domenica 30 settembre 2018

Martina: “Abbiamo capito la lezione, ora dateci una mano”

di Beppe Grillo – E’ spettacolarmente oltre la perfezione artistica questa frase di Martina, efficace come tratta da un film di Stanley Kubrick. La logica che ri-mette insieme Tajani, Zingaretti, e tutti gli italiani che si identificano nella socialità frou frou. I soliti treni e autobus pagati non si sa da chi hanno riunito i discretostanti del paese a “protestare per contarsi” contro questo governo, che gli risulta incomprensibile. Gente che non capisce ancora una cosa molto semplice: in Italia ci sono tantissimi poveri, quasi poveri e persone spaventate dalla loro stessa casella postale.
Questo governo pensa a loro quando vuole fare deficit (ancora entro il 3%), desidera ripristinare quello stato sociale che i frou frou hanno abbandonato.

Ma da dove viene questa mentalità? Per quale ragione sembra così incredibile fare un po’ di deficit allo scopo di ripartire dagli ultimi?

Pensiamo all’ideologia frou frou, da dove viene?

Se non siamo del tutto ipocriti, sappiamo che il nostro paese è il regno dell’indiretto, del non chiarito, in cui centinaia di migliaia di privilegiati manifesta la sua paura di condividere con il popolo i suoi timori più profondi, non solo i timori… proprio i problemi che hanno visto volgere al basso le loro chances.

Il regno dell’indiretto, della comunicazione ipocrita. Non importano le ragioni storiche che ci hanno portato a questo punto. La divisione che si è creata fra chi si deve sbattere per vivere e chi ha ereditato un po’ di ipocrisia strutturata sembra insanabile, ma non lo è.

Abbiamo assistito alla più riuscita sintesi possibile della vecchia alleanza fra pdl e pd-L.

Intanto solo due strade sono possibili: lasciare i cittadini meno frou frou nelle mani della speculazione finanziaria oppure cercare di difenderli da questi numeretti folli.

La narrazione frou frou non può arrivare a negare la realtà, e nessuna narrazione ha più importanza quando i nodi vengono al pettine. Fa tristezza vedere gli eredi di una tradizione progressista così in preda al panico per i loro stessi destini, che nessuno vuole toccare in fondo. Dovrebbero solo tentare di rivedere il loro concetto di partecipazione

Se hanno capito la lezione, per dirla con Martina, non hanno bisogno di alcun aiuto.

In genere chi ha capito quello che succede agisce di conseguenza, senza elemosinare consensi fatui per salvare se stesso. Allora, purtroppo, c’è da dubitare che il PD abbia capito una qualsiasi cosa diversa dalla necessità di risorgere dalle proprie ceneri.

Noi, adesso, stiamo sforzandoci per creare una nuova identità del paese, non più diviso fra esclusi ed inclusi nei privilegi. Non più tagliato in due metà inconciliabili soltanto perché non saprebbero cosa raccontare ai loro figli e nipoti. Ed è piuttosto triste vederli aggrapparsi ad una storia che non hanno più, non fosse altro perché l’hanno tradita in un abbraccio mortale con gli azzurrini.

La nostra storia è breve, per nulla fraintendibile, così la battaglia non è cambiata: loro criticano le nostre intenzioni senza alcun riferimento; noi, invece, cerchiamo di evitare che tornino ad imporci il dominio della finanza sul mondo reale. Indipendentemente dalla maschera che indossano a seconda dei timori che li affliggono.
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Queste sono le manovre fatte dal #PD (fonte Istat):

Letta (2013) 2.9%
Renzi (2014) 3.0%
Renzi (2015) 2.6%
Renzi (2016) 2.5%
Gentiloni (2017) 2.4%
Gentiloni (Q1-18) 3.5%

Oggi c'è chi si straccia le vesti per il 2,4% voluto dal governo MoVimento 5 Stelle-Lega.
La differenza è che noi i soldi li utilizzeremo per aiutare gli italiani, loro li hanno utilizzati per gli amici e le banche amiche."
fonte Eugenio Giroletti

sabato 29 settembre 2018

PERCHÉ TUTTO IL MONDO CERCHERÀ DI FAR CADERE IL GOVERNO 5 STELLE LEGA


L'analisi finanziaria della manovra del governo di Valerio Malvezzi.http://altrarealta.blogspot.it/

