domenica 24 giugno 2018

CREARE UN NUOVO MONDO E’ POSSIBILE

IMMAGINARE: “IN ME MAGO AGERE” LASCIO AGIRE IL MAGO CHE è IN ME Semplicemente basta andare oltre tutto ciò che ci hanno imposto, che ci hanno ordinato, obbligato, delegato, che ci hanno fatto credere fosse cosa giusta per noi, per tutti, per le apparenze, da quando siamo nati sino ad oggi. Fin da piccoli ci hanno fatto credere che per vivere felici in questa realtà era necessario seguire le regole, ma la domanda fondamentale e necessaria da porsi è: Regole di chi? Regole per chi? Queste regole mi hanno reso felice? Tutte queste imposizioni hanno creato un mondo migliore? Vedo intorno a me persone felici? Ed io sono felice?


Tutto questo può sembrare un atto estremo di ribellione, ma non è così, è semplicemente un bisogno interiore e senza dubbio per porsi queste domande ci vuole molto coraggio. “A volte, la cosa peggiore che può capitare alle domande è la risposta” scrisse Romain Gary, ne “L’angoscia del re Salomone” nel 1979.
Il nostro intelletto, il nostro spirito ha bisogno di porsi queste domande ed ha un estremo bisogno di darci le risposte. Dentro di noi giace un potenziale inesauribile, una scintilla mai accesa che vuole ardere e scàlpita ed aspetta di essere liberata. Molti di noi stanno iniziando ad affacciarsi sul davanzale della propria coscienza, questa finestra è solo un piccolissimo spazio di essa ed affaccia in un infinito mondo di possibilità, di idee mai pensate, di desideri mai richiesti; ed ogni tanto, quando siamo stufi del mondo in cui viviamo, spostiamo la tenda e sbirciamo oltre. Ma l’altezza ed il vuoto che si cela lì dietro ci spaventa, ci fa venire dei capogiri, non riconosciamo più il mondo fuori di noi, forse, non riconosciamo più neanche noi stessi e subito dopo ritiriamo la testa dentro, ma là fuori, OLTRE quella finestra, possiamo tutto.

L’immaginazione è la voce dello spirito che attraverso l’intuizione vuole connetterci alla nostra coscienza. Questa connessione avviene tutte le volte in cui ci rendiamo conto che il mondo là fuori non ci basta più, non ci piace più e senza accorgercene iniziamo ad immaginare come vorremmo che fosse. La società, le culture hanno sempre fatto in modo di bloccare questo processo, mettendo paletti nella nostra “testa”, hanno creato le famose “regole”, dando spiegazioni errate sul potere dell’immaginazione, perchè un essere umano che non ha paura di guardare fuori da quella finestra è totalmente libero di immaginare, di interrogarsi, di “ascoltarsi” e quindi di creare nuove realtà.

L’uomo è nato per creare. La vocazione umana è quella di immaginare, inventare, osare nuove imprese.



(Michael Novak)



Immaginare deriva dal greco “In me mago agere” che significa: faccio agire il mago che è in me.

Roberto Assagioli, psichiatra e teosofo italiano, fondatore della Psicosintesi, ha scritto dieci leggi che descrivono come funziona l’essere umano. La prima, in particolare, ben descrive questo nostro importante potere: “Ogni immagine ha in sé un impulso motore; le immagini o figure mentali e le idee tendono a suscitare le emozioni, a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni ad esse corrispondenti.”

Ogni volta che immagini dai un impulso, dai il via a qualcosa che poi si crea nella realtà.

In verità, ogni movimento richiede una sua immagine che lo preceda. Funzioniamo così: immaginiamo, visualizziamo cosa fare nella nostra mente e agiamo.
Immaginazione. Una parola che è come uno scrigno in cui sono racchiuse meraviglie. Un contenitore di bellezze sempiterne scolpite nella assenza di cose, oggetti, materia. Nell’immaginazione esistono cose, parole, pensieri, immagini, mai esistite ed il mondo per evolversi ha bisogno di tutto questo. Ad oggi, in questo periodo storico della nostra evoluzione, vediamo nel mondo come se ci fosse un blocco, percepiamo che c’è qualcosa che non va, questo qualcosa è la mancata fiducia nella nostra immaginazione, nella nostra facoltà di creare ed il nostro spirito “piange”, si “dispera” e la conseguenza è un malessere collettivo. Le persone che hanno paura di immaginare si sono arrese perchè la società ci ha detto che non basta immaginare per migliorare. Eppure, quando immaginiamo, ci sentiamo liberi e da quella finestra trapela una tiepida luce: la luce della coscienza, la strada che porta verso “casa”.

