giovedì 29 giugno 2023

IL MONDO A PUNTI

 

 

TRATTO DALLA SERIE "BLACK MIRROR" E COME AL SOLITO CI AVEVANO DETTO TUTTO
Consiglio la visione …
Nel frattempo pensiamo a trovare la soluzione per come dire con FORZA …NO
NO AL GREEN PASS NO ALL'ID DIGITALE
NO AL SISTEMA DI CREDITO SOCIALE

 

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lunedì 26 giugno 2023

SITUAZIONE IN RUSSIA


Qualche considerazione a freddo.
Vantaggi ottenuti dalla Russia dopo lo spettacolo di sabato :
1. Possibilità di pulizia e ricostruzione profonda anche se non immediata delle élite. Hanno visto tutti chi era uscito allo scoperto, chi era scappato in Turchia con l'aereo privato, chi invece non si era cacc..to adosso e aveva continuato a lavorare. Putin ha molto materiale a disposizione per pensare, infatti non si è più visto e non ha più parlato da sabato mattina. Stanno lavorando si vede.
2. Prigozhin in Bielorussia cambia la configurazione di tutto il fronte non soltanto in Ucraina. Kiev, ma anche la Polonia e paesi baltici d'ora e in poi sono sotto scacco. In più la Russia scarica su Lukashenko l'eventuale responsabilità per le azioni di Wagner.
3. Scoperta probabilmente una buona parte della rete occidentale all'interno della Russia che si era attivata in tutta fretta seguendo le richieste dei suoi padroni e hanno dato la possibilità ai servizi russi di individuarli (FSB aveva steso la rete già qualche settimana prima)
4. Scoperte le posizioni dell'esercito ucraino che volendo sfruttare il caos in Russia ha iniziato a far uscire allo scoperto le truppe di riserva per poi ritirarle subito, ma era ormai tardi, sono già state individuate
Se questa versione regge vedremo gli sviluppi della situazione entro massimo fine estate.
La domanda mia è : chi è che ha questa mente diabolica e geniale per creare le combinazioni del genere??
Altro che intelligenza artificiale....
 

Dmitry Koreshkov

commento

Enrico Z.

A me la cosa non stupisce per nulla, avevamo già visto nel 2016 qualche cosa di simile messa in atto da Erdogan per far uscire allo scoperto i membri dell'opposizione, specialmente quella occulta, per poi poterli epurare con tutta calma.
Anche allora si susseguivano le voci: "Ha preso l'aereo ed è scappato in Germania ma i tedeschi non lo hanno voluto e adesso sta andando da qualche altra parte.."
" E' scappato in qualche località segreta nell'entroterra della Turchia per poi andare in Francia.."
" E' rimasto all'interno del palazzo presidenziale ma è circondato e da lì manda messaggi attraverso FaceTime.."
Poi alla fine, a distanza di qualche mese il quadro è diventato chiaro a tutti e si è visto come è andata a finire.
La cosa più "
divertente
" di tutto ciò sono stati i beoti che sabato hanno pensato che in un territorio come quello russo, un paio di decine di migliaia di contractors potessero marciare per 600 km su Mosca, in campo aperto e prenderla in ostaggio, come se la Russia (ma questo varrebbe anche per la Francia o la Gran Bretagna o qualunque paese disponesse di una aviazione da potersi definire tale, supportata da satelliti, artiglieria e missili) non avesse la capacità di incenerirli tutti nel giro di 15 minuti.
Del resto, un paio di anni fa, gli stessi americani hanno voluto farci credere che qualche centinaio di disadattati, capeggiati da un imbecille dal passato da pornostar, con il testa delle corna di bisonte potesse sovvertire l'ordine pubblico negli Stati Uniti.
Aspettiamo qualche settimana e a ragion veduta potremo tirare fuori delle collusioni sensate.


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La storia di Ali e della sfida con Foreman




