giovedì 31 gennaio 2019

Ci sono due tipi di medicina ...

"Ci sono due tipi di medicina, quella degli schiavi e quella degli uomini. Quella degli schiavi deve rimuovere rapidamente il sintomo in modo che possano tornare a lavorare. Quella degli uomini liberi cerca di capire il sintomo, il suo significato per la salute del corpo nella sua unità indivisibile, per giungere all' equilibrio di tutta la persona."
Cit. Platone
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lunedì 28 gennaio 2019

la robotizzazione dell’umanità

Prima la radio, poi il telefono, e ora internet: una rete di informazioni e scambi avvolge il pianeta Terra. Per connettersi non serve più un computer, né occorrono particolari conoscenze informatiche. Il collegamento a internet è alla portata di tutti, è una nuova necessità. Non possiamo più fare a meno di un cellulare collegato alla rete. Senza esso ci sentiamo isolati, tagliati fuori dal mondo. È sbagliato aver paura del cambiamento, e sarebbe assurdo non riconoscere i benefici che questa innovazione ha portato nelle nostre vite. Non per questo bisogna accettare passivamente ogni novità, ed è lecito e prudente sospettare che dietro un’esca appetitosa possa nascondersi un amo. La velocità ha aumentato a dismisura il ritmo delle comunicazioni. Lo scambio di informazioni però non è soltanto tempestivo, ma anche frettoloso, compulsivo, spasmodico. L’individuo può collegarsi al mondo intero, ma la strada si può percorrere in entrambe le direzioni. Chiunque può contattarci. L’utente della rete è una preda ambita, in particolare da ditte commerciali e movimenti politici (e ormai la differenza fra i due si va assottigliando). L’attenzione del potenziale cliente è un bene limitato, e la competizione per accaparrarsela non risparmia trucchi e colpi bassi. È necessario che il messaggio sia accattivante e semplice. Dev’essere breve, perché nessuno ha tempo e voglia di leggere un testo lungo. Non deve richiedere ragionamenti complessi per essere compreso. L’applicazione aggressiva di queste regole di comunicazione porta a un bombardamento di piacevoli banalità. Ci si abitua in fretta, anzi, è una vera e propria assuefazione. Una serie infinita di gratificazioni, senza alcun impegno intellettuale. La mente è come un muscolo: per farla funzionare occorre tenerla allenata. La comunicazione semplice e premasticata non comporta alcuno sforzo di comprensione, e così il pensiero si atrofizza. Si innesca un circolo vizioso: il pubblico perde la capacità di ragionare, le aziende adeguano il loro linguaggio semplificandolo ulteriormente. È una china rischiosa. La capacità di linguaggio influenza direttamente il modo in cui si pensa. Un linguaggio veloce e superficiale forma un popolo che non è in grado di sviluppare un pensiero autonomo. Non ci si sofferma, non si critica. Le idee si impoveriscono. Le convinzioni personali diventano uno slogan. Ai maghi neri della comunicazione va bene così: un simile pubblico non ha difese immunitarie contro le loro manipolazioni. La gente si riduce a una massa priva di cervello, che risponde in maniera meccanica agli stimoli di pochi pifferai spregiudicati. Ecco il maggior pericolo: l’anima smette di esser viva e autonoma, si meccanizza. Il battito del cuore diventa un ritmo sordo e regolare, come i cilindri di un motore a scoppio. I racconti di fantascienza ci hanno abituato all’idea della rivolta dei robot. La tecnologia si ribella contro l’uomo, la creazione artificiale si ribella contro il demiurgo umano. Il rischio più concreto e immediato non è però la ribellione degli automi contro l’umanità, ma la robotizzazione dell’umanità. La morale che diventa un calcolo di interessi. La volontà che si spegne, il libero arbitrio che cede il passo a un riflesso pavloviano. L’indifferenza, un’empatia sempre minore. L’individuo che si dissolve e diventa una macchina.

(Francesco Boer)
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giovedì 24 gennaio 2019

LA TREMENDA REALTA'

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La tremenda realtà, supera di gran lunga la più terribile delle fantasie!
i traditori dell'Italia, il cartello finanziario, le prove di cose incredibile che non possono essere raccontate, tutto questo nel video e nel libro

Organizzazioni elitarie hanno dichiarato guerra ai popoli e alle democrazie. L'Unione Europea è il loro quartier generale. L'Euro la loro arma. Il piano di conquista degli uomini del Bilderberg in Italia.

La Matrix Europea

FRANCIA E GERMANIA SI SPARTISCONO L'EUROPA: ORA BASTA!

L’Europa ha due padroni, si chiamano Francia e Germania e, finalmente, sono uscite allo scoperto. Hanno fatto un accordo, anzi un vero e proprio matrimonio d’interesse: la Francia (quella che ha colonizzato l’Africa e che la tiene sotto ricatto imponendo una moneta che costringe alla povertà gli africani spinti da questo a lasciare il Paese d’origine per venire in Italia il più delle volte) ha promesso un seggio all’Onu alla Germania, quest’ultima mette nelle mani della Francia ogni scelta sulla politica estera e si tiene stretto il controllo su quella economica.


E l’Italia? Messa da parte, come ogni volta accade e come vi diciamo da tanto. L’Europa che ci propinano altro non è che una proprietà privata di questi due signori, Macron e Merkel, che continuano a isolare l’Italia con ogni mezzo, spartirsi l’Europa, decidere come gestire l’immigrazione, imporre tasse e frenare la nostra economia, prendere ogni decisione tra Parigi e Berlino. ORA BASTA!

Noi abbiamo ricominciato a portare in Europa gli interessi degli italiani e lo sappiamo che questo dà fastidio, ma non accetteremo più lo strapotere di Francia e Germania.
Si erano abituati con i governi passati targati Pd(+FI) ad un’Italia serva e accondiscendente, oggi invece devono accettare un’Italia che rialza la testa e che quest’Europa la vuole cambiare. Non ci fermeranno!
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mercoledì 23 gennaio 2019

PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE ESSERE FELICI (RUSS HARRIS)

Per rispondere a questa domanda, proviamo a fare un viaggio indietro nel tempo.

La mente umana moderna, con la sua sorprendente capacità di analizzare, pianificare, creare e comunicare, si è evoluta in gran parte nel corso degli ultimi 100.000 anni, da quando la nostra specie, Homo sapiens, è comparsa per la prima volta sul pianeta.


Ma le nostre menti non si sono evolute per farci «sentire bene» e raccontare barzellette, scrivere poesie o dire «ti amo».

Le nostre menti si sono evolute per aiutarci a sopravvivere in un mondo pieno di pericoli.
Immagina di essere un primitivo cacciatore-raccoglitore.

Di che cosa hai bisogno, essenzialmente, per sopravvivere e riprodurti?
Di quattro cose: cibo, acqua, riparo e sesso.
Ma nessuna di esse è importante se sei morto.

Quindi, la priorità numero uno della mente dell’uomo primitivo era quella di prestare attenzione a tutto ciò che poteva costituire un pericolo e di evitarlo.

La mente primitiva era sostanzialmente un dispositivo per non farsi uccidere e si dimostrò di enorme utilità.
Più i nostri antenati diventavano bravi a prevedere ed evitare il pericolo, più a lungo vivevano e più figli facevano.

Perciò, di generazione in generazione, la mente umana è divenuta sempre più abile nel prevedere ed evitare il pericolo.

E ora, dopo 100.000 anni di evoluzione, la mente moderna è costantemente all’erta, impegnata a valutare e giudicare tutto ciò che incontriamo: è buono o cattivo? È sicuro o pericoloso? È dannoso o utile?
Oggi, tuttavia, la nostra mente non ci mette in guardia contro le tigri dai denti a sciabola o i pelosi mammut; i «nemici» sono invece perdere il lavoro, essere esclusi, prendere una multa per eccesso di velocità, rendersi ridicoli in pubblico, ammalarsi di cancro o mille e più altre preoccupazioni quotidiane.

Così trascorriamo un sacco di tempo a preoccuparci di cose che, il più delle volte, non succedono mai.

Un’altra cosa essenziale per la sopravvivenza di un uomo primitivo è l’appartenenza a un gruppo.

Se il tuo clan ti caccia via, non ci vorrà molto tempo perché i lupi ti trovino.
E allora, in che modo la mente ti protegge dall’esclusione dal gruppo? Confrontandoti con gli altri membri del clan.
Mi sto integrando con gli altri?
Sto facendo la cosa giusta? Sto contribuendo abbastanza?
Sono bravo come gli altri? Sto facendo qualcosa per cui potrei essere allontanato?
Ti suona familiare?

Le nostre menti moderne continuano a metterci in guardia rispetto alla possibilità di essere rifiutati e ci inducono a confrontarci con il resto della società.

