L'EURO E' UNA GABBIA




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e sono l'autore di un libro uscito da poco
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sull'euro e sull'Unione Europea;
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il titolo del libro è “La trappola dell'Euro.
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Le cause, la crisi, le conseguenze e la via d'uscita”,
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scritto insieme a Marino Badiale
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che insegna matematica all'Università di Torino.
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Sono molto grato a Claudio Messora
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per avermi dato la possibilità di raccontarvi qualcosa,
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rispetto alla crisi che stiamo vivendo,
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che spero possa esservi utile,
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affrontando anche qualche aspetto
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che magari finora non è stato del tutto affrontato.
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In effetti Marino Badiale ed io
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iniziamo a parlare della crisi
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e soprattutto del fatto che le cause della crisi
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vanno ricercate prevalentemente nell'euro
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già dai primi mesi del 2011,
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quando iniziammo a discutere di queste cose
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pubblicando un breve saggio all'epoca
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e venivamo abbastanza guardati come matti,
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ci dicevano che la crisi è dovuta al debito pubblico,
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la crisi è dovuta a Berlusconi,
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la crisi è dovuta alla corruzione, alla mafia,
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la crisi è dovuta a questo paese
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che non è capace di stare al pari
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con gli altri paesi dell'Europa migliori di noi.
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Ecco, tutte queste cose,
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che possono essere in parte vere,
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in parte non lo sono affatto
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e in parte magari sono, per così dire,
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delle aggravanti rispetto ad una situazione di crisi
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che però non è assolutamente dovuta a questo
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ma è dovuta appunto alla moneta unica.
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E questo, finalmente, devo dire
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che nel dibattito pubblico sta emergendo ormai,
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sta emergendo da tutte le parti,
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anche grazie al lavoro
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che sta facendo Claudio Messora,
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ma anche grazie a una persona come Alberto Bagnai,
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per esempio, che con un bellissimo blog
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ha spiegato moltissimi degli aspetti,
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delle criticità dell'euro,
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tra l'altro Alberto ha scritto
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anche la prefazione al libro
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che io e Marino abbiamo scritto.
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Di conseguenza ormai
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è abbastanza chiaro all'opinione pubblica
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che il primo motivo della crisi
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è proprio il fatto che la moneta unica
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ha unito delle economie
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molto diverse tra di loro
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e in questo modo le economie più forti,
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come è appunto quella della Germania,
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hanno finito per schiacciare quelle più deboli.
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Una delle cose importanti, però,
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che non si dice ancora spesso nel dibattito pubblico
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è che le criticità di un'unione monetaria
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tra i paesi europei erano assolutamente note
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già trent'anni fa, non c'era nulla di ignoto.
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Se rispetto alla crisi, diciamo così,
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iniziata nel 2007 negli Stati Uniti
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e nel 2008 proseguita, effettivamente si può dire
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che era stata ben poco prevista,
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per quanto riguarda l'unione monetaria e l'euro
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la crisi era stata ampiamente prevista dagli economisti;
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così restituiamo anche un po' di dignità alla professione
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e alla scientificità della scienza economica,
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appunto, e delle tante persone capaci
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che di queste cose hanno parlato.
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Si iniziò a discutere di un sistema
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a cambi fissi in Europa
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già verso la fine degli anni '70,
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perché finito il cosiddetto
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regime di Breton Woods
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e quindi la parità dei cambi rispetto al dollaro
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e la convertibilità del dollaro con l'oro,
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in Europa si cominciò a discutere
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appunto di un sistema che irrigidisse i cambi.
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Questo per un motivo semplice:
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in un'economia aperta,
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in un'economia globalizzata,
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dove vi è la circolazione libera delle merci,
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dei capitali e dei servizi, chi ha il capitale
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desidera la rigidità dei cambi
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proprio per poter investire là dove conviene di più,
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senza rischiare di perdere
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proprio a causa della fluttuazione del cambio.
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Ebbene, si iniziò a discutere,
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si iniziò ad implementare anche un primo sistema
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che si chiamò “serpente monetario”,
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che ebbe poco successo,
4:01
e poi si iniziò a parlare
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di un sistema più forte, più rigido:
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il Sistema Monetario Europeo (SME).
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Si iniziò a discutere quindi
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dell'adesione dell'Italia a questo sistema.
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È interessante perché all'epoca
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le forze di opposizione storica, come il PCI,
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erano sostanzialmente in maggioranza,
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cioè il governo che discusse dell'adesione allo SME
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nel 1978 era un monocolore DC,
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guidato da Andreotti,
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con l'appoggio esterno del PCI.
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Quindi ci fu un ampio dibattito,
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rispetto alle possibilità di aderire
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a questo sistema,
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dei pro e dei contro all'adesione dell'Italia.
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Emersero dai dibattiti parlamentari
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molte cose interessanti.
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Ve ne cito alcune specificatamente,
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così ve le potete andare a cercare,
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perché il PCI dell'epoca cercò, come dire,
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di mettere dei paletti rispetto alla costruzione
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del sistema monetario europeo,
4:55
che facessero sì che i rischi per l'Italia
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diminuissero sostanzialmente.