Quella notte, Muhammad Ali ha paura.
È il 30 Ottobre 1974 e deve salire sul ring di Kinshasa, Zaire, e sfidare il campione del mondo dei pesi massimi George Foreman, più alto di 2 centimetri, più pesante di molti chili, più giovane di 7 anni e imbattuto.
Foreman viene da 40 vittorie su 40 incontri e i suoi colpi disintegrano gli avversari in poche riprese, tanto che il pubblico lo considera noioso, perché polverizza i rivali.
Se Ali sembra danzare sul ring, George è un picchiatore puro, si muove poco, ha la testa ferma e spara pietre di pugni.
Tutti gli Stati Uniti amano “Big George” Foreman, ex ragazzo rissoso convertito alla disciplina del ring.
Lo amano anche i bianchi, perché Foreman è il pugile nero che non parla di politica e schiavitù e guerra, fiero del suo essere americano. Foreman è il “nero buono” che vince per gli U.S.A., Ali è il “nero ribelle” che si chiamava Cassius Clay ma ha rifiutato il suo cognome "da schiavo". Ha preso un nome musulmano e rifiutato di combattere inl Vietnam.
“Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro” ha dichiarato e come disertore ha perso il titolo, costretto a 5 anni di stop nel momento migliore della sua carriera.
Per questo, al ritorno sul ring, Ali ha imposto di combattere in Africa, per trasformare un semplice incontro di pugilato in una sfida simbolica e mostrare agli americani che in Africa ci sono esseri umani come loro, persone che organizzano eventi, vivono, odiano, amano come tutte le altre.
Il match viene soprannominato “Rumble in the jungle” e si combatte alle quattro di notte, come in una rissa di strada.
Prima della sfida Ali ostenta sicurezza, provoca.
“Foreman non è nessuno. Non ha la minima chance. È un vecchio bulletto del Texas troppo cresciuto”.
In realtà Ali è consapevole della forza devastante del rivale e delle limitate possibilità di vincere.
Il suo team ha persino preparato una fuga in aereo per la Francia per curarlo subito, se le ferite riportate fossero troppo gravi.
Già al primo round Muhammad si rende conto che i colpi di Foreman sono ancora più micidiali del previsto, bordate da staccarti la testa o spezzarti le costole o un braccio.
Non solo, Foreman non è lento come pensava e Ali non può danzare come vorrebbe. Foreman gli toglie spazio e comandare la sfida. È solo questione di tempo per perderla.
Allora Muhammad decide di usare la forza di George contro George.
Di assecondarlo.
Se Foreman vuole tartassarlo di colpi lo farà, ma Ali cercherà di usarli a suo vantaggio per farlo stancare. Per incassare l’urto di quelle bombe, Ali sceglie di sfruttare le corde del ring come un elastico contro cui dondolarsi e attutire gli impatti.
E così si chiude, incassa, il corpo che rimbalza sulle corde.
Foreman continua a colpire e colpire, ma non riesce a mandare giù Ali,
George picchia più forte che può, ma – con il passare dei minuti - si innervosisce, si stanca.
Alla quinta ripresa Ali resiste a una spaventosa serie di ganci ai fianchi e poi contrattacca con una sequenza di diretti.
Alla sesta ripresa il diretto sinistro di Ali si abbatte sulla testa di Foreman che inizia a soffrire.
“È tutto qui quello che sai fare?” lo provoca Ali.
All’ottava ripresa Foreman prova la carta della disperazione e si scaglia su Ali come un toro, menando mazzate tremende, ma ormai il colosso è sfiancato, ha perso lucidità.
Pochi secondi prima che finisca il round, George finalmente scopre la guardia e Ali riesce a centrarlo alla testa.
Il gigante barcolla, si piega ed è chiaro che ormai sta crollando al tappeto.
Muhammad si avvicina ancora, carica il destro per scagliarlo sul viso ormai senza guardia di Foreman che sta proprio di fronte al suo guantone.
Ma non lo fa, trattiene il braccio e questo pugno che non mette a segno volutamente, forse, certifica più di tutti gli altri la sua grandezza.
Un attimo dopo, George Foreman crolla a tappeto, senza rialzarsi.
Ali è di nuovo campione del mondo, la folla impazzita lo porta in trionfo mentre su Kinshasa si abbatte un diluvio.
Muhammad, dopo l’incontro, scompare.
Nessuno sembra in grado di trovarlo, si vocifera sia già fuggito verso gli Stati Uniti.
Il primo giornalista che lo incontra lo ritrova quasi all’alba, nella notte africana, fuori dalla villa in cui alloggia, solo, senza staff, senza interviste o macchine fotografiche.
Sta semplicemente giocando con alcuni bimbi zairesi.
“Non ci sarà mai nessuno come lui” pensa il giornalista vedendo la scena.
E, forse, è proprio così.
Quanto a Foreman, esce distrutto dalla sconfitta.
Odia Ali, arriva ad accusarlo di aver fatto allentare le corde per batterlo, rivela tutta la sua fragilità e cade in depressione: senza il titolo di campione del mondo non sa più chi è e cosa fare della sua vita.
Si consola con sesso, auto lussuose, case, animali feroci comprati per diletto.
Combatte ancora, vince ancora, poi perde da un buon pugile poco noto, Jimmy Young
Ma negli spogliatoi ha un malore, si sente mancare.
Dice di trovarsi in un posto di disperazione e assenza, sospeso tra vita e morte. In quel posto sente la voce di Dio che gli chiede di cambiare la sua vita.
Il tremendo George Foreman si mette a baciare tutti in bocca negli spogliatoi e poi smette di combattere, si converte alla fede come “cristiano rinato”), predica per le strade, diventa ministro di culto, apre un centro per aiutare giovani con gravi problemi.
Per dieci lunghi anni Foreman si dedica ad aiutare gli altri e mantenere come imprenditore (produce una griglia per carne portatile, la "George Foreman's Grill) la sua numerosa famiglia che arriverà a 12 figli. Cinque maschi chiamati, modestamente, Georg
Poi, a 38 anni, Foreman torna sul ring affermando che la fede gli ha fatto capire che anche la boxe può essere un modo di onorare il Signore; secondo alcuni maligni sono egli ingaggi e le difficoltà finanziarie.
Big George compie un’incredibile ascesa e torna campione a 45 anni, 20 anni dopo la sua sconfitta con Ali.
“Ero diventato più consapevole, meno animale. Era come se avessi imparato da Alì a danzare anche io”.
Smette definitivamente a 48 anni con una carriera strabiliante alle spalle, e la sua griglia per carne vende milioni di pezzi.
La rivalità con Ali, viene cancellata già sul finire degli anni 70 da lunghe telefonate in cui si parla di boxe, ritorno sul ring, del Cristianesimo di George e l’Islam di Ali.
Alla notte degli Oscar del 1996 George Foreman accompagna il suo grande rivale Mohammad Ali indebolito dal Parkinson, aiutandolo a salire i gradini che li conducono sul palco.
“Ali è una persona e un uomo straordinario. Il più grande di tutti. Ho perso da un campione immenso. Non è più un nemico. Condannandomi, mi ha fatto rinascere”.
____
La storia di Ali e della sfida con Foreman, qui riportata in versione molto ridotta, è una delle venti contenute nel mio libro "Abbiamo toccato le stelle - Storie di campioni che hanno cambiato il mondo" uscito per Rizzoli, nel 2018.
Il libro è attualmente a circa dieci edizioni stampate. Si può ancora trovare in libreria oppure on line:
ROMANZO A DUE.
In realtà, quella notte, Muhammad Ali ha paura.
È il 30 Ottobre 1974 e deve salire sul ring di Kinshasa, Zaire e sfidare il campione del mondo dei pesi massimi George Foreman che è più alto di 2 centimetri, più pesante di diversi chili, più giovane di 7 anni e non ha MAI perso in carriera.
