mercoledì 31 dicembre 2014

La Mente “mente”


La parola “io” rappresenta, a seconda di come viene usata, il più grande errore o la verità più profonda.

Nell’uso convenzionale, essa non solo è una delle parole adoperate più spesso nel linguaggio (insieme alle altre a essa collegate: “Me”, “mio”, e “me stesso”), ma anche una delle più fuorvianti.

Nell’uso comune “io” rappresenta l’errore essenziale, una errata percezione di chi siete, un senso illusorio di identità. Questo è l’ego.

La buona notizia è: se potete riconoscere l’illusione come tale, essa si dissolve. Il riconoscimento dell’illusione è anche la sua fine.

La sua sopravvivenza è legata al fatto che la confondete con la realtà. Quando vedete quello che non siete, la realtà di chi siete emerge spontaneamente.

Quello a cui vi riferite quando dite “io” non è quello che voi siete.

Spesso quando dite o pensate “io” non siete voi che parlate ma è qualche aspetto di quella costruzione mentale, il “sé egoico”. Una volta risvegliati, invece, userete ancora la parola “io”, ma verrà da uno spazio interiore più profondo.

La maggior parte delle persone sono totalmente identificate con un incessante flusso mentale di pensieri incontrollati, in gran parte ripetitivi e senza senso. Non esiste un “io” separato dai propri processi mentali e dalle emozioni che lo accompagnano. Questo è il senso di essere spiritualmente inconsapevoli...

Alcune persone non dimenticano mai la prima volta che si sono disidentificate dai propri pensieri, sperimentando così uno spostamento di identità dall’essere il contenuto della loro mente, all’essere la consapevolezza che c’è dietro.

La mente egoica è totalmente condizionata dal passato. Il condizionamento è duplice. Consiste di contenuto e di struttura.

Nel caso di un bimbo che piange disperatamente perché gli è stato tolto il suo giocattolo, ciò rappresenta il contenuto.

La causa di questa profonda sofferenza è nascosta nella parola “mio” ed è strutturale. La compulsione inconscia di esaltare la propria identità mediante l’associazione con un oggetto è insita nella struttura stessa della mente egoica.

Una delle strutture mentali più essenziali attraverso cui l’ego si manifesta e l’identificazione. La parola “identificazione” deriva dalla parola latina idem che vuol dire “stesso” e facere che vuol dire “fare”.

Dunque identificarsi con qualcosa significa “farla uguale, farla la stessa”.

La stessa di cosa? “la stessa di me”, come me. Le attribuisco un senso del sé, e per questo essa diventa parte della mia “identità”. Uno dei livelli di identificazione principali è l’identificazione con le cose: il mio giocattolo diventa più tardi la mia macchina, la mia casa, i miei vestiti e così via.

Cerco, senza riuscirci, di trovare me stesso nelle cose ma finisco per perdermi in esse. Quello è il destino dell’ego. Il tipo di cose con cui vi identificate varierà da persona a persona, a seconda dell’età, del sesso, del reddito, della classe sociale, della moda e ambiente culturale e così via.

Queste cose hanno a che fare con il contenuto, mentre la compulsione inconscia all’identificazione è strutturale. È questo uno dei modi principali in cui la mente egoica funziona. Paradossalmente ciò che fa andare avanti la cosiddetta “società dei consumi” è che il tentativo di trovare se stessi attraverso le cose non funziona.

La soddisfazione dell’ego ha vita breve e allora si continua ancora a cercare qualcos’altro, a comprare, a consumare.

Nelle nostre vite ci possono essere cose a cui diamo valore per la loro bellezza o le loro qualità intrinseche. Dobbiamo onorare il mondo delle cose e non disprezzarlo.

Ogni cosa è Essenza, è una forma temporanea che ha origine in quella Vita unica al di là della forma, che è l’origine di tutte le cose, di tutti i corpi, di tutte le forme. In quasi tutte le culture antiche, le persone credevano che ogni cosa, anche quello che chiamiamo un oggetto inanimato, avesse uno spirito che la possedeva, e in un certo senso erano più vicini alla verità di quanto lo siamo noi oggi.

Non possiamo però onorare veramente le cose se le usiamo per un’auto-esaltazione, cioè se cerchiamo di trovare noi stessi attraverso queste. E ciò è proprio quello che fa l’ego.L’identificazione dell’ego con le cose crea l’attaccamento alle cose, l’ossessione con le cose da cui nasce la nostra società dei consumi e la struttura economica nella quale l’unica misura del progresso è sempre il di più.

Gran parte della vita di molte persone si consuma in un’eccessiva preoccupazione per le cose. Ecco perché uno dei mali dei nostri tempi è la proliferazione degli oggetti.

Ogni cosa che l’ego persegue e a cui si attacca sostituisce quell’Essere che non riesce a percepire.
Puoi dare valore alle cose e prendertene cura, ma ogni volta che c’è un attaccamento nei loro confronti, allora sai che è l’ego. E tu non sei mai realmente attaccato alle cose, ma a un pensiero che ha in sé: “Io”, “me”, “mio”. Ogni volta che tu accetti totalmente una perdita, vai al di là dell’ego, e chi sei tu, quell’IO SONO che è coscienza in se stessa emerge.”

L’ego è un agglomerato di forme di pensiero ricorrenti e di schemi condizionati mentali ed emozionali investiti da un senso dell’io, da un senso del sé. L’ego emerge quando il vostro senso dell’Essere, dell’IO SONO che è coscienza senza forma, si mescola con la forma.

La maggior parte delle persone è così completamente identificata con la voce e la testa, conquell’incessante flusso di pensiero involontario e compulsivo e con l’emozione che lo accompagna, che potremmo definirla posseduta dalla propria mente.

Fino a che ne siete completamente inconsapevoli, credete che colui che pensa sia chi siete. Questa è la mente egoica. La chiamiamo egoica, perché vi è un senso del sé, dell’io (l’ego), in ogni pensiero, in ogni memoria, in ogni interpretazione, opinione, punto di vista, reazione, emozione.

E spiritualmente parlando questa è l’inconsapevolezza. Il vostro pensare, il contenuto della vostra mente, è ovviamente condizionato dal passato, dalla maniera in cui siete stati educati, dalla vostra cultura, dalla situazione familiare e così via.

Il nucleo centrale di tutta la vostra attività mentale consiste in pensieri ed emozioni ripetitivi, in schemi reattivi con i quali siete fortemente identificati. Questa entità è l’ego stesso.

Come abbiamo già visto, in molti casi, quando dite “io”, non siete voi ma è l’ego che parla.

E’ costituito da pensiero ed emozione, con un insieme di memorie che identificate come “me e la mai storia”, di ruoli abituali che interpretate senza neppure saperlo, di identificazioni collettive come nazionalità, religione, razza, classe sociale, fede politica.

L’ego differisce solamente nell’aspetto superficiale, nel profondo sono tutti uguali. In che modo sono uguali? Esistono tutti grazie all’identificazione e alla separazione. Se vivete attraverso il sé creato dalla mente – l’ego, che è fatto di pensieri ed emozioni – le basi della vostra identità sono instabili perché pensiero ed emozione sono per loro natura effimeri, passeggeri.

Per questo, ogni ego si sforza continuamente di sopravvivere, cercando di proteggersi e di ingrandirsi. E per confermare il pensiero che ha su di sé ha bisogno del pensiero opposto, che è poi quello “dell’altro”. Il concetto “io” non può sopravvivere senza il concetto “altro”.

A un’estremità della scala di valori di questo schema egoico inconscio c’è l’abitudine compulsiva di cercare manchevolezze e di lamentarsi degli altri. Gesù si riferiva proprio a questo quando diceva:

“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?”All’altra estremità di quella scala di valori vi sono la violenza fisica fra le persone e gli atti belligeranti fra le nazioni. Nel Vangelo la domanda di Gesù rimane sospesa, ma ovviamente la risposta è: “Perché quando critico o condanno un altro, mi sento superiore”.

Il lamentarsi è una delle strategie favorite dall’ego per acquisire forza. Alcuni ego, che non hanno altro con cui identificarsi, sopravvivono facilmente ed esclusivamente alla lamentela.
Spesso è parte di questo schema l’appiccicare mentalmente etichette negative agli altri, sia mentre li avete davanti, sia quando parlate di loro, o anche pensando a loro.

Il risentimento è l’emozione che si accompagna alla lamentela e al giudizio sugli altri, e che dà ancora più energia all’ego. Essere risentiti significa essere amareggiati, indignati, offesi o feriti.

Vi risentite dell’avidità degli altri, della loro disonestà, dell’assenza di integrità, di ciò che stanno facendo, di ciò che hanno fatto nel passato, di ciò che dicono, di ciò che hanno mancato di fare, di ciò che avrebbero o non avrebbero dovuto fare. L’ego ama questo.

Invece di essere tolleranti con l’inconsapevolezza degli altri, ne ricavate la loro identità. E chi lo sta facendo? L’inconsapevolezza che è in voi, l’ego. A volte le “mancanze” che percepite negli altri non esistono neppure.

E' una proiezione della mente condizionata dall’abitudine a vederci nemici, una cattiva interpretazione per sentirvi superiori o per essere nel giusto. Altre volte possono esservi effettivamente delle mancanze, ma focalizzandovi solo su queste, le amplificate, escludendo ogni altra cosa.

E in questo modo rafforzate in voi stessi proprio quelle cose dell’altro alle quali state reagendo. Una delle vie più efficaci per andare al di là del vostro ego, ma anche per dissolvere l’ego collettivo umano, è proprio il non reagire all’ego degli altri.

Quando siete in uno stato non reattivo vi rendete conto che non vi è nulla di personale, allora potete riconoscere un comportamento dell’altro come un moto dell’ego, come una espressione della disfunzione collettiva umana. A questo punto non vi è più nessuna compulsione a reagire.

