martedì 11 settembre 2018

La Svezia ci mostra i danni del buonismo e delle false integrazioni

Sul Corriere è stata riportata una bella storia svedese. Tove, impiegata di banca vive ad Alby, quartiere di immigrati, detto la piccola Baghdad, dove gli svedesi-svedesi sono ridotti all’11% della popolazione. Bene, la signora Tove aveva comprato una bella Saab, coi soldi lasciati dal padre. Una sera durante degli scontri tra polizia e iracheni, l’auto è stata incendiata. Al mattino la nostra impiegata si è recata alla polizia per denunciare l’accaduto e siccome all’assicurazione servono dei dettagli, chiede qualcosa degli arrestati, niente nomi dice la polizia, allora Tove chiede” ma sono stati gli arabi o gli africani”? L’etnia non possiamo comunicarla, le viene risposto, insomma Tove ha rischiato una denuncia per razzismo e xenofobia. Dichiarare che è stato un immigrato a bruciare l’auto è un’ informazione impropria, va contro la legge. Grazie alla lungimirante tolleranza della sinistra svedese, nella scuola elementare non si festeggia il Natale per non discriminare la maggioranza di musulmani, nei fast food non si trova il bacon, nella patria dei diritti e del no gender in piscina uomini e donne nuotano divisi. Ora avrete capito perchè la destra svedese abbia avuto tanti voti, tra cui quello della signora Tove. E’ la demagogia buonista, fatta di finte accoglienze e finte integrazioni, che ha fatto esplodere in Europa le destre. Finte accoglienze perchè

l’idea che c’è posto per tutti è una balla. I paesi sono come il corpo umano: possono ricevere un tot di cibo e tot possono assimilare.

L’eccesso finisce inevitabilmente per accumularsi in quartieri ghetto, dove vivono i meno benestanti, quelle che da noi sono le periferie e li cresce il voto delle destre. Non si tratta di voti necessariamente xenofobi, si tratta di gente che vive male, in una specie di notte dove il buio è sempre più buio e la luce non viene mai. Invece di urlare al pericolo razzista, i partiti tradizionali dovrebbero riflettere sul come contenere e attenuare il problema, risolverlo è difficile. Le ricette della destra sono semplicistiche, ma il “buonismo” rischia di essere devastante.

Il primo passo è riconoscere che questa forte immigrazione non è un fenomeno neutrale, cambia le nostre società nel profondo, compresa la nostra avanzata cultura dei diritti.

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