SPREAD, LA TRAPPOLA MORTALE

Un Grande Nando Ioppolo “Che cos’e li spread… io penso che se la gente lo sapesse scoppierebbe la guerra nelle strade da oggi a domani “ SPREAD, LA TRAPPOLA MORTALE In una recente intervista il Professor Nando Ioppolo (avvocato ed Economista, recentemente scomparso), sostiene che lo SPREAD é una cosa che se la gente sapesse cos’é, molto probabilmente scoppierebbe la violenza nelle strade perché sullo SPREAD é stata fatta una campagna mediatica vergognosa basata sulla bugia.
Ioppolo spiega che il gioco inizia dalla BCE ( Banca Centrale Europea) che presta alle banche private allo 0,75% tutti gli euro che gli richiedono per qualunque motivo glieli richiedono. Dopodiché la banca (UNICREDIT nell’ esempio del Professore), con questo 0,75 ci compra i BTP che tecnicamente dovrebbero essere allo 0,76. Perché allora al 5 %? Perché così la Banca ci può speculare.
Quindi il dissanguamento generale dei cittadini italiani viene fatto per far arricchire i privati. Il funzionamento di questo indice (SPREAD) é abbastanza complesso. Se un BTP ha un funzionamento del 2 % ed ha un Valore Nominale di 100, va venduto a 98. Come farlo arrivare al 5 % ? E’ molto semplice.
Se l’ Italia fallisce ? Oggi vediamo le tv nazionali parlare di agenzie di rating come Standard & Poor’s che parlano di declassamento, andamento finanziario di un paese. Ora, se queste agenzie dicono che l’ Italia fallisce, l’ investitore o la banca vorrà assicurarsi sul fallimento dello stato e quindi comprerà un certificato assicurativo sui BTP chiedendo uno sconto che gli consente di acquistare il certificato assicurativo, il CDS ( Credit Default Swap). Se lo Spread é a 300 (3 %), il BTP di Valore Nominale 100 che dovrebbe essere venduto a 98 viene venduto a 95. Ma sorge un problema: Perché le banche e gli investitori non comprano i CDS?
Non credono nel fallimento dell’ Italia ? Ma allora tutto questo é una balla per spaventare? A quest’ ultima domanda, Nando Ioppolo risponde che lo SPREAD é stato usato, oltre che per strumento di speculazione, anche per fine politico, ovvero per poter scalzare qualcuno che fa resistenza e mettere al suo posto qualcuno che di resistenza non ne fa. E ne abbiamo avuto un esempio con il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha fatto dello SPREAD uno spauracchio, qualcosa di imprescindibile, forse per ingenuità, forse perché non conosce l’ economia. Sui CDS va fatto un discorso a parte. E’ vero che nessun acquirente dei BTP compra i CDS per assicurarsi sul fallimento dell’ Italia, ma é anche vero che molti speculatori e molti investitori di BTP comprano CDS senza usare i BTP, perché essi non sono un derivato assicurativo di copertura ma uno strumento di speculazione usato appunto per far utilizzare lo SPREAD per poterci guadagnare e costringere il popolo italiano a sacrifici, a stringere la cinghia per poterci speculare sui CDS. Questo porta ad un disastro pazzesco sia politico che economico, i disoccupati continuano ad aumentare ma le banche e gli speculatori continuerebbero a speculare su BTP e CDS e far in modo che lo SPREAD si alzi per poter aumentare i loro guadagni .
Secondo i dati Istat del 2009 ( prima dello SPREAD), abbiamo avuto una spesa pubblica di 500 miliardi, degli Oneri Finanziari ( soldi che lo Stato da alle banche per i servizi ) di 130 miliardi e 80 miliardi di Interessi sui BTP. Sul PIL di 1820 miliardi vanno tolti i servizi bancari e gli interessi e in questo caso sono 210 miliardi che lo Stato ha dato alle banche per chissà quale motivo. Ha senso ? Ha senso che i cittadini italiani si dissanguino, paghino più tasse, stringano la cinghia solo per arricchire le banche?
E perché nessuno ha mai parlato di come si possa contenere o arginare lo SPREAD? Secondo il Professor Ioppolo per contenere lo SPREAD basterebbero 2 cose: 1 effettuare il collocamento alla giapponese ovvero sia obbligare le banche sul territorio dello stato ad agire ad un tasso ridotto. 2 Obbligare la BCE a prestarci allo 0,75% e far acquistare i BTP allo 0,76%. Ci sarebbe un risparmio di 70 miliardi l ‘anno. Purtroppo queste cose la gente non sa o fa finta di non sapere oppure é colpa della campagna di disinformazione in atto, che é complice, di giornali e televisioni complici che non raccontano la verità.
Persone come Nando Ioppolo hanno speso la loro vita a cercare di far capire il sistema truffaldino di speculatori e banche assassine che continuano la loro politica di dissanguamento e Austerità che non porteranno mai da nessuna parte, solo a morte e distruzione, e ci chiediamo, quante vite debbano ancora essere spezzate affinché qualcuno possa veramente pensare al bene dell’ Italia.


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venerdì 28 settembre 2018

LA MANOVRA DEL CAMBIAMENTO: dal reddito di cittadinanza a flat tax, Equitalia e Fornero




Le misure della manovra: dal reddito di cittadinanza a flat tax, Equitalia e Fornero
Dopo le pressioni, alla fine la linea Tria sul deficit è stata sfondata

"Accordo raggiunto con tutto il governo sul 2,4%. Siamo soddisfatti, è la manovra del cambiamento". Così i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in una nota congiunta.

Ma cosa prevedono le misure contenute nella Nota di aggiornamento al Def? Da quello che inizia a trapelare ci sono dieci miliardi per il reddito di cittadinanza e un fondo ad hoc di 1,5 miliardi per i truffati dalle banche. Tra le altre misure, annunciate da Matteo Salvini, ci sono "le tasse abbassate al 15% per più di un milione di lavoratori italiani, diritto alla pensione per almeno 400.000 persone e altrettanti posti di lavoro a disposizione dei nostri giovani superando la legge Fornero, chiusura delle cartelle di Equitalia, investimenti per scuole, strade e Comuni. Nessun aumento dell'Iva Pienamente soddisfatto degli obiettivi raggiunti".


Anche Di Maio gongola. "RAGAZZI! Oggi è un giorno storico! Oggi è cambiata l'Italia! Abbiamo portato a casa la Manovra del Popolo che per la prima volta nella storia di questo Paese cancella la povertà grazie al Reddito di Cittadinanza, per il quale ci sono 10 miliardi, e rilancia il mercato del lavoro anche attraverso la riforma dei centri per l’impiego. Restituiamo finalmente un futuro a 6 milioni e mezzo di persone che fino ad oggi hanno vissuto in condizione di povertà e che fino ad oggi sono stati sempre completamente ignorati. Nella Manovra del Popolo abbiamo inserito anche la pensione di cittadinanza che restituisce dignità ai pensionati perché alza la minima a 780 euro. E con il superamento della Fornero, chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione liberando posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare il nostro Paese per avere un’opportunità. I truffati delle banche saranno finalmente risarciti! Abbiamo istituito un Fondo ad hoc di 1,5 miliardi", ha scritto il grillino su Facebook.