Non reagendo all’ego, spesso potrete permettere all’aspetto sano dell’altro di manifestarsi.
L’altro diventa un nemico quando ne personalizzate l’inconsapevolezza, che poi è l’ego.Non reagire è forza e non debolezza. Un’altra parola per la non reazione è il perdono.

Perdonare è non vedere, o meglio guardare oltre; guardate oltre l’ego a quella parte sana che vi è in ogni essere umano, nell’essenza di lui o di lei. L’ego ama lamentarsi e risentirsi non solo degli altri, ma anche delle situazioni.

L’implicazione è sempre la stessa: questo non dovrebbe succedere; io non voglio essere qui; io non voglio farlo. E il più grande nemico dell’ego è, naturalmente, il momento presente, che è come dire, la vita stessa. Il lamentarsi non deve essere confuso con l’informare l’altro di un errore o di una mancanza così da poterla correggere.

E trattenersi dall’esprimere la lamentela non significa necessariamente tollerare le cattive qualità o i cattivi comportamenti. Non vi è ego nel dire al cameriere che la minestra è fredda e bisogna che la scaldi, e questo se vi attenete ai fatti, che sono neutri.

“Come osa servirmi una minestra fredda…” questo è invece lamentarsi, perché vi è un “me” che ama sentirsi offeso personalmente da una minestra fredda, un “me” che gode nel giudicare sbagliato il comportamento dell’altro.


Provate a fare attenzione alla voce nella vostra testa, magari proprio nel momento in cui si lamenta di qualcosa, e se potete riconoscerla per quella che è: la voce dell’ego, niente altro che uno schema mentale condizionato, un pensiero.

Il momento in cui diventate consapevoli dell’ego che è in voi, strettamente parlando non è più l’ego, ma solo un vecchio schema mentale condizionato. L’ego comporta inconsapevolezza. La consapevolezza e l’ego non possono coesistere.

Il vecchio schema mentale o l’abitudine mentale possono ancora sopravvivere, riapparire per un po’, perché vi sono dietro migliaia di anni di inconsapevolezza collettiva umana, ma ogni volta che viene riconosciuta si va indebolendo.

Anche se il risentimento è l’emozione che più frequentemente si accompagna alla lamentela, può anche accompagnarsi a una emozione ancora più forte, come per esempio la rabbia oppure il sentirsi offesi.

Vi sono molte persone che sono dipendenti dalla rabbia e dal sentirsi offesi così come altri lo sono dalla droga.

Reagendo a questo o a quello, confermano e rinforzano il loro senso del sé. Un risentimento che dura da molto tempo viene detto rancore. Portarsi dentro un rancore vuol dire essere sempre contro e questo è il motivo per il quale i rancori costituiscono una parte importante dell’ego di molta gente.

Rancori collettivi possono sopravvivere per secoli nella psiche di una nazione o di una tribù, e alimentare un ciclo senza fine di violenza. Un rancore è una forte emozione negativa legata a un avvenimento che appartiene al passato e che viene mantenuto vivo da un pensare compulsivo, raccontando la storia oppure ripetendola solo nella mente.

Un solo forte rancore è sufficiente a contaminare grandi aree della vostra vita e a mantenervi nella morsa dell’ego. Non cercate di liberarvi dal rancore. Cercare di lasciar andare, di perdonare, non funziona. Il perdono arriva naturalmente quando vi accorgete che non vi è nessun altro proposito che quello di rinforzare un falso senso del sé, di mantenere l’ego al suo posto.

Il vederlo ve ne libera. L’insegnamento di Gesù sul “Perdonare i vostri nemici” è fondamentale per disfare una delle strutture più importanti della mente umana. Lamentarsi, cercare difetti e reagire sono atteggiamenti che rinforzano i confini e il senso di separazione dell’ego, elementi, questi ultimi, dai quali dipende la sua sopravvivenza.

Quando vi lamentate, implicitamente siete voi ad avere ragione e la persona o la situazione per la quale vi risentite ad avere torto. E non vi è nulla che dia forza all’ego più che l’aver ragione. Aver ragione è una identificazione con una posizione mentale, un punto di vista, un’opinione, un giudizio, una storia.

Per aver ragione, avete bisogno di qualcuno che abbia torto, e così l’ego ama dar torto per aver ragione. Aver ragione vi pone in una posizione di superiorità morale immaginaria in relazione alla persona o alla situazione giudicata e trovata non all’altezza.

Se affermate semplicemente ciò che sapete essere vero, l’ego non è coinvolto, perché non vi è alcuna identificazione con la mente e con le posizioni mentali. Una tale identificazione può però infiltrarsi facilmente. Se infatti dite: “Credimi, io lo so” oppure “Perché non mi credi mai?” in questo caso l’ego si è già infiltrato.

Si sta nascondendo nella parolina “io”. Una semplice dichiarazione come quella che la luce è più veloce del suono, malgrado sia vera, ora è entrata al servizio dell’illusione, dell’ego. È stata contaminata da un falso senso dell’io; è divenuta personale, è diventata una posizione mentale.

L’io si sente diminuito o offeso solo perché qualcuno non crede in ciò che “io” ho detto. L’ego prende tutto personalmente. State forse difendendo la verità? No, perché in nessun caso la verità ha bisogno di difesa. Alla luce o al suono non importa ciò che voi credete o chiunque altro crede.

Voi state difendendo voi stessi, o meglio l’illusione di voi stessi, un sostituto fatto dalla mente.
Ogni ego confonde le opinioni e i punti di vista con i fatti. E ancora di più, non vede la differenza fra un evento e la sua reazione a quell’evento. Ogni ego è maestro nella percezione selettiva e nell’interpretazione distorta.

Solamente attraverso la consapevolezza potete vedere o l’intera situazione o la totalità della persona, invece di aderire a una prospettiva limitata. Al di là del mondo dei fatti semplici e verificabili, la certezza di aver ragione, e che gli altri abbiano torto, è una cosa pericolosa tanto nelle relazioni personali, quanto nella interazione fra nazioni, tribù, religioni, e così via.

La storia del Cristianesimo è evidentemente uno dei più grandi esempi di come il credere di essere gli unici possessori della verità, di essere nel giusto, possa distorcere il vostro comportamento e la vostra azione fino alla follia.

Per secoli, torturare e bruciare viva la gente quando la sua opinione divergeva anche poco dalla dottrina della Chiesa o da una interpretazione limitata delle Scritture, quindi la Verità, fu considerato giusto in quanto le vittime “avevano torto”. Erano così in torto che era necessario ucciderle.

La verità era considerata più importante della vita umana. E quale era la verità? Una storia alla quale bisognava credere, il che vuol dire un insieme di pensieri. Non potete trovare la verità assoluta se la cercate lì dove non può essere trovata: nelle dottrine, nelle ideologie, nell’insieme di regole o nelle storie.

E tutte queste cose hanno in comune il fatto di essere costituite dal pensiero. Un pensiero può, nella migliore delle ipotesi, indicare la verità, ma non è mai la verità. Le religioni sono tutte ugualmente vere e ugualmente false, dipende da come sono usate. Potete usarle al servizio dell’ego o al servizio della verità.

Se credete che la vostra religione sia l’unica verità, allora la state utilizzando al servizio dell’ego. In questo modo, la religione diventa una ideologia e crea un illusorio senso di superiorità, e così divisione e conflitti fra la gente.

Vi è solamente una Verità assoluta e ogni altra verità è l’emanazione di quella.

La Verità non può essere separata da chi siete. Si, voi siete Verità. Se la cercate da qualche altra parte, sarete costantemente ingannati. L’essenza di chi siete veramente è Verità. Gesù ha cercato di comunicarlo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita".

Queste parole pronunciate da Gesù sono le più potenti fra quelle che ci indicano la Verità, se sono comprese correttamente, ma se sono fraintese, divengono un grande ostacolo. Gesù parla dell’importanza dell’IO SONO, dell’essenza dell’identità di ogni donna e di ogni uomo, in realtà di ogni forma di vita. Egli parla della vita che siete.

Quando siete in contatto con quella dimensione dentro di voi, e questo non è un risultato miracoloso ma il vostro stato naturale, tutte le vostre azioni e le vostre relazioni rifletteranno quella unità con la vita stessa che sentite profondamente dentro di voi.


Questo è l’amore.


Francesco Oliviero


fonti: sites.google.com
http://crepanelmuro.blogspot.ch/2014/09/la-mente-mente.html
http://realtofantasia.blogspot.it/2014/09/la-mente-mente.html


http://altrarealta.blogspot.it/

domenica 28 dicembre 2014

Olio di Cannabis , una medicina a portata di tutti


Da anni, c’è chi si impegna affinché venga riconosciuto il prodotto della cannabis piu’ efficace: tutti gli usi dell’ olio di cannabis.