Foreman viene da 40 vittorie su 40 incontri e i suoi colpi micidiali disintegrano gli avversari in poche riprese, tanto che il pubblico lo considera noioso, perché ci mette troppo poco a polverizzare i rivali.
Se Ali si muove tanto sul ring e sembra danzare, George è un picchiatore puro, si muove poco, ha la testa ferma e spara pietre di pugni.
Tutti gli Stati Uniti amano “Big George” Foreman, ex ragazzo rissoso convertito alla disciplina del ring.
Lo amano anche i bianchi, perché Foreman è il pugile nero che non parla di politica e schiavitù e guerra, che è fiero del suo essere americano. Foreman è il “nero buono” che vince per gli Stati Uniti, Ali è il “nero ribelle”, è un ragazzo che si chiamava Cassius Clay ma ha rifiutato il suo cognome "da schiavo". Ha preso un nome musulmano e rifiutato di combattere in Vietnam.
“Nessun Vietcong mi ha mai chiamato negro” ha dichiarato e come disertore ha perso il titolo ed è stato costretto a 5 anni di stop.
Il pugile migliore del mondo fermato nel momento migliore della sua carriera.
Per questo, al ritorno sul ring, Ali ha imposto di combattere in Africa, per trasformare un semplice incontro di pugilato in una sfida simbolica tra idee del mondo, per mostrare agli americani che in Africa ci sono esseri umani come loro, persone che organizzano eventi, vivono, odiano, amano come tutte le altre.
Il match viene soprannominato “Rumble in the jungle”, “Rissa nella giungla” e si combatte alle quattro di notte, come in una rissa di strada.
Prima della sfida Ali ostenta sicurezza, provoca il rivale.
“Foreman non è nessuno. Non ha la minima chance. È un vecchio bulletto del Texas troppo cresciuto”.
In realtà, appunto, Ali è ben consapevole della forza devastante del rivale e delle limitate possibilità che ha di vincere.
Il suo team ha persino preparato una fuga in aereo per la Francia per curare subito Muhammad, se le ferite riportate fossero troppo gravi.
Già al primo round Muhammad si rende conto che i colpi di Foreman sono ancora più micidiali del previsto, bordate da staccarti la testa o spezzarti le costole o un braccio.
Non solo, Foreman non è lento come pensava e Ali non può danzare come vorrebbe. Foreman riesce a togliergli spazio e comandare la sfida. Sarà solo questione di tempo per perderla.
Allora, dopo questo primo round di sofferenza immediata, Muhammad decide che deve usare la testa contro l’invincibile George.
Assecondarlo.
Se Foreman vuole tartassarlo di colpi lo farà, ma Ali cercherà di usarli a suo vantaggio. Di incassarli e farlo stancare. E per reggere l’urto di quelle bombe, Ali può sceglie di sfruttare le corde del ring come un elastico contro cui dondolarsi e attutire gli impatti.
E così Ali si chiude, incassa, il corpo che rimbalza sulle corde.
Foreman continua a colpire e colpire, ma non riesce a mandare giù Ali,
George picchia più forte che può, ma – con il passare dei minuti - si innervosisce, si stanca.
Alla quinta ripresa Ali resiste a una spaventosa serie di ganci ai fianchi e poi contrattacca con una sequenza di diretti.
Alla sesta ripresa il diretto sinistro di Ali si abbatte sulla testa di Foreman che inizia a soffrire.
“È tutto qui quello che sai fare?” lo provoca Ali.
All’ottava ripresa Foreman prova la carta della disperazione e si scaglia su Ali come un toro, menando mazzate tremende, ma ormai il colosso è sfiancato, ha perso lucidità.
Pochi secondi prima che finisca il round, George finalmente scopre la guardia e Ali riesce a centrarlo alla testa.
Il gigante barcolla, si piega ed è chiaro che ormai sta crollando al tappeto.
Muhammad si avvicina ancora, carica il destro per scagliarlo sul viso ormai senza guardia di Foreman che sta proprio di fronte al suo guantone.
Ma non lo fa, trattiene il braccio e questo pugno che non mette a segno volutamente, forse, certifica più di tutti gli altri la sua grandezza.
Un attimo dopo, George Foreman crolla a tappeto, senza rialzarsi.
Ali è di nuovo campione del mondo, la folla impazzita lo porta in trionfo mentre su Kinshasa si abbatte un diluvio.
Muhammad, dopo l’incontro, scompare.
Nessuno sembra in grado di trovarlo, si vocifera sia già fuggito verso gli Stati Uniti.
Il primo giornalista che lo incontra lo ritrova quasi all’alba, nella notte africana, fuori dalla villa in cui alloggia, solo, senza staff, senza interviste o macchine fotografiche.
Sta semplicemente giocando con alcuni bimbi zairesi.
“Non ci sarà mai nessuno come lui” pensa il giornalista vedendo la scena.
E, forse, è proprio così.
Quanto a Foreman, esce distrutto dalla sconfitta che la ha reso umano.
Odia Ali, arriva persino ad accusarlo di aver fatto allentare le corde per batterlo, rivelando tutta la sua fragilità, cade in depressione: senza il titolo di campione del mondo non sa più chi è e cosa fare della sua vita.
Lontano dai ring si consola con sesso, auto lussuose, case, animali feroci comprati per diletto.
Combatte ancora, vince ancora, poi perde da un buon pugile poco noto, Jimmy Young
Ma negli spogliatoi ha un malore, si sente mancare.
Dice di trovarsi in un posto di disperazione e assenza, sospeso tra vita e morte. In quel posto sente la voce di Dio che gli chiede di cambiare la sua vita.
Il tremendo George Foreman si mette a baciare tutti in bocca negli spogliato, smette di combattere, si converte alla fede come “cristiano rinato”), predica per le strade, diventa un ministro di culto, apre un centro per aiutare giovani con gravi problemi.
Nelle interviste George spiega che, in quell’ultimo incontro, il suo rivale Young ha cacciato via a pugni il Diavolo da lui.
Per dieci lunghi anni Foreman si dedica ad aiutare gli altri e mantenere come imprenditore (produce una griglia per carne portatile, la "George Foreman's Grill) la sua numerosa famiglia che arriverà a 12 figli. Cinque maschi chiamati, modestamente, George.
Poi, a 38 anni, arriva la notizia incredibile: Foreman torna sul ring affermando che la fede gli ha fatto capire che anche la boxe può essere un modo di onorare il Signore; secondo alcuni maligni sono le promesse degli ingaggi e le difficoltà finanziarie..
Big George compie un’incredibile ascesa che lo porta a battere Moorer e tornare campione del mondo a 45 anni, 20 anni dopo la sua sconfitta con Ali.
“Ero diventato più consapevole, meno animale. Era come se avessi imparato da Alì a danzare anche io”.
Smette definitivamente a 48 anni con una carriera strabiliante alle spalle per risultati e longevità, considerato uno più grandi pugili di sempre (e la sua griglia vende milioni di pezzi!)
La rivalità con Ali, viene cancellata già sul finire degli anni 70 dall'appoggio che Ali offre al suo ex rivale per quel ritorno sul ring che avverrà anni dopo.
Da quel momento in poi ci sono altre telefonate, incontri e lunghe conversazioni sul Cristianesimo di George e l’Islam di Ali, trasformando la rivalità in affetto.
Alla notte degli Oscar del 1996 George Foreman accompagna il suo grande rivale Mohammad Ali ormai indebolito dal Parkinson, aiutandolo a salire i gradini che li conducono sul palco.
“Ali è una persona e un uomo straordinario. Il più grande di tutti. Ho perso da un campione immenso. Non è più un nemico. Condannandomi, mi ha fatto rinascere”.
____
La storia di Ali e della sfida con Foreman, qui riportata in versione molto ridotta, è una delle venti contenute nel mio libro "Abbiamo toccato le stelle - Storie di campioni che hanno cambiato il mondo" uscito per rizzoli

