mercoledì 14 febbraio 2024

Sanremo e il diritto a manifestare dissenso

Anche quest’anno giunge puntuale il mio articolo sul festival della canzone italiana di Sanremo. Ogni evento sociale possiede valore simbolico, perciò considero importante dire due parole sull’evento mondano italiano per eccellenza.

Ovviamente, non ho tempo di guardare il festival, ma cerco degli spunti utili leggendo in rete gli articoli del giorno dopo, guardando i video su Youtube, facendomi consigliare dagli amici, in modo da cogliere i fatti essenziali e le polemiche.

Nella quarta serata del festival, quella dedicata alle cover e ai duetti, vince il rapper napoletano Geolier, al secondo posto arriva Angelina Mango (con il pezzo La rondine) e al terzo Annalisa. All’annuncio del verdetto, il pubblico inizia a fischiare pesantemente e molti lasciano la sala. Il motivo, quello vero, è che le due ragazze sono migliori del rapper sia come cantanti sia come capacità di esibirsi. Per esempio, l’esibizione di Annalisa, che ha cantato la cover di Sweet Dreams, è stata davvero una grande performance e una grande prova di canto. Dal punto di vista OGGETTIVO (guarda un po’, esiste anche questo punto di vista, che non c’entra niente con i gusti personali!) ha vinto lei. Per chi non lo sapesse, questo difficile pezzo fu cantato prima, splendidamente, da Annie Lennox e poi, in una versione originale e apprezzabile, da Marilyn Manson. Annalisa è riuscita ad essere all’altezza.



Assalti Frontali, dal 1991


Ma, dicevamo, al primo posto giunge Geolier, un personaggio che possiede certamente un valore simbolico (simboleggia una parte dell’Italia di oggi, qualunque cosa voglia dire), ma non sa cantare e si esibisce “da rapper”, facendo cioè gli stessi movimenti che fanno tutti i rapper del mondo quando sono su un palco, da circa quarant’anni, con i soliti accenni alla marijuana e ai soldi dentro il testo. A me quel genere di musica non piace, ma so riconoscere l’autenticità e le intuizioni artistiche. In altre parole, quello che voglio dire è che c’è rapper e rapper. Lui rappresenta una generazione di rapper che ha fatto i soldi puntando sul disagio giovanile, ma si tratta di quel rap finto alternativo che in realtà resta sempre politicamente corretto, perché se il tuo scopo è ottenere successo mediatico e fare soldi, non puoi permetterti di dire qualcosa che sia davvero contro il sistema. Ovviamente, il sinistroide arricchito e politicamente corretto piace molto a Roberto Saviano, che non ha mancato di commentare l’evento, scandalizzandosi anche lui per i fischi.



Io ascoltavo gli Onda Rossa Posse (poi diventati Assalti Frontali e AK47), ho visto esibirsi dal vivo a Torino i 99 Posse, mi piaceva anche il Frankie Hi NRG dei primi tempi; non potete raccontare a me che Geolier, Guè e Mahmood sono dei rapper!



Questi sono i fatti, ora veniamo al commento di Fiorello. Alla domanda: «Cosa ne pensi dei fischi a Geolier?» la risposta dell’indimenticato presentatore del primo Karaoke, uno dei personaggi più noti d’Italia (quindi dal valore simbolico) è stata: «Malissimo. Penso tutto il male possibile. Tutto il male possibile [in realtà lui dice possibbile, con due b]. Per carità, non è che si può piacere a tutti [momento di lucidità], però fischiare, ma soprattutto alzarsi dalla sala e uscire, è stato veramente un brutto esempio per i nostri figli».

Caro Fiorello, forse fischiare e uscire dalla sala quando non si apprezza un’esibizione, e si dissente rispetto a ciò che accade sul palco, sarà un brutto esempio per i TUOI figli, non per i miei e per quelli della maggior parte degli italiani. Molto probabilmente – quasi sicuramente – TU stai educando i tuoi figli ad essere degli zerbini del sistema, politicamente corretti, a immagine e somiglianza del padre: «Ascolta, figlia mia. Se vuoi continuare a guadagnare soldi restando tra le morbide braccia del sistema, non basta che tu non dica mai quello che pensi, perché in questo modo prima o poi se ne accorgono, devi arrivare a NON PENSARLO NEMMENO PIÙ. Hai presente il finale del romanzo 1984 di Orwell? Rileggilo, figlia mia, perché quello è il risultato che vogliamo ottenere nella nostra famiglia. Devi amare il sistema con tutta te stessa, non per vantaggio personale, ma perché hai compreso che il sistema è bene, il sistema è buono. Il dissenso invece è male, il dissenso è segno che sei una persona cattiva, devi lavorare su di te e vincerlo».