Olio di cannabis. E’ un estratto molto concentrato dell’omonima pianta, che viene utilizzato appositamente per uso medicinale nei paesi dove è consentito. L’ olio di cannabis, facile e poco costoso da produrre, ha delle proprietà straordinarie, essendo utile per curare una lunga lista di malattie.
Ottenuto dai fiori, non bisogna confonderlo con l’olio ottenuto dai semi di canapa, ottimo per uso alimentare e molto nutriente, ma non medicamentoso.
Con l’utilizzo di diversi tipi di solventi (come l’alcol o l’etere) si può separare la resina dalle infiorescenze di cannabis, ottenendo un prodotto molto concentrato perfetto per l’uso terapeutico. I solventi utilizzati per l’estrazione possono essere tossici, bisogna quindi seguire alcune avvertenze per non lasciare residui nel prodotto finale.olio di cannabis
L’olio si può diluire a seconda degli usi di cui si necessita e può essere assunto per via orale (di solito all’interno di capsule, visto il sapore molto forte), vaporizzandolo, oppure applicato su dei cerotti. L’uso topico è consigliato per il cancro della pelle e le verruche.
Ci sono svariate testimonianze di pazienti che, tramite l’uso dell’ olio di cannabis, hanno trovato sollievo dal dolore e dai disturbi piu’ disparati: glaucoma, cancroepilessia, asma, morbo di Parkinson, artrite reumatoide, sclerosi multipla, emicrania, uscita da dipendenza e abusi di sostanze.
Si può curare il cancro con l’ olio di cannabis?
L’olio mantiene le stesse proprietà della pianta di marijuana, le cui doti antitumorali sono ormai confermateanche dalla medicina tradizionale. L’ olio di cannabis è una cura efficace, utile e naturale, ma non miracolosa e ad oggi non si può definire ufficialmente una cura per il cancro. I medicinali tradizionali svolgono una funzione precisa e spesso differente rispetto alla cannabis. La cura con l’olio nel 50% dei casi risulta efficace, nel 25% funziona meno e nel restante 25% può anche non dare nessun effetto. Contrariamente ai farmaci di sintesi, però, l’olio di cannabis non ha effetti collaterali.
Quando si assume sotto forma di olio, la cannabis ha effetti psicoattivi diversi: piu’ leggeri ma piu’ duraturi nel tempo. Ognuno ha bisogno di trovare la dose adatta al proprio disturbo, le ricerche svolte suggeriscono di iniziare con piccole dosi un paio di volte al giorno. Inoltre gli effetti saranno diversi a seconda della genetica della pianta usata per fare l’olio; se utilizzate una genetica ricca di CBD, l’effetto psicoattivo sarà molto limitato.
Se pensate di avere bisogno di questo farmaco, ricordatevi che comprarlo e produrlo è una pratica assolutamente illegale in Italia, come in moltissimi altri paesi. Non esiste , ad oggi, nessuno autorizzato alla vendita o alla cessione di questo medicinale. Vi sconsigliamo di estrarre l’olio dalla cannabis che trovate per strada, soprattutto per trattare malattie gravi, perché il prodotto che potrebbe risultare scadente e poco efficace.
Se si parla di olio di cannabis, non si può non nominare Rick Simpson. Quest’uomo, originario di Nova Scotia in Canada, da anni si impegna affinché le persone possano curarsi da sole e l’olio di cannabis sia riconosciuto come medicinale. Tant’è che l’olio è conosciuto anche con il nome di “Rick Simpson’s oil”.
Rick Simpson, dopo essere stato vittima di un incidente sul lavoro nel 2002, ha iniziato a curarsi con la cannabis, per far 
fronte agli effetti collaterali dei farmaci che però non alleviavano la sua sofferenza. Per evitare i problemi dovuti alla combustione, decide di estrarre l’olio dai fiori di cannabis e di assumerlo oralmente. In seguito, gli furono diagnosticati alcuni melanomi e Rick decise di provare a curarli mediante l’uso topico dell’olio applicato tramite dei cerotti. Ci si aspetterebbe che medici e aziende farmaceutiche avessero preso come un’ottima notizia quella della guarigione tramite l’olio di cannabis. Invece negli States non videro di buon occhio l’iniziativa pionieristica di Rick, che addirittura produceva in proprio l’olio e lo distribuiva gratuitamente ai malati, raccogliendone le testimonianze. Poco tempo dopo, i tumori erano spariti.
Rick Simpson venne accusato di speculazione, possesso, coltivazione e traffico di marijuana, ed ebbe non pochi problemi con le autorità canadesi e le case farmaceutiche stesse. La sua crociata però non si ferma, e la sua medicina raccoglie sempre piu’ consensi. Per sostenere questo progetto, è nata in Colorado l’associazione “Phoenix Tears”, che informa i pazienti sull’olio medicinale e ha creato il primo ambiente standardizzato per l’estrazione dell’olio di cannabis. Nel 2009 è stato realizzato anche un breve documentario: “Run from the Cure” (visibile gratuitamente su youtube) sulla storia di Rick e delle sue battaglie, che racchiude anche molte testimonianze dei pazienti e una guida rapida all’estrazione dell’olio. È in lavorazione anche la seconda parte del documentario, questa volta dal titolo “Run 2 the cure”, che uscirà quest’anno.

Prodotti a base di olio di canapa
https://www.macrolibrarsi.it/search/?search3=olio+di+canapa?pn=2812


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sabato 27 dicembre 2014

IL PROGRAMMA DEGLI ILLUMINATI

(QUESTO DOCUMENTO FU TRASCRITTO E TENUTO SECRETATO DAI DETENTORI DEL GOVERNO OCCULTO (CHIAMATI ILLUMINATI)
LA VERICITA’ DI QUANTO LEGGERETE SARA A VOSTRA DISCREZIONE TUTTAVIA LE COSE CHE SONO SCRITTE SONO IN FASE DI REALIZZAZIONE E LE POTETE OSSERVARE NELLA REALTA)








Un’illusione che sarà, cosi vasta da sfuggire alla loro percezione. Coloro che la vedranno, saranno percepiti come folli.

Noi creeremo fronti separati per impedire loro di vedere la connessione con noi.

Ci comporteremo come se non fossimo collegati al mantenimento dell’illusione. Il nostro obbiettivo sarà raggiunto una goccia alla volta così da non fare cadere mai il sospetto su di noi. Questo impedirà loro di vedere i cambiamenti cosi come si verificano.

Noi staremo sempre sopra al campo relativo della loro esperienza conoscendo i segreti dell’assoluto.

Noi lavoreremo sempre insieme e saremo legati dal sangue e dalla segretezza. La morte arriverà su chi parla.

Manterremo la durata della loro vita breve e le loro menti deboli, con la scusa di fare l’opposto.

Noi useremo la nostra conoscenza della scienza e della tecnologia in modi sottili cosicchè loro mai vedranno cosa stia succedendo.

Useremo teneri metalli, accelleratori di invecchiamento e sedativi nel cibo e nell’acqua, ed anche nell’aria.

Saranno ricoperti di veleni, ovunque essi si gireranno.

I metalli teneri causeranno loro la perdita delle loro menti. Prometteremo di trovare una cura dai nostri molti fronti,
ma gli faremo mangiare ancora più veleno.

I veleni saranno assorbiti attraverso la loro pelle e bocche, distruggeranno le loro menti e i sistemi riproduttivi.

Da tutto questo, i loro bambini nasceranno morti, e noi nasconderemo questa informazione.

I veleni saranno nascosti in ogni cosa che li circonda, in quello che bevono, mangiano, respirano e indossano.

Dobbiamo essere geniali nel dispensare i veleni perchè loro guardino altrove.

Insegneremo loro che i veleni sono buoni, con immagini divertenti e toni musicali.

Coloro che mirano ad aiutare Noi li arruoleremo a spingere i nostri veleni.

Vedranno i nostri prodotti essere usati nei film, si abitueranno ad essi e non conosceranno mai il loro vero effetto.

Quando partoriranno inietteremo veleni nel sangue dei loro bambini e li convinceremo che è per il loro aiuto.

Inizieremo presto, quando le loro menti sono giovani, ci rivolgeremo ai loro figli con ciò che i loro figli amano di più, le cose dolci.

Quando i loro denti carieranno, li riempiremo con metalli che uccideranno le loro menti e porteranno via il loro futuro.

Quando la loro capacità di comprensione sarà danneggiata, creeremo medicine che renderanno loro ancora più malati e causeranno danni per i quali noi creeremo ancora più medicine.

Renderemo loro docili e deboli di fronte a noi attraverso la nostra potenza.

Diventeranno depressi, lenti ed obesi, e quando verranno da noi per chiedere aiuto, daremo loro ancora più veleno.

Focalizzeremo la loro attenzione verso il danaro e i beni materiali in modo che non si connettano mai con il loro io interiore.
Distrarremo loro con la fornicazione, coi piaceri esterni e con i giochi, così che essi non potranno mai essere un tutt’uno con l’unità del tutto.

Le loro menti ci apparterranno e faranno ciò che noi diremo. Se rifiutano noi troveremo modi per implementare la tecnologia di alterazione mentale nelle loro vite. Useremo la paura come nostra arma.

Stabiliremo i loro governi e stabiliremo le opposizioni al loro interno. Possederemo entrambi le fazioni.

Nasconderemo sempre il nostro obiettivo ma porteremo a termine il nostro piano.

Eseguiranno il lavoro per noi e noi prospereremo dalla loro fatica.

Le nostre famiglie mai si mescoleranno con le loro. Il nostro sangue dovrà essere sempre puro, poichè questa è la via.

Faremo si che si uccidano a vicenda quanto questo ci fa comodo.

Li terremo disuniti attraverso il dogma e la religione.

Controlleremo tutti gli aspetti delle loro vite e diremo loro cosa pensare e come.

Li guideremo gentilmente e delicatamente lasciando credere loro che siano loro stessi alla guida.

Fomenteremo animosità tra di loro attraverso le nostre fazioni.

Quando una luce splenderà tra di loro, noi la estingueremo con il ridicolizzarla, o con la morte, a seconda di cosa sia meglio per noi.

Faremo loro reciprocamente strappare i cuori di ognuno e uccideranno i loro stessi figli.

Otteremo questo usando l’odio come nostro alleato, la rabbia come nostra amica.

Faranno il bagno nel loro sangue e uccideranno i loro vicini per tutto il tempo noi lo riteniamo necessario.

Beneficeremo grandemente da tutto questo, perchè non ci vedranno, non possono vederci.

Continueremo a prosperare dalle loro guerre e dalle loro morti.

Dobbiamo ripetere questo più e più volte fino a che il nostro obiettivo finale sarà ultimato.

Continueremo a farli vivere nella paura e nella rabbia attraverso immagini e suoni.