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Questi rischi erano appunto
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quelli dovuti al fatto che un paese
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meno competitivo come l'Italia,
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con un'inflazione strutturalmente più alta
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rispetto a quella della Germania,
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con un cambio fisso
5:10
non avrebbe più potuto recuperare competitività,
5:12
quando serviva, svalutando la moneta
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e quindi avrebbe dovuto inevitabilmente
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trasferire i necessari aggiustamenti
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nell'economia interna. Come?
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Svalutando i salari,
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cioè andando ad attaccare i salari,
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i guadagni delle persone,
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e facendo in questo modo
5:30
contenere i consumi e quindi contenere l'inflazione.
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È esattamente quello che sta accadendo adesso.
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Si sapeva perfettamente che lì si andava a parare.
5:39
All'inizio della discussione sullo SME
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furono poste quindi una serie di condizioni
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per l'adesione dell'Italia.
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Queste condizioni furono anche fatte proprie
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dal governo DC dell'epoca.
5:50
Si può leggere un interessante discorso
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del ministro dell'epoca, che si chiama Pandolfi,
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il 10 ottobre del 1978 alla Camera dei Deputati.
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Sostanzialmente cosa viene detto?
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Che la posizione dell'Italia
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sarà quella di chiedere
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di far precedere l'instaurazione della fissità dei cambi
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con un regime di transizione meno rigido
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e poi, soprattutto, di accompagnare la rigidità dei cambi
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con regole capaci – cito testualmente -
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“di stabilire, nel caso di deviazione
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degli andamenti di cambio,
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un'equilibrata distribuzione
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degli oneri di aggiustamento
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tra paesi in disavanzo esterno
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e paesi in avanzo”.
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È abbastanza chiaro, credo.
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Cioè, in un'unione monetaria
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il fatto che ci siano paesi strutturalmente in surplus,
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come appunto la Germania,
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e paesi strutturalmente in deficit,
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sono due aspetti entrambi di criticità;
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non ci sono da una parte i virtuosi
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e dall'altra parte i cattivi,
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sono delle criticità di un sistema.
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Quindi si chiedeva, giustamente,
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un sistema che distribuisse in modo equo
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i costi degli aggiustamenti.
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Badate, non è lontana dall'idea di Keynes del dopoguerra,
7:00
rispetto a un sistema di cambi mondiali addirittura,
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cosa che non venne mai adottata
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e cosa che non viene adottata nemmeno in Europa.
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Tanto che il successivo vertice europeo
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del dicembre 1978, che si svolge a Bruxelles,
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sancisce la sconfitta della posizione italiana.
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Francia e soprattutto Germania non accettano meccanismi
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di aggiustamento automatico e condiviso
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degli squilibri tra l'economia
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e si limitano ad accordare all'Italia
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una banda di oscillazione più ampia
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rispetto a quella prevista dal sistema stesso.
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Lo SME era una cosa meno rigida dell'euro.
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All'interno dello SME
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i cambi potevano fluttuare del 2,5%
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- che non era pochissimo –
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e l'Italia addirittura aveva una banda, invece,
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del 6%, quindi più ampia.
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Nonostante questo, però,
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la rigidità dello SME porterà poi l'Italia
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alla crisi del 1992,
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quindi alla necessità di abbandonare il sistema monetario.
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Inizia così ad essere chiaro già all'epoca
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che i paesi forti dell'Europa
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non vogliono assolutamente meccanismi di solidarietà
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e di riequilibrio delle economie
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perché questo consente a loro
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di gestire meglio la loro condizione di forza
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e sostanzialmente
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di costringere i paesi più deboli ad adeguarsi,
8:23
cioè ad adeguare le loro politiche economiche.
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Tanto è vero che la cosiddetta virtù della Germania
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in realtà non è altro che la capacità
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della Germania stessa
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di mantenere bassa l'inflazione.
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Come? Contenendo i salari,
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facendo una politica non espansiva,
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una politica che in qualche modo
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deprime la domanda interna.
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E questo è esattamente
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quello che poi è avvenuto
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nel periodo successivo all'introduzione dell'euro.
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Anche questa è una cosa
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che finalmente possiamo sfatare.
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Tutti pensano che in Germania
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si sta molto meglio che in Italia,
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che tutti guadagnano più degli italiani
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e non è affatto vero.
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La forza e la competitività della Germania
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è stata costruita sul contenimento dei salari
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e la Germania, non a caso,
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è uno dei paesi europei meno sindacalizzati d'Europa.
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Negli anni successivi all'euro
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in Germania sono state realizzate le famose riforme,
9:20
che sono quelle
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che stanno cercando di imporre anche qui,
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che sono quelle che hanno flessibilizzato
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ulteriormente il lavoro,
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che sono quelle che hanno creato i mini-job
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e un terzo dei lavoratori tedeschi
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oggi guadagna 400 euro al mese
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e sono quelli che hanno diminuito le garanzie
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a sostegno dei lavoratori
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e dei contratti nazionali di lavoro,
9:40
e sono queste le cose
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che vogliono inserire anche nel nostro paese.