La legge di bilancio rischia la bocciatura da parte della Commissione europea se il deficit nominale dovesse superare la soglia del 2%. La decisione sarà presa dal collegio dei commissari nella seconda metà di ottobre, dopo la presentazione formale del progetto di Legge di bilancio, ma i tecnici dell'esecutivo comunitario inizieranno sin da subito a analizzare i dati contenuti nella nota di aggiornamento del Def.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/misure-manovra-reddito-cittadinanza-flat-tax-equitalia-e-1581574.html
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giovedì 27 settembre 2018

La potente armata di 200 mila burocrati di Stato che costano 25 miliardi all’anno






La potente armata di 200 mila burocrati di Stato che costano 25 miliardi all’anno
Ogni anno gli alti dirigenti dichiarano di avere raggiunto gli obiettivi, anche se la percezione della loro efficienza è decisamente bassa

Nel nostro Paese opera un esercito ristretto di super-burocrati che detengono un potere immenso nei ministeri, nei comuni, nelle regioni e nella sanità. Una potente armata di 200 mila tra superburocrati e quadri di seconda fila a carico della collettività. E’ costano tanto, un costo stratosferico: da un minimo di 16 miliardi di euro l’anno fino a una stima di venticinque miliardi di euro.

Guadagnano più dei parlamentari e dei ministri. Sono loro che gestiscono l’organizzazione tecnico-amministrativa dei Ministeri, si coprono gli errori uno con l’altro, sono legati a una efficace rete di protezione e rimangono ai posti di comando nonostante i cambi di governo. guadagnano più dei parlamentari. In testa a tutti nella classifica degli stipendi, il direttore generale e il ragioniere generale del Ministero dell’Economia. Entrambi superano quota 500 mila euro all’anno. Il segretario generale del ministero degli Esteri, percepisce, invece, 296 mila euro. E non finisce qui. Ben diciotto burocrati dello stesso ministero, ricevono una retribuzione superiore ai 250 mila euro. E ancora. Il capo di gabinetto del Ministero dell’Istruzione guadagna 190 mila euro all’anno, il responsabile della segreteria tecnica del ministro 90 mila. Il vice capo di gabinetto 124 mila euro. .

I super-burocrati non indicano mai i parametri di merito e di produttività: ogni anno dichiarano di avere raggiunto gli obiettivi, anche se la percezione della loro efficienza è decisamente bassa. Dunque, l’Italia è piena di dirigenti, uno status che dura tutta la vita, mentre l’efficienza dell’amministrazione di Stato, Regioni, Province e Comuni resta sotto gli occhi di tutti: uno sfascio totale.

Ciro Crescentin

http://www.ildesk.it/attualita/la-potente-armata-di-200-mila-burocrati-di-stato-che-costano-25-miliardi-allanno/
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la UE sta diventando sempre più simile all’URSS.

Certamente già i lettori sanno che la Procura di Nanterre ha ordinato che venga sottoposta a perizia psichiatrica Marine Le Pen, segretaria del Rassemblement National (ex FN) e parlamentare all’Assemblea. Ciò, nel quadro di un’incriminazione per “la diffusione di messaggi violenti su Internet, articolo 706-47-1 del codice di procedura penale” francese. La parlamentare ha commesso il delitto di aver postato foto di atrocità commesse dai terroristi islamici del’ISIS: un soldato siriano schiacciato da cingolati, il corpo del giornalista James Foley decapitato, un pilota giordano bruciato vivo.
Bisogna spiegare perché. Ciò è avvenuto nel dicembre 2015, quando la Francia è stata colpita dai sanguinosi attentati firmati da Daesh. Il giornalista della tv ebraica BFM-TV, Jean-Jacques Bourdin, ha dedicato la trasmissione alla seguente insinuazione: la crescita del Front National si accompagna alla crescita del jihadismo, “lo scopo di Daesh è di spingere la società francese al ripiegamento identitario” e al voto per il Front….
Un tipo di insinuazione mediatica che ben conosciamo. La Le Pen ha giudicato “un parallelo immondo” l’accostamento fra il Front e l’ISIS, e a scopo dimostrativo ha postato le foto atroci, con la scritta: “Daesh è questo”.
http://www.lefigaro.fr/politique/le-scan/2015/12/16/25001-20151216ARTFIG00116-remontee-contre-bourdin-le-pen-publie-des-photos-d-executions-de-daech.php
Immediatamente incriminata dalla “giustizia”, per aver postato questo foto “violente” (anche se già viste e pubblicate), adesso la procura le ingiunge di sottoporsi a visita psichiatrica obbligatoria; lo psichiatra dovrà verificare se la signora è “colpita da una turba psichica o neuropsichiatrica che ha abolito la sua capacità di discernimento” nel postare quelle immagini. Pare che questo genere di procedura sia “normale” e sistematica in questi casi di postazione di immagini violente sul web.
Nel postare l’ingiunzione tribunalizia, la Le Pen ha commentato: Questo regime comincia VERAMENTE a far paura”.







C'est proprement HALLUCINANT. Ce régime commence VRAIMENT à faire peur. MLP





E’ appena il caso di ricordare che il trattamento psichiatrico per gli oppositori era una specialità praticata nell’Unione Sovietica; oggi viene inaugurata nell’Europa occidentale. Né sarà limitata la sola Francia.
Sta infatti nascendo, nel silenzio generale dei media mainstream e dei governi, la Procura Europea: che ci toglierà la sovranità anche nel campo penale, con le conseguenze che non è difficile immaginare:
Salvini a rischio. Nasce Procura Ue Potrebbe decidere su Italia e immigrazione titola infatti Affari Italiani, il giornale online che (unico) ha dato alla notizia il giusto rilievo.