 

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mercoledì 21 giugno 2023

LA FOLLIA DEL PICCOLO TITAN

E quanta idiozia?
di Massimo Mazzucco
LA FOLLIA DEL PICCOLO TITAN
Ieri ho fatto un pò di ricerche sulla storia del sommergibile scomparso, e ho scoperto diverse cose sconcertanti.
Il Titan (questo il nome del piccolo sommergibile) ha perso il contatto con la nave madre dopo un'ora e 45 minuti dall’immersione.
L’unico modo di comunicare fra nave madre e sommergibile è un sistema di messaggini tipo SMS, che funziona solo se il Titan si trova sotto la verticale della nave. Se per caso la corrente lo porta fuori rotta, perde ogni comunicazione. (Sott’acqua la radio non è utilizzabile, perchè le onde radio non viaggiano nell’acqua).
Dopo pochi minuti di immersione il Titan si trova nel buio più assoluto. (Il Titan è dotato di luci esterne, che però possono illuminare fino ad un massimo di 30 mt.). Per raggiungere il Titanic (il relitto della nave sommersa), il piccolo sottomarino deve seguire le indicazioni che arrivano via SMS dalla nave madre. In altre parole, naviga alla cieca.
In caso di emergenza il Titan ha diversi sistemi che gli permettono di riemergere in superficie, ma si troverebbe comunque a galleggiare nel mezzo dell’oceano senza possibilità alcuna per gli occupanti di tornare a respirare aria fresca: il portellone infatti è sigillato con 17 bulloni che si possono aprire solo dall’esterno.
Gli occupanti quindi, dal momento in cui perdono contatto, hanno le ore contate per essere ritrovati: sono le ore che gli concede la riserva di ossigeno, sia che si trovino sott’acqua sia che si trovino in superficie.
E qui viene la parte più interessante: da quel che sono riuscito a capire, il Titan utilizza un sistema di riciclo dell’aria simile al “magico” PLSS degli astronauti: un sistema apposito rimuove l’anidride carbonica emessa durante il respiro, per cui gli occupanti del sub possono continuare a respirare aria pulita. Ma solo fino a 90 ore in ogni caso.
Ora la domanda viene spontanea: quale disprezzo per la vita bisogna avere, per infilarsi in una capsula d’acciaio lunga 5 metri, farsi sigillare al suo interno, e immergersi nel buio più assoluto, con temperature esterne vicine allo zero, impossibilitati a comunicare con il mondo, sapendo che in ogni caso ti porti dietro una riserva di ossigeno di sole 90 ore?
E il tutto per poter dire agli amici “ho visto il relitto del Titanic”?
Massimo Mazzucco

 

 

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GLI UCRAINI NON VOGLIONO NEGOZIARE


 

 

 

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martedì 20 giugno 2023

MIGRANTI ARRIVI TRIPLICATI

 Sul disastro della nave dei migranti in Grecia, la verità è che TUTTA L'EUROPA E TUTTO IL MEDITERRANEO è tacitamente d'accordo per inviare tutti i migranti da noi altrimenti non si spiega come mai nessuno stigmatizza la Grecia che ha chiuso tutte le porte e tutti i porti, né la Spagna che erge muri e fa cose inaudite contro i migranti, o Malta che non accetta nessuno o la Tunisia che è spesso il porto sicuro più vicino ma nessuno lo dice.
Solo l'Italia deve accettare tutti i migranti per cui quella era una barca che si dirigeva in Italia e tutte le capitanerie di porto estere se ne sono disinteressate come solitamente fanno. Perché solo la guardia costiera italiana OGNI GIORNO trae in salvo navi di migranti veramente o fintamente in pericolo di naufragio, e anche questo TUTTI LO SANNO.
Già 50 000 migranti da inizio anno, somma più che triplicata rispetto agli anni scorsi, e poco mi importano i LUOGHI COMUNI del tipo che HANNO L'INTENZIONE DI ANDARE IN NORDEUROPA. Che cosa mi interessa la loro intenzione quando sappiamo che le frontiere altrui sono chiuse?
E invece niente, non basta neanche questo a far capire agli italiani che siamo pesantemente e più di chiunque altro in Europa sotto attacco.
Chi finanzia le ONG? Soros, la Francia in particolare attraverso l'AFD, l'agenzia francese dello sviluppo, e poi anche multinazionali della GDO come la danese MAERSK prendono parte all'azione di guerra contro il nostro paese attraverso lo sbarco di migranti con navi battenti bandiera tedesca, olandese, francese, danese e persino spagnola.
Ora, visto che attraversano tantissimi stati prima di sbarcare da noi, è chiaro che la regole del "porto sicuro più vicino" è una FANDONIA e che queste ONG potrebbero, e se fosse per me DEVONO portarsi a casa i loro "carichi". Oppure SMETTERE questa azione criminale e criminosa dove i migranti pagano il viaggio dieci volte più caro di un viaggio aereo, o con i loro soldi oppure indebitandosi ai soliti globalisti/mafia internaizonale. Per rischiare la vita come abbiamo visto.
Mentre potrebbero viaggiare con i visti, da turisti, e andare a perlustrare in loco, nei vari paesi, se sia possibile trovare una sistemazione, come fanno tutti i migranti normali del mondo, quelli economici intendo e come abbiamo fatto noi italiani per decenni e continuiamo a fare. Del resto senza sistemazione subiamo l'espulsione, persino in Europa. Senza soldi non andiamo neppure in Africa, rischiamo la galera senza visto. MA DI COSA STIAMO PARLANDO.
E niente gli italiani RONFANO.

Nicoletta Forcheri 

 

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lunedì 19 giugno 2023

LA RIMOZIONI DEI BLOCCHI

Recensioni

Laura Berardi
20.05.2023 14:37
Nonostante abbia lavorato per anni sui blocchi, anche coi suoni dei diapason e la voce, ho trovato questo programma molto immediato e profondo. Ho sentito trasformazioni a livello energetico sin dalla prima volta. E ogni volta va più in profondità. Non solo mi ha aiutato nei blocchi, ma ha influito molto anche sulla protezione, perché ha aumentato subito tanto la mia energia
Filippo Manaigo
07.07.2022 10:40
Io l'ho usato solo due volte nell'arco di un mese, ma già dopo il primo ascolto non ero più lo stesso. Ha una potenza enorme nello sciogliere i blocchi profondi dell'inconscio. Sicuramente il suo effetto varia a seconda del livello di consapevolezza di ognuno di noi, però ho notato che continua a lavorare più o meno visibilmente per ulteriori giorni dopo l'ascolto.