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Perché poi si è effettivamente realizzata
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l'unione monetaria, prima con lo SME
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e poi addirittura con l'euro,
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nonostante appunto fosse chiaro,
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ad un certo punto,
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che i paesi deboli ci perdevano?
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Per i paesi forti è chiaro,
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perché gli conveniva.
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Ma nei paesi deboli alla fine
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i ceti dirigenti hanno capito
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che il vincolo esterno dato dall'appartenenza all'euro,
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alla moneta unica,
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e poi anche all'Unione Europea,
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di fatto consentiva loro
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di fare quello che altrimenti
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non sarebbero riusciti a fare.
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Badate, l'introduzione della flessibilità,
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così come è stata fatta in Italia,
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fino ad arrivare oggi alla messa in discussione
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dei contratti nazionali di lavoro e quant'altro,
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non si sarebbero potuti realizzare
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senza che il vincolo esterno del
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“ce lo chiede l'Europa”
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costringesse sostanzialmente tutti
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a considerare quelle scelte come inevitabili.
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Bene, in realtà appunto
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quelle scelte inevitabili non sono
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e per evitarle la strada è quella dell'abbandono
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della moneta unica e anche dei vincoli europei.
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Oggi nel dibattito pubblico
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si discute molto di questo,
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proprio perché abbiamo detto
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che le criticità dell'euro ormai
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sono assolutamente di dominio pubblico,
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tutti le conosco e tutti le discutono.
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Addirittura su L'Unità recentemente
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ho letto che il problema sostanzialmente
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è la differenza di competitività
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e di inflazione tra i paesi europei
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e la politica non espansiva della Germania.
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La risposta che normalmente si dà
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a questa problematica è il cosiddetto “più Europa”.
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Perché si dà questo tipo di risposta?
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Questo è importante capirlo
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e lo affrontiamo nel nostro libro
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citando un interessante manuale di economia,
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anche questo scritto negli anni '90,
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quindi prima dell'euro,
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a cavallo tra lo SME e l'euro
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– per ribadire quanto fosse chiaro tutto questo –
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che spiegava molto bene
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come una potenziale, all'epoca,
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unione monetaria europea
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avrebbe inevitabilmente inasprito
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gli squilibri tra le economie,
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cosa che è puntualmente avvenuta,
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e che l'unico modo per risolvere questo problema
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era appunto quello di avere
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dei meccanismi di aggiustamento
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che per essere realizzati necessitavano
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di una serie di cose ovvie e cioè
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un governo unico europeo
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che decidesse le politiche economiche degli Stati
12:22
e fosse dotato delle risorse economiche necessarie
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per avviare i meccanismi di riequilibrio.
12:30
È esattamente quello che stanno cercando di realizzare.
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Il “più Europa” non è altro che l'idea, sostanzialmente,
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di spogliare gli stati nazionali della loro sovranità,
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demandare la sovranità
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nelle scelte di politica economica e sociale.
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Quindi sono le cose di cui si sta parlando.
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Scelte di politica economica
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vuol dire la finanziaria,
12:50
vuol dire i contatti di lavoro,
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vuol dire tutte le politiche sociali,
12:54
di investimento, eccetera,
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demandarle integralmente all'Unione Europea
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e questo farebbe sì, probabilmente,
13:01
che la Germania a quel punto
13:02
sarebbe in grado di accettare
13:06
dei meccanismi di riequilibrio.
13:09
Molto probabilmente questo è vero,
13:10
è una cosa che sostiene per esempio
13:12
Gerhard Schroeder in Germania
13:15
e che viene sostenuta da molte parti
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dell'opinione pubblica tedesca
13:19
per un motivo abbastanza intuitivo:
13:21
nel momento in cui la sovranità
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fosse demandata agli organismi europei
13:25
è chiaro che comanda di più il paese più forte.
13:28
Quindi la Germania a quel punto
13:30
potrebbe facilmente riuscire a realizzare
13:34
anche nei paesi esterni ad essa
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le stesse politiche che ha realizzato al suo interno.
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Una volta fatto questo,
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magari a quel punto potrebbe anche concedere
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qualcosa dal punto di vista
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del riequilibrio delle risorse all'interno delle economie.
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Qual è il problema di tutto questo?
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Che chi propone uno scenario di questo tipo
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dice, ovviamente, che se si crea
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un super governo europeo
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che decide tutto questo,
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deve essere un governo democratico,
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naturalmente, e quindi bisogna
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democratizzare l'Unione Europea.
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Questo è un punto assolutamente fondamentale.
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Non esiste nessuna possibilità
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di democratizzare l'Unione Europea,
14:18
non esiste nessuna possibilità
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di costruire un governo democratico europeo.
14:25
Il motivo, in sintesi, è molto semplice,
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perché non esiste un popolo europeo.
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A meno che non si creda
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che democratizzare l'Unione Europea
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voglia dire che gli Stati nazionali
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eleggono un po' di parlamentari
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in un Parlamento europeo
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– cosa che avviene già, peraltro –
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e che poi questo Parlamento
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costruisce un esecutivo, un governo
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– cosa che oggi non avviene
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perché l'esecutivo è costruito direttamente dagli Stati,
14:50
ma domani potrebbe avvenire –
14:52
a meno che non si pensi
14:54
che la democrazia sia tutto lì,
14:56
è abbastanza chiaro che non c'è nessuna possibilità
14:59
di democratizzare l'Unione Europea.