Useremo tutti gli strumenti che abbiamo per adempiere a ciò.

Gli strumenti saranno forniti attraverso il loro lavoro.

Noi faremo loro odiare sè stessi ed i loro vicini.

Noi nasconderemo loro la verità divina, che siamo tutti uno. Questo non devono mai saperlo!

Non devono mai sapere che il colore è un’illusione, devono sempre pensare che sono diversi.

Goccia dopo goccia, goccia dopo goccia avanzeremo verso il nostro obiettivo.

Prenderemo sopra la loro terra le risorse e la ricchezza per esercitare il controllo totale su di loro.

Li inganneremo nel farli accettare leggi che ruberanno loro quel poco di libertà che hanno.

Creeremo un sistema del danaro che imprigiona loro per sempre, tenendo loro e i propri figli nel debito.

Quando si dovranno escludere a vicenda, li accuseremo di crimini e presenteremo una storia diversa al mondo
poichè possediamo tutti i media.

Useremo i nostri media per controllare il flusso di informazioni e i loro sentimenti in nostro favore.

Quando si alzeranno contro di noi, li schiacceremo come insetti, poichè sono meno di questi.

Saranno impotenti a fare qualsiasi cosa, poichè non avranno armi.

Recruteremo alcuni di loro per realizzare i nostri piani, prometteremo loro la vita eterna, ma la vita eterna
non l’avranno mai, poichè lorono non sono dei nostri.

Le reclute saranno chiamate “iniziati” e saranno indottrinati a credere a falsi riti di passaggio verso livelli più elevati.
I membri di questi gruppi penseranno di essere uno con noi senza mai conoscere la verità. Non devono mai conoscere
la verità poichè si rivolteranno contro di noi.

Per il loro lavoro saranno premiati con beni materiali e grandi titoli, ma mai diventeranno immortali congiungendosi a noi,
mai riceveranno la luce e viaggieranno tra le stelle.

Non raggiungeranno mai i più alti livelli, poichè l’uccisione dei propri simili impedirà il passaggio al regno dell’illuminazione.
Questo non dovranno mai saperlo.

La verità sarà nascosta cosi vicina alle loro facce che non saranno in grado di focalizzarsi su di essa fino a quando sarà troppo tardi.

Oh Sì, cosi grande sarà l’illusione della libertà, che non sapranno mai che sono nostri schiavi.

Quando tutto è al suo posto, la realtà che avremo creato per loro li possederà. Questa realtà sarà la loro prigione. Vivranno in una auto-illusione.

Quando il nosto obiettivo sarà raggiunto, inizierà una nuova era di dominazione.

Le loro menti saranno vincolate delle loro convinzioni, le convinzioni che abbiamo stabilito da tempo immemorabile.

Ma semmai dovessero sapere che ci sono eguali, noi periremo. QUESTO NON DEVONO MAI SAPERLO.

Se mai dovessero scoprire che insieme ci possono vincere, si metterebbero in azione.

Non dovranno mai scoprire cosa abbiamo fatto, poichè se lo facessero, non avremmo nessun posto dove andare, poichè sarà
facile vedere chi siamo una volta che il velo è caduto. Le nostre azioni porteranno alla luce chi siamo, e ci caccieranno e nessuna persona ci darà riparo.

Questo è il patto segreto attraverso il quale vivremo il resto del nostra presente e delle future vite, poichè questa realtà
trascenderà molte generazioni e la durata della vita.

Questo patto è scritto nel sangue, il nostro sangue. Noi, quelli che dal cielo alla terra siamo venuti.

Questo patto non DEVE MAI, MAI essere conosciuto di esistere. Non deve MAI, MAI essere scritto o parlato poichè se questo avviene, la coscienza che provvede a creare rilascierà la furia del CREATORE PRIMO su di noi e saremo gettati negli abissi da
dove veniamo e rimaremo la fino alla fine del tempo stesso infinito.

Scritto da autore SCONOSCIUTO -inviato il 21/06/2002


IL TESTO ORIGINALE IN INGLESE:
http://www.librarising.com/conspiracy/covenant.html


https://armysoftport.wordpress.com/2013/01/06/un-documento-importante-da-leggere-e-da-condividere-illuminati/
http://altrarealta.blogspot.it/

giovedì 25 dicembre 2014

QUANDO GUARDI A LUNGO NELL’ABISSO, L’ABISSO TI GUARDA DENTRO.


E’ quello che ho fatto, e ho sbagliato.
Ventun’anni. Ero istruttore di vela, surf e maestro di sci. A Folgarida, allora colonizzata dalle giovani belle mogli degli industriali di Carpi, io e un altro maestro venivamo pagati per scoparle. Arrivai a un tale punto di nausea che una sera rifiutai un rapporto a tre, due donne, che non è esattamente una schifezza. D’estate la spiaggia e le onde, e ancora ragazze, donne, ecc.
Poi di colpo lasciai tutto e a inizio anni ’80 andai a vivere a Londra. No, non la vostra Londra, ma quella di Ken Loach, quella del sadismo sociale allucinante di Hayek, Friedman e Thatcher. Vagavo per quelle periferie a occhi spalancati, non potevo credere alla disperazione, alla violenza, alla morte della speranza che mi si paravano davanti a ogni marciapiede, pub, casa disfatta. Umani ammucchiati in sacchi a pelo come cadaveri che puzzavano di piscio peggio che maiali, donne devastate dai pugni dei mariti alcolizzati che ti pregavano in ginocchio di dargli 10 sterline, anziani con l’Alzheimer lasciati morire senza riscaldamento in case puzzolenti e diroccate. Ragazzini abbruttiti provenienti dal nord inglese, quello devastato dalla morte dell’economia reale con licenziamenti a milioni e a favore della City degli speculatori assassini, ragazzini, dicevo, che a Old Compton road ti offrivano di spompinarti per 2 sterline…
Non richiusi mai più gli occhi, ci entrai in quell’orrore, a fare il manovale, a sentirmi annullato nell’autostima, fino ad arrivare a dover vivere con 2 sterline e mezzo al giorno tutto compreso. E più mi colava dentro le pupille il dolore di quel mondo sadico, e più mi cresceva dentro il male dell’anima, fino a collassare e a finire a prendere psicofarmaci potentissimi che io, la mia futura moglie e altri sbandati prendevamo come droghe per poter mangiare.
A Londra decisi di raccontare come il Neoliberismo riduce una società – e proprio quella inglese che inventò lo Stato Sociale – in una pila di gironi infernali ai quali non si può credere se non li si scende, quelli che io già allora sapevo sarebbero stati il nostro futuro anche in Italia (aspettate e vedrete).  Giornalista, iniziai così.
Ma Londra ti fa conoscere i rifugiati Kurdi che arrivavano con gli organi mutilati dalla Gendarma turca, le donne sfigurare dalle cuciture della vagina e delle labbra del viso sotto tortura. Ti fa conoscere i sopravvissuti dei Killing Fields cambogiani, e le loro storie. Ti mette in contatto con esseri umani incredibili che dedicano la loro vita da laici a portare aiuto all’Africa delle carestie. Londra sfornò un uomo come Bo Amin, il cameraman della BBC con un arto amputato che, siccome nessuno nel 1985 voleva credere che in Etiopia stavano morendo di fame come mosche, noleggiò un aereo a sue spese e riportò indietro delle immagini talmente atroci che l’intero mondo si mobilitò, Bob Geldof, Live Aid ecc.
E di nuovo non richiusi gli occhi. Mi ci buttai in Africa, coi miei reportage, e in Indonesia, Centro America, Medioriente. Ma sapete, quello che si può mostrare in 40 minuti di Tv è nulla, zero, confronto a quello che io vedevo nelle settimane, mesi, passati in quei posti. Gli odori che sentivo, il sangue che vedevo rappreso sui cadaveri, le sagome informi dei mutilati gambe e braccia che trovavo ai semafori strisciare a fianco delle auto con un cappello in bocca. Le donne cui misero un copertone d’auto intorno al collo bagnato di benzina e gli diedero fuoco; gli si scioglie letteralmente il volto che cola divenendo un tutt’uno rivoltante con le spalle. Le condannano a stare sui marciapiedi a chiedere l’elemosina. Bambini feriti senza cure con squarci allargati dai morsi delle mosche che vi depositano le uova.
Vedevo, mi colava dentro le pupille, colava. Gli occhi dei mostri che mi fissarono: Kissinger, che suda milioni di morti innocenti dai pori; i generali del Salvador, faccia a faccia con loro, con le guardie armate dietro le spalle; le fosse comuni, la sopravvissuta Rufina Amaja e la strage di El Mozote… “Sentivo il mio piccolo gridare ‘mammina aiuto, i soldati mi uccidono coi coltelli’… io scavai una buca nella terra, ci ficcai la testa e iniziai a urlare”.
Ma la mia missione era decisa: vedere l’orrore e raccontarlo. Non volevo fermarmi, e sbagliai.
A Copenaghen all’International Center for Torture Victims della dott.ssa Inge Kemp Genefke, con la mia associazione italiana per la riabilitazione delle vittime della tortura, a imparare. E imparare significa vedere i filmati di cosa è veramente la tortura, e poi, dopo quelli e col cervello che ti urla “bastaaaaaaa!”, a incontrare quei sopravvissuti. Il respiro che mi mancò quando Nestor Guerrero, Uruguay, si girò lento a guardarmi di traverso e sussurrò: “Io so cos’è la paura”. Le mani del bambino iraniano torturato di fronte ai genitori, come le teneva serrate quelle manine durante l’intervista che gli feci, non gli circolava più il sangue. Chinarmi a filmarle fu come vomitare.
Ma il dolore, io l’ho sempre saputo, non è confinato ai mondi lontani e alla brutalità delle guerre. C’è, orripilante, anche dentro le camere d’ospedale, o nell’abbandono dei senza fissa dimora, nelle tossicodipendenze. E la mia missione sterzò anche verso quelle. Otto anni ad aiutare ragazzi mai più di 40 anni a morire di Aids, o a volte di cancro. Ci ho scritto un libro, non è più in vendita. Ma cosa credete, che il sangue, il vomito, gli odori di una corsia di ammalati terminali siano minori di quelli in Sudan? Credete che la disumanità di certi medici sia minore di quella delle squadre della morte africane? Immagini su immagini, lacrime su lacrime, abbracci di un’impotenza da infarto a madri disperate o a corpi di 38 chili. Il rapinatore ex boss ora demente ischeletrito pieno di pustole che rigiravo nel letto… una sera arriva uno della sua ex gang a fare visita, una specie di bruto. Si appoggia con le mani che gli tremano alla ringhiera del letto, e lì c’è il suo ex boss che muore. Io lo sto accudendo ma nel torace dei 38 chili parte un conato, poi un getto di vomito di un colore disgustoso. Mentre schizzo a ficcargli la bacinella sotto il mento, il bruto crolla in ginocchio sotto il letto ansimando. La ragazza di 24 anni che mi supplicava di farle risparmiare il decimo prelievo midollare, era a due settimane dalla morte, come piangeva, e come io dovetti arrivare a urli nel corridoio contro una dottoressa il cui cervello era programmato prestampato a seguire il protocollo, ma non a capire le lacrime.
E tutto questo mi colava nelle pupille, anno dopo anno, viaggio dopo viaggio, notte dopo notte, per 30 anni.
Poi una sera un mio collega mi si avvicinò e mi disse quella frase, quella frase che mi fece capire che avevo sbagliato, e ora, ero condannato: “Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro”. E’ di Friedrich Nietzsche. Non la conoscevo. Ma lui aveva visto i miei occhi, io non la conoscevo ma ora l’avevo in me.
Il resto è una storia personale di sopravvivenza, non la racconto qui. Basta. Ma ho sbagliato, dovevo tutelarmi, ora pago. Non imitatemi, voi giovani che vorreste aiutare questo mondo. Fatelo, ma tutelatevi.
BIG CALM

