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L’EFFETTO PLACEBO

L’EFFETTO PLACEBO: QUANDO LA MENTE CONTROLLA IL CORPO Tra i fenomeni più affascinanti studiati dalla medicina moderna vi è senza dubbio l’effetto placebo. Con questo termine si indica una risposta positiva del corpo a un trattamento privo di principi attivi, come una pillola di zucchero o una sostanza neutra. Il solo fatto di credere di ricevere una cura efficace è in grado, in molti casi, di produrre miglioramenti reali, tangibili e misurabili. Da semplice curiosità clinica, l’effetto placebo si è trasformato nel corso dei decenni in una delle prove più evidenti della potenza della mente umana nel modulare i processi fisiologici del corpo. Uno degli esperimenti più sorprendenti condotti in ambito medico riguarda un gruppo di pazienti che dovevano sottoporsi a un intervento chirurgico minore. Lo studio, condotto da un’équipe di ricercatori interessati alla correlazione tra mente e percezione del dolore, prevedeva una particolare condizione: i pazienti credevano di ricevere un’anestesia...

NUOVE POVERTÀ

Le nuove povertà urbane: lavoratori che dormono in auto o roulotte Hanno un lavoro, uno stipendio e una routine — ma non una casa. È la nuova povertà urbana che cresce silenziosa in Italia: lavoratori poveri costretti a vivere in auto, roulotte o camper parcheggiati ai margini delle città. “Lavoro otto ore, poi dormo in macchina” Andrea, 43 anni, operaio metalmeccanico a Milano, guadagna 1.350 euro al mese. “Per risparmiare — ha raccontato a Repubblica — dormo in macchina da un anno. Ho una doccia in palestra e mangio dove capita. All’inizio mi vergognavo, poi ho capito che non ero solo.” Le associazioni stimano centinaia di casi simili a Roma, Torino e Bologna: padri separati, badanti, rider, addetti alla logistica, persone che hanno perso la casa ma non la dignità. Un problema europeo In Francia, la Fondation Abbé Pierre parla di 150.000 lavoratori senza alloggio stabile. Come Sylvie, infermiera di Marsiglia: “Mi alzo presto, mi trucco, mi vesto come tutti — ha raccontato a France In...

DOPO LA MORTE secondo il bardo

DOPO LA MORTE SECONDO IL TESTO TIBETANO DEI MORTI - IL BARDO THODOL • “Bardo” è un termine tibetano che significa «intervallo», «stato intermedio».    • Secondo il testo, dopo la morte la coscienza entra in uno stato intermedio che può durare fino a 49 giorni, durante i quali può rinascere o, in casi favorevoli, ottenere una liberazione.    • Lo scopo del Bardo Thodol è guidare la coscienza del defunto attraverso questi passaggi — mediante insegnamenti pronunciati da un lama o recitati — in modo che possa riconoscere la propria natura e, idealmente, evitare rinascite sfavorevoli.   I passaggi principali (i “bardos” post-morte) Nel Bardo Thodol si distinguono principalmente tre bardos post-morte (o stati intermedi) attraverso i quali la coscienza passa, se non raggiunge la liberazione immediata.  1. Chikhai Bardo – Il momento della morte (Il bardo della dissoluzione e della Luce Chiara) 👉 Durata: dal momento della morte fino a poche ore dopo. 👉 Esperien...