Onda Rossa Posse, 1987-1991

Qualcuno dovrebbe avvisare Fiorello, così come tutti quei personaggi che si sono scandalizzati per i fischi, che, tempo addietro, a teatro erano normali non solo i fischi, ma anche il lancio di pomodori... ed è sempre stato normale alzarsi e andarsene. Il teatro è il teatro, un luogo con le sue regole. Se accetti di salire su un palco ed esibirti, accetti anche che il pubblico possa non apprezzare e fischiare la tua esibizione. Accetti anche che il pubblico possa dissentire rispetto a un verdetto. Se non c’è possibilità di dissentire, se tutti sono obbligati ad accettare quanto sta accadendo, perde di senso l’intera esibizione. È come obbligarti a restare in sala a guardare un film fino alla fine, anche se non ti piace, perché non è educato verso il regista andarsene a metà film!



Qualche giornalista, evidentemente anche lui infastidito dal concetto di dissenso, ha inventato un “rigurgito antinapoletano”, altri hanno definito i fischi “vergognosi”. Se Geolier fosse stato anche lui gay, come tutti gli altri partecipanti, i giornalisti avrebbero detto che stava avvenendo un “rigurgito di omofobia”, se fosse stato nero avrebbero messo in guardia la società da un “rigurgito di razzismo”. Insomma, tutto può essere usato come scusa pur di non ammettere che è stato fischiato perché non possiede grandi doti canore ed è banale nei testi in maniera imbarazzante, mentre le due ragazze sono due ottime cantanti.

Il nostro rapper, non solo quella sera ha vinto, ma la sera finale è anche riuscito ad arrivare secondo.

Questo succede in conformità con lo stesso principio che regola le elezioni politiche: chi ne capisce di politica è deluso e non va più a votare, mentre tutti gli altri continuano a votare e a fare danni. Chi ne capisce di musica, non guarda Sanremo e, se lo guarda, non gliene frega niente di votare. Il popolino invece non vede l’ora di votare e vota secondo il suo stato di coscienza.

Però, bisogna anche dire che se avessero votato solo gli ignoranti di musica e di canto, Geolier avrebbe vinto anche il giorno della finale. Allora è un bene, anzi, è indispensabile, che votino anche coloro che di musica ne capiscono, per contrastare lo sfacelo politico/musicale.

È un fenomeno che fa riflettere. Ma qual è la scelta giusta? Io, sinceramente, la risposta non ce l’ho.



Militant A degli Assalti frontali, 1992

Le polemiche che hanno seguito i fischi del pubblico rappresentano un fatto estremamente grave, perché tutto questo non riguarda Sanremo, riguarda il modo in cui viene considerato IL DISSENSO in questa nuova società. Non hai diritto di dissentire rispetto al green pass, perché non hai il diritto di dissentire in generale. Se sei un buon cittadino devi dire di sì... nel rispetto della sicurezza degli altri cittadini, nel rispetto del teatro, nel rispetto dei napoletani, nel rispetto dell’ambiente. Devi dire di sì, perché sennò non sei semplicemente UNA PERSONA CHE LA PENSA DIVERSAMENTE, SEI UNA BRUTTA PERSONA, punto e basta!


E non mi fate parlare del fatto che il cantante Ghali sia stato pesantemente redarguito, anche dall’ambasciatore israeliano e dall’Amministrazione Rai, per avere osato dire: «Stop al genocidio». Anche lui ha manifestato dissenso.


E non mi fate parlare del fatto che l’anno scorso Amadeus, permettendo un’ingerenza straordinaria della politica dentro il festival, abbia letto un messaggio di Zelensky, mentre quest’anno sui 10000 bambini palestinesi uccisi dagli israeliani (solo quelli ufficiali e solo fino al 12 gennaio) nessuno ha pensato di dire una parola.

Ecco, non mi fate parlare... e basta.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]