Paolo Barnard


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SALUTI E AUGURI NATALIZI A CHIUNQUE CI CREDE ANCORA

considerazioni natalizie dall'ovest : potrei scegliere Torino, come Cuneo, Alba o Bra perché le conosco bene tutte e in tutte ho visto lo stesso declino di cui tu narri.

Il capoluogo fassiniano ha però il malaugurato primato di piddiotismo e aiuto sconsiderato ad ogni etnia che non sia quella italica.

Padri italiani dormono in macchine targate BR al limite DE, le vetture EX – che nuove circolano per i viali, oltre che sporchi, intasati dal marciume delle foglie che la società dei rifiuti, dopo aver raddoppiato la TARI, non si sogna di aspirare – sono rare, alcune targate Principato di Monaco, altre provenienti dalla Svizzera e appartenenti ai ricchi torinesi il 5%, che vengono a riscuotere il pizzo degli esosi affitti dei negozi in centro città.

Quei negozi che, come a Trieste, sia per crisi che per avidità dei proprietari dei muri, chiudono inesorabilmente.

Ho visto un po’ di massa natalizia assiepata nei franchising francesi, tedeschi, outlet che offrono il peggio dei prodotti lowcost fabbricati e confezionati dalla più sottopagata manodopera turco-messicana-vietnamita-esteuropea-indonesiana-indiana-cinese.

Di schiavi ancora pronti a servire i poveracci straccioni europei è zeppo il mondo e già questo la dice lunga sul livello di internazionalizzazione dei lavoratori sfruttati e sottopagati del mondo: LIVELLO ZERO!

Via Garibaldi piena di passanti con sacchettini, negozi vuoti, sconti un po’ ovunque, ben prima dei saldi che qualcuno agogna; la risicatissima classe media che si barcamena per sembrare, allo specchio e ai famigliari/amici, normale.

I negozianti, tutti, dicono che la riduzione del fatturato è del 50%: gioiellerie e orologiai riescono a vendere solo prodotti al di sotto dei 50/30 euro, se vendono.

L’alimentare è in flessione, il turn-over dei prodotti sugli scaffali dei grandi e dei megastore è lento: i banchi gastronomia stracolmi di merce invenduta, la panacea, la cuccagna che preannuncia il cenone, assomigliano al dispensario delle razioni sotto conflitto bellico, quanto parche sono le dosi che si chiedono.

Mentre all’esterno, tra gli avanzi dei banchetti dei mercati rionali e i bidoni della spazzatura, si aggirano gli italiani poveri che condividono con gli zingari gli scarti della ridicola abbondanza che ci è rimasta.
Carrelli semivuoti; traffico stradale, fuori dal primo centro, decisamente ridotto.

Se ti sposti in una periferia come il Comune di Venaria, il tanto rinomato centro culturale rilanciato dal restauro della Reggia dei Savoia, la situazione è drammatica.

Il mercatino di Natale è uno scenario di desolazione dickensiano; la nebbia fitta fa il resto e alle 18, il deserto umano, rievoca un’atmosfera da Londra afflitta dal terrore di Jack lo squartatore.

Candito nel panettone: l’assenza delle luci festose per riduzione dei costi, in ogni dove, ma cani vigli urbani che azzannano il portafogli comminando multe a raffica per rimpinguare le casse e far scappare ulteriormente i pochi clienti rimasti a girovagare in una scacchiera on off di serrande alzate e chiuse.

Il quadrilatero torinese, le vie ortogonali della belle vie di un tempo, stanno agonizzando. I locali cambiando gestione ogni anno, se non ogni sei mesi e le chiusure superano di due cifre le nuove aperture.

La rabbia c’è, cova sottopelle, ma l’età della rivoluzione qui sfiorerebbe i 58 anni.

Il Piemonte è la regione più vecchia d’Italia, i negozianti ancora in piedi hanno la stessa età, chi cerca di vendere le seconde, terze, quarte case appartiene alla generazione del 1940/50 ma non riesce a monetizzare assicurandosi una veloce fuga dal mondo sommerso di tasse, sfiducia e disintegrazione socio-famigliare.

Il mercato immobiliare è un’ecatombe ovunque anche nelle zone turistiche della Val d’Aosta, dove si prevede, anche per carenza di neve, una magrissima settimana bianca.

Solo i proprietari milanesi degli appartamenti a Curmayeur pensano di vivere in un altro mondo, pensando di riuscire a vendere a 5000 euro al mq… lascio a te il commento.

E tanti i figli/nipoti fuggiti all’estero con laurea a tracolla e i nonni che si collegheranno via skype, dalla Tunisia, dalla Croazia sfoggiando la nuova dentatura o dalle Canarie la perenne abbronzatura, per brindare al nuovo anno orribilis che qui ci attende.

Da ovest è tutto.

Saluti e auguri natalizi a chiunque ci crede ancora.

Max

Commento estratto all’articolo di Eugenio Orso: "Considerazioni natalizie sulla situazione in Italia" pubblicato quì sotto

Considerazioni natalizie sulla situazione in Italia

1. Girando per Trieste, mi sono reso conto che questo Natale non sarà consumista. Per la prima volta dopo il boom economico a cavallo fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, la flessione è evidente e forse irreversibile. Fine ingloriosa dell’impero dei consumi di massa e delle aspettative crescenti. Poche luminarie, saracinesche abbassate e negozi vuoti, o chiusi per sempre, alcuni dei quali “storici” per la città, come quello d’abbigliamento Godina in Via Carducci, morto dopo un settantennio di vita. Pochi i passanti con pacchetti infiocchettati che si affrettano a portare a casa i regali. Anche a Trieste, come nel resto d’Italia, i morsi si sentono e i segni di un declino indotto e accelerato sono evidenti. Il disagio sociale tende rapidamente all’estensione massima e questo proprio a causa delle politiche neoliberiste imposte al paese, attraverso i governi collaborazionisti (della Troika) da Monti a Renzi. Prima del 2011 si poteva ancora parlare di “lenta” decadenza, sempre meno dorata. Dall’avvento dello spread in poi, approssimandosi la crisi terminale del debito pubblico, ironicamente definito sovrano nei comunicati ufficiali, è iniziata una caduta a vite che nessuno, a meno di rivoluzioni o miracoli, riuscirà ad arrestare.


Il compito affidato ai piccoli Quisling collaborazionisti, ai Monti e ai Renzi, ben supportati dal basista istituzionale dei poteri esterni Giorgio Napolitano, è quello di liquidare definitivamente anche il ricordo della vecchia Italia “a economia mista”, pubblica e privata, nonché il ricordo di una società non troppo “aperta al mercato” e poco meticciata, in cui sovranità nelle politiche economiche e sociali, difesa delle tradizioni locali e solidarismo, classista e comunitario, contavano ancora qualcosa. Disarticolando la struttura produttiva nazionale, vendendo al capitale straniero aziende e beni del paese, comprimendo all’infinito i diritti e i redditi dei lavoratori, si applica il programma politico-strategico stabilito dalle aristocrazie internazionalizzate del denaro e della finanza, e si producono gli effetti depressivi che posso osservare camminando per Trieste, sotto Natale.