Niente di strano, quindi, se dedichiamo tante energie a preoccuparci di piacere! Niente di strano se cerchiamo sempre dei modi per migliorarci o se ci deprimiamo perché «non siamo all’altezza».

100.000 anni fa dovevamo confrontarci soltanto con i pochi membri del nostro clan. Ma di questi tempi basta dare un’occhiata a un quotidiano, a una rivista o alla televisione per trovare immediatamente una miriade di persone più intelligenti, più ricche, più magre, più sexy, più famose, più potenti o più di successo di noi.
Quando ci confrontiamo con queste favolose creature mediatiche, ci sentiamo inferiori o delusi della nostra vita.
A peggiorare ulteriormente le cose, oggi le nostre menti sono così sofisticate che possono costruire un’immagine di fantasia della persona che idealmente ci piacerebbe essere, e poi ci confrontiamo con quella!

Che possibilità abbiamo? Finiremo sempre col sentire di non essere abbastanza.

Ora, per una qualsiasi persona ambiziosa dell’Età della pietra, la regola generale del successo è: prendi di più e migliora.
Migliori sono le armi e più cibo si potrà uccidere. Maggiori sono le riserve di cibo, maggiori saranno le possibilità di sopravvivere ai periodi di carestia.
Più il tuo riparo è solido, più sarai protetto dalle intemperie e dalle belve.
Più figli hai, maggiori saranno le probabilità che qualcuno raggiunga l’età adulta.

Non sorprende quindi che la nostra mente moderna cerchi continuamente «di più e di meglio»: più denaro, un lavoro migliore, più prestigio, un corpo migliore, più amore, un partner migliore.

E se ci riusciamo, se effettivamente otteniamo più denaro o un’automobile migliore o un corpo di aspetto migliore, allora siamo soddisfatti —per un po’.
Ma presto o tardi (e di solito è presto), finiamo per volerne di più.

Così, l’evoluzione ha modellato il nostro cervello in un modo che ci fa essere strutturati per soffrire psicologicamente: per confrontare, valutare e criticare noi stessi, per concentrarci su ciò che ci manca, per divenire rapidamente insoddisfatti di ciò che abbiamo e per immaginare ogni genere di scenario spaventoso, la maggior parte dei quali non si realizzerà mai.

Non c’è da sorprendersi che per l’uomo sia difficile essere felice!

(tratto da “La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere”, Russ Harris)
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IL RE DEI BUFFONI

Non c'è niente da fare, non basta il Papa, ogni tot anni ci tocca l'eterno ritorno delle prediche di Adriano Celentano, stavolta in versione cartone animato.

Con tutti lì a chiedersi: cosa farà? Cosa dirà? Ma cosa volete che dica, il messaggio di Celentano è sempre lo stesso da mezzo secolo, perché Adrian si sente il nuovo messia, interpretato anche in uno dei più grandi flop della storia del cinema, Joan Lui, dove lui era il nuovo Gesù, con tanto di stigmate. E dunque questa volta lui è Adrian, eroe muscoloso disegnato da Milo Manara e impegnato a lanciare il solito messaggio anticonsumista, anticapitalista e poverista: la causa dell'infelicità è il possesso materiale. 

A parte la sceneggiatura, rispetto al quale perfino una puntata dei Superpigiamini sembra l'Ulisse di Joyce (ma non c'è da stupirsi, oltre a Celentano dietro c'è pure la scuola Holden di Baricco), che bel messaggio, viene quasi da piangere, non l'avevamo mai sentito, valeva la pena spenderci venti milioni di euro. Soprattutto se detto da uno che mica va in giro scalzo con un saio magari in Burundi, piuttosto vive in una megavilla, è milionario e possiede 31 fabbricati e 83 terreni, dove volendo potrebbe accogliere un migliaio di profughi. 

D'altra parte per decenni ci ha tormentato con il cemento, perché là dove c'era l'erba ora c'è una città. Ad Adrian non piace la città, in effetti cosa gliene frega, lui ha ottant'anni e vive nel lusso circondato dal verde di un parco, neppure se la ricorderà come è fatta una città. Inutile chiedersi se ci è o ci fa, probabilmente entrambe le cose, non lo sa neppure lui. Pardon, Lui. 

Sul palco del teatro dello show scritto da Celentano c'è pure un'arca tipo quella di Noè, dove il messia Celentano decide chi deve salire e chi no, chi sono i buoni e chi i cattivi. È come immaginarsi San Francesco starsene in un palazzo di quaranta stanze a pensare tutto il giorno cazzate per farsele pagare milioni, e non per donare ai poveri, ma per mantenere attivi i bilanci delle proprie società. Il bello è che ad Adrian i soldi glieli danno sempre, ogni cinque anni qualcuno ci casca. Perché chissà cosa dirà, cosa farà, e lui ti rifila sempre lo stesso pacco. È questo il suo miracolo. Chiamalo scemo, scemo è chi ancora si chiede: cosa farà, cosa dirà?

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/solita-predica-monaco-milionario-1633025.html?fbclid=IwAR0AoSb3MAZdSaBe3eGFO0vL_f8E7Hfj5pwvCkHL1cvlvNi8Tj65-ytw7bs
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martedì 22 gennaio 2019

La vita è fragile. Non pensate a cose futili ..

"La vita è fragile. Non pensate a cose futili, donatevi
senza riserve". Muore a 27 anni, il suo ultimo post fa 65mila like
Il post "testamento" di una ragazza di 27 anni, pubblicato su Facebook un giorno prima della sua morte a causa di un tumore alle ossa

"È strano realizzare, quando hai solo 26 anni, che il tempo a tua disposizione sta per scadere": è così che inizia lo struggente ultimo messaggio di Holly Butcher, una ragazza australiana del New South Wales affetta dal sarcoma di Ewing (rara forma di tumore osseo), che ha voluto salutare amici e conoscenti con post-testamento su Facebook diventato ben presto virale. L'intento della giovane era quello di aiutare gli altri a capire quanto la vita sia preziosa, ma spesso anche fragile e troppo breve.

"La possibilità di morire giovani è una cosa che molte volte ignoriamo" ha precisato Holly, lasciando un vuoto nei suoi cari giovedì 4 gennaio e perdendo così definitivamente la sua battaglia contro il tumore. "Ho sempre immaginato di diventare grande, che un giorno avrei avuto le rughe e i miei capelli sarebbero diventati bianchi. Ho sognato di fare una famiglia con l'uomo che amo. L'ho desiderato così tanto da far male".

Un giorno di qualche anno fa, tuttavia, il futuro tanto agognato dalla ragazza è andato in frantumi di colpo e la quotidianità si è trasformata in una continua lotta per sottrarre alla malattia qualche mese in più da vivere. "La vita è così. Fragile, preziosa e imprevedibile" continuava Holly nel post. "Ogni giorno che passa non è un nostro diritto, ma un dono che ci viene dato. Ora ho 27 anni e non voglio morire: amo la mia vita, sono felice e in debito coi miei cari. Ma non ho il controllo della mia vita tra le mani".

La ragazza australiana sapeva bene di come il tema della morte sia un vero e proprio tabù e per questo ha deciso di pubblicare la sua storia sul social network più utilizzato al mondo, per far sì che se ne parli: "Voglio che le persone smettano di preoccuparsi riguardo alle piccole cose stressanti e senza senso che capitano quotidianamente. Ricordate che tutti abbiamo lo stesso fato ad attenderci, per cui concentratevi su ciò che vi fa sentire utili. [...] Quando vi lamentate riguardo a cose ridicole, pensate a chi affronta i veri problemi. Siate grati che i vostri non siano così grandi e passate oltre. Una volta fatto, prendete un bel respiro e alzate gli occhi al cielo blu e verso gli alberi verdi: il mondo è meraviglioso. Pensate a quanto siete fortunati per riuscire ancora a respirare".

Holly, poi, elenca alcuni delle piccole noie quotidiane che affliggevano lei e i suoi cari, prima che qualcosa di molto più grande li travolgesse: tra il traffico da affrontare ogni mattina, le poche ore di sonno dei conoscenti con bambini piccoli, il parrucchiere che non taglia mai i capelli della giusta lunghezza o il non amare il proprio corpo a causa della cellulite e della taglia scarsa di reggiseno. Spesso ognuno di noi spende troppe energie negative su ciò che non va, invece di godersi la vita. "Quando consideri la vita per intero, tutto ciò è insignificante" spiegava la 27enne su Facebook.

"Tutto quello che vorrei avere ora è un compleanno o un Natale in più da spendere con la mia famiglia, oppure un solo giorno in più col mio partner e col mio cane. Solo uno" scriveva Holly. "Lavorate duro affinché possiate trovare la vostra felicità mentale, emotiva e spirituale. [...] Siate riconoscenti per ogni giorno in cui non avete dolori e soprattutto date, date, date. È vero che si guadagna più felicità facendo qualcosa per gli altri che per se stessi. Da quando mi sono ammalata, ho incontrato persone molto generose e ho ricevuto il più caldo supporto dalla mia famiglia, dai miei amici e anche da tanti estranei. Non lo dimenticherò mai".