15:01
Dalle rivoluzioni francesi in poi
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l'idea di democrazia rappresentativa
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– lasciamo stare l'idea di democrazia partecipativa,
15:08
che a me piace molto di più,
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ma non è questa la discussione adesso –
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si fonda sul fatto che un qualunque governo
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per essere qualificato come democratico,
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non solo deve rispondere a un Parlamento,
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cosa ovvia,
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ma deve rispondere a un'opinione pubblica
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e deve rispondere alle forze sociali
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che i cittadini liberamente costruiscono.
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Ed è quello che avviene
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esattamente in tutti gli Stati nazionali.
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Ogni governo si confronta
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e con l'opinione pubblica
15:33
e con associazioni, sindacati, gruppi di ogni tipo,
15:37
quelli che i cittadini costruiscono.
15:40
Tutto questo non esiste a livello europeo,
15:42
esiste solo a livello nazionale
15:44
perché i cittadini sono divisi,
15:47
i popoli europei sono divisi tra di loro.
15:50
Per poter creare questa opinione pubblica
15:52
e queste forze sociali sono necessarie
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almeno tre condizioni.
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Una condizione è una lingua comune,
15:58
per motivi abbastanza evidenti.
16:00
Una seconda condizione
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è una significativa mescolanza delle popolazioni,
16:05
cioè ci deve essere un periodo
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in cui effettivamente i vari popoli
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smettono pian piano di essere tanti popoli
16:13
e diventano uno,
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perché si capiscano hanno una lingua comune
16:16
e perché effettivamente tra di loro si mescolano,
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e non è solo un problema della lingua,
16:20
c'è il problema degli usi, delle tradizioni,
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delle mentalità che piano piano
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possono confluire verso un'unità,
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ma ci vuole del tempo,
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molto tempo perché questo avvenga.
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Il terzo elemento è un sistema di media,
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di informazione,
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di circolazione delle informazioni complessivo,
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generale e accessibile,
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che consenta appunto
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la formazione di un'opinione pubblica.
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È abbastanza evidente che tutto questo
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è presente in varie forme negli Stati nazionali
16:50
ed è completamente assente a livello europeo.
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Di conseguenza la formazione di un governo europeo
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non sarebbe nulla di democratico.
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Cioè al sogno ipotizzato da qualcuno
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di una grande Europa democratica,
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unita e pacifica e solidale,
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si contrappone la dura realtà,
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il terribile incubo della maggiore unione politica
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all'interno dell'Unione Europea,
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che non può che trasformarsi, per questi motivi,
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in un super Stato con poteri semi-assoluti,
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perché a questo punto potrebbero decidere quasi tutto,
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e rispetto al quale non vi è possibilità di un confronto
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con le forze sociali che nascono tra i cittadini e nella società.
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A questo punto ci potremmo chiedere:
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ma se rappresenta veramente un incubo
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un'Europa unita e costruita così
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come ho accennato prima,
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perché la si vuole realizzare?
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La risposta è che l'incubo non è per tutti.
18:00
Una situazione di questo tipo rappresenterebbe
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un incubo per la maggioranza delle popolazioni
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e cioè per quanti vedrebbero, come avviene adesso,
18:10
il progressivo impoverimento,
18:12
la perdita delle conquiste.
18:15
Ma i margini di profitto,
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soprattutto per chi gestisce grandi capitali,
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per chi gestisce le grandi industrie,
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sicuramente si amplierebbero ulteriormente.
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Ricordiamoci che la fissità dei cambi,
18:31
come dicevo all'inizio,
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è proprio figlia della globalizzazione.
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Uno degli elementi interessanti di quello che sta accadendo
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è che ogni discorso ne apre successivi.
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Quindi se noi capiamo i rischi
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della fissità dei cambi dove ci hanno portato,
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arriviamo al discorso della globalizzazione,
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proprio perché la fissità dei cambi
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è ciò che è desiderato
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da chi detiene i principali capitali,
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che ha bisogno di norme e di misure
19:05
che consentano di aumentare il più possibile
19:09
i margini di profitto.
19:11
Quindi un sistema a cambi fissi
19:14
che consenta di diminuire il rischio di cambio
19:19
e in secondo luogo di aprire una condizione
19:22
all'interno degli Stati che scatena
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una guerra al ribasso delle condizioni di lavoro,
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è esattamente quello che serve alle classi dominanti
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per aumentare i margini di profitto.
19:35
Cioè noi oggi siamo di fronte a una condizione
19:37
per cui alla FIAT devi accettare il piano Marchionne
19:43
e quindi devi accettare condizioni di lavoro
19:45
impensabili fino a poco tempo fa,
19:48
con la minaccia che altrimenti
19:50
la produzione viene spostata in Serbia.
19:55
In Serbia avviene la stessa cosa,
19:58
con la minaccia che altrimenti
20:00
la produzione viene spostata in Cina
20:02
o da qualche altra parte.