Descrizione

Il programma «La rimozione dei blocchi» è destinato all’eliminazione dei blocchi psico-emozionali presenti nel nostro subconscio. A volte cerchiamo di raggiungere un obiettivo, per esempio, prendere una laurea o un diploma, aprire un’impresa, realizzare qualche desiderio importante, ma il subconscio sembra di opporre una resistenza (forse a causa dei traumi infantili, complessi o convinzioni), e più delle volte questo stato di cose porta all’insuccesso. Voi vorreste realizzare un sogno, ma in realtà create delle barriere insormontabili che bloccano il raggiungimento dell’obiettivo.

venerdì 16 giugno 2023

LA LEGGE DELLA TRASMISSIONE DEL PENSIERO

 

 

Egli inviò la sua parola e li guarì, e li liberò dalla loro distruzione” [Salmi 107:20]. Egli trasmise la consapevolezza della salute e risveglio la correlazione vibratoria corrispondente in colui verso cui era diretta. Egli mentalmente rappresentò a sé stesso il soggetto in uno stato di salute ed immaginò di aver udito il soggetto confermarlo. “Perché nessuna parola di Dio sarà vuota di potere” [Luca 1:37]; quindi “Rimani fermo al modello delle parole di salute che hai udito” [2 Timoteo 1:13].

Per pregare con successo devi avere obiettivi chiaramente definiti. Devi sapere quello che vuoi prima di poterlo chiedere. Devi sapere quello che vuoi prima di poter sentire che lo hai, e la preghiera è il sentimento del desiderio realizzato. Non importa ciò che cerchi nella preghiera, dove questo sia, o chi riguardi.

Non devi fare altro che convincerti della verità di ciò che desideri vedere manifestato. Quando riemergi dalla preghiera non cerchi più perché, se hai pregato correttamente, tu hai subconsciamente assunto la realtà dello stato ricercato e, per la legge della reversibilità, il tuo subconscio deve oggettivare quello che tu affermi.

 

mercoledì 14 giugno 2023

si dovrebbe iniziare morendo


Tanto per cominciare, si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi, ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
(Woody Allen)

 


martedì 13 giugno 2023

CHE FACCIA DI MERDA


"Portatemi Dio, Vita spericolata, Fegato spappolato, c'è chi dice no, Siamo solo noi, Jenny è pazza, Gli spari sopra"...e quasi tutte le tue canzoni, sono stati il nostro urlare contro un mondo che non ci piaceva.
Ti avevamo creduto.
Avevamo creduto al tuo disagio, al tuo dolore, al tuo garantirci che saresti rimasto inviolato, fedele, provocatore, uomo contro.
"Come stai?
Ti distingui dal luogo comune
Ti piace vivere come vuoi
E vuoi rispondere solo a te", questo cantavi e questo mi dava i brividi, perché così ero e così sono.
Ancora.
Tu no, tu hai permesso alla vecchiaia di raggiungerti e di renderti un uomo pauroso, medio; non riesco più neppure ad ascoltare un tuo brano, quando ti sento cambio stazione e i vecchi CD tuoi, sono quelli con più polvere sopra.
Tanti, hanno scelto la mediocrità, l'indottrinamento e tanti ho lasciato nella loro nemesi, ma su te contavo, ci speravo: mi sarei aspettato il tuo dito medio alzato, come facevi ai tuoi concerti e con il quale mandavi affanculo tutto ciò che era stabilito.
Chiunque sia quel vecchietto che ti scimmiotta, non sei tu.
Addio Blasco, i tuoi concerti non mi interessano più, sei riuscito a farti cambiare e a privare di significato ogni tua parola e ogni tua nota: i giorni in cui "andavi al massimo", sono finiti.
Almeno per me.

Paolo C. 


sabato 10 giugno 2023

risonanza cellulare


Programma di meditazione Risonanza cellulare

Descrizione

Il programma neuroacustico «Risonanza cellular si basa sul fenomeno fisico della risonanza. La risonanza è un fenomeno che si verifica quando le vibrazioni di un oggetto aumentano l'ampiezza di vibrazione di un altro oggetto. Una cellula vivente è una miscela di frequenze risonanti che la fanno vibrare come un oscillatore armonico. Le vibrazioni sonore di questo programma influenzano quindi alcune cellule del nostro corpo, che a loro volta le trasmettono ad altre cellule e all'organismo nel suo complesso. In questo modo, le cellule che vibrano a una certa frequenza vibrano con le cellule vicine alla stessa frequenza.

L'obiettivo di “Risonanza Cellulare» è quello di agire a livello cellulare e quindi sull'intero organismo. È utile in caso di guarigione da qualsiasi malattia, per curare ferite e lesioni interne, poiché agisce sui più piccoli elementi costitutivi dell'organismo: le cellule. Sarebbe di immenso aiuto anche dopo un intervento chirurgico, infortunio, quando il corpo ha bisogno di ricevere un impulso per guarire da solo dopo un trauma o una malattia.

Il programma è stato testato a fondo su un gruppo di volontari, che hanno notato una guarigione più rapida delle ferite, un miglioramento delle condizioni generali, del sonno, della pelle, delle prestazioni sessuali, ma anche del benessere generale. Coloro che hanno avuto disturbi si sono ripresi molto più velocemente rispetto al gruppo di controllo.