L’immaginazione crea ciò che non esiste, scompone la realtà e la rimescola, evoca immagini indipendentemente dalla presenza dell’oggetto cui si riferiscono. Se ci fermiamo ad osservare la vita in ogni suo aspetto, ci accorgiamo che tutte le realizzazioni umane discendono da una intuizione. E che cos’è l’intuizione, se non un germoglio dell’immaginazione? Essa si colloca, per esempio, alla base di tutte le creazioni artistiche, ne è il fondamento imprescindibile, se non ci fosse stata questa superiore facoltà umana il mondo non sarebbe mai stato quello che conosciamo e quindi l’immaginazione è capace di “creare” un mondo: chi immagina può creare un mondo, un nuovo mondo.
La dimensione sensibile rappresenta il nutrimento dell’immaginazione e attraverso i nostri sensi percepiamo il mondo, comunichiamo con esso.

Nella storia del pensiero occidentale vi sono quattro grandi sistemi filosofici: Platonico, Aristotelico, Kantiano ed Hegeliano. Ebbene, ciascuno è nato da un’immagine, dall’esigenza di cercare la verità e di definire il mondo ordinandolo. Agli albori del Novecento l’immagine divenne l’emblema dei movimenti Avanguardistici, nei campi dell’arte ma anche del pensiero speculativo. La prima volta che sentimmo pronunciare la frase l’immaginazione al potere, era il 1909 e il Futurismo cominciò a farsi largo: si creò cosi un nuovo modo di vedere il mondo.
Negli anni sessanta il filosofo/politologo tedesco Herbert Marcuse, riprese il concetto dell’immaginazione al potere donandolo agli studenti sessantottini. I quali attribuirono a quella locuzione un significato profondamente rivoluzionario. Il piedistallo su cui si erge il monumento dell’arte, in tutte le sue declinazioni, è l’immaginazione. I paesaggi dell’anima hanno preso forma grazie alle intuizioni artistiche.

Ho visto un angelo nel marmo e non l’ho scolpito finché non l’ho liberato.

(Michelangelo)
L’immaginazione nutre l’arte e dall’arte discendono i contorni di ciò che non si vede. Tutto ciò che vi è di superiore nell’uomo, gli invisibili spazi interiori, i panorami della nostra spiritualità, sono il felice esito di tutte le figure/immagini che attraversano la nostra mente. Michelangelo e Raffaello, Leonardo e Leon Battista Alberti devono ringraziare il loro ingegno immaginifico.
Il progresso dell’umanità in campo scientifico è legato a questa facoltà, tutto nasce da un’immagine e intuizione.

L’estrema religiosità che appartiene alla musica. Potrei continuare ricordando che se la pittura ha disegnato l’immagine di Dio, la musica lo ha evocato illuminando la sua essenza. Nella forma musicale del “Requiem” ha raggiunto vette espressive assolute: Mozart, Verdi e Brahms. L’accrescimento perpetuo dello spirito, sostenuto dall’immaginazione, ha trovato un luogo privilegiato anche nel teatro. Nelle opere di W. Shakespeare, del nostro L. Pirandello, A. Checov, H. Ibsen sino ad arrivare, attraversando gli anni, al teatro di Eduardo De Filippo, Carmelo Bene e la coppia Fo/Rame.

In conclusione, quella che si è soliti definire come la facoltà di elaborare liberamente e con fantasia i dati dell’esperienza e i pensieri, è in realtà una cosa più semplice:

il motore della vita.

Ciò che è oggi dimostrato fu un tempo solo immaginato.

(William Blake)



Michela Marini

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