PROSTATA: TRATTARE O NON TRATTARE

7 marzo 1994 — su: Corriere Salute, p. 22, di G. Masini

In seguito a una serie di studi scientifici riguardanti in tutto 828 uomini affetti da tumore alla prostata, uno dei piu` noti chirurghi americani, il dottor Gerald Chodak dell’Universita` di Chicago, e` arrivato a una conclusione per lo meno sconcertante: molti pazienti, ai quali e` stato diagnosticato un tumore prostatico a lento svi- luppo, potrebbero essere messi in “attesa guardinga”, senza cioe` fare nulla, anziche ́ sottoporli a trattamenti radiologici o chirurgici. Il fatto e` che le tera- pie possono comportare effetti collaterali, quali l’impotenza, l’incontinenza e la morte. Le statistiche dimostrano che quelli che non si sono sottoposti ad alcu- no di tali trattamenti sono vivi dopo dieci anni in condizioni buone quanto quelle dei malatiche hanno subito l’intervento chirurgico e gli e` andata bene. Non si trat- ta di abbandonare ogni trattamento, ha detto il dottor Chodak; si tratta invece di informare bene il malato in modo che egli possa scegliere.


23 agosto 1995 — Journal of Amer Med. Ass., “Cancro alla prostata lento: lasciatelo in pace” Gli uomini che raggiungono l’eta` della pensione con un cancro alla prostata a crescita lenta hanno le stesse prospettive di vita di coloro che non hanno il cancro. Questi i risultati dell’Universita` del Connecticut, che smentisce i dottori che consigliano ai pazienti di sottoporsi a intervento o irradiazioni.


4 novembre 1995 — The Lancet
Il 90% dei casi di cancro alla prostata non diventano mai significativi clinicamen- te, afferma Philip Dunn fondatore della Prostate Help Association. La percen- tuale di sopravvivenza a 10 anni tra i pazienti che non avevano ricevuto alcun trattamento era del 91,5% contro il 77% dei pazienti sottoposti a irradiazioni. 



9 dicembre 1995 — The Lancet
La chirurgia totale per il trattamento di cancro alla prostata riesce solo a far dif- fondere la malattia, secondo uno studio dell’Universita` di Oxford pubblicato sulla rivista medica Lancet del 9 dicembre 1995. I ricercatori hanno scoperto che i chirurghi causano involontariamente la diffusione di cellule cancerose in altre parti del corpo, durante l’operazione chirurgica alla prostata. Moni- torando 14 interventi chirurgici consecutivi, sono state scoperte, nel sangue di 12 pazienti, cellule tumorali provenienti dalla prostata a seguito dell’operazione. Questi stessi pazienti non avevano mostrato alcuna cellula tumorale in circolo nel sangue prima dell’intervento chirurgico.


Marzo 1997 — Alternative Medicine Digest n. 17, p. 99
Nel 1996 uno studio, condotto da Grace e Lu-Yao su 3494 uomini trattati con rimozione della prostata, ha rivelato che nel 35% dei casi si dovette far ricorso a un ulteriore intervento (radioterapia, rimozione dei testicoli o terapia di supporto ormonale) entro 5 anni per lo stesso problema o complicazioni. Secondo il dott. Gerald Chodak, del Weiss Memorial Hospital di Chicago, l’informazione che c’e` la possibilita` di ulteriori interventi ≪non e` generalmente data ai pazienti≫ quando si raccomanda loro l’operazione chirurgica alla prostata. L’altra informazione che non viene data alla maggior parte dei pazienti, con cancro alla prostata e` che esistono efficaci terapie alternative, non invasive, naturali, per arrestare e curare il cancro alla prostata senza far ricorso per niente alla chirurgia. (Estratto da: McKeown, L.A., Elevata percentuale di successivi interventi dopo la rimozione della prostata, in: Medical Tribune, 21 marzo 1996, n. 13).



L’Immensa Balla della Ricerca sul Cancro 68

Commenti

Post popolari in questo blog

FRANCIA, IL FALLIMENTO DELL'EUROPA

TESTIMONIANZA DI UN EX TESTIMONE DI GEOVA

Stephen Hawking “Vi spiego perché Dio non esiste”