RECENSIONE

13.10.2022 00:13
EFFETTI NON FISICI. All’inizio, ascoltando il Programma, dopo alcuni minuti, venivo trasportato in uno stato di beatitudine, quasi un’estasi. Negli ascolti successivi questo fenomeno cominciava non appena iniziava il brano e durava a lungo.
EFFETTI FISICI. Data l’integrità del mio corpo, non mi era possibile rinvenirne da subito qualcuno ma sono stato fortunato nell’incorrere in due piccoli incidenti che mi hanno aiutato nell’esame. Il primo l’ho avuto in officina, maneggiando una pinza da meccanico. Cercando di svitare un bullone arrugginito, la pinza mi è scivolata dalla presa colpendomi violentemente la mano sinistra, asportandomi, non so come, un pezzo di pelle del diametro di mezzo centimetro e lasciando quindi esposto all’aria il muscolo sottostante. Lavoro molto manualmente e di tagli, buchi e abrasioni sono un esperto e, almeno per me, so che queste ferite non mi si rimarginano prima di tre giorni e neanche completamente. Ho medicato e incerottato la parte, rassegnato a tre giorni di disagio anche perché qui si trattava di ripristinare un pezzo di pelle. E invece... il giorno dopo, tolto il cerotto per sostituirlo, sopra la carne si era formato un velo bianco, non molto spesso in confronto alla pelle sana, ma sufficiente a proteggere la parte. Nel toccarla non sentivo nessun dolore. Ho portato l’ascolto del programma a due volte nella giornata e l’indomani non c’era più niente. La pelle si era rigenerata. Mi sono dato dell’idiota per non aver pensato di fotografare tutti i passaggi ma chi se lo aspettava?
Il secondo incidente l’ho avuto cercando di rinvasare una grossa pianta grassa, una palla di trenta centimetri di diametro munita di spine esageratamente grandi e pericolose perché, oltre a pungere, erano di forma piatta e coi bordi affilati come spade. Nell’operazione una di queste spine mi ha bucato - è da non crederci – a mezzo centimetro di distanza dall’ex ferita di cui sopra, entrando in profondità e lacerandomi inoltre la carne lateralmente. Il sangue usciva copioso. Ho tamponato la ferita con un paio di fogli di carta da cucina e solo premendo riuscivo a tappare il buco. Mi sono ricordato di dover documentare il tutto ma non appena allentavo la pressione il sangue zampillava non poco. Ho rinunciato alle foto e, non potendo togliere la carta dalla ferita, ne ho aggiunta dell’altra e legato il tutto con del cerotto elastico. Era il periodo in cui sperimentavo l’ascolto due volte al giorno. Il giorno dopo, tolta la medicazione di fortuna, il buco con taglio si era ricucito, lasciando esposta solo la cicatrice ricurva a memoria dell’accaduto. Il giorno dopo era rimasta solo una traccia della cicatrice.
SONNO. Ho provato il Programma poco prima di andare a dormire. Di solito, quando lo faccio con qualche Programma che richiede di essere ascoltato solo di mattina o comunque a molte ore di distanza non riesco a prendere sonno ma in questa occasione mi sono addormentato subito mentre, cosa che non mi è molto congeniale, mi sono svegliato presto e pieno di energia.

 

 


 

risonanza cellulare

meditazioni neuroacustiche


PERCHE' CI VOGLIONO TUTTI VACCINATI

 

 

 

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venerdì 9 giugno 2023

GREEN PASS GLOBALE E' SOLO L'INIZIO

 


 

 

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Commissione Europea e OMS hanno firmato l’accordo per il “Green pass globale”


Il passaporto sanitario mondiale non è più una previsione da “complottisti”, ma realtà: ciò che era emergenziale – e che sarebbe quindi dovuto rimanere limitato al periodo pandemico – è diventato effettivamente ordinario, confermando il ruolo delle emergenze nell’accelerare la costruzione di nuovi assetti sociopolitici, sanitari e di sicurezza. Lo conferma il nuovo accordo firmato ieri tra l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione europea che prevede l’adozione del sistema di certificazione digitale Covid19 dell’Ue – il cosiddetto Green Pass – per costituire un sistema di controllo uniforme tra gli Stati membri dell’agenzia che dovrebbe contribuire a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie. È noto, infatti, che da tempo le cassandre del potere internazionale avvisano il mondo di prepararsi a future – e forse più letali – pandemie, lanciandosi in previsioni che suscitano più di qualche interrogativo. Si tratta, in ogni caso, solo del primo elemento di quella che costituirà una rete globale di certificazione della salute digitale dell’OMS che è perfettamente in linea con i progetti di digitalizzazione totale della vita promossi dalla Commissione europea e dal World Economic Forum (WEF) di Davos. Del resto, L’Indipendente non aveva mancato di anticipare questo progetto già più di un anno fa, quando l’OMS stava già lavorando in questa direzione. Ora, dunque, si sta semplicemente assistendo alla concretizzazione di quell’iniziativa in tempi piuttosto rapidi.


«La partnership è un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Ue. Utilizzando le migliori pratiche europee, contribuiamo agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale […]», ha affermato Stella Kyriakides, commissaria Ue per la Salute e la Sicurezza alimentare. Dunque, le certificazioni vaccinali non verranno meno con la fine della pandemia, ma continueranno a funzionare in modo efficace, creando le condizioni per monitorare capillarmente lo stato vaccinale dei cittadini, impedendo eventualmente a chi non fosse in regola con le inoculazioni ogni spostamento e qualunque altro diritto garantito dalla Costituzione. L’iniziativa si integra con il progetto europeo del portafoglio di identità digitale, pensato proprio in vista della digitalizzazione di tutti i dati, compresi quelli sanitari relativi alle vaccinazioni. Ne consegue un contesto di totale digitalizzazione della vita e della realtà a cui nessuno potrà sfuggire senza rimanere escluso dall’accesso ai principali servizi e dalla possibilità di viaggiare liberamente. Si tratta di un progetto che non nasce oggi, ma che i filantropi internazionali, la Commissione europea e il WEF portano avanti da diverso tempo: basti pensare che già nel 2020 Bill Gates aveva lanciato l’ID2020.

Oggi, i progetti di Bill Gates e del WEF stanno per essere realizzati ad opera dell’OMS e della Commissione europea: l’iniziativa attuale fa seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra il commissario Kyriakides e il dottor Ghebreyesus per rafforzare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali. L’OMS adotterà a livello globale i certificati Covid 19 interoperabili – denominati «certificato digitale Ue Covid-19» o «Eu Dcc» – come primo passo verso la costruzione di una rete globale di certificazione sanitaria digitale. Questa iniziativa sarà già operativa a partire dal mese corrente – giugno 2023 – e mira ad essere sviluppata progressivamente nei prossimi mesi. «Basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’Ue, l’Oms mira a offrire a tutti gli Stati membri dell’Organizzazione sanitaria mondiale l’accesso a uno strumento sanitario digitale open-source, che si basa sui principi di equità, innovazione, trasparenza, protezione dei dati e privacy», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.