20:02
Cioè c'è sempre un paese, con la globalizzazione,
20:06
ìdove si può andare a produrre
20:08
e a pagare di meno, ad avere meno costi
20:12
e maggiori margini di profitto.
20:14
Ma questo è possibile, appunto,
20:16
se i capitali possono circolare liberamente
20:20
e se non c'è il rischio di cambio.
20:24
Sono questi due gli elementi fondamentali
20:26
che appunto vengono ricercati
20:27
proprio perché i più potenti in questo modo
20:30
aumentano notevolmente i loro margini di profitto.
20:34
Sarebbe interessante discutere
20:36
che effettivamente questo non vale per tutti.
20:39
Se noi andiamo a vedere, per esempio,
20:41
la condizione di piccoli o medi produttori,
20:44
molto probabilmente questi pian piano
20:46
si sposteranno su posizioni contrarie all'euro
20:48
e in parte sta già avvenendo.
20:50
In parte la stessa posizione della Lega,
20:51
che in qualche modo era comunque critica,
20:56
rispecchiava questo.
20:57
Se andiamo a vedere all'interno di Confindustria
21:00
vediamo che ci sono anime diverse,
21:03
c'è un'anima più vicina a Montezemolo e a Marchionne,
21:07
che è assolutamente pro euro,
21:08
e l'anima che fa capo, invece,
21:11
all'attuale leader di Confindustria
21:13
che è più critica e che mira di più
21:17
a salvaguardare anche la produzione delle realtà medie
21:22
che probabilmente si troverebbero meglio
21:24
in una condizione di minor libertà
21:27
di circolazione di merci e capitali,
21:29
perché una delle conseguenze ovvie di questa situazione
21:34
è che le imprese italiane si svalutano notevolmente
21:37
e vengono aggredite dall'estero
21:40
anche all'interno dell'Unione Europea
21:42
e dello stesso euro, cioè dalla Germania.
21:45
La Germania si sta comprando le principali imprese italiane.
21:50
Qui si aprono quindi anche delle contraddizioni
21:54
all'interno degli stessi ceti dominanti,
21:58
delle stesse oligarchie, al vertice delle quali però
22:02
abbiamo appunto coloro che assolutamente
22:04
hanno tutto da guadagnare
22:06
rispetto ad una condizione
22:08
che per noi è effettivamente da incubo.
22:11
Bisogna ammettere che sono stati bravi,
22:13
perché hanno condito di ideologia
22:21
la costruzione dell'Unione Europea
22:24
con un'efficacia estremamente alta, notevole.
22:28
Dunque chiunque di noi poi cerchi di riportare
22:31
il piano della discussione e del confronto sulla razionalità
22:34
e quindi sui costi e sui benefici dell'appartenenza all'euro,
22:38
dell'appartenenza all'Unione Europea,
22:40
si trova spesso di fronte a una barriera ideologica.
22:45
Nel libro abbiamo trattato le principali obiezioni
22:47
alla proposta di uscita dall'euro e dall'Unione Europea,
22:50
le abbiamo confutate e le abbiamo divise
22:52
e categorizzate in due gruppi:
22:57
quelle prevalentemente economiche
22:58
e quelle prevalentemente politiche.
23:00
Fra quelle economiche abbiamo appunto
23:02
l'obiezione di chi ritiene che in caso di uscita dall'euro
23:05
avremmo una ipersvalutazione,
23:08
avremmo una iperinflazione,
23:10
non potremmo più comprare le materie prime,
23:13
diventeremmo assolutamente incapaci
23:15
di sopravvivere nel mondo con la nostra “liretta”.
23:19
Sappiamo innanzitutto che non esiste
23:21
nessuna forma di correlazione diretta
23:24
tra la svalutazione e l'inflazione,
23:28
quindi è noto ed è ovvio
23:29
che una volta usciti dall'euro
23:32
la moneta nazionale sarà svalutata
23:34
rispetto alla moneta precedente, cioè all'euro,
23:38
ma per esempio Alberto Bagnai ci dice
23:42
che l'entità di questa svalutazione
23:44
dovrebbe più o meno essere correlata
23:46
alla perdita di competitività che si è avuta
23:50
rispetto alla differenza dei tassi di inflazione
23:53
tra la Germania e l'Italia nel periodo dell'euro.
23:56
In sintesi vuol dire che questa svalutazione
23:59
dovrebbe essere intorno al 20%.
24:01
Quando uscimmo dallo SME, nei periodi successivi
24:04
la svalutazione fu molto maggiore,
24:06
fu una svalutazione immediata del 7%
24:08
e poi nel corso del tempo
24:10
si arrivò a un'entità ben maggiore.
24:13
L'inflazione in quel periodo di quanto aumentò?
24:18
Di niente, diminuì.
24:20
Si passò da un'inflazione intorno al 5% del 1992,
24:25
quando uscimmo dallo SME,
24:27
per arrivare negli anni successivi
24:28
a un'inflazione del 4% e del 3%.
24:31
Non esiste correlazione diretta
24:33
tra la svalutazione e l'inflazione.