Per Holly, infatti, è il tempo passato in compagnia degli altri a rendere davvero sereni, e non il possedere qualcosa. "Date valore al tempo degli altri" ha consigliato la ragazza nel suo ultimo giorno di vita. "Quest'anno, la nostra famiglia ha deciso di non scambiarsi regali per Natale [...] È stato molto bello, perché invece di avere la pressione di dover comprare qualcosa a tutti, ognuno si è focalizzato sullo scrivere una cartolina d'auguri per ognuno. Ciò che ho letto è valso molto più di un dono da scartare".

Infine, la giovane australiana ha voluto raccontare una delle sue passioni di sempre: andare al mare. "Immergete i vostri piedi nell'acqua e le punte nella sabbia. Bagnatevi il volto con l'acqua salata. Abbandonatevi alla natura. Provate a godervi l'istante invece di immortalarlo con i vostri smartphone. La vita non è fatta per essere vissuta attraverso uno schermo. Assaporate il momento".

La ricetta di Holly per la felicità, del resto, è semplice: "Ascoltate la musica, ascoltatela davvero. La musica è terapia. Accarezzate il vostro cane. Parlate ai vostri amici e mettete giù quel telefono. Viaggiate, se vi piace, altrimenti non fatelo. Lavorate per vivere, non vivete per lavorare. Mangiate le torte senza rimorsi. Non fate ciò che gli altri credano che valga la pena fare. Dite ai vostri cari che li amate. E se qualcosa vi rende tristi, sappiate che avete il potere di cambiarlo".

Il messaggio della 27enne è stato molto apprezzato in rete, tanto da diventare virale in poche ore e ottenere 65 mila "mi piace" su Facebook. "Ogni parola è profondissima" le ha fatto sapere un utente, mentre un altro commenta: "Non ti conosco di persona, ma con la tua lettera hai dato una svolta alla mia vita". Perché ognuno di noi, per vivere davvero, avrebbe bisogno di leggere attentamente - e mettere in pratica - questo post.

https://www.huffingtonpost.it

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sabato 19 gennaio 2019

Come topi nella trappola di Bruxelles

Possibile che non lo avessero capito? Parrebbe invece che i componenti del nuovo governo abbiano appreso solo ex post che tutto quello che intendevano fare era collegato alla possibilità di avere una qualche libertà di bilancio e che tutte le promesse, pensioni, reddito di cittadinanza, flat tax , ancorché contraddittorie visto che abbiamo un esecutivo bicefalo, erano legate alla possibilità di emanciparsi dalla soffocante tutela di Bruxelles. Era proprio questo il senso della cosa. Nel momento in cui si sono calate le braghe di fronte all’oligarchia tutto il problema diventava quello di dare a bere agli italiani e soprattutto ai propri elettori che si stava tenendo fede agli impegni: ma questo non è minimamente possibile perché una volta accettato di tenere fissa la spesa per il reddito si tratta solo di stabilire delle regole per escludere abbastanza soggetti da stare nei conti o di dare un’elemosina a tutti. Da qui una serie di regole arzigogolate per diminuire il numero dei “beneficiati” come ad esempio la regola che l’integrazione del reddito spetta solo a chi è residente da dieci anni in Italia il che esclude tutti quelli che hanno lavorato all’estero perchè qui non si trovava occupazione. Il danno e la beffa.

E non solo perché il reddito di cittadinanza verrà pagato dagli stessi percettori o attraverso i beni immobiliari, ma anche attraverso meccanismi di lavoro obbligato che verrò ovviamente svolto proprio per quattro soldi, perfezionando così quel lavoro schiavistico che provocano i sistemi di sostegno al reddito pensati solo in funzione aziendalistica e comunque abborracciati. Per non parlare del premio ( minimo cinque mesi di stipendio del neo assunto) dato alle aziende, se non licenzieranno prima di 24 mesi: un ulteriore vantaggio oltre a quello di poter disporre di lavoro a salari inferiori a quello del livello di povertà. E che dire delle card tremontiane rispolverate per l’occasione in maniera da far vergognare i pensionati al minimo? Reddito di cittadinanza? No reddito per un lavoro coatto. Se poi ci aggiungiamo che la riforma Fornero delle pensioni rimane pienamente in vigore, che anzi si mette mano alla sua completa realizzazione, collegando il trattamento all’andamento della vita media e che si invoca esplicitamente il ricorso alla pensionistica privata per meglio ingrassare le banche, si vede con chiarezza che questo governo è perfettamente e assolutamente in linea proprio con quella governance neoliberista, espressa dall’Europa che voleva contrastare. Anzi si potrebbe dire che siamo in un thatcherismo da Magna Grecia, appena nascosto da qualche velo retorico peraltro asseverato dalle opposizioni che considerano tutto questo come se fosse davvero un impudente reddito di cittadinanza.

Pare impossibile che non lo abbiano capito, che non si siano accorti che accettare le condizioni di Bruxelles, assolutamente punitive, anche all’interno delle dottrine reazionarie e austeritarie, era la mossa elettorale di Bruxelles per liberarsi degli scomodi populisti. Possibile che i Cinque Stelle non si siano avveduti della trappola che ha avuto Salvini come elemento chiave? Tanto lui con quattro cretinate contro gli immigrati rimarrà comunque a galla per poi ritornare al potere con la destra berlusconiana e renziana con la quale si sente in perfetta sintonia. C’è da chiedersi perciò se sia realmente possibile uscire dalla situazione attuale attraverso partiti e movimenti che sono comunque penetrabili, scalabili e sono immersi nelle logiche perverse dello svuotamento declino della democrazia o se non sia necessaria una sorta di sollevazione popolare come sta avvenendo in Francia per costringere le rappresentanze a prendere atto del malcontento e dei problemi. Certo in Italia non ci sono le condizioni antropologiche per qualcosa di simile a ciò che avviene oltre le Alpi e molto probabilmente le tensioni irrisolte finiranno alla lunga per causare una nuova frammentazione del Paese come estrema e illusoria via di fuga. In ogni caso è chiaro che siamo di fronte a un’occasione perduta.
Fonte
https://ilsimplicissimus2.com/2019/01/19/come-topi-nella-trappola-di-bruxelles/
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sabato 12 gennaio 2019

MILLE AVANZI DI GALERA SBARCANO A MARSALA

11 Maggio 1860 – Mille avanzi di galera sbarcarono a Marsala.

Non erano mille, erano 702. Violenti malfamati, protetti militarmente dagli Inglesi e finanziati dalla massoneria mondiale ebraica, che ancora oggi finanzia terroristi, tagliatori di teste e cannibali dell’Isis e di Al Qaeda!

Quegli avventurieri di allora avevano a capo un Criminale di nome Giuseppe Garibaldi, ladro di cavalli, a cui avevano mozzato le orecchie in Argentina perché beccato in flagranza di reato.

Un’orda barbarica, dunque, scese dal Piemonte. “Parlavano una strana lingua e bestemmiavano in continuazione! Donne stuprate, uomini e bambini uccisi e trucidati! Interi paesi bruciati e rasi al suolo!

Ogni ricchezza venne saccheggiata…” i crimini commessi da detta legione straniera dei massonici ebraici rothschildiani avventurieri provenienti dal Piemonte, dalla Lombardia, ma anche dall’Inghilterra, Francia, Ungheria, Polonia, Stati Uniti, Canada e perfino Turchia, contro il popolo meridionale, sono INENARRABILI: e furono talmente EFFERATI che ancora oggi vengono taciuti.

Altro che fratelli d’Italia!… Fisicamente e moralmente non siamo nemmeno parenti alla lontana con simili canaglie. Quante menzogne, quanti massacri… e quanto sangue e quante lacrime hanno versato i nostri padri, le nostre madri ed i nostri antenati, e quante ne stiamo ancora versando ancora oggi per questa “Italia” falsa, bugiarda e criminale, che è completamente all’opposto della vera nostra Italia.

Tu che conosci la verità sei pregato di divulgarla, e di farla conoscere a tutti. Cerca le verità sepolte e riportale alla luce e falle rivivere nella mente e nel cuore tuo e di tutti i tuoi cari. Divulgale a chi le ignora. Il Regno delle due Sicilie era il terzo Stato più ricco ed avanzato al mondo.
L’Unità massonica ebraica rothschildiana d’Italia distrusse la vera e migliore Italianità ed il buon rapporto fra tutti gli stessi Italiani di buona volontà.
Prima dell’Unità da noi ci si cibava di Bellezza fra arte e cultura in quei palazzi, che erano i più belli d’Europa.
Francesco II di Borbone profetizzò che non ci sarebbero rimasti neanche gli occhi per piangere.
Infatti è e sarà così con questa maledetta falsa Unità, da ora e per le generazioni a venire.