2. Quando arrivo nella zona della stazione ferroviaria, per andare a prendere la corriera e tornarmene a casa dopo il lavoro, m’imbatto in ogni sorta di mendicanti, triplicati o quadruplicati di numero rispetto a qualche anno fa, che mi abbordano chiedendo qualcosa. Se in passato erano in gran maggioranza stranieri, oggi fra loro ci sono molti italiani, ridotti da questa splendida democrazia a sopravvivere sul marciapiede delle stazioni. Effetto Monti-Napolitano e poi Renzi-Napolitano, mi dico, certo che il perno del collaborazionismo locale, che ha ridotto l’Italia in questo stato accelerandone la caduta, è il cosiddetto partito democratico, con i piccoli sodali subpolitici che gli stanno intorno, tutti insediati come tigne negli scampoli del potere dopo le cessioni di sovranità. Non è tanto il farsesco e corrotto parlamento nazionale la sede della svendita del paese, quanto, in generale, le istituzioni occupate per conto terzi da questo partito e le sue stesse strutture (direzione, assemblea nazionale, eccetera), che contengono in sé, grottescamente, sia una maggioranza filo-atlantista ed euroserva fino al fondamentalismo, sia un’opposizione fasulla e di comodo. Una sorta di assolutismo per conto terzi, mascherato da inconsistente e propagandistica democrazia, che non lascia scampo a un’intera nazione, ormai prigioniera del mostro neocapitalista.

Camminando lungo la Via Marconi, nei pressi del giardino pubblico, la sera non c’è quell’anziana mendicante, vestita di stracci, ai quali di tanto in tanto metto nella mano, delicatamente e in silenzio, uno o due euro, ma, in compenso, più avanti, in Via Battisti, fra i fantasmi di uno shopping natalizio sempre più miserello, un giovane ridotto a mal partito mi chiede una sigaretta. Intuisco che potrebbe fargli comodo qualche moneta di un euro, per cenare con un panino striminzito. Gli scarti umani prodotti dal mercato sovrano che ingigantisce i debiti pubblici, anch’essi ovviamente sovrani, non sono del tutto “invisibili”. Camminando li vedo chiaramente, ma non riesco ad abituarmi a ciò che quotidianamente osservo, a darlo per scontato, o addirittura per naturale.

3. In quella parte della società che vive ancora sopra la soglia della povertà, invece, domina la paura di scivolare in basso da un momento all’altro e questi pauperizzati, che incontriamo in ogni dove, rappresentano l’immagine del futuro. Un prossimo futuro possibile, in cui le condizioni di vita potranno essere funestate dal definitivo “commissariamento” europide dell’Italia, con annesso saccheggio finale del paese, o addirittura da una guerra insensata contro la Russia. La paura di vivere fino in fondo l’inferno suscitato dalla dominazione neocapitalista vale anche per il sottoscritto, naturalmente, anche se per ora riesco a sottrarmi alle peggiori durezze del presente e a camminare con le mie gambe. Per simili prospettive, dobbiamo ringraziare il libero mercato sovrano neocapitalista, il “sogno europeo” unionista, la stretta “alleanza” transatlantica (più spesso chiamata atlantismo, contrapponendolo proprio all’Europa) e la democrazia liberale, qui in Italia sicuramente di sinistra, progressista, attenta ai diritti formali delle minoranze ma nemico giurato della nostra storia e delle nostre tradizioni. Anzi, nemico politico letale della popolazione e negazione suprema dei suoi bisogni concreti.

Arrivato a casa dopo le nove di sera, mio figlio mi telefona da fuori, avvertendomi che si sono presentati alla nostra porta alcuni “incaricati” del pd, che volevano illustrare il programma piddino per il paese e parlare di politica “alla ggente”. Come capofamiglia (e Pantalon che paga) ho vietato ai membri della mia “tribù” di far entrare piddini in casa, soprattutto se sguinzagliati dai loro capoccia per fare proselitismo. Mio figlio gli ha detto sbrigativamente che se ne doveva andare e che io, unico che “capisce qualcosa di politica”, non ero presente. Ottimo, fuori dalle balle! Questo possiamo ancora farlo, senza incorrere in sanzioni. In fondo, c’era da aspettarselo che venissero a bussare alla mia porta, perché sono finito in un paesetto miserando, insignificante e senza storia, con bassi quozienti intellettivi e predominanza assoluta del pd: Staranzano, in provincia di Gorizia. Ho strappato subito il materiale pubblicitario piddino e l’ho gettato nell’immondizia, perché è quello il suo posto. Leggere quella robaccia non serve a niente, se non a farsi il sangue cattivo, dopo aver visto per strada, tornando dal lavoro, decine di mendicanti e di sbandati, saracinesche abbassate, strade sporche, luci sempre più rade anche a Natale. Oggi, ridotti in simili condizioni, i galoppini piddioti che volevano “catechizzare” i miei familiari non possono dirsi innocenti. Per quanto anonimi servi dei servi, vedono con chiarezza ciò che accade intorno a loro e lo ignorano, oppure, esorcizzano, imbrogliano, arrivando fino al punto di mentire a se stessi.

C’è una bella espressione napoletana, molto sintetica, che definisce bene il “militante” piddino: ommo’ e merda. Come ho sempre sostenuto, con i collaborazionisti non si discute, ma si dovrebbero combattere muro contro muro, sino alla liberazione. Ne va del nostro futuro, che in questo Natale d’austerità e disincanto sta rapidamente svanendo. Purtroppo, non c’è nessuno disposto a rischiare, a combattere per le strade, neppure se l’alternativa è finire in strada, o sul marciapiede della stazione. Alla fine, non resteranno che i molti “invisibili”, fin troppo visibili, che ti chiedono un euro o una sigaretta, e qualche ommo’ e merda, ancora iscritto al pd.

Buon Natale



Eugenio Orso

Fonte: http://pauperclass.myblog.it


Link: http://pauperclass.myblog.it/2014/12/21/considerazioni-natalizie-sulla-situazione-italia-eugenio-orso/

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mercoledì 24 dicembre 2014

MI SENTO STRANIERO


mi sento straniero in questo mondo... per me il Natale non ha nessun senso
lo guardo con distacco come si guarda il festeggiamento di qualche tribu' persa nell amazzonia..


mi sento straniero in questo mondo... non vado mai al cimitero a visitare delle tombe...contatto direttamente cuore a cuore chi mi è caro

mi sento straniero in questo mondo... non credo nel contagio nè nei virus malvagi

mi sento straniero in questo mondo... non cerco nessuno quando sono triste o depresso, cerco me stesso

mi sento straniero in questo mondo... non ho fiducia nei medici nè nelle strutture ospedaliere
non credo nella medicina ufficiale... non seguo la massa

mi sento straniero in questo mondo... non guardo le partite di calcio e non lo seguo

mi sento straniero in questo mondo... non credo ai preti ne' nel papa.. non vado in chiesa a pregare cerco il contatto con il Divino direttamente non ho bisogno di intermediari

mi sento straniero in questo mondo... non credo nel matrimonio , le persone non dovrebbero stare insieme per contratto

mi sento straniero in questo mondo... non credo alle relazioni basate sul bisogno, ma credo nell''amore

mi sento straniero in questo mondo... non credo alla TV alla radio ai giornali ai politicanti, non credo alle chiacchere da bar ne' alle maldicenze  o alle belle parole

mi sento straniero in questo mondo... non credo nella morte cio' che sono esiste da sempre e per sempre

mi sento straniero in questo mondo... non credo ai pensieri della mente , credo solo al silenzio interiore

Antar Raja


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martedì 23 dicembre 2014

La leggenda del Dreamcatcher L'ACCHIAPPASOGNI


La leggenda del dream catcher (acchiappasogni) è una delle più belle e suggestive della mitologia indiana. Nonostante oggi sia diffusa tra tutti i popoli Indiani del Nord America, si crede abbia avuto origine nelle terre degli Oneida. Poi si sarebbe diffusa tra gli altri popoli nativi subendone variazioni e arricchimenti.

LA LEGGENDA DEL DREAM CATCHER SECONDO LA CULTURA DEI CHEYENNE

Molto tempo prima che arrivasse l’uomo bianco, in un villaggio cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera:” quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo”.

Con grande amore materno Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole: “le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l’uccello nero che arriva è soltanto un’ombra che viene a salvarti” Nuvola fresca rispose: “ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone”.

Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bimba, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all’oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti dream catcher e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio cheyenne. Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.

Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dreamcatcher e lo collocano sopra la sua culla. Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno. Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà. Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare. Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli...

La leggenda del Dreamcatcher secondo la cultura Dakota

Nei tempi antichi un vecchio stregone si trovava sulla cima di un monte ed ebbe una visione. Iktome, grande maestro di saggezza, gli apparve sotto forma di ragno e gli parlò in una lingua sacra. Disse al vecchio lakota dei cicli della vita, di come iniziamo a vivere da bambini passando dall’infanzia all’età adulta, e alla fine diventiamo vecchi e qualcuno si prende cura di noi come se fossimo diventati un’altra volta bambini, così si completa il ciclo.

Mentre parlava, il ragno prese all’anziano un cerchio che aveva con lui, era un cerchio di salice al quale erano attaccate delle piume e delle crine di cavallo abbellite da perline. Prese il cerchio e iniziò a tessere una rete all’interno, mentre tesseva continuava a parlare e disse: “in ogni periodo della vita vi sono molte forze, alcune buone e altre cattive, se ascolterai le forze buone queste ti guideranno nella giusta direzione, ma se ascolterai quelle cattive andrai nella direzione sbagliata e questo potrebbe danneggiarti.

Mentre il ragno parlava continuava a tessere nel cerchio la sua tela, quando finì di parlare Iktome consegnò all’anziano il cerchio con la rete e disse: “la ragnatela è un cerchio perfetto con un buco nel centro, utilizzala per aiutare la tua gente a raggiungere i loro obiettivi, facendo buon uso delle idee, dei sogni e delle visioni. Se crederete in WAKAN TANKA, la rete tratterrà le vostre visioni buone, mentre quelle cattive se ne andranno attraverso il foro centrale”.

L’anziano stregone raccontò in seguito questa visione alla sua gente e da allora i Lakota ritengono l’acchiappasogni un oggetto sacro e lo appendono all’entrata dei loro tepee per filtrare i sogni e le visioni. Quelli buoni sono catturati nella rete e quelli maligni scivolano nel buco centrale e scompaiono per sempre.