24:35
Quindi presumibilmente
24:36
avremo una svalutazione relativamente contenuta,
24:40
che quindi non ci impedirà assolutamente
24:41
di comprare le materie prime di cui avremo bisogno
24:45
e probabilmente nessuna inflazione
24:47
o una media inflazione.
24:49
Tra l'altro possiamo anche dire tra noi
24:52
che una moderata inflazione
24:55
non è affatto un dato negativo.
24:57
Anche qui ci sono da sfatare dei miti.
24:59
L'idea che l'inflazione
25:00
sia la peggiore delle tasse perché aggredisce,
25:03
è un altro esempio di forza ideologica dei ceti dominati.
25:10
È chiaro che un'iperinflazione può essere distruttiva
25:14
ed è altrettanto chiaro che l'aumento dei prezzi
25:15
è negativo se non aumentano anche i salari.
25:19
Ma il problema è la relazione tra i prezzi e i salari,
25:23
cioè tra quanto costano le cose
25:24
e quello che tu guadagni.
25:26
Noi oggi abbiamo dei prezzi che tutto sommato
25:28
non aumentano molto,
25:29
in Italia aumentano più che in Germania,
25:31
ma comunque l'inflazione è intorno al 3, al 4-5%,
25:34
almeno quella calcolata,
25:36
poi quella reale chissà.
25:38
Ma se i salari non aumentano
25:40
o addirittura diminuiscono,
25:41
tu continuamente perdi potere di acquisto,
25:44
cioè sei sempre più povero.
25:45
Se hai un'inflazione del 7-8%
25:48
ma il tuo salario aumenta di quel tanto
25:51
o anche un po' di più,
25:52
tu aumenti il tuo potere di acquisto e sei più ricco.
25:55
Non solo, se tu hai un debito
25:58
un po' di inflazione ti aiuta.
26:00
Mio papà si è fatto un mutuo e ha pagato il mutuo,
26:06
con un lavoro da operaio a Genova
26:10
ha potuto comprarsi casa e pagare il mutuo
26:12
nei periodi in cui l'inflazione era anche al 10%
26:16
e anno dopo anno effettivamente
26:18
il peso reale della sua rata diminuiva,
26:22
perché il suo salario aumentava comunque
26:25
in relazione all'inflazione,
26:26
mentre lui continuava a pagare gli interessi
26:28
rispetto alla cifra di acquisto della sua casa.
26:32
Quindi anche questo
26:35
sarebbe un concetto da approfondire in maggior tempo.
26:38
Ma l'inflazione, entro certi limiti,
26:40
svaluta i debiti.
26:42
Domanda: per un paese che ha un alto debito pubblico
26:46
allora un po' di inflazione
26:47
sarebbe un bene o sarebbe un male?
26:50
Ecco, vedete che se si riesce a discutere delle questioni
26:53
in modo razionale non ideologico
26:55
forse si capisce che le cose stanno in modo un po' diverso.
26:59
Torniamo alla questione dell'Unione Europea.
27:01
Noi non potevamo prevedere
27:05
che all'Unione Europea sarebbe stato concesso
27:06
un Nobel per la pace,
27:07
perché anche la nostra fantasia non arrivava a tanto,
27:10
ma sapevamo che tra le motivazioni
27:13
c'è sicuramente quella che l'Unione Europea
27:15
ha garantito la pace e la stabilità in Europa,
27:19
che è un'idea sostanzialmente ridicola,
27:21
perché intanto l'altro aspetto che evidenzia
27:25
la forza dell'ideologia
27:27
che ci è stata propinata negli ultimi tempi
27:30
è quello che l'Unione Europea
27:32
viene usata come sinonimo di Europa.
27:35
L'Unione Europea non è l'Europa.
27:37
Noi abbiamo la pace in Europa,
27:39
a parte il dettaglio della guerra in Kosovo
27:42
- “dettaglio” ovviamente detto in modo ironico –
27:45
c'era l'unione europea e abbiamo fatto la guerra,
27:47
oltre che farla all'esterno ovunque
27:50
quando gli Stati Uniti vogliono,
27:52
ma all'interno dell'Europa abbiamo la pace
27:54
da immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale,
27:58
quando non c'era nessuna Unione Europea.
28:00
L'Unione Europea è una struttura giuridica
28:02
nata per garantire la libera circolazione di merci,
28:05
servizi e capitali che esiste da vent'anni.
28:08
Questo è l'Unione Europea, non è altro.
28:10
Non è la pace tra le nazioni.
28:15
Si può rispondere che non c'era l'Unione Europea
28:17
nel dopoguerra ma si cominciava a formare la CEE,
28:21
si cominciavano a gettare i primi ponti
28:24
di collaborazione economica tra gli Stati.
28:26
Questo è sicuramente vero,
28:28
ma di qui a pensare che sia questo
28:30
che abbia garantito la pace ce ne passa.
28:31
Soprattutto anche nei secoli precedenti
28:35
spesso in Europa, tra gli Stati-Nazione
28:38
ci sono stati decenni di pace.
28:42
Sembra che chi sostiene che l'Unione Europea
28:45
abbia garantito la pace pensa che in Europa
28:46
ci siano state solo guerre
28:48
fino a che non è nata l'Unione Europea.