Il Regno delle Due Sicilie e la Serenissima Repubblica di Venezia, distrutti nel 1861, insieme alla Sardegna. La Dalmazia e l’Istria distrutte alla fine del secondo conflitto mondiale, l’italianissima Corsica data in pasto alla ferocia degli aguzzini massonici ebraici rothschildiani francesi, Briga e Tenda e la Contea di Nizza cedute alla stessa Francia. L’isola di Malta assoggettata alla massoneria ebraica inglese. Tutto ciò dimostra che la classe dirigente massonica, ebraica rothschildiana, in Italia, come in Inghilterra, come in Francia e come in tutto il resto del mondo, allora come adesso e come sempre, ha seminato, semina e seminerà solo morte e desolazione. Fece, fa e farà sempre versare tanto sangue innocente per i suoi lerci e criminali interessi.
A suo tempo, l’Invasione armata distruttrice, la conquista militare violenta e lo sfruttamento coloniale e schiavistico portarono al disastro ed allo sterminio la buona parte del Popolo Duosiciliano:
Infatti, su quasi 7,5 milioni di abitanti di allora:
– Dal 1860 al 1875, quasi 50.000 giovani e forti, la meglio gioventù del Sud, militari del Regio Esercito del Regno delle Due Scicilie, furono sterminati non soltanto sui campi di battaglia, ma ancor più numerosi nei feroci campi di concentramento e sterminio come Fenestrelle, e tantissimi altri situati per lo più in Piemonte, ma sparsi anche per tutto il resto d’Italia!
– Inoltre, dal 1860 al 1980, nel giro di 20 anni, con la guerra al brigantaggio furono massacrati, passandoli per le armi e carcerandoli brutalmente più di 100.000 civili.
Complessivamente furono sterminate 1,2 milioni di persone, a causa di fame, freddo, malattie e persecuzioni causate soprattutto con:
La legge marziale, che spesso veniva proclamata per intere regioni, impediva alla gente di uscire anche solo per procurarsi da vivere e, o recarsi al lavoro fuori paese o anche solo fuori casa.
– La legge Pica, tirannica e sanguinaria, istigava ad uccidere anche per semplici sospetti, contadini, pastori, vecchi, donne e bambini, impedendo loro di recarsi liberamente a procurarsi da vivere lavorando nelle campagne o sulle montagne. Non si poteva più andare fuori casa portando armi, anche insignificanti, come coltelli da cucina per tagliare il pane, falci, tridenti ed altri arnesi simili da lavoro. Era vietato perfino portare con sé anche cibo. Chi veniva sorpreso con vivande al seguito, veniva fucilato senza processo, col pretesto che detto cibo fosse per i briganti. I boscaioli, ad esempio, non potevano usare neanche l’ascia per i loro soliti lavori
– La coscrizione militare obbligatoria aveva sottratto, al sostentamento delle famiglie, i giovani che erano indispensabili per i lavori di ogni genere nei campi e nelle officine, costringendoli a 5 e 10 anni di ferma nelle caserme, tenendoli semincarcerati o impegnati sul terreno nella barbara guerra senza fine contro i propri conterranei che si erano dati al brigantaggio. Tanti e tanti giovani del Sud furono fatti morire a decine di migliaia nelle varie guerre irredentiste, imperialiste e coloniali in Italia e dappertutto nel resto del mondo.
– La criminale ed affamatrice “tassa sul macinato” aveva portato i prezzi delle granaglie e delle altre derrate alimentari più popolari, come il pane, a livelli proibitivi per la popolazione sempre più artificiosamente impoverita e ridotta in miseria ed alla fame vera e propria.
– Tutto l’oro e l’argento del Banco di Stato di Napoli e del Banco di Stato di Sicilia, per un valore di circa 450 milioni di ducati, fu confiscato, razziato senza rimborso, portato ed utilizzato solo per gli interessi dei boss massoni ebrei rothschildiani nel triangolo industriale di Torino, Milano-Genova, creato “ex novo” nel nord Italia, dove prima non c’era assolutamente nessunissima attività economica industriale avanzata
– Le industrie di stato minerarie, estrattive, siderurgiche e militari di Mongiana, Ferdinandea e Bivongi, le industrie di stato meccaniche e ferroviarie di Pietrarsa, i cantieri navali statali di Castellammare di Stabia, furono chiuse, smontate, rubate, razziate, portate via per essere rimontate più a Nord, specie a Terni, La Spezia, Genova, Torino, Milano, Brescia e Bergamo sempre nell’interesse dei pochissimi che se ne erano impossessati con la prepotenza e l’inganno.
– I beni della chiesa che ammontavano allora a circa due terzi di tutti i beni immobili del paese, furono confiscati e svenduti ad una borghesia avida e senza scrupoli, che a differenza della chiesa stessa che si accontentava al massimo di piccole decime, sfruttava invece i contadini ed i pastori fino al midollo, senza neanche dar loro la possibilità di avere di che mangiare per sé e per la propria famiglia.
– La maggior parte del popolo, che lavorava la terra, da proprietario divenne colono e schiavo, proletarizzato dal nuovo dittatoriale Stato, che si chiamava Regno d’Italia, ma che era, ed è ancora adesso, il principale nemico del Popolo Italiano, in particolare del Popolo dell’Italia del Sud.

– In sostanza di fronte a tanta miseria, a tante morti, a tante persecuzioni ed odiose angherie, la scelta che il nuovo e tirannico Stato massonico ebraico rothschildiano, in accordo criminale con la massoneria ebraica rothschildiana globale, diede al Popolo Duosiciliano solo questa scelta: “Brigante!… o… Emigrante!”… per cui…

– Dal 1860 fino al 1875 andarono via dalla nostra terra 4 milioni di persone.


– Dal 1860 fino al 1914 ne andarono via 18 milioni.


– Dal 1860 fino ai nostri giorni ne sono andate via 36 milioni, e stanno continuando ad essere costrette, da politiche volutamente antipopolari, ad emigrare ancora adesso a centinaia di migliaia ogni anno. Si tenga presente che la popolazione meridionale attuale ammonta a 35 milioni in Italia, di cui una parte notevole vive anche al nord. In conclusione, questa particolare Unità d’Italia, voluta nell’esclusivo e fazioso interesse di una classe dirigente massonica, ebraica, rothschildiana, criminale, usuraia, estorsiva, razzista, assassina e nemica del Popolo Italiano in generale e del Popolo Italiano Meridionale in particolare, è stata un vero e proprio crimine contro l’umanità, tale e quale come l’attuale Unione Europea che, guarda caso, viene portata avanti a presente proprio dalle stesse identiche forze massoniche, ebraiche rothschildiane del 1860 e di quasi tutti i periodi successivi che arrivano fino ai nostri giorni, con gli stessi metodi diabolici e le stesse caratteristiche criminali di ieri, di oggi e di sempre.

La lotta contro l’attuale dittatura e tirannia antipopolare massonica ebraica rothschildiana che adesso si spaccia per “europea”, tale quale come una volta si spacciava per “italiana”, è in realtà una lotta contro lo stesso nemico principale di sempre dei nostri antenati e di tutti i popoli d’Europa e del mondo intero, ad eccezione, ovviamente, dell’unico e solo “divino popolo eletto” del satanico Rothschild!
Vi è quindi un’importantissima ed essenziale continuità di identità culturale, sociale, etnica e storica tra la classe dirigente che oppresse e sterminò i nostri padri ed i nostri antenati dal 1860 in poi e quella classe dirigente attuale, contro cui dobbiamo fare i conti ancora adesso proprio noi, perché anche a presente, essa di nuovo vuole opprimere e sterminare non solo noi stessi ma anche i nostri figli, nipoti e pronipoti per tenere il mondo tutto per sé e per la propria “divina eletta progenie”.
Questa cognizione, allora, della lotta senza tregua, che si è svolta e si svolge e si svolgerà sempre di generazione in generazione tra noi ed i nostri tradizionali talmudici e diabolici nemici principali di sempre, deve spingerci ad essere più preparati idealmente e materialmente per potere resistere e contrattaccare in maniera più adeguata contro il nemico principale di sempre, senza più commettere le ingenuità e gli errori dei nostri pur amatissimi padri ed antenati, onde potere finalmente vincere e ribaltare positivamente e completamente una volta per tutte, o per lo meno per un bel pezzo, la nostra situazione e quella del nostro popolo nel suo complesso.
(salvatore brosal – duccio mallamaci)


Fonte: http://ondasud.blogspot.com/2015/05/11-maggio-1860-inizia-lo-sterminio-del.html
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L'Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti

Il professor Vittorino Andreoli: "L'Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti




"L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi". Il professor Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, ex direttore del Dipartimento di psichiatria di Verona, membro della New York Academy of Sciences e presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association ha messo idealmente sul lettino questo Paese che si dibatte tra crisi economica e caos politico e si è fatto un'idea precisa del malessere del suo popolo. Un'idea drammatica. Con una premessa: "Che io vedo gli italiani da italiano, in questo momento particolare. Quindi, sia chiaro che questa è una visione degli altri e nello stesso tempo di me. Come in uno specchio".