La poesia dell'acchiappasogni (traduzione)

Appeso alla finestra
l'acchiappasogni attende
di afferrare un sogno per me, possibilmente grande

Calmo, immobile, attende nella notte
di acchiappare un sogno che viaggia nell'aria

Di pelle è la rete, leggere le piume
ed immensa è la magia che emana

Mi porterà un amore, una storia lieta o una canzone?
Oppure degli incubi
dove tutto va per il verso sbagliato

Il tempo ora è giunto per me di dormire
e attendo un sogno, che sia bello e fortunato

Acchiappasogni, acchiappasogni
prudenza, ti prego
il mio cuore ora è calmo, la mia mente rilassata

Va' nella notte e trova ciò che vuoi
acchiappami un sogno,
che sia importante e tranquillo

domenica 21 dicembre 2014

Discorso di scioglimento dell’Ordine della Stella d’Oriente.

Krishnamurti mentre parla della 
dissoluzione dell’Ordine della Stella
L’Ordine della Stella d’Oriente fu fondato nel 1911 per proclamare la venuta del Maestro del Mondo e Krishnamurti fu nominato Capo dell’Ordine. Il 3 agosto 1929, a Ommen, in Olanda, all’apertura dell’Assemblea Annuale dell’Ordine, di fronte a 3000 seguaci, Krishnamurti sciolse l’Ordine della Stella con il discorso che segue.

“Questa mattina parleremo della dissoluzione dell’Ordine della Stella. Molti ne saranno felici e altri ne saranno rattristati. Ma non si tratta di gioirne nè di rattristarsene, perché è inevitabile, come vi spiegherò. Forse ricorderete la storiella del demonio che passeggia per la via con un amico; a un certo punto, davanti a loro, un uomo si china a raccogliere qualcosa per terra, lo guarda e se lo mette in tasca. L’amico chiede al demonio: “Che cosa può aver raccolto quell’uomo?” “Ha trovato un pezzo di verità”, risponde il demonio. “Ah, è un brutto affare per te, allora!” osserva l’amico. “Oh, niente affatto – replica il demonio – adesso farò in modo che la organizzi.”

Io sostengo che la verità è una terra senza sentieri e non la si può avvicinare da nessun tipo di percorso, religione o setta.

Questo è il mio punto di vista, al quale aderisco in modo assoluto e incondizionato. Essendo la verità illimitata, incondizionata, non raggiungibile da nessun tipo di strada, non può essere organizzata né si dovrebbe formare nessuna organizzazione per guidare o forzare le persone a percorrere vie particolari.

Se innanzitutto comprendete questo, allora vedrete quanto sia impossibile organizzare un credo. La fede è una questione puramente individuale e voi non potete e non dovete organizzarla; se lo fate, diventa una cosa morta, cristallizzata, diventa un credo, una setta, una religione da imporre agli altri. E’ questo che tutti cercano di fare nel mondo.

La verità viene ridotta a qualcosa di ristretto, a una specie di trastullo per coloro che sono deboli, che si sentono momentaneamente insoddisfatti. La verità non può essere “portata giù” è piuttosto l’individuo che deve fare lo sforzo di innalzarsi fino ad essa. Non potete portare a valle la cima del monte, se volete conquistare quella cima dovete attraversare la valle e arrampicarvi su per la salita, senza temere i pericolosi precipizi.

Questo è il motivo principale, dal mio punto di vista, per il quale l’Ordine della Stella deve essere dissolto.

Ciononostante, voi probabilmente formerete altri ordini, continuerete ad appartenere a qualche organizzazione alla ricerca della verità.

Io non voglio appartenere a nessuna organizzazione di tipo spirituale, vi prego di comprenderlo. Potrei usufruire di un’organizzazione per andare a Londra, per esempio, ma questo è tutto un altro genere di organizzazione, puramente meccanico, come le poste o il telegrafo. Posso fare uso di una macchina o di una nave per viaggiare, si tratta soltanto di meccanismi fisici, che non hanno nulla a che fare con la spiritualità.

Sostengo, di nuovo, che nessuna organizzazione potrà mai guidare l’uomo alla spiritualità. Se si crea un’organizzazione a questo scopo, questa diventa una specie di stampella, un punto di debolezza, una schiavitù che paralizza l’individuo, che gli impedisce di crescere, di stabilire la sua unicità, che risiede nella scoperta per conto suo della verità assoluta, incondizionata. E questo è un altro motivo che mi ha fatto decidere di dissolvere l’Ordine della Stella di cui mi sono trovato ad essere il capo, nessuno mi ha spinto a prendere questa decisione. E non si tratta di un gesto grandioso, perché io non voglio seguaci, e lo dico sul serio. Nel momento in cui seguite qualcuno, cessate di seguire la verità.

A me non importa se siete attenti a quello che dico oppure no. Io voglio fare una certa cosa nel mondo e intendo farla con molta fermezza e concentrazione. C’è una sola cosa che mi preme: rendere l’uomo libero. Desidero che sia libero da tutte le gabbie e le paure e che non fondi nuove religioni, nuove sette e che neppure enunci nuove teorie o filosofie. E allora naturalmente mi chiederete perché vado continuamente in giro per il mondo a parlare. Ve lo dico subito: non certo perché desideri dei seguaci o voglia formare un gruppo di discepoli speciali. (Si sa quanto gli uomini amino essere diversi dai loro simili, per quanto la loro distinzione possa essere assurda e superficiale! Io non voglio incoraggiare questa assurdità.) Io non ho discepoli né apostoli, né sulla terra né nel regno della spiritualità. Non è la lusinga del denaro né il desiderio di una vita comoda ad attirarmi. Se fossi attratto da una vita comoda non sarei venuto a questo raduno, né vivrei in un paese così umido!

Vi sto parlando con franchezza perché voglio che le cose siano chiare una volta per tutte. Non voglio che si ripetano queste discussioni anno dopo anno.

Un giornalista che mi ha intervistato, ritiene che dissolvere un’organizzazione formata da migliaia e migliaia di membri sia un gesto eccezionale e mi ha detto: “Che cosa farà dopo? Non avrà seguaci, la gente non l’ascolterà più.”
Ma io dico che se ci fossero anche solo cinque persone che ascolteranno, che vivranno, che rivolgeranno il volto verso l’eternità, sarà sufficiente. A che serve avere intorno migliaia di persone che non comprendono, imbalsamate nei pregiudizi, che non vogliono sentire il nuovo ma che piuttosto traducono il nuovo per il proprio sterile stagnante sé?

Vi prego di non fraintendermi, se vi sto parlando in maniera dura non è per mancanza di compassione. Se andate da un chirurgo per un’operazione, non è forse bene che vi operi anche se può causarvi del dolore? E, allo stesso modo, se vi sto parlando in modo diretto, non è per mancanza di vero affetto, anzi, è il contrario!

Come vi dicevo, il mio scopo è soltanto uno: rendere l’uomo libero, sollecitarlo verso la libertà, aiutarlo a interrompere i suoi limiti, perché soltanto questo potrà dargli eterna felicità e un’incondizionata realizzazione del sè.

Poiché io sono libero, incondizionato, completo – non una parte, non il relativo, ma la completa verità che è eterna – desidero che coloro che cercano di comprendermi siano liberi; senza seguirmi, senza fare di me una gabbia che diventerà una religione, una setta. Costoro dovrebbero essere liberi da tutte le paure – dalla paura della religione, della salvezza, della spiritualità, dalla paura dell’amore, della morte e della vita stessa. Così come un artista dipinge un quadro per la gioia di farlo, esprimendo se stesso, la sua gloria, il suo benessere, io faccio questo senza volere nulla da nessuno.

Voi siete abituati all’autorità, a un’atmosfera autoritaria, che pensate vi possa condurre alla spiritualità. Voi pensate e sperate che qualcuno, dotato di straordinari poteri, possa operare il miracolo di trasportarvi nel regno di libertà eterna che è felicità. Tutto il vostro modo di vedere la vita è fondato su quell’autorità.

Mi avete ascoltato per tre anni ormai, senza che siano avvenuti cambiamenti, eccetto che in poche persone. Ora, analizzate quello che dico, siate critici, in modo da comprendere interamente, fondamentalmente.

Quando cercate un’autorità che vi conduca alla spiritualità, siete automaticamente costretti a costruirvi intorno un’organizzazione. E creando quell’organizzazione, che pensate vi possa aiutare spiritualmente, vi rinchiudete in una gabbia.

Se vi sto parlando con franchezza, vi prego di ricordare che non lo faccio per durezza o per cattiveria, e nemmeno sull’onda dell’entusiasmo del mio scopo, ma perché voglio che comprendiate quello che dico. Questo è il motivo per cui siete qui e sarebbe uno spreco di tempo se non vi spiegassi in modo chiaro e deciso il mio punto di vista.

Per diciotto anni vi siete preparati all’evento della venuta del Maestro del Mondo. Per diciotto anni vi siete organizzati, avete cercato qualcuno che portasse nuova gioia ai vostri cuori e alle vostre menti, che trasformasse la vostra vita, portandovi una nuova comprensione; qualcuno che vi elevasse a un nuovo livello di vita, che vi incoraggiasse, che vi liberasse – e ora, guardate che cosa sta succedendo!

Pensateci, ragionate e scoprite se e in che modo quel credo vi abbia resi diversi – non parlo della superficiale differenza di portare un distintivo, che è una cosa banale, assurda. In che modo quel credo ha spazzato via tutto ciò che non è essenziale per la vita? E’ questo il solo metro di giudizio: in che modo siete più liberi, più grandi, più pericolosi per qualsiasi società basata su cose false e non essenziali? In che modo i membri di questa Organizzazione della Stella sono diversi?