Ecco il corpo dell’articolo:

E come vedete, già 22 stati hanno ceduto la sovranità penale ad una procura d’accusa che sottrae gli imputati al giudice naturale – fra cui ovviamente l’Italia: l’Italia di Gentiloni, di Renzi, del PD. Ma se il nostro governo non si affretta a spezzare questa catena ulteriore, avrà fatto un passo decisivo verso il nostro servaggio. E avrà dato un’arma terribile in mano ai nostri procuratori faziosi e già onnipotenti, contro quei politici che essi giudicano avversari ideologici, come Salvini agli occhi del procuratore di Agrigento.
E’ esattamente quel che profetizza da anni Vladimir Bukovski, scrittore e ex dissidente sovietico: la UE sta diventando sempre più simile all’URSS.



Ogni giorno bisogna diventare più coscienti che quella verso questa UE è una vera lotta di liberazione – per la riconquista della libertà e dell’uguaglianza nel consesso europeo, dove siamo stati ridotti a inferiori e subalterni.

fonte https://www.maurizioblondet.it/questa-e-lotta-di-liberazione-dalla-eusovietica/


http://malaalde.blogspot.com/2018/09/questa-e-lotta-di-liberazione-dalla.html

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mercoledì 26 settembre 2018

"Da metà marzo verrà erogato il reddito di cittadinanza"

Luigi Di Maio a Porta a Porta: "La pensione di cittadinanza partirà già a gennaio"

"Nel 2019 faremo partire in maniera differenziata pensioni e reddito di cittadinanza: dal 1° gennaio 2019 la pensione minima passa a 780 euro, mentre da metà marzo 2019 sarà erogato il reddito di cittadinanza" e si partirà con il potenziamento di "centri per l'impiego". Lo ribadisce a 'Porta a Porta', il vicepremier Luigi Di Maio.

"È pronta una proposta per incominciare ad eliminare le leggi inutili per le imprese. Siamo arrivati ad una proposta che elimina 140 leggi", ha detto Di Maio, a Porta a Porta, spiegando che "ci sarà un codice unico con norme uniche, elimineremo anche i dpr".

https://www.huffingtonpost.it/2018/09/25/da-meta-marzo-verra-erogato-il-reddito-di-cittadinanza_a_23541615/?utm_hp_ref=it-homepage&ncid=fcbklnkithpmg00000001
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lunedì 24 settembre 2018

Pensioni e reddito di cittadinanza

Pensioni e reddito di cittadinanza "esclusi gli stranieri, facendo deficit", e pace fiscale per le "persone in difficoltà". In un'intervista al Fatto Quotidiano Luigi Di Maio ribadisce le priorità a cinque stelle sulla manovra. E sulla misura principe, il reddito di cittadinanza appunto, conferma le voci circolate in questi giorni sulle coperture:


"Troveremo risorse facendo deficit. E la manovra farà salire le pensioni minime a 780 euro e darà il reddito di cittadinanza a tutta la platea, esclusi gli stranieri. Le cifre non le dico. Ma il tema non è tanto il deficit, ma le misure per far crescere il Pil. Il Portogallo è arrivato ad avere un rapporto tra deficit e Pil del 7 per cento, ma ha abbassato il debito grazie alla crescita".

Quanto alla pace fiscale invece, il vicepremier non vuole apparentamenti o paragoni con un condono che, sostiene, "per noi è inaccettabile:"


"Il condono fino a un milione di euro per noi è inaccettabile. I furbi non vanno premiati, e infatti a fine settembre nel decreto fiscale verrà previsto il carcere per chi evade. Abbiamo chiesto agli uffici i dati per individuare le persone in difficoltà, dai piccoli imprenditori alle famiglie. E su quelli costruiremo soglia e platea della pace fiscale. E non ci saranno scudi fiscali o rientri di capitali esteri".

Sugli screzi degli ultimi giorni tra M5s e Mef infine, il vicepremier ribadisce la fiducia al ministro Tria, rimarca la linea pentastellata - "nelle viscere dello Stato ci sono dirigenti che ci remano contro" - e fa scudo attorno a Casalino:

"C'è grande ipocrisia. Tutti ci arrabbiamo e capita di dire parolacce in conversazioni private. Ma la gente in queste ore ferma Casalino e gli dice: 'Andate avanti'. Ha capito il merito del problema"



Il Fatto Quotidiano

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Senza Pensioni
Tutto quello che dovete sapere sul vostro futuro e che nessuno osa raccontarvi
Senza Soldi
Sottopagati, disoccupati, precari. Ma Paperoni e furbetti se la godono

domenica 23 settembre 2018

CARI SOVRANISTI, IL VERO NEMICO NON È POLITICO



Lega e M5S oltre il 60%, il PD sotto il 15% e Forza Italia sotto l’8%. Savona, Bagnai, Borghi, Barra Carracciolo in posizioni chiave, Marcello Foa Presidente Rai in pectore e si fa persino il nome di Rinaldi per la Consob. Tutto ciò era impensabile soltanto l’anno scorso. La battaglia del consenso è stata vinta, l’Italia è il primo Paese in cui la maggioranza della popolazione è saldamente schierata a favore di forze più o meno sovraniste. In realtà però c’è poco da festeggiare. Quella che è stata vinta è la prima e forse potremmo dire la più semplice delle battaglie. Il nemico non è politico, se il vero nemico fosse il PD vincere la guerra sarebbe fin troppo semplice. Purtroppo per noi il vero nemico è altrove, ed è un nemico che potrebbe schiacciare il potere politico anche se quest’ultimo fosse per intero unito e compatto. Il nemico è il grande capitale finanziario proprietario di quote azionarie in tutte le maggiori società che compongono l’apparato economico industriale del paese e non solo.