28:50
Questo è semplicemente falso,
28:51
non è storicamente così.
28:53
Quindi questa è un'altra motivazione
28:55
del tutto falsa e ideologica.
28:58
Purtroppo però – ed è forse l'ultimo degli aspetti
29:02
che vi vorrei raccontare – l'ideologia è forte
29:07
e Marino Badiale ed io ci siamo resi conto
29:13
che è difficile discutere di euro, di Europa,
29:16
mettendo da un lato l'ideologia
29:20
e discutendo in modo razionale di ciò che davvero
29:23
può essere un bene per le Nazioni,
29:25
per il nostro popolo e per gli altri popoli europei.
29:29
Così ci siamo resi conto che anche negli ambienti
29:32
dove ci sarebbe maggiore interesse
29:34
ad un cambiamento della politica,
29:38
un cambiamento delle politiche realizzate in questo paese,
29:42
si fa fatica a mettere a fuoco il fatto che l'euro
29:49
e l'Unione Europea sono un po' il primo bersaglio
29:52
da colpire nel momento in cui si voglia
29:54
un effettivo cambiamento.
29:56
C'è chi vuole il cambiamento
29:58
perché vuole abbattere il capitalismo
30:01
o chi lo vuole perché vuole abbattere il sistema economico
30:06
basato sulla globalizzazione,
30:08
basato sulla crescita infinita.
30:11
Il problema è che appunto spesso si fa fatica
30:13
a mettere a fuoco che il modello economico,
30:18
la crescita, il capitalismo, sono tutte astrazioni,
30:21
utili, per capirci, ma poi se davvero le si vuole combattere
30:25
è fondamentale combattere contro
30:27
quelle istituzioni reali che sono diventate
30:30
la forma reale e concreta di quell'idea astratta
30:33
che anche tu, giustamente, vuoi combattere.
30:36
Qui per esempio mi riferisco a chi giustamente
30:39
pone la questione della crisi ecologica,
30:43
per esempio, e del sistema distruttivo nel quale viviamo,
30:46
distruttivo dal punto di vista ecologico e ambientale,
30:50
e propone quindi di lanciare un piano
30:53
di conversione ecologica dell'economia,
30:57
un piano di decrescita sostanzialmente,
30:59
di decrescita nel senso
31:01
di diminuzione della domanda di energia e così via.
31:04
Ebbene, sono tutte cose assolutamente condivisibili
31:09
ma che non possono essere concretamente realizzate
31:13
all'interno del sistema giuridico dell'Unione Europea
31:18
e all'interno dei vincoli derivanti dall'euro,
31:21
in buona parte per i motivi che ho indicato prima.
31:24
Fuori dall'Italia è un po' più chiaro questo,
31:26
devo dire che un intellettuale importante
31:29
del pensiero della decrescita, come Serge Latouche,
31:32
dice chiaramente queste cose
31:34
in uno dei suoi ultimissimi libri,
31:38
“Per un'abbondanza frugale”,
31:39
dice esplicitamente che per i PIGGS,
31:42
cioè i paesi in crisi dell'eurozona
31:45
è necessario abbandonare
31:47
e per rilanciare una politica come propone lui
31:52
quindi di riconversione ecologica,
31:57
di sostegno all'economia del chilometro zero,
32:02
delle autoproduzioni, eccetera,
32:04
bisogna assolutamente liberarsi dall'euro
32:06
e dai vincoli del mercato unico dell'Unione Europea;
32:09
viene detto chiaro.
32:11
In Italia invece si ha la percezione
32:14
che questa chiarezza ancora non ci sia
32:16
nei movimenti che lottano, giustamente,
32:19
per l'affermazione di una democrazia partecipata,
32:21
per la difesa dei beni comuni,
32:24
non c'è ancora la necessaria presa di coscienza
32:28
di quanto quelle scelte contro le quali combattono,
32:32
cioè le privatizzazioni
32:33
piuttosto che l'oligarchizzazione della politica,
32:36
dipendono anche dall'appartenenza all'euro
32:40
e all'Unione Europea,
32:41
proprio per i motivi che indicavo prima
32:43
rispetto alla spoliazione della sovranità degli stati
32:47
e alla costruzione di un governo,
32:49
di un ipotetico super governo europeo
32:51
assolutamente non democratico.
32:54
Se si vuole la maggiore partecipazione politica e attiva
32:57
dei cittadini e la loro maggiore capacità decisionale,
33:00
quindi la democrazia partecipata,
33:03
occorre che si possa decidere,
33:06
quindi è necessario averla la sovranità,
33:08
altrimenti di cosa si decide?
33:10
Anche questo elemento fatica un pochettino
33:12
ad entrare nella discussione pubblica.
33:17
Quanti cercano di difendere il lavoro, giustamente?
33:20
Quanti cercano di difendere i ceti sociali
33:23
più aggrediti da questa crisi
33:25
e che oggi si vedono appunto perdere il lavoro
33:28
oppure perdere le condizioni di lavoro?
