che nemmeno un rabbino si sia scusato. Ma perché dovrebbero? Pensano di essere stati nel giusto allora, e di esserlo anche ora.
Questo mi fa arrivare al secondo punto, che tutte le religioni sono state contro il dubbio. Hanno veramente temuto il dubbio.
Solo un intelletto impotente può temere il dubbio, altrimenti il dubbio è una sfida, un'opportunità di ricerca. Hanno ucciso il dubbio e hanno forzato nella mente di ognuno l'idea che, se dubiti, finirai all'inferno e soffrirai per tutta l'eternità. Non dubitare mai. Credere è accettato, la fede, una fede totale; nemmeno una fede parziale sarà sufficiente, solo una fede totale. Stai chiedendo a degli esseri umani una cosa assolutamente inumana. Come può un uomo credere totalmente? E anche se cerca di farlo, vuol dire che il dubbio è presente, altrimenti contro che cosa starebbe combattendo quando cerca di credere in modo totale?
C'è il dubbio, e il dubbio non viene eliminato dal credere.
Il dubbio è eliminato dal fare esperienza.
Dicono: Credi!
Io dico: Esplora!
Dicono: Non dubitare!
Io dico: Dubita più che puoi, finché arrivi al punto di sapere, sentire, sperimentare.
Allora non occorre reprimere il dubbio, svanirà da solo. Allora non occorre credere. Non credi al sole, non credi alla luna, allora perché credi in Dio? Non hai bisogno di credere nei fatti comuni, perché sono lì, chiari. Ma non sono la verità suprema.
Una rosa è lì alla mattina e alla sera è già scomparsa. Puoi 'crederci', ma non è necessario; lo sai, non sorge nemmeno la questione del dubbio. Questo 'credere' nella rosa è un credere semplice, che non è opposto al dubbio. Per non creare confusione tra un credere semplice e uno complicato, posso dare al primo un nome diverso: fiducia.
Tu hai fiducia nella rosa: essa fiorisce, diffonde la sua fragranza e poi scompare. A sera non la troverai più; i petali saranno caduti e saranno stati portati via dal vento. Ma non è una verità eterna; sai che è un fatto. E sai che ci saranno altre rose, altre fragranze. Non devi credere, lo sai per esperienza, perché anche ieri c'erano delle rose che ora sono scomparse. Oggi sono apparse nuovamente, e domani la natura farà il suo corso.
Perché credere in Dio? Ieri non avevi alcuna esperienza di Dio, e non l'hai neppure oggi, e che certezza c'è riguardo al domani? Da dove prendi la certezza sul domani? Ieri era vuoto, oggi è vuoto, e domani è solo una vuota speranza, uno sperare contro ogni aspettativa. Ma questo è ciò che hanno insegnato le religioni: distruggi il dubbio.
Nel momento in cui elimini il dubbio, hai eliminato una cosa che ha immenso valore per l'uomo, perché è proprio il dubbio che spinge l'uomo a ricercare e a trovare. Hai tagliato le radici della ricerca: adesso non ci sarà alcuna ricerca.
Ecco perché trovi solo raramente una persona che ha la sensazione dell'eterno, che ha scoperto il polso dell'eterno, che ha respirato l'eterno; succede molto raramente. E chi ne è responsabile? Tutti i tuoi rabbini e i tuoi papi, gli shankaracharya e gli imam: loro sono i responsabili, perché hanno tagliato le radici stesse della ricerca.
In Giappone coltivano uno strano albero. Questi alberi, che contano tre o quattrocento anni, sono alti solo una decina di centimetri. E hanno quattrocento anni! Se osservi uno di questi alberi è così antico, ma è alto solo dieci centimetri. E loro la considerano un'arte! Ciò che fanno è continuare a tagliare le radici. Il vaso in cui vive l'albero è privo del fondo, e così ogni tanto possono alzarlo e tagliare le radici. Quando tagli le radici, l'albero non può crescere; invecchia ma senza crescere. Diventa sempre più vecchio, ma in effetti lo hai rovinato.
Ciò che queste persone fanno in Giappone è un fatto significativo: è la stessa cosa che le religioni hanno fatto con l'uomo. Hanno tagliato le tue radici in modo che tu non possa crescere, ma solo invecchiare. La prima radice che tagliano è quella del dubbio; allora la ricerca si arresta.
La seconda radice che tagliano ti porta a contrastare la tua stessa natura, a condannare la tua natura. E naturalmente, quando condanni la tua natura, come puoi aiutarla a fluire, a crescere e a seguire il suo corso, come un fiume? Non ti permettono di essere simile a un fiume e di muoverti a zig zag.
Le religioni ti hanno trasformato in un treno, che corre sulle sue rotaie da una stazione all'altra, che di base non fa che spostarsi da un posto all'altro, senza andare da nessuna parte, ma sempre seguendo i binari. E chiamano questi binari disciplina, controllo, autocontrollo.
Le religioni hanno fatto danni incalcolabili – il vaso dei loro peccati è strapieno e trabocca. Dobbiamo solo gettarle tutte nell'oceano, a dieci chilometri di profondità, in modo che nessuno possa ritrovarle dando nuovamente inizio allo stesso stupido modo di fare.
Quelle poche persone intelligenti che ci sono al mondo dovrebbero liberarsi di tutto ciò che le religioni hanno fatto loro, e senza che se ne rendessero nemmeno conto. Dovrebbero ripulirsi completamente dalla religione ebraica, indù, cristiana, giainista e buddista. Dovrebbero ripulirsi completamente – essere umani è sufficiente.
Accetta te stesso, rispetta te stesso permettendo alla tua natura di seguire il suo corso. Non forzare, non reprimere.
Dubita, perché il dubbio non è un peccato, ma un segno di intelligenza. Dubita e continua la ricerca finché non trovi.
Una cosa la posso dire con certezza: chi cerca, trova. È certo, non è mai accaduto altrimenti.
Nessuno è mai tornato a mani vuote da una ricerca autentica.

Tratto da: Osho, From Ignorance to Innocence

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