Il nemico sta nei grandi fondi d’investimento, in quegli agglomerati che Gallino definiva “gli azionisti universali” e che posseggono rilevanti azioni in giornali, televisioni, grandi industrie e banche, come Black Rock, di Vanguard, di Capital World Investor, di FMR, di State Street Corp. Il vero nemico non detta la linea politica ma la linea ideologica. Il nemico è nelle prestigiose università di economia, dove si insegna quanto le liberalizzazioni e le privatizzazioni siano salvifiche per l’economia, quanto la flessibilizzazione del mercato del lavoro sia la soluzione alla disoccupazione, quanto la deregolamentazione sia la soluzione alle crisi finanziarie. Il nemico sta nelle menti dei dirigenti e dei manager formati nelle suddette università. Il nemico è in quelle società di rating private che con un discrezionale voto positivo o negativo decidono se un governo possa o meno attuare una politica economica. Il nemico sono quelle regole sbagliate o inesistenti che permettono a numerosi istituti finanziari come Goldman Sachs o Deutsche Bank di poter liberamente scambiare qualsiasi quantità di titoli di debito pubblico manovrando i tassi e mettendo a rischio intere nazioni artatamente sprovviste della protezione di banche centrali con funzione di prestatore d’ultima istanza. Il nemico ci ha portati da essere la quarta potenza industriale e l’unico paese al mondo dove la classe media poteva permettersi di possedere due case di proprietà, una al mare o in campagna e una in città, ad un paese dove ci sono dieci milioni di poveri e la classe media non arriva neppure a pagare le bollette. Il nemico nasce con il divorzio del 1981, cresce dalla rivoluzione liberista mediatica e giudiziaria del 1992 e non sarà facile debellarlo. Il nemico è in tutte quelle poltrone al Ministero dell’Economia e Finanze che Rocco Casalino minacciava in quell’audio rubato. Il nemico è ai vertici della televisione pubblica che Marcello Foa insidierà presto. Il nemico è alla Consob, vigilante della borsa poco vigile negli ultimi anni, per la quale direzione si paventa oggi il nome di Rinaldi. Il nemico è ai vertici delle società partecipate come Eni, Enel, Finmeccanica, gestite non secondo l’interesse nazionale ma secondo quello degli azionisti privati, e si spera che in futuro arriveranno nomine interessanti anche in quel versante. Il nemico è in Europa dove le politiche fiscali e monetarie sono decise in funzione della tecnica e non del benessere della popolazione, dove non importa se crollano i ponti o le scuole ma tutto ciò che conta è rispettare dei parametri. Quest’ultimo è un nemico che non dobbiamo e non possiamo affrontare adesso, poiché probabilmente si abbatterà da solo con le prossime elezioni europee, ed attaccarlo frontalmente ora, come faceva osservare il prof. Bagnai, significherebbe addossare soltanto al nostro paese il costo politico di una disfatta annunciata. Il nemico è la cultura economica neoliberista che, dal 1992, ha permeato la struttura sistemica italiana. Non sarà facile da sconfiggere, ma è inevitabilmente questa la direzione in cui muoversi.
(di Luca Pinasco)
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https://scenarieconomici.it/cari-sovranisti-il-vero-nemico-non-e-politico-di-luca-pinasco/


Rompere la Gabbia
Sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi

venerdì 21 settembre 2018

Io ho vissuto nel vostro futuro. E non ha funzionato.


Occhio alla UE: I Gulag iniziarono esattamente così. Il dissidente russo che ci mise in guardia.


Vladimir Bukovsky è uno scrittore, neurofisiatra e attivista dissidente russo che ha trascorso 12 anni nelle prigioni psichiatriche russe e nei campi di lavoro, per aver difeso i diritti umani durante gli anni ’60 e gli anni ’70. Il suo ultimo periodo di prigionia risale al 1971. Arrivò in occidente nel 1976 e oggi vive a Cambridge. Ha sperimentato sulla sua pelle un sistema che egli considera sinistramente simile a quello che oggi ci viene imposto con l’Unione Europea. Ecco il video, che ho tradotto e sottotitolato per voi, nel quale esprime pensieri pesanti come macigni, che dovrebbero scuotere anche le coscienze più sopite.

E’ veramente un enigma per me capire perché, dopo avere appena seppellito un mostro, l’Unione Sovietica, ne stiamo costruendo un altro notevolmente simile: l’Unione Europea. Esattamente, cos’è l’Unione Europea? Forse, esaminando la sua versione sovietica, possiamo trovare la risposta.

L’Unione Sovietica era governata da quindici persone non elette che si attribuivano incarichi l’un l’altro e che non erano tenuti a rispondere a nessuno. L’Unione Europea è governata da due dozzine di persone non elette, che si attribuiscono incarichi l’un l’altro, si incontrano in segreto, non devono rispondere a nessuno e che non possiamo rimuovere.

Uno potrebbe dire che l’Unione Europea ha un Parlamento eletto. Beh, anche l’Unione Sovietica aveva una specie di Parlamento, il Soviet Supremo, che si limitava a timbrare le decisioni del Politburo più o meno come fa oggi il Parlamento dell’Unione Europea, dove i tempi di parola nella plenaria sono limitati all’interno di ciascun gruppo e spesso ammontano a un solo minuto per oratore. Nell’Unione Europea ci sono centinaia di migliaia di euroburocrati con altissimi stipendi, con i loro staff, i loro servitori, i loro bonus, i loro privilegi, la loro immunità a vita dai procedimenti penali, che semplicemente ruotano da una posizione all’altra, non importa quali siano i loro risultati o i loro insuccessi. Non è esattamente come nel regime sovietico?

L’Unione Sovietica è stata creata attraverso una coercizione e in molti casi con l’occupazione militare. L’Unione Europea è stata creata, a dire il vero, senza l’uso della forza militare, ma grazie alla coercizione e alla prepotenza economica.

Per continuare ad esistere, l’Unione Sovietica si espanse sempre di più. Quando smise di espandersi, iniziò a collassare e io sospetto che lo stesso sia vero per l’Unione Europea.