Si tratta di un passo importante verso quella transizione digitale propugnata con forza dalla finanza mondiale, dai fautori del fanatismo ipertecnologico, dai cosiddetti filantropi e dal WEF e che costituisce una svolta determinante su un duplice piano, antropologico e sociopolitico: sul primo, infatti, contribuisce alla costruzione dell’“uomo nuovo digitale”, schiavo della tecnologia e della sua presunta “comodità”; sul secondo, la democrazia cede il passo alla tecnocrazia, in cui sarà la tecnica a dominare l’uomo e la realtà, riducendo al minimo la facoltà di libera scelta dei cittadini i cui dati e i cui movimenti saranno tracciabili e monitorabili in ogni momento. Il prossimo passo in questa direzione di cui ancora si parla poco potrebbe essere l’adozione di chip sottocutanei attraverso cui, grazie al 5G e all’Internet of Things (IoT), si prospetta la possibilità di fare digitalmente qualunque cosa, dagli acquisti all’aprire lo sportello della macchina e la porta di casa da remoto. Al momento, ciò che è certo è che la tecnologia adottata dall’Ue durante l’emergenza ha permesso l’instaurazione di un sistema sanitario globale che consiste in un certificato internazionale digitale di vaccinazione o profilassi senza il quale sarà difficile spostarsi. Allo stesso tempo, si assiste anche a una delle prime iniziative politiche globali, legittimate dalla “crisi sanitaria” e dal rischio di ulteriori pandemie, che convergono verso il progetto di governance globale promossa dal WEF e guidata dagli enti sovranazionali e dalle forze finanziarie globali.

[di Giorgia Audiello]

 

 

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domenica 4 giugno 2023

HIPPY



Hanno ancora visioni e stendardi al vento in vari "campi di battaglia". Comunque sia, quelli che la gente di plastica chiamava hippies, (capelloni in Italia) sono state le migliori persone in circolazione in quegli anni.
«If you were between the ages of 15 and 30 between 1965 and 1975, and you were smart and had a soul, you were most likely a hippy»
Chiunque avesse tra i 15 e 30 anni tra il 1965 ed il 1975, fosse intelligente, furbo e con un 'anima sarebbe stato un hippy.
Essere hippy era
divertimento
puro. Eravamo come una grande famiglia, addirittura estesa. Ci si offriva recipocamente rifugio, ci si nutriva e aiutava l'un l'altro. raccoglievamo fondi per per pagare degenze clinche gratuite, finanziare cooperative alimentari, creare fondi per aiutare per gli arrestati. Si agiva come una rara and insolita comunità solidale. Spuntavano materassi se ti serviva un posto dove stare, generalmente si trovava cibo e ci si prendeva cura gli uni degli altri, al bisogno saresti potuto andare in qualsiasi grande città cercare il quartiere alternativo e trovarti all'istante connesso con gente che la pensava come te seppure sconosciuta.
Dalla pagina di Claudio Rocchi

 



Gli hippies sostenevano la non violenza e l'amore, una frase popolare era "Fai l'amore, non la guerra", per cui a volte venivano chiamati "figli dei fiori". Promuovevano l'apertura e la tolleranza come alternative alle restrizioni e all'irreggimentazione che vedevano nella società della classe media.




Gli hippies sostenevano la non violenza e l'amore, una frase popolare era "Fai l'amore, non la guerra", per cui a volte venivano chiamati "figli dei fiori". Promuovevano l'apertura e la tolleranza come alternative alle restrizioni e all'irreggimentazione che vedevano nella società della classe media.

Con Hippie o hippy, si fa riferimento a un movimento degli anni '60 e '70, di tipo “controculturale” che rifiutava i costumi della vita americana tradizionale. Il movimento ha avuto origine nei campus universitari negli Stati Uniti, sebbene si sia diffuso in altri paesi, tra cui Canada e Gran Bretagna . Il nome deriva da "hip", un termine applicato da Allen Ginsberg e Jack Kerouac, che erano generalmente considerati i precursori degli hippy.
Sebbene il movimento sia nato in parte come opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti nel Guerra del Vietnam (1955-1975), gli hippy spesso non erano direttamente impegnati in politica.
Gli hippy si sentivano alienati dalla società della classe media, che consideravano dominata dal materialismo e dalla repressione, e svilupparono il proprio stile di vita diverso dal loro. Prediligevano i capelli lunghi e abiti casual, spesso non convenzionali, a volte in colori psichedelici. Molti maschi crescevano la barba e sia uomini che donne indossavano sandali e perline. Gli abiti lunghi e fluenti della nonna erano apprezzati dalle donne e gli occhiali da nonna senza montatura sia per gli uomini che per le donne. Gli hippy comunemente intraprendevano accordi di vita comuni o cooperativi e spesso adottavano diete vegetariane basate su cibi non trasformati e praticavano la medicina olistica . Per molti Il Whole Earth Catalog, apparso per la prima volta nel 1968, divenne una fonte per le necessità della vita. Gli hippy tendevano ad abbandonare la società, a rinunciare a lavori e carriere regolari, sebbene alcuni sviluppassero piccole imprese che si rivolgevano ad altri hippy.



Gli hippies sostenevano la non violenza e l'amore, una frase popolare era "Fai l'amore, non la guerra", per cui a volte venivano chiamati "figli dei fiori". Promuovevano l'apertura e la tolleranza come alternative alle restrizioni e all'irreggimentazione che vedevano nella società della classe media. Gli hippy spesso praticavano rapporti sessuali aperti e vivevano in vari tipi di gruppi familiari. Di solito cercavano una guida spirituale da fonti esterne alla religione tradizionale, in particolare il buddismo e altre religioni. Hippies promuoveva l'uso a scopo ricreativo di droghe allucinogene , in particolare marijuana e giustificando la pratica come un modo per espandere la coscienza .
Il folk e la musica rock erano parte integrante della cultura hippie . Cantanti come Bob Dylan e Joan Baez e gruppi come Beatles , Grateful Dead , Jefferson Airplane e Rolling Stones erano tra quelli che più identificavano il movimento.
Le riunioni pubbliche erano una parte importante del movimento hippie. Un festival musicale di tre giorni noto come Woodstock , tenutasi nello stato rurale di New York nel 1969, attirò circa 400.000 persone e divenne praticamente sinonimo del movimento. Gli hippy hanno partecipato a numerosi insegnamenti in college e università in cui è stata spiegata l'opposizione alla guerra del Vietnam e hanno preso parte a proteste e marce contro la guerra. Sono stati coinvolti nello sviluppo del movimento ambientale . La prima Giornata della Terra si è tenuta nel 1970.
Verso la metà degli anni '70 il movimento era svanito e negli anni '80 gli hippy avevano lasciato il posto a una nuova generazione di giovani che erano intenti a fare carriera da soli nel mondo degli affari e che sono diventati noti come yuppies (giovani professionisti urbani). Tuttavia, gli hippy continuarono ad avere un'influenza sulla cultura più ampia ad esempio verso la nuova preoccupazione per l' ambiente.

A cura di Anny.