Quali sono i sintomi della malattia mentale dell'Italia, professor Andreoli?

"Ne ho individuati quattro. Il primo lo definirei "masochismo nascosto". Il piacere di trattarsi male e quasi goderne. Però, dietro la maschera dell'esibizionismo".

Mi faccia capire questa storia della maschera.

"Beh, basta ascoltare gli italiani e i racconti meravigliosi delle loro vacanze, della loro famiglia. Ho fatto questo, ho fatto quello. Sono stato in quel ristorante, il più caro naturalmente. Mio figlio è straordinario, quello piccolo poi...".

Esibizionisti.

"Ma certo, è questa la maschera che nasconde il masochismo. E poi tenga presente che, generalmente, l'esibizionismo è un disturbo della sessualità. Mostrare il proprio organo, ma non perché sia potente. Per compensare l'impotenza".

Viene da pensare a certi politici. Anzi, a un politico in particolare.

"Pensi pure quello che vuole. Io faccio lo psichiatra e le parlo di questo sintomo degli italiani, di noi italiani. Del masochismo mascherato dall'esibizionismo. Tipo: non ho una lira ma mostro il portafoglio, anche se dentro non c'è niente. Oppure: sono vecchio, però metto un paio di jeans per sembrare più giovane e una conchiglia nel punto dove lei sa, così sembra che lì ci sia qualcosa e invece non c'è niente".

Secondo sintomo.

"L'individualismo spietato. E badi che ci tengo a questo aggettivo. Perché un certo individualismo è normale, uno deve avere la sua identità a cui si attacca la stima. Ma quando diventa spietato...".

Cattivo.

"Sì, ma spietato è ancora di più. Immagini dieci persone su una scialuppa, col mare agitato e il rischio di andare sotto. Ecco, invece di dire "cosa possiamo fare insieme noi dieci per salvarci?", scatta l'io. Io faccio così, io posso nuotare, io me la cavo in questo modo... individualismo spietato, che al massimo si estende a un piccolissimo clan. Magari alla ragazza che sta insieme a te sulla scialuppa. All'amante più che alla moglie, forse a un amico. Quindi, quando parliamo di gruppo, in realtà parliamo di individualismo allargato".

Terzo sintomo della malattia mentale degli italiani?

"La recita".

La recita?

"Aaaahhh, proprio così... noi non esistiamo se non parliamo. Noi esistiamo per quello che diciamo, non per quello che abbiamo fatto. Ecco la patologia della recita: l'italiano indossa la maschera e non sa più qual è il suo volto. Guarda uno spettacolo a teatro o un film, ma non gli basta. No, sta bene solo se recita, se diventa lui l'attore. Guarda il film e parla. Ah, che meraviglia: sto parlando, tutti mi dovete ascoltare. Ma li ha visti gli inglesi?".

Che fanno gli inglesi?

"Non parlano mai. Invece noi parliamo anche quando ascoltiamo la musica, quando leggiamo il giornale. Mi permetta di ricordare uno che aveva capito benissimo gli italiani, che era Luigi Pirandello. Aveva capito la follia perché aveva una moglie malata di mente. Uno nessuno e centomila è una delle più grandi opere mai scritte ed è perfetta per comprendere la nostra malattia mentale".

Torniamo ai sintomi, professore.

"No, no. Rimaniamo alla maschera. Pensi a quelli che vanno in vacanza. Dicono che sono stati fuori quindici giorni e invece è una settimana. Oppure raccontano che hanno una terrazza stupenda e invece vivono in un monolocale con un'unica finestra e un vaso di fiori secchi sul davanzale. Non è magnifico? E a forza di raccontarlo, quando vanno a casa si convincono di avere sul serio una terrazza piena di piante. E poi c'è il quarto sintomo, importantissimo. Riguarda la fede...".

Con la fede non si scherza.

"Mica quella in dio, lasciamo perdere. Io parlo del credere. Pensare che domani, alle otto del mattino ci sarà il miracolo. Poi se li fa dio, San Gennaro o chiunque altro poco importa. Insomma, per capirci, noi viviamo in un disastro, in una cloaca ma crediamo che domattina alle otto ci sarà il miracolo che ci cambia la vita. Aspettiamo Godot, che non c'è. Ma vai a spiegarlo agli italiani. Che cazzo vuoi, ti rispondono. Domattina alle otto arriva Godot. Quindi, non vale la pena di fare niente. E' una fede incredibile, anche se detta così sembra un paradosso. Chi se ne importa se ci governa uno o l'altro, se viene il padre eterno o Berlusconi, chi se ne importa dei conti e della Corte dei conti, tanto domattina alle otto c'è il miracolo".

Masochismo nascosto, individualismo spietato, recita, fede nel miracolo. Siamo messi malissimo, professor Andreoli.

"Proprio così. Nessuno psichiatra può salvare questo paziente che è l'Italia. Non posso nemmeno toglierti questi sintomi, perché senza ti sentiresti morto. Se ti togliessi la maschera ti vergogneresti, perché abbiamo perso la faccia dappertutto. Se ti togliessi la fede, ti vedresti meschino. Insomma, se trattassimo questo paziente secondo la ragione, secondo la psichiatria, lo metteremmo in una condizione che lo aggraverebbe. In conclusione, senza questi sintomi il popolo italiano non potrebbe che andare verso un suicidio di massa".

E allora?

"Allora ci vorrebbe il manicomio. Ma siccome siamo tanti, l'unica considerazione è che il manicomio è l'Italia. E l'unico sano, che potrebbe essere lo psichiatra, visto da tutti questi malati è considerato matto".

Scherza o dice sul serio?

"Ho cercato di usare un tono realistico facendo dell'ironia, un tono italiano. Però adesso le dico che ogni criterio di buona economia o di buona politica su di noi non funziona, perché in questo momento la nostra malattia è vista come una salvezza. E' come se dicessi a un credente che dio non esiste e che invece di pregare dovrebbe andare in piazza a fare la rivoluzione. Oppure, da psichiatra, dovrei dire a tutti quelli che stanno facendo le vacanze, ma in realtà non le fanno perché non hanno una lira, tornate a casa e andate in piazza, andate a votare, togliete il potere a quello che dice che bisogna abbattere la magistratura perché non fa quello che vuole lui. Ma non lo farebbero, perché si mettono la maschera e dicono che gli va tutto benissimo".

Guardi, professore, che non sono tutti malati. Ci sono anche molti sani in circolazione. Secondo lei che fanno?

"Piangono, si lamentano. Ma non sono sani, sono malati anche loro. Sono vicini a una depressione che noi psichiatri chiamiamo anaclitica. Penso agli uomini di cultura, quelli veri. Che ormai leggono solo Ungaretti e magari quel verso stupendo che andrebbe benissimo per il paziente Italia che abbiamo visitato adesso e dice più o meno: l'uomo... attaccato nel vuoto al suo filo di ragno".

E lei, perché non se ne va?

"Perché faccio lo psichiatra, e vedo persone molto più disperate di me".

Grazie della seduta, professore.

"Prego".
Fonte
HUFFINGTON POST

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CI AVETE ROTTO I BAGLIONI


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venerdì 11 gennaio 2019

ONORE AL POPOLO FRANCESE IN RIVOLTA


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NOTIZIE DALLA FRANCIA

Buongiorno, vi scrivo dalla Francia dove sono immigrata dall’Italia nel 99. Sono una delle portavoci dell’insurrezione dei gilets jaunes, in Dordogna. Abbiamo bisogno del vostro aiuto, dell’aiuto di tutti. Dico insurrezione perché non si tratta più né di movimento né di manifestazione sociale, questi stadi sono già superati da un pezzo. Abbiamo a che fare con un potere esecutivo sordo ad ogni rivendicazione e che tenta di risolvere un problema politico con la repressione violenta. Contiamo oramai più di mille feriti e 12 morti, centinaia di gente arrestata, tribunali in panne e non molliamo. Sabato prossimo, verremo trattati come hooligans, ritireranno fuori i blindati e continueranno a picchiare selvaggiamente vecchi e donne, a ferire mortalmente liceali, a gasare bambini. Questo mio post serve a far passare un solo ed unico messaggio : La violenza di cui vi fanno parte i media francesi é diventata disgraziatamente l’unica risposta umanamente possibile di fronte alla reazione del governo. Questo post é una bottiglia gettata in mare, spero il messaggio sia colto, letto e capito. Sono incaricata dal mio gruppo di contattarvi oltralpe per trasmettere quella realtà che tentano di nascondere senza alcuna vergogna. Resto a vostra disposizione per altri chiarimenti, testimonianze, prove irrefutabili. Grazie


Abbiamo iniziato ad occupare, ognuno nel proprio villaggio o città un punto nevralgico perché il governo aveva deciso di aumentare la tassa sulla benzina per finanziare la transizione ecologica, il che non era vero. Insomma, Macron ha mentito e ha iniziato ad essere insultante ( siamo ignoranti,fumatori di sigarette che circolano con macchine inquinanti). La realtà è che sono mesi che ingoiamo rospi mostruosi (regali di milioni di euro a chi non ne ha bisogno e un trattamento fiscale allucinante per i più demuniti). Dunque abbiamo continuato a ritrovarci, a parlare tra noi e con le persone che passavano. Ci siamo resi conto che la popolazione era ai ferri corti. Anziani costretti a lavorare a 73 anni, madri che decidevano di non scaldare più la casa per comprare cibo piuttosto che elettricità… vi passo i dettagli, si piangeva ogni giorno davanti a situazioni insostenibili. Il 24 novembre molti di noi sono montati a Parigi. Pensavamo che sarebbe stato sufficiente essere numerosi per essere ascoltati. 