A noi venne detto che l’obiettivo dell’Unione Sovietica era quello di creare una nuova entità storica, il popolo sovietico, e che dovevamo dimenticare le nostre nazionalità, le nostre tradizioni etniche e le nostre usanze. La stessa cosa sembra accadere con l’Unione Europea, dal momento che non vogliono che voi siate inglesi o francesi: vogliono che voi siate tutti appartenenti a una nuova fattispecie storica, gli europei, per sopprimere tutti i vostri sentimenti nazionali e vivere come una comunità multinazionale. Dopo 73 anni, questo sistema nell’Unione Sovietica ha condotto a più conflitti etnici che in qualunque altra parte del mondo. Nell’Unione Sovietica uno dei grandi obiettivi era la distruzione dello stato nazione e questo è esattamente ciò che osservo in Europa oggi. Bruxelles vuole assorbire gli stati nazione in modo che cessino di esistere.

La corruzione, nell’Unione Sovietica, si propagava dall’alto verso il basso e così accade nell’Unione Europea. La stessa attività di corruzione endemica che noi abbiamo visto nella vecchia Unione Sovietica sta prosperando nell’Unione Europea. Coloro che si oppongono o che lo evidenziano vengono messi a tacere o allontanati. Non è cambiato niente.

Nell’Unione Sovietica avevamo i Gulag. Io penso che abbiamo un Gulag anche nell’Unione Europea: un Gulag intellettuale chiamato “politically correct“. Quando chiunque cerca di esprimersi su questioni relative alla razza o alla differenziazione di genere, o se le sue opinioni differiscono da quelle approvate, viene ostracizzato. Questo è l’inizio del Gulag, l’inizio della perdita della libertà.

Nell’Unione Sovietica ci hanno detto che avevamo bisogno di uno stato federale per evitare le guerre. Nell’Unione Europea vi stanno dicendo esattamente la stessa cosa. In breve, la stessa ideologia sorregge entrambi i sistemi.

L’Unione Europea non è nient’altro che il vecchio modello sovietico presentato in vesti occidentali. Ma ancora, come per l’Unione Sovietica, l’Unione Europea ha dentro di sé i germi della sua fine. Sfortunatamente, quando collasserà – e lo farà – lascerà dietro di sé una distruzione di massa e noi ci troveremo con enormi problemi economici ed etnici.

La vecchia Unione Sovietica era incapace di riformarsi. Così è per l’Unione Europea. Ma c’è un’alternativa all’essere governati da quelle due dozzine di auto-incaricati funzionari di Bruxelles: si chiama “indipendenza“. Non siete costretti ad accettare quello che hanno pianificato per voi. Dopo tutto, nessuno vi ha mai chiesto se volevate esserne parte.

Io ho vissuto nel vostro futuro. E non ha funzionato.

https://www.byoblu.com/2015/10/23/occhio-alla-ue-i-gulag-iniziarono-esattamente-cosi-il-dissidente-russo-che-ci-mise-in-guardia/
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Rompere la Gabbia
Sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi

giovedì 20 settembre 2018

LO SFOGO DI UN EMIGRATO ITALIANO.

"On. Giuseppe Civati chi Le Scrive E'un EMIGRANTE, 43 Anni In Svizzera, Zurigo Dall'Eta'di 18 Anni nel 2019 avro' 65 anni, ma ricordo molto bene quell'anno: settembre 1972, avevo da poco compiuto 18 anni, arrivati a zurigo dopo un viaggio di 20 ore,treno diretto: lecce-zurigo, il treno pieno di emigranti, giovani come me non trovammo il comitato accoglienza, cittadini svizzeri con caffe' caldo e biscotti... e con borse di indumenti,e regali per i "gastarbeiter" tradotto:ospiti-lavoratori ,
ma la "fremdpolizei" polizia per gli stranieri, che gentilmente ai nuovi arrivati domandavano: in perfetto italiano:
1:biglietto da dove e'partito
2:contratto di lavoro
3indirizzo dove risiedere fino al 18 dicembre:(scadenza del contratto...)
4:ci pregavano di presentarci a kloten aereoporto zurigo per la :gesundheiten kontroll:kontrollo dello stato di salute, dove una volta passato il controllo,se eri in salute ottimale veniva messo il visto sul contratto di lavoro:gesund bestedigt : stato di salute ottimale puo' lavorare..se non lo superavi,veniva messo il visto:nicht bestedigt :stato di salute non ottimale,il venerdì successivo venivi accompagnato sullo stesso treno e partivi con un biglietto di ritorno per l'italia !!! ha notato la differenza???...noi emerito on.civati siamo emigranti e non migranti!eravamo e siamo stati e siamo una ricchezza economica e finanziaria...non un onere per l'italia come i vostri "migranti"di 5 miliardi di euro...!!!in svizzera da oltre 75 anni..ma per lavorare !!! ma con richesta fatta da un accordo bilaterale tra i paesi svizzera ed italia!!!...con richesta di manodopera per lavorare con contratto di lavoro...legale! permesso...legale!!!...noi siamo stati il 35%del pil italiano per 30 anni!!!...
a tanto corrispondevano le entrate in italia!!!
...890.000 emigranti ogni fottutissimo mese mandavamo il denaro in italia, una marea di denaro...solo a zurigo e kantone eravamo 150.000 italiani...vada nei registri a berna e domandi quanti emigranti italiani in 75 anni si sono macchiati di crimini verso le cittadine e cittadini svizzeri...verso il paese elvetico con stupri,assassinii,rapine,borseggi e forme varie di accattonaggio...piuttosto morivamo di fame..ma sempre con la dignita'..di italiani... anche noi ,caro onorevole civati abbiamo avuto i nostri morti e tanti..molti non c'e l'hanno fatta..sono morti giovani..avrebbero la mia stessa eta'..tanti purtroppo non riposano nel paese natio...in italia...ma qui in svizzera,ma senza polemiche,senza notizie sui media e giornali italiani o dibattiti idioti in tv..(vedi la 7 -8- 9 )..ma solo una anonima tomba con su una croce..nome e cognome e data della morte: gestorben wegen arbeiten unfall :morto sul posto di lavoro...
il prossimo anno avro' 65 anni ed avro'la pensione svizzera..ma sempre italiano,orgogliosamente italiano...ma deluso di avere come rappresentante dei politici ipocriti ,falsi,ma sopratutto che non si preoccupano degli italiani...voi che vi reputate partito democratico di sinistra...per i cittadini meno abbienti,per i poveri,per i pensionati... quanta falsita'..in 5 anni di governo..(non votato dagli italiani..)avete portato alla rovina l'italia..!!con un minchione al governo! un bimbominchia che qui in svizzera non lo avrebbero usato nemmeno per tener ferme le porte del palazzo federale bundenhaus di berna perche'non ha attributi!!!
vi siete preoccupati piu'di questi opportunisti africani... avete riempito le citta 'italiane... di tanti giovani africani... un milione e 700.000 giovani..a far che? elemosinare ? a piantar pomodori? al raket della prostituzione? e rapine? contrabbando e smercio della droga? questi sarebbero i vostri emigranti ???
a pagarli 35 €uro al giorno senza fare una beata minchia ??? questi, un domani dovrebbero pagare le pensioni ai nostri giovani..???
VERGOGNATEVI....CON LA VOSTRA IPOCRISIA E FALSITA', STATE DETURPANDO IL RICORDO DEGLI EMIGRANTI VERI ITALIANI... MORTI PER QUESTO PAESE.. VERGOGNA!!!"