Come dicevo, vi siete preparati per diciotto anni a ricevermi. Non mi importa se credete che io sia il Maestro del Mondo o no, questo ha pochissima importanza. Appartenendo all’organizzazione dell’Ordine della Stella, avete dato la vostra solidarietà e la vostra energia al riconoscimento di Krishnamurti come il Maestro del Mondo – in modo parziale o totale: totalmente per coloro che seriamente cercano e solo parzialmente per quelli che si sentono soddisfatti con le loro mezze verità.

Vi siete preparati per diciotto anni e guardate quante difficoltà interferiscono nella vostra comprensione, quante complicazioni, quante banalità. I vostri pregiudizi, le vostre paure, le vostre autorità, le vostre chiese nuove e vecchie; io dico che tutto questo è un ostacolo alla comprensione. Non riesco a esprimerlo più chiaramente di così. Non voglio che siate d’accordo con me, non voglio che mi seguiate, voglio che comprendiate quello che dico. Questa comprensione è necessaria, perché i vostri credi non vi hanno trasformato, vi hanno soltanto creato complicazioni, perché non siete disposti ad affrontare le cose così come sono.

Voi volete soltanto i vostri dei – nuovi dei al posto di quelli vecchi, nuove religioni invece delle vecchie, nuove forme al posto delle vecchie, tutte cose ugualmente inutili, tutte barriere, limitazioni, stampelle. Al posto delle vecchie distinzioni spirituali e dei vecchi oggetti di venerazione ne avete di nuovi.

Per la vostra spiritualità dipendete tutti da qualcun altro, e così per la vostra felicità, per la vostra illuminazione. E, nonostante vi siate preparati a ricevermi per diciotto anni, quando dico che tutte queste cose non servono, quando dico che le dovete lasciare da parte e guardare dentro di voi per l’illuminazione, per la gloria, per la purificazione, per l’incorruttibilità del sé, nessuno di voi è disposto a farlo. Ce ne possono essere alcuni, ma veramente pochissimi.

E allora, perché avere un’organizzazione? Perché avere attorno gente falsa e ipocrita che mi segue come personificazione della verità? Non sto dicendo cose dure o scortesi, ma siamo arrivati a un punto in cui bisogna affrontare le cose come sono.

L’anno scorso vi dissi che non avrei accettato compromessi e pochissimi mi ascoltarono. Quest’anno lo sto dicendo in modo assolutamente chiaro. Non so quante migliaia di persone dell’Ordine, in tutto il mondo, si siano preparate a ricevermi per diciotto anni, eppure non sono disposte ad ascoltare incondizionatamente, completamente, quello che dico.

Come ho detto prima, il mio scopo è di rendere l’uomo incondizionatamente libero, perché sostengo che l’unica spiritualità è l’incorruttibilità del sè che è eterno, è l’armonia fra la ragione e l’amore. Questa è l’assoluta, incondizionata verità, che è la vita stessa.

Perciò voglio che l’uomo sia libero, esultante, come gli uccelli nel cielo limpido, leggeri, indipendenti, estatici nella libertà.

E a voi, che vi siete preparati per me per diciotto anni, ora io dico che dovete essere liberi da tutte queste cose, dalle vostre complicazioni, dai vostri legami.
Per questo non avete bisogno di avere un’organizzazione basata su credi spirituali.

Perché avere un’organizzazione per cinque o dieci persone nel mondo che comprendono, che lottano, che hanno messo da parte tutto ciò che è superficiale?

E per quelli che sono deboli, non ci può essere nessuna organizzazione che li aiuti a trovare la verità, perché la verità è in ciascuno di noi; non è lontana, non è vicina, è eternamente qui.

Le organizzazioni non possono rendervi liberi, nessuno dall’esterno può rendervi liberi; non lo potrà fare un culto organizzato nè l’immolarsi per una causa; non vi libererete creando voi stessi un’organizzazione e nemmeno tuffandovi in opere varie. Per scrivere le vostre lettere usate una macchina, ma poi non la mettete su un altare per venerarla; eppure è questo che fate quando le organizzazioni diventano il vostro interesse principale.

“Quanti membri conta la sua organizzazione?” Questa è la prima domanda che mi fanno i giornalisti. “Quanti seguaci avete? Da questi numeri potremo giudicare se quello che dice è vero o falso”. Io non so quanti siano e non mi interessa. Come dicevo, se anche una sola persona si fosse liberata, basterebbe.

Ripeto, voi pensate che solo certe persone abbiano la chiave del regno della felicità. Nessuno ce l’ha, nessuno ha l’autorità di tenere quella chiave. Quella chiave siete voi stessi e soltanto nell’evoluzione, nella purificazione e nell’incorruttibilità di quel sé, c’è il regno dell’eternità.

Allora vedrete l’assurdità della struttura che avete costruito, alla ricerca di un eterno aiuto, dipendendo da altri per il vostro conforto, la vostra felicità, la vostra forza. Tutto questo si può trovare soltanto dentro di voi.

Siete abituati a sentirvi dire da qualcuno quali progressi avete fatto, quale sia la vostra condizione spirituale. Quanto siete infantili! Chi, se non voi stessi, potrebbe dirvi quanto siete belli o brutti interiormente? Chi, se non voi stessi, può dirvi se siete incorruttibili? Voi non siete seri in queste cose.

Ma coloro che realmente desiderano comprendere, che vogliono trovare ciò che è eterno, senza principio né fine, cammineranno insieme con maggior intensità e saranno un pericolo per tutto ciò che non è essenziale, che non è reale, per ciò che è in ombra.

E queste persone si concentreranno, diventeranno la fiamma, perché esse comprendono. Dobbiamo creare un nucleo così, è questo il mio scopo.

Perché da quella reale comprensione deriverà una vera amicizia. Perché quella vera amicizia – che a quanto pare voi non conoscete – comporterà una effettiva collaborazione gli uni con gli altri. E tutto questo non per via di un’autorità, né per la salvezza, né perché vi immolate per una causa ma perché comprendete veramente e quindi siete in grado di vivere nell’eterno. Ed è qualcosa di più grande di qualsiasi piacere, di qualsiasi sacrificio.

Queste sono alcune delle ragioni per le quali, dopo due anni di attenta riflessione, ho preso questa decisione. Non si tratta di un impulso momentaneo. Non sono stato convinto da nessuno. Non mi faccio persuadere in queste cose; ci ho riflettuto sopra per due anni, con calma, con attenzione e pazienza ed ora ho deciso di sciogliere l’Ordine, dato che ne sono il capo. Voi potrete formare altre organizzazioni e aspettare qualcun altro; a me questo non interessa, non voglio creare altre gabbie e nuove decorazioni per quelle gabbie. .
Il mio solo interesse è di rendere l’uomo assolutamente, incondizionatamente, libero.”

http://www.visionealchemica.com/discorso-di-scioglimento-dellordine-della-stella-doriente/
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Caro Stato, io smetto di pagare le tasse...

CARO STATO, IO NON MI AMMAZZO: SMETTO DI PAGARE LE TASSE! LA LETTERA SFOGO DI UN PICCOLO IMPRENDITORE. “ECCO PERCHE’ MI RIFIUTI DI MANTENERE UNA CLASSE POLITICA DI PARASSITI”

Caro Stato, io smetto di pagare le tasse
Pubblichiamo la lettera-sfogo di un piccolo imprenditore: “Non sono un ladro né un evasore, ma mi rifiuto di continuare a contribuire al mantenimento della classe politica parassitaria che ci governa”. La stessa che “tassa dopo tassa mi ha portato allo stremo”
Schermata 2014-12-21 alle 13.51.10Mi chiamo Barresi Giuseppe, lavoratore e prima ancora padre e nonno di famiglia, dichiaro apertamente dinon riuscire più a pagare, con i miei incassi, tutte quelle tasse che lo Stato mi chiede. Mi appello ai principi dello stato di necessità e della capacità contributiva proporzionale al proprio reddito, stabiliti rispettivamente dagli Art. 54 c.p. e 53 Cost. per legittimare il mio rifiuto categorico di continuare a contribuire, attraverso le tasse, alle spese per il mantenimento dei privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica.
Con le loro scelte hanno mantenuto uno Stato parassitario, e scaricato le proprie responsabilità verso le categorie più deboli, in particolare piccoli commercianti e artigiani. Tassa dopo tassa ci hanno portato allo stremo e oltre, spesso inducendoci a pensare seriamente al suicidio. E questa è l’accusa maggiore che faccio ai nostri governanti: induzione al Suicidio. In questi anni ho cercato di pagare le bollette, che sono quadruplicate, ho cercato di pagare le tasse comunque quadruplicate, ho cercato di mantenere in vita la mia attività portando al minimo i costi di gestione e riducendo le mie entrate, perché costretto ad abbassare i prezzi (nonostante l’Iva) per mantenere la clientela.
Di conseguenza ribadisco apertamente di non poter più pagare ulteriori tasse: non sono un delinquente, non sono un ladro e non voglio essere un evasore, ma davanti a una politica che continua insensatamente a mantenere privilegi e costi sproporzionati, vergognosi e irrispettosi nei confronti di tutti i lavoratori di questo paese, inizio questa protesta economica appellandomi ai due sopracitati principi:
Art. 54 co.1 del Codice penale: stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. Il vertiginoso e incontrollato aumento delle tasse ha prodotto un danno grave e attuale alla mia famiglia mettendo in pericolo soprattutto il futuro dei miei figli e nipoti.
Art.53 co.1 della Costituzione italiana: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Io non incasso abbastanza per pagare tutte queste tasse e se non incasso abbastanza vuol dire che c’è qualcosa nei conti dello Stato che non funziona e quindi essendo cittadino italiano esigo che loStato si faccia garante della mia condizione familiare. #IOnonMIammazzo.
http://www.grandecocomero.com/barresi-lettera-sfogo-no-tasse-politici-parassiti/
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