La sera stessa, abbiamo visto i tg mentire senza pudore sulle cifre; eravamo quattro gatti. Quelli che erano montati a Parigi si erano fatti bastonare dai CRS, erano traumatizzati sopratutto le signore di una certa età. Abbiamo preparato l’atto secondo, l’uno dicembre. Stavolta gli anziani sono restati e sono saliti a Parigi gente più giovane. La polizia ha controllato l’identità di chiunque voleva manifestare; chi mostrava i documenti è stato bloccato sui champs élysées come in una fan zone dalla quale non hanno potuto muoversi e quelli che non si sono sottomessi al controllo d’identità, perché non si è mai sentita una cosa del genere per manifestare, sono stati bloccati all’arco di trionfo e si sono fatti massacrare tutta la giornata. a questo punto le immagini violente hanno iniziato a circolare, ma si trattava di gente disarmata, che ha tentato di difendere la fiamma del soldato ignoto cantando la marsigliese, i black blocs fanno cosi?

Il giorno dopo, la gente piangeva per strada, è dura quando ti rendi conto che non sei più in democrazia; gli anziani che avevano già vissuto la resistenza tremavano di rabbia. I liceali hanno raggiunto il movimento due giorni dopo ed è stato un massacro, ragazzini sfigurati, occhi saltati, mani strappate dai flashball. Macron ha dato ordine di sparare sul suo popolo. Con la collaborazione delle televisioni che non fanno altro che diffondere immagini troncate. In sostanza, qui ci si chiede perché un governo che deve per forza conoscere le vere cifre dei simpatizzanti al movimento ( e siamo migliaia) tenti di provocare a tutti i costi una reazione violenta. 

Il 31 dicembre i suoi auguri di fine d’anno si sono ridotti ad un insulto deliberato verso la popolazione, trattandola di folla piena d’odio. Il punto è che ora la gente è veramente fuori di sé, ma vi assicuro che questo è il triste risultato di settimane di maltrattamenti e violenze, insulti e umiliazioni. Abbiamo in nostro possesso decine di filmati che confermano cio’ che vi scrivo. I prefetti hanno ordine di fare sparire tutto cio’ che c’è di giallo dalle strade, i porta voce come me si fanno imbarcare tutti i sabati senza ragione, gli avvocati si fanno trascinare fuori dai tribunali dalla polizia, siamo tutti schedati da novembre ed il prossimo sabato si annuncia una carneficina, lo so che è dura da credere, siamo i primi a svegliarci tutte le mattine sperando che non sia vero. c’è modo di diffondere la nostra testimonianza in altro loco perché sti maledetti 2000 caratteri non bastano! per favore.

SUSANNA PACCIONE

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giovedì 10 gennaio 2019

L’immigrazione è un inganno

Roma, 10 gen – Immancabile, con l’arrivo del nuovo anno, si è riaffacciata con prepotenza la vexata quaestio dell’immigrazione di massa. Che, come al solito, viene affrontata a senso unico, in coerenza con i dettami del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto. La grande narrazione la conoscono ormai anche i muri: vi sono disperati in Africa che premono alle porte dell’Occidente europeo, in attesa di essere salvati dalla loro miserrima condizione. Chi si opponga a ciò è, eo ipso, un irredimibile xenofobo, un populista senza cuore, un potenziale Hitler. Questa, appunto, la narrazione egemonica, che è poi il punto di vista del padronato cosmopolitico. Vale, oggi come (e più di) ieri, il noto teorema di Carlo Marx: le idee dominanti sono le idee della classe dominante. Più precisamente, sono il rapporto di forza dominante esaminato dal punto di vista delle idee. Che, appunto, egemonizzano anche l’immaginario di chi, dominato, tutto l’interesse avrebbe a opporsi a tale narrazione e a tale rapporto di forza asimmetrico.


E che invece lo subisce passivamente, prendendo per buone e universalmente valide le idee dei dominanti, che sempre e solo legittimano, appunto, il loro dominio. Rovesciamo la narrazione dominante, dunque. Pensiamo altrimenti. I pedagoghi del mondialismo e i signori del padronato turbocapitalistico hanno già deciso. Deportano migranti in vista dei propri interessi legati al profitto. Destabilizzano il continente africano con bombardamenti umanitari, interventismi etici, imperialismi terapeutici. E, così, determinano lo sradicamento dei popoli africani, costretti a fuggire per mare verso l’Europa, pronta ad “accoglierli”, cioè a sfruttarli senza pietà.


Ecco il vero obiettivo dell’immigrazione di massa: 1) terzomondizzare l’Europa e ridurne la popolazione al rango di una nuova plebe policroma e atomizzata, 2) creare concorrenza al ribasso nel mondo del lavoro, usando i nuovi schiavi deportati dall’Africa con “navi umanitarie”, 3) imporre e generalizzare il profilo del migrante come sradicato senza diritti, 4) dissolvere il popolo come “unità etica” (Hegel) cosciente, con lingua, identità e storia condivisa. Ecco spiegata l’immigrazione di massa e l’amore infinito che la Destra del Danaro e la sua serva fedele, la Sinistra del Costume, provano per l’immigrazione: è l’amore del vampiro per il sangue. Vi è chiaro l’inganno? La Destra del Danaro deporta africani da sfruttare e con cui abbassare le condizioni generali del lavoro. La Sinistra del Costume, abbandonata la lotta di classe e divenuta docile serva del padronato cosmopolitico, dice con le lacrime agli occhi che bisogna accogliere e aprire i porti. Unica eccezione, nel quadrante sinistro: il comunista Marco Rizzo, a cui va il merito di aver compreso la vera natura di classe dell’immigrazione di massa come arma nelle mani dei dominanti.

Non è difficile da capire. I dominanti gestiscono lavoro ed economia. E difendono solo ciò che non va a toccare contro i loro interessi lavoro ed economia. Volete lottare per il lavoro, i diritti sociali, i salari e contro il precariato? Non ve lo consentono. Volete aprire i porti e favorire la deportazione di schiavi, pardon la libera circolazione di merci e persone? Certo che ve lo consentono! Anzi, è ciò che essi vogliono. Ecco spiegata la questione immigrazione di massa e il vile servilismo delle sinistre al guinzaglio della classe dominante. Dal sontuoso attico di Nuova York, come sempre cinto da noia patrizia, il bardo cosmopolita – che mai spende una parola, ovviamente, per i lavoratori e gli sconfitti del mondialismo – è già pronto a calzare la risibile maglietta rossa, a sostegno dell’élite turbofinanziaria.

“Aprite i porti”, dicono le classi dominanti dai loro blindatissimi palagi. Obiettivo? Attirare masse di disperati da sfruttare al meglio. Creare rivolte orizzontali tra subalterni autoctoni e migranti. Abbassare le condizioni delle classi subalterne in generale.

Diego Fusaro

https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/limmigrazione-e-un-inganno-e-lunico-comunista-che-lha-capito-e-marco-rizzo-100548/?fbclid=IwAR3cu62h-8IfYsSuIj5J7Iy9KQjlWk0RewkrXyK8iFgfeDAb1IVHeI9dE9U
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martedì 8 gennaio 2019

FRANCIA MINACCIA SENEGAL PER SFRUTTAMENTO DEL PETROLIO

Sénégal - Thierno Alassane Sall ( ex-ministro senegalese per l'energia) spiega perché ha rassegnato le dimissioni: "La Francia è disposta a fare la guerra, un colpo di stato, o a organizzare una rivolta per imporre un contratto. Loro impongono il loro affare e se non vuoi, fuori dalle scatole!