Delfino Donato.

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Rompere la Gabbia
Sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi

mercoledì 19 settembre 2018

IL VELENO DELLA PORNOGRAFIA altera e droga il tuo cervello

Fin dalla sua comparsa sul mercato alla fine degli anni Quaranta negli Stati Uniti, la pornografia è stata oggetto di un vivace scambio di opinioni. Secondo i suoi sostenitori, essa sarebbe una forma d'arte e una manifestazione di progresso e di maturità, mentre secondo i suoi detrattori essa costituirebbe una scurrile esaltazione dell'oscenità. Giocando sull'ambiguità dell'erotismo, incentrato sul nudo e sull'immaginazione, è stato inoculato un veleno mortale. La visione reiterata di certe immagini induce nel consumatore di pornografia - softcore e hardcore - alcuni stati d'animo alterati che distorcono non solo l'idea del ruolo naturale della sessualità all'interno della coppia, ma deturpano anche l'immagine femminile trasformandola da quella di madre e di sposa in quella di un irreale animale perennemente disponibile, una coniglietta destinata a soddisfare i desideri più perversi del maschio. Ma la pornografia non è solo questo: essa è anche indissolubilmente legata ad altre piaghe sociali come la porno-pedofilia, la prostituzione, il turismo sessuale, la violenza carnale, e tutte le forme più aberranti e più squallide di mercificazione del sesso.

La marea montante della pornografia - dal greco pòrnè («meretrice») graphìa («descrizione») - è certamente uno dei fenomeni più visibili della nostra epoca permissiva, ma è certamente anche una delle manifestazioni meno prese in considerazione e sulle quali i media chiudono il più delle volte entrambi gli occhi per non apparire retrogradi o antilibertari.
Eppure, nonostante i collegamenti sempre più lampanti tra questo genere di «passatempo» e gli effetti psicologici e sociali sui suoi consumatori denunciati da una folta schiera di studiosi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione da parte dell'informazione pubblica... Approfittando della grande avanzata tecnologica degli strumenti di comunicazione avvenuta in questi ultimi decenni - soprattutto dell'enorme sviluppo della rete internet e persino sui cellulari mediante i social - la pornografia è penetrata ovunque.

Se fino ad una decina di anni fa la merce a luci rosse era reperibile solo presso le edicole, le videoteche o i pochi sexy shop, l'avvento del computer e della possibilità di visitare un numero sterminato di siti erotici ha amplificato la potenza suggestiva di questa controversa forma di espressione. Con un semplice clic del mouse e un modem è possibile accedere (in un attimo e in qualsiasi momento della giornata standosene comodamente seduti in casa propria) ad una quantità fino a poco fa impensabile di immagini e filmati per adulti, ed entrare in un universo dove la censura non ha alcun potere.

Com'era facilmente prevedibile, il fenomeno sta assumendo proporzioni sempre più imponenti. Negli Stati Uniti, Paese puritano in cui scoppiano i sex-gate, ma allo stesso tempo culla della pornografia e maggior esportatore di materiale per adulti in tutto il mondo, sono già sorti alcuni centri di disintossicazione per sex addict(«dipendenti da sesso»), persone che finiscono per perdere il contatto con la realtà quotidiana e passano intere giornate davanti al PC visitando siti osceni. A dire il vero, ce n'è proprio per tutti i gusti. Come un enorme plateau de fromages, i pornografi offrono ai loro assetati clienti una vasta gamma di fanghiglia comprendente diverse forme di perversione al limite della paranoia.



Ecco dunque profilarsi un orizzonte più complesso. Dietro al businness della pornografia, si cela una mentalità libertaria, una filosofia di vita, una vera e propria ideologia incoraggiata e foraggiata da personaggi legati al mondo dell'Alta Finanza, della Massoneria e dei circoli mondialisti, che oltre al «sesso per tutti» vogliono introdurre la liberalizzazione della droga, dell'aborto, il riconoscimento dei diritti dei pederasti e chissà quant'altro...