LA STORIA DEI FRATELLI RAMPONI,

LA STORIA DEI FRATELLI RAMPONI, cioè di coloro che hanno provocato la tragica morte di 3 Carabinieri ed il ferimento di altri 27, una cosa terribile ed ingiustificabile.  Tutti i media e tutti i politici, compreso Mattarella  (che parteciperà ai funerali) ed il ministro della difesa Crosetto, hanno descritto i fratelli come dei TERRORISTI e la procura li ha accusati di STRAGE DOLOSA. Tutto vero, ma nessuno racconta le cause che li hanno portati a questo gesto folle, forse per timore che si sappia che ci sono delle responsabilità del sistema…e nemmeno piccole! Questi 3 contadini vivevano una vita fatta di lavoro e di sacrifici, erano proprietari della casa dove erano nati, possedevano terreni ed allevavano animali, fino a quando nel 2012 uno dei 3 fratelli ebbe un incidente stradale dove morì un ragazzo.  Nonostante il Ramponi avesse ragione, l’assicurazione si RIFIUTÒ di pagare la famiglia del ragazzo, perché Ramponi guidava il trattore con i fari spenti (e non credo che ...

La povertà avanza

Senza gas, senza corrente, come in una grotta. Così vivevano i fratelli Ramponi da anni, strangolati dai debiti, pignorati, umiliati fino alla tragedia non erano occupanti illegali, la foto della sorella e l'intervista è chiara,  ma siete rimasti indifferenti mandando reparti speciali contro una famiglia di agricoltori  i ramponi sono gente comune a cui può accadere di cadere in disgrazia e che non volevano lasciare la loro azienda agricola i loro animali perdere la loro dignità. Non sono “casi limite”, ma il riflesso di un Paese che ogni giorno produce nuove vittime del ricatto economico e della miseria sociale. Solo una settimana fa a Sesto San Giovanni Letterio Buonomo, 71 anni, si è lanciato dal sesto piano mentre lo stavano sfrattando. Non veva perso tutto lui,  ma vivere di pensione ti porta alla povertà e non ce la fai più a pagare affitto, utenze o semplicemente fare la spesa sperando sempre di non ammalarsi.... E nessuno lo ha salvato ha preferito uccidersi lui...

Pacificazione. A Gaza

Pacificazione. A Gaza la missione è compiuta: Trump ha fermato Trump di Alessandro Orsini I fattori che hanno indotto Trump a fermare il bombardamento di Gaza sono numerosi. Nessuno dei quali ha a che vedere con il suo amore per la pace. Il primo fattore che ha indotto Trump a porre fine allo sterminio dei palestinesi è l’utilità marginale decrescente. Dopo due anni di bombardamenti, i benefici addizionali derivanti da ogni nuovo bombardamento di Gaza non valgono più il costo di ottenerli. L’utilità marginale è il vantaggio che gli Stati Uniti ricavano dall’ultima dose di bombardamento. Gaza è stata rasa al suolo. Continuare a bombardarla comporta più svantaggi che vantaggi. Amore per la pace? Macché: prima di fermare il bombardamento, Trump ha atteso la distruzione completa di Gaza. Una prova? Il 17 settembre 2025, ha posto il veto alla tregua nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Questo certifica che, fino al 19 settembre 2025, Trump ha operato per la prosecuzione dello sterminio dei ...

Sesso e Amore

Va bene. Chiudi gli occhi un attimo perché ciò che sto per dirti non è un pensiero, è una ferita che parla. Vista la giornata iniziata con il post sull’amore . Ieri sera ero a cena con amici. Un tavolo lungo, pieno di voci, di bicchieri che si toccavano, di risate che cercavano di coprire la stanchezza dei giorni uguali. Si parlava di tutto: lavoro, politica, allenamenti, amori finiti e futuri tentativi di non soffrire più. Poi, come succede spesso, è arrivato il discorso sul sesso e sull’amore. All’inizio ascoltavo, in silenzio. Mi piace ascoltare, perché nel modo in cui una persona parla dell’amore, capisci quanto conosce se stessa. C’era chi rideva, chi semplificava, chi lo definiva un bisogno naturale, un gioco, un atto di piacere da vivere senza troppe domande. E io, seduto lì, sentivo che qualcosa dentro di me cominciava a vibrare. Non rabbia, no. Ma una tristezza antica. La tristezza di chi vede un valore sacro trasformato in passatempo. Allora ho cominciato a parlare. Piano, se...