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giovedì 1 giugno 2023

UOMINI RANA



E' anche Olivier Clerque, con il raccontino de “La ranocchia che non sapeva di essere cotta", a metterci sull'avviso che siamo sottoposti a un artificiale processo di deterioramento. Ce la racconta così: “Immaginate una ranocchia in una pentola posta su un debole fuoco. L’acqua poco a poco diventa tiepida e la ranocchia la trova piacevole. La temperatura adagio sale. Quando è calda più di quanto
possa apprezzare, la ranocchia si sente affaticata ma ancora non si spaventa. Anche quando l’acqua diventa calda, pur trovandola sgradevole, la ranocchia non fa nulla e sopporta. La ranocchia per la debolezza finisce per bollire e morire senza riuscire a fuggire. Fosse stata buttata direttamente nell’acqua a 50°, sarebbe schizzata fuori. Ciò dimostra che quando un cambiamento avviene in modo graduale e sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e nella maggior parte dei casi non suscita reazione, opposizione, rivolta.


La nostra società sta subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando. Ora siamo quasi indifferenti a cose che solo 30/40 anni fa ci avrebbero fatto inorridire: sono state poco a poco banalizzate e quasi non ci disturbano più. Nel nome del progresso, della scienza, del profitto, si effettuano attacchi alla libertà individuale, alla dignità, all’integrità della natura, alla bellezza e gioia di vivere, lentamente ma inesorabilmente, con la costante complicità delle vittime inconsapevoli o
incapaci di difendersi. Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente, ad accettare le condizioni di vita decadenti, anzi drammatiche. Il martellamento da parte dei media satura i cervelli che non sono più in
grado di distinguere le cose. Dobbiamo scegliere tra coscienza o cottura! Stiamo passivamente accettando il degrado etico emorale”.


Metaforicamente dunque, il pentolone e l'acqua, sono tutte quelle cose che diamo per scontato essere dalla nostra parte, ma che sono messe in atto per spolparci fino alle ossa in modo inavvertibile. Se pertanto Clerque ci invita a scegliere, chi sguazza in quell'acqua difficilmente s'accorge della trappola, che va colta da dettagli apparentemente insignificanti, esattamente come lo è il lento e
graduale aumentare della temperatura. Ironicamente, le dimensioni stratosferiche dell'inganno,


concorrono a rendere cieche le masse. In questo gioco di prestigio, messo in atto per alimentare il fuocherello sotto al pentolone, un posto di primo piano in questi ultimi anni, lo hanno conquistato i vari servizi e strumenti tecnologici.
Probabilmente li avete creduti un aiuto e una comodità, una naturale conseguenza di reali necessità e del progresso. Ma tutto serve a controllare, degradare ambiente e mente umana, rubare la nostra impronta psicologica, privarci di un'autonoma ragione, per mantenerci in uno stato di illusorio benessere che produce malessere

I FABBRICANTI DI STUPIDI

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È UN ESSERE UMANO?


 

Il ritratto scultoreo che vedete in questo post si trova al Walters Art Museum, il principale museo di arti visive di Baltimora, negli Stati Uniti. Dovrebbe ritrarre la figlia di Akhenaton, o forse sua moglie. La scultura ritrae una donna di una bellezza quasi “sovraumana”, una perfezione estetica forse unica nella storia antica, al punto da essere giudicata come una delle donne più belle della storia. Eppure, questa donna ha un cranio incredibilmente più grande del normale.
..
Lo stesso si può dire di suo padre o marito, in base alla reale relazione che c’era tra loro, ossia il misterioso Akhenaton. Il faraone che, primo in assoluto nella storia umana, diede le spalle alla religione egizia, rinnegando la pletora di dèi e sacerdoti, il primo “monoteista” della storia, aveva anche lui un cranio allungato, dita lunghe quasi il doppio del normale, e caratteristiche fisiche androgine. Di lui, il professor Bob Brier, egittologo di fama mondiale e insegnante di lingua egiziana presso l’Università “New School” di New York, in un suo documentario usò queste parole: “È come se una creatura di un altro pianeta fosse stata catapultata nel deserto egiziano”.

Si sono fatte molte ipotesi sul perché Akhenaton, sua moglie e forse sua figlia avessero caratteristiche chiaramente “inumane”. Alcuni hanno parlati di malattie genetiche. Ma non esiste una malattia genetica che colpisce 1 o 2 individui di una stirpe, e poi non compare mai più, né prima né dopo. Inoltre, Akhenaton e sua moglie non erano consanguinei. Come mai anche lei ha gli stessi tratti “inumani” del marito? Altri hanno parlato di “espressioni artistiche”. Ma come mai questa “arte” viene applicate solo a 2 o 3 individui di una intera corte, e poi mai più, nonostante la linea di discendenza dei faraoni della “famiglia” di Akhenaton contasse almeno altri 2 o 3 faraoni (e forse una faraonessa)?

Quando il sacerdozio riprese il potere dopo la sua morte, la figura di Akhenaton divenne tabù in Egitto. I “restauratori” arrivarono a spaccare tombe, distruggere statue, cancellare le scritte sulle pareti. Akhenaton doveva essere dimenticato, e mai più menzionato. Per questo tutto lascia pensare che Akhenaton sia il Mosè biblico, colui che rinnegò le divinità e i sacerdoti. Il ricordo di questo personaggio incredibile, non potendo più essere menzionato in Egitto, “rinacque” con un nome diverso, Mosé appunto, in una lontana provincia, la Palestina. Col tempo, la sua figura venne “nazionalizzata” dai sacerdoti ebrei. Ebbene, di Mosè viene detto che “parlava” con una misteriosa “nuvola”. Esodo 34:5 dice “E Yahweh scese dal cielo, trovandosi nella nuvola, e trascorse del tempo con [Mosè], e gli parlava”. Esodo 33:9 dice “E non appena Mosè entrava nella tenda, la nuvola scendeva, si fermava all'ingresso della tenda. E dalla nuvola Yahweh parlava con Mosè”. Viceversa, la storia di Akhenaton ci dice che lui vide “il disco del sole scendere e toccare terra”. La “nuvola” e il “disco del sole” erano la stessa cosa? Con chi parlava Akhenaton/Mosè?

A differenza del racconto di Mosè, di cui si parla solo nella Bibbia, di Akhenaton e della sua famiglia ci sono statue, dipinti, città. Il caso del “faraone non umano” e della sua famiglia” mutante” non può essere semplicemente messo sotto il tappeto, sperando che nessuno ne parli. Che ci piaccia o no, Akhenaton/Mosé ha cambiato la storia del mondo. È stato un caso?


L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

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