<<La Francia fa pressioni sul Senegal per ottenere lo sfruttamento di petrolio e gas. Non posso firmare un documento in cui la compagnia francese Total che era in quinta posizione per ottenere l'appalto secondo gli esperti, diventi improvvisamente la prima in lizza, dopo le pressioni esercitate sul presidente Macky Sall. Questo succede ovunque in Africa.
E sono le stesse persone che dicono che gli africani sono irresponsabili, gestiscono male le loro risorse, dovrebbero imparare a sbrogliarsela da soli, e non inviare loro più migranti mentre non lasciano mai l'Africa decidere il migliore partner economico di cui ha bisogno per il suo sviluppo.
Sono disposti a fare la guerra, un golpe, o una rivolta per imporre un contratto poiché non vogliono allinearsi sul mercato come i concorrenti. Impongono il loro affare e se non lo accetti, non hai cha smammare. E chissene frega se il concorrente ti propone un accordo molto più vantaggioso; la materia prima è per loro>>

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sabato 5 gennaio 2019

Gli Elohim biblici spacciati per dèi, e uno di loro – Yahvè – presentato addirittura come Dio unico

Biglino: Elohim biblici, Yahvè e soci oggi hanno paura di noi

Gli Elohim biblici spacciati per dèi, e uno di loro – Yahvè – presentato addirittura come Dio unico? «Non mi stupirei se quegli individui fossero ancora tra noi e ci comandassero, dato che il sistemafinanziario che ci governa è quello illustrato nell’Antico Testamento: se presti denaro sei padrone, se contrai un debito sei schiavo». Ma attenzione: anche qualora gli Elohim fossero qui, non sarebbe più come ai tempi di Mosè: oggi avrebbero motivo di temerci. «Siamo sfuggiti al loro controllo, sia per capacità tecnologica che per numero: siamo sette miliardi». A parlare è Mauro Biglino, l’italiano che sta scardinando la vulgata teologica della Chiesa svelando il testo letterale della Bibbia, di cui ha tradotto 19 libri per le Edizioni San Paolo prima di venir scaricato dal circuito cattolico. Un fenomeno editoriale (Uno Editori, Mondadori) fatto di ormai 13 titoli puntualmente in classifica e decine di affollatissime conferenze in tutta Italia. Molti i volumi tradotti all’estero: imminente lo sbarco negli Usa. Proprio al pubblico americano è destinata l’ultima intervista di Biglino, realizzata in web-streaming con la blogger Sarah Westall. Domanda: il Vaticano non mai ha cercato di fermare il suo ex traduttore “impazzito”? Macché. «Forse, lassù, fa comodo che qualcuno come me cominci a dire certe cose, che prima o poi dovranno ammettere anche loro».

Una su tutte? Yahvè – per la Bibbia – non è Dio: è solo un Elohim, “collega” di Kamòsh e Milcòm, a loro volta “signori” di altri confinanti clan ebraici, della stessa discendenza del mitico Abramo. «La Bibbia ne nomina almeno una dozzina: erano tanti. Molto longevi, ma non immortali né onnipotenti: ammesso che sia ancora vivo, Yahvè non è ancora riuscito a mantenere l’antica promessa fatta agli israeliti, cui aveva garantito vastissimi possedimenti, fino in Mesopotamia». Si sta sgretolando un muro di dogmi, fondato su traduzioni erronee o addirittura deliberatamente manipolate? Clamoroso il caso della Bibbia editata nel 2017 dalla Cei tedesca, che annulla – come anticipato da Biglino – la pretesa profezia messianica contenuta nel Libro di Isaia (17, 4-17): “La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele”. E’ l’appiglio biblico al quale i Vangeli si richiamano per dimostrare l’ascendenza veterotestamentaria della missione di Cristo. Peccato che quella traduzione fosse inventata di sana pianta: non c’è nessuna “vergine”, né alcun verbo al futuro. E’ scritto, testualmente: “La ragazza è incinta”. «Nessun mistero», chiarisce Biglino: «Isaia non parla di Maria di Nazareth, che ancora doveva nascere, ma di Abia, giovane moglie del re Achaz: semplicemente, gli israeliti si aspettavano che quel bambino, una volta cresciuto, potesse liberarli dalla condizione di schiavitù cui allora erano sottoposti».

Un errore tenuto in vita per oltre duemila anni, che annulla il collegamento tra Vecchio e Nuovo Testamento? Colpa della traduzione, sostiene Biglino: il libro fu tradotto in latino attraverso un passaggio intermedio, in lingua greca. E il greco ha un unico termine, “pàrthenos”, che significa sia “ragazza” che “vergine”. «Quella di Isaia è solo una “almà”, una fanciulla. L’ebraico infatti ce l’ha, la parola che designa una vergine: ed è “betullah”, che però in Isaia non c’è». In più, il libro tradizionalmente attribuito al profeta biblico non usanemmeno il verbo “concepire”: «Compare solo l’aggettivo “incinta”, dunque significa che quella ragazza – non vergine, tantomeno Maria – aveva già concepito: non Gesù, ma il futuro figlio del re Achaz». Ne tengono conto, nella loro nuova Bibbia, i vescovi tedeschi. In Italia, per ora, silenzio. Fino a quando? «Credo che la Chiesa si stia comunque preparando a prendere le distanze dall’Antico Testamento: sa che non potrà più ignorare a lungo le verità che stanno emergendo», sostiene Biglino, il cui lavoroè in linea con settori avanzati della ricerca scientifica internazionale, dall’archeologia alla bioingegneria. La tesi: i cosiddetti “libri sacri”, non solo la Bibbia ma anche i Veda indiani e testi sumerici (di cui l’Antico Testamento è una fotocopia) sembrano svelare il famoso “missing link” tra uomo e scimmia.

Genetica, innanzitutto, e non solo animale: «Alimenti essenziali per l’umanità, come la patata e il grano, sono comparsi di colpo – senza diretti antenati genetici – all’epoca di cui parlano i testi antichi e proprio in quelle aree: cioè dove si presentarono quegli esseri temuti e potenti, che gli ebrei chiamarono Elohim e i sumeri Anunnaki». Tracce analoghe costellano le memorie di ogni civiltà, in tutto il mondo: gli “Spendenti”, i “Figli delle Stelle” venuti forse dalla costellazione di Orione? «Facciamo un gioco», propone Biglino: «Facciamo finta che i testi antichi – di cui peraltro non esistono fonti – raccontino fatti realmente accaduti. Sono coerenti? La risposta è sì». A cominciare dalla creazione, «che nella Bibbia non esiste: il verbo usato, “barà”, non significa “creare dal nulla” – concetto assente, nell’ebraico antico – ma solo “separare”: la terra, le acque, il cielo. Come se la Genesi narrasse, in realtà, la sistemazione di un territorio perché divenisse fertile». Quando fu clonata la pecora Dolly, tra lo scandalo dei teologi, i rabbini risposero in modo serafico: perché mai stupirsi? E’ la Bibbia la prima a parlare di clonazione. La Genesi non dice chi creò Adamo, ma solo Eva: testualmente, l’Adàm “fu posto in Gan-Eden”, cioè nel Gan (territorio agricolo protetto) situato nella regione geografica di Eden, tra il Mar Caspio e l’Eufrate. «Eva nacque per clonazione, dopo un’infinità di esperimenti fallimentari: quando la vide, Adamo rispose: finalmente ci siamo, questa sì che è carne della mia carne».
Il peccato originale? «Inesistente, come ben sanno gli ebrei». La cacciata dall’Eden? «Un atto precauzionale, perché gli Adamiti avevano scoperto la possibilità di riprodursi: si stavano pericolosamente avvicinando alle pratiche dell’Albero della Vita, minacciando l’egemonia degli Elohim». Colpa – anzi, merito – del Serpente: «Che non era un rettile, ma un Elohim antagonista, in lizza coi signori del Gan-Eden: la Genesi lo chiama Nahàsh, che in ebraico vuol dire anche serpente, sinonimo di “sapiente”. In altre parole, il genetista». Fu proprio lui, continua Biglino, ad accoppiarsi per primo con Eva: da cui nacque un ibrido, Caino», il nostro vero progenitore. Dopo di allora, gli Adamiti presero a vivere anche per 900 anni, racconta la Bibbia. «Fino a quando non furono gli Elohim stessi a cessare di accoppiarsi con le femmine Adàm, proprio per impoverire il Dna della loro discendenza, riducendone la longevità». Questo, dice Biglino, è quello che – né più né meno – racconta la Bibbia. C’è da crederci? «Possiamo solo “fare finta” che sia tutto vero, controllandone la coerenza. Come noto, la Bibbia non ha fonti. Non si sa quando sia stata scritta, né da chi, né in che lingua: non in ebraico, comunque, perché non esisteva ancora. L’unica certezza, dicono i biblisti ebrei, è che la Bibbia attuale non è l’originale: si sono dati due secoli di tempo per ricostruire una Bibbia più attendibile, attraverso il “Bible Projetc” a cui lavorano i massimi studiosi».
Secondo Biglino, l’ultima cosa che si può fare, con la Bibbia, è fondarvi delle religioni: «La natura tutt’altro che divina di Yahvè emerge ovunque: un guerriero avido e spietato, ma meno potente di altri Elohim. E per giunta neppure a capo di tutti gli ebrei, ma solo della famiglia di Giacobbe-Israele». Un piccolo, dispotico feudatario locale: «Come si fa a presentarlo come riferimento per l’intera umanità?». Un abbaglio durato oltre due millenni, la Bibbia? Sì e no, secondo Biglino: è insensata la derivazione religiosa, mentre gli indizi storici potrebbero reggere. Il vasto corpus dei libri biblici è a geometria variabile, non esiste una sola Bibbia. E, mentre ha libero corso ogni tipo di interpretazione – teologica, esoterica, simbologica, cabalistica – è praticamente scomparsa la traduzione letterale. «E’ giusto che la lettura del testo ebraico abbia, almeno, pari dignità». Spesso, insiste Biglino, chi cita la Bibbia a scopo religioso in realtà non l’ha mai letta: «Quanti vescovi conoscono l’ebraico antico? Se lo conoscessero, scoprirebbero che in quel testo non c’è traccia di trascendenza. Non esiste la base per alcun assunto teologico. Si parla solo di guerre, conquiste, punizioni e stragi efferate.