33:32
E non si sa che cosa sia peggio,
33:34
perché quando andiamo a vedere
33:35
che cosa è il piano Marchionne
33:37
o quando andiamo a vedere che cosa vuol dire
33:39
perdere le tutele dei contratti nazionali di lavoro,
33:42
vuol dire che tu sei sostanzialmente
33:45
sempre a disposizione dell'azienda,
33:47
vuol dire che tu puoi fare
33:48
una quantità infinita di straordinario,
33:50
anzi devi farla
33:51
e lo straordinario che devi fare
33:53
ti può essere comunicato anche un giorno,
33:55
due giorni prima.
33:57
Vuol dire che tutta la tua vita
33:58
viene assolutamente asservita
34:00
a quelle che sono le esigenze della produzione.
34:02
Ecco, chi vuole combattere contro tutto questo
34:06
fatica oggi, almeno sembra faticare
34:10
a mettere in relazione la realizzazione di quelle scelte
34:13
con i vincoli dell'appartenenza all'euro e all'Unione Europea.
34:17
Nonostante tutte le critiche
34:23
che noi possiamo fare all'Unione Europea,
34:25
una critica che non possiamo farle
34:28
è quella di fare le cose di nascosto.
34:31
Ce lo dicono chiaro che cosa vogliono fare.
34:36
Prima lo dicevano magari in modi
34:38
più difficilmente riscopribili
34:42
nei documenti ufficiali dell'Europa 2020,
34:45
del cosiddetto semestre europeo, e diciamo
34:48
che uno deve andare un po' a cercarseli per capirli.
34:50
Oggi non è più così.
34:53
Dalla lettera al governo Berlusconi in poi
34:57
le imposizioni della Banca Centrale Europea
34:59
sono perfettamente chiare.
35:00
Basta prendere quei fogli e c'è scritto.
35:03
Sono le richieste di oggi,
35:05
dei giorni scorsi alla Grecia, alla Spagna,
35:09
privatizzare ulteriormente,
35:10
licenziare nel pubblico impiego,
35:14
abbassare i salari nel privato e nel pubblico.
35:17
Questo è quello che pretendono.
35:20
Allora se si vuole combattere contro tutto questo
35:23
non si può omettere
35:25
da dove nasce la richiesta di tutte queste follie.
35:30
E tutto questo nasce dall'adesione,
35:32
dalla costruzione dell'euro e dall'Unione Europea.
35:34
Attenzione, continuano a dirci che l'euro è irreversibile,
35:38
ma il motivo per cui continuano a dircelo
35:40
– lo ha detto recentemente il Presidente della Repubblica,
35:42
lo ha detto recentemente Draghi,
35:44
continuano a ripeterlo in Germania,
35:46
continuano a ripeterlo dappertutto –
35:48
è proprio il fatto che l'euro è reversibile,
35:53
altrimenti non avrebbero nessuna ragione
35:55
di continuare a dirlo,
35:56
ma devono far credere che tale sia.
35:59
Devono far credere che tale sia,
36:01
perché essendo le criticità dell'euro
36:04
così note e conosciute,
36:07
ed essendo noto che soprattutto
36:09
per i paesi più deboli sarebbe assolutamente
36:10
conveniente un'uscita dall'euro,
36:13
nel momento in cui un singolo paese
36:15
dovesse abbandonare la moneta unica
36:17
è molto probabile che questo sancirebbe
36:21
l'immediata fine della moneta unica stessa.
36:24
Perché? Perché a quel punto gli altri paesi deboli
36:27
rimasti all'interno della moneta
36:29
verrebbero aggrediti da attacchi speculativi
36:32
molto maggiori rispetto a quelli che già abbiamo visto.
36:36
Il perché è molto semplice:
36:38
finché si pensa che l'euro sia irreversibile
36:41
allora può avere senso comprare titoli italiani,
36:44
spagnoli, greci stessi,
36:46
ma se ipotizziamo che la Grecia,
36:48
piccolo paese, uscisse dall'euro,
36:51
a quel punto diventa chiaro
36:52
che l'euro non è più irreversibile,
36:55
quindi può essere reversibile per tutti,
36:58
quindi è molto probabile che alla fin fine
37:00
anche il Portogallo, anche la Spagna,
37:02
anche l'Italia, escano dall'euro,
37:04
dovendo attraversare tutto un primo periodo
37:08
di problematiche effettive che questo comporterà.
37:12
Quindi a questo punto l'attacco speculativo
37:16
rispetto a questi paesi diventerebbe fortissimo
37:19
e lo stesso attacco porterebbe
37:21
molto probabilmente alla fine della moneta unica.
37:26
Questo è uno degli scenari possibili
37:27
ed è motivo per cui sostanzialmente la Grecia
37:31
non è stata fatta immediatamente uscire dall'euro.
37:33
La Grecia è un paese molto piccolo,
37:35
un'economia molto piccola rispetto all'eurozona,
37:37
obiettivamente non c'erano motivi
37:40
di non lasciarla in pace,
37:43
ma le scelte che sono state fatte
37:45
sono tali proprio perché non possono permettersi
37:48
di fare uscire nessuno dall'euro.
37:50
L'euro è una gabbia

37:52
dalla quale dobbiamo cercare di liberarci.

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