Non c’è alcuna metafisica, non esiste il concetto di eternità. E quello di immortalità non vale neppure per Yahvè. Lo ricorda Elyon, il capo supremo, parlando agli Elohim: anche loro dovranno morire, proprio come gli Adàm».
Un racconto «in ogni caso eloquente e persino affascinante», dice lo studioso: «Spesso la Bibbia è terribilmente esplicita, nella sua narrazione sempre concreta e assolutamente terrena: le implicazioni soprannaturali sono frutto di invenzioni teologiche, basate su traduzioni clamorosamente distorte». Nella Bibbia, gli angeli (dal greco “anghelòi”, messaggeri) si chiamano Malakhìm. Nelle traduzioni “appaiono” e “scompaiono”, svolazzando graziosamente, mentre nel testo originale «camminano, sfatti di fatica: sono individui in carne e ossa». Gabriele, quello dell’annunciazione? «E’ anche lui un Malàkh, e di alto rango. Ma il nome non designa un singolo individuo, bensì una categoria: il nome originario, Ghevèr-El, significa “alto ufficiale di un El”. Per la cronaca: sono tutte cose che gli ebrei sanno benissimo, così come sanno che i Keruvìm non sono gli alati Cherubini della tradizione cristiana, ma velivoli meccanici monoposto». Ben quattro “Cherubini”, scrive la Bibbia, stavano attaccati al Kavòd, l’aeromobile da guerradi Javhè. Traduzione cristiana: il Kavòd, letteralmente (arma) “pesante”, diventa “gloria”: «Così, dal Kavòd di Jahvè si arriva alla “gloria di Dio”». Fantastico, no? «Non siamo certi che la Bibbia dica il vero. Quel che è sicuro, invece, è che la teologia travisa la Bibbia per inventare di sana piana la sua versione, di cui nell’Antico Testamento non c’è la minima traccia».
La Bibbia non spiega tutto, ma forse aiuta a capire. Quel che non si può ricavare direttamente dall’Antico Testamento, «dato il carattere frammentario e spesso contraddittorio del testo ebraico giunto fino a noi, continuamente manipolato fino all’epoca di Carlomagno», lo possiamo comunque compediare con altri testi, coevi e precedenti: «Testi ebraici non biblici e testi non ebraici, sumeri e in generale mediorientali», spiega Biglino all’americana Sarah Westall. Che idea si è fatto, il traduttore indipendente, di tutta questa storia? Ancora una volta, Biglino cita testi antichi, del Medio Oriente, per comporre un mosaico teoricamente credibile: grazie ai Sumeri sappiamo che quella misteriosa popolazione approdò sulla Terra – non sappiamo da dove – attratta dai minerali come l’oro, preziosi in ambito aerospaziale. Un giorno, stanchi di lavorare, gli Elohim-Anunnaki decisero di “fabbricare” una nuova “razza” di lavoratori, attraverso la clonazione, fondendo cioè il proprio Dna con quello degli ominidi allora presenti, Homo Habilis e Homo Erectus. Fu così che nacque l’Homo Sapiens, ed ecco spiegato il “missing link”. Gli Adamiti? Una ulteriore élite di lavoratori specializzati, successivamente ri-selezionati sempre per via genetica e destinati in esclusiva al Gan-Eden.

Biglino la ritiene una storia plausibile, confermata dal racconto biblico. «Poi, attorno al 500 avanti Cristo, gli Elohim si fecero da parte: sorse la casta sacerdotale, come mediatrice dei loro ordini. Nacquero allora le grandi religioni: senza colpo ferire, si sperimentò uno straordinario strumento di dominio, basato sulla sola persuasione».

Una possibile storia alternativa dell’umanità: dai genocidi a ripetizione ordinati da Yahvè, ossessionato dalla paura dell’insubordinazione dei sudditi, alla nuova obbedienza “dolce” imposta dal dogma e tuttora vigente, nel mondo. Ma erano tutti ostili e vendicativi come Yahvè, gli Elohim biblici? «Niente affatto: c’era anche chi era amante delle arti e della musica. Uno di loro, Baal Pehòr, concorrente del bellicoso Yahvè, predicava la diffusione del sesso libero». Fate l’amore, non la guerra? «Esatto. Solo che poi l’esegesi cristiana ha trasformato gli avversari politici di Yahvè in nemici di Dio: così Baal Pehòr è diventato il demonio Belfagor».

Libere traduzioni, che suonano false come menzogne. Miracoli inesistenti, come il mitico attraversamento del Mar Rosso: «Quelli che Mosè portò via dall’Egitto – non sappiamo nemmeno se fossero ebrei o egiziani – non valicarono mai il mare, ma solo uno Yam Suf, un canneto paludoso», habitat diffusissimo nel delta del Nilo. E’ come se la Bibbia, riscritta mille molte e poi manipolata dalla religione, avesse riproposto una storia molto più antica, vista in ritardo e da lontano. Lo suggeriscono alcuni testi preesistenti, come quelli sumerici dove, ad esempio, si parla del Grande Diluvio. «A salvare il Noè sumero fu En-Ki, uno dei figli del capo dell’impero: fu lui a dirgli di costruire la barca per sovravvivere all’inondazione». Sumera anche l’origine della Genesi: «L’antenato mesopotamico “fabbricato” dagli Anunnaki si chiama, guardacaso, Adamu». Vengono le vertigini, a chi ha sempre sentito citare Bibbia solo in termini religiosi. A proposito: Dio che c’entra, in tutto questo? «Mi guardo bene dal parlarne: non ho neppure le certezze degli atei», ammette Biglino. «Dico solo che, nella Bibbia, non c’è nessun Dio». E scusate se è poco.





Il Dio Alieno della Bibbia
Dalle traduzioni letterali degli antichi codici ebraici
Voto medio su 36 recensioni: Da non perdere
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venerdì 4 gennaio 2019

Mauro Biglino - Loro Sono Qui e Controllano Tutto? Ecco Come Riconoscerli



Salve, Se ritieni che i contenuti di questo Video possano ledere la tua sensibilità, ti voglio tranquillizzare facendo presente che nessuno qui vuole inculcare cose strane. L'obbiettivo della condivisione di questi contenuti é mirata nello stuzzicare in te quella voglia di avviare una SANA E DETERMINATA Ricerca Personale. Per nessuna ragione si vuole offendere le tue idee su determinati argomenti SOPRATTUTTO la tua Fede Religiosa, di cui far tesoro se aiuta la Tua Vita ad essere migliore e degna di essere vissuta. Ognuno é libero di credere in ciò che vuole. L'obbiettivo é quello di dare altri punti di vista che siano in primis arricchimento della propria cultura personale, Spunti di riflessione.

Mauro Biglino è studioso ed esperto di storia delle religioni. E’ stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera di scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse. Da oltre 10 anni si occupa inoltre di Massoneria in quanto riconosciuta come organizzazione iniziatica e simbolica che ha avuto notevole influenza nella storia dell’occidente. Dopo anni di traduzioni professionali ha iniziato a narrare in modo autonomo quanto trovato nei testi ebraici da cui derivano le bibbie che sono in uso per i fedeli. Il metodo adottato consiste nel considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di categorie esegetiche particolari. Ne emerge un quadro coerente e chiaro che narra una storia concreta del rapporto tra un popolo e un individuo di nome Yahweh che aveva ricevuto l’incarico di occuparsene.

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IMMIGRAZIONE E MONDIALISMO






















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