Si tratta di un progetto che viene da lontano. In un carteggio massonico del lontano 3 aprile 1824, finito nelle mani di Papa Pio IX (1792-1878), e reso pubblico per sua volontà, si dice:


«Il cattolicesimo, meno ancora della monarchia, non teme la punta di un pugnale ben affilato; ma queste due basi dell'ordine sociale possono cadere sotto il peso della corruzione. Non stanchiamoci dunque mai di corrompere. Tertulliano diceva con ragione che il sangue dei martiri è il seme dei cristiani. Ora, è deciso nei nostri consigli, che noi non vogliamo più cristiani; non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Occorre che lo respirino con i cinque sensi, che lo bevano, che ne siano sature. Fate dei cuori viziosi e voi non avrete più cattolici [...]. Ma perché sia profonda, tenace e generale, la corruzione delle idee deve cominciare fin dalla fanciullezza, nell'educazione. Schiacciate il nemico, qualunque esso sia [...], ma soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell'uovo. Alla gioventù infatti bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani, attirarli, senza che se accorgano. Andate alla gioventù e, se è possibile, fin dall'infanzia» .

Si arriva persino all'esaltazione dello stupro (il genere rape), alla profanazione della maternità e dell'allattamento (il genere pregnant)..., al sadomasochismo (il genere fetish), al sesso con donne anziane (il genere mature o granny), ai rapporti tra familiari (genere incest), per non parlare della porno-pedofilia, promossa ed esaltata praticamente ovunque dal genere teen (da teenager, ossia «adolescente»).

Il leitmotiv intrinseco a questa nauseante subcultura è sempre lo stesso: il sesso dev'essere separato dall'idea oppressiva di famiglia, di matrimonio e di procreazione, e vissuto finalmente in maniera «liberata»... tranne poi diventare dei poveri alienati e schiavi di questa droga che inquina le menti e gli spiriti.

Come altrettanti Prometei, i grandi burattinai che da dietro le quinte del teatrino della politica tirano i fili della nostra società - che si definisce orgogliosamente laica, democratica e pluralista, ma che in realtà è massonica e anticristiana - hanno voluto che l'uomo potesse liberamente impugnare il fuoco delle sue passioni più laide, ben conoscendo la sua estrema debolezza, la sua fragilità di fronte alla tentazione e la sua innata tendenza al male.

Per portare a compimento il loro ambizioso disegno di edificare una nuova società (la cosiddetta «Grande Opera») sulle rovine della civiltà cristiana senza incontrare ostacoli, i padroni del vapore hanno bisogno di esseri umani ridotti ad automi svuotati, pecore condotte ala macello prive di volontà e in balia dei loro sensi, ma al tempo stesso pienamente convinti di essere liberi e padroni del proprio futuro.
«Si assoggettano meglio i popoli con la pornografia che con i campi di concentramento».

- Alexandr Solzenicyn

Il potere del sesso è talmente forte che ormai si parla solamente di liberazione sessuale. Una dittatura in cui l'uomo si crede libero è infatti assai più perversa e stabile di una dittatura in cui l'uomo sa di essere alienato e conosce il suo dittatore. Il comunismo, con tutto il suo politicare, non è riuscito a compiere questo capolavoro. La dittatura del sesso non ha bisogno di poliziotti. Essa aliena l'uomo dall'interno, e lo distrugge in maniera più efficace.

Ecco perché, secondo lo scrittore russo Alexandr Solzenicyn (1918-2008), «si assoggettano meglio i popoli con la pornografia che con i campi di concentramento». Sembrerebbe che la dittatura del sesso, che controlla l'uomo dall'interno, sia l'esatta realizzazione dell'utopia totalitaria descritta da George Orwell (1903-1950) nel suo romanzo 1984. La pornografia che controlla l'uomo attraverso gli strati più oscuri della sua personalità, ha un potere straordinario, ben più grande del semplice erotismo.

Con la sua crescente banalizzazione, il suo potere diventa tirannico. Come suggerisce Larry D. Nachman nella sua opera Freedom and Taboo («Libertà e tabù»), l'iconografia pornografica, in cui il sesso è concepito come una violenza e un'umiliazione, diventa una rappresentazione mentale sempre più diffusa. In breve, si tratta di un mito moderno onnipresente che penetra l'inconscio collettivo  Ora, quale avvenire prevedere per una civiltà che fabbrica miti di questo genere?

È possibile fare un confronto tra le storie di un individuo che si dedica al consumo di pornografia e la storia di una società che autorizza, o addirittura promuove, la pornografia. Nel caso di un individuo, si è visto che la pornografia - ma in effetti ogni forma di sessualità vissuta in modo egoista e compulsivo - agisce come una droga che, tappa dopo tappa, conduce l'individuo verso il decadimento di sé stesso e della sua unione se ne ha una e, nei casi peggiori, fino alla criminalità sessuale.

Nel caso di una società, il principio è lo stesso. Una società che abolisce tutti i tabù, una cultura che si erotizza ad oltranza, in breve una società di consumo sessuale si avvia verso una china che diventa sempre più difficile da raddrizzare, e che, poco alla volta, la trascina verso la decadenza, con tassi crescenti di criminalità, verso un clima depressivo e verso la distruzione del tessuto familiare e sociale. Non bisogna sottovalutare le conseguenze del permissivismo e dell'immoralità della cultura creata dal clima depressivo che caratterizza la nostra società.

Come la pornografia altera e droga il tuo cervello

Rivediamo alcuni dei più importanti componenti del sistema di ricompensa del cervello. All'esterno vi è la corteccia cerebrale, uno strato di cellule nervose in cui risiede la coscienza, il pensiero volitivo. Nella parte anteriore, sopra gli occhi, vi sono i lobi frontali. Queste aree sono importanti per il giudizio, e se il cervello fosse una macchina, i lobi frontali sarebbero i freni. Questi lobi hanno importanti collegamenti con le vie del piacere, in modo da poterlo controllare. Al centro del cervello vi è il nucleus accumbens. Questa zona a forma di mandorla è la chiave del sistema piacere-ricompensa, e quando viene attivato dalla dopamina e da altri neurotrasmettitori, ci fà valutare e desiderare il piacere della ricompensa.

La dopamina è essenziale per gli esseri umani per desiderare e valutare un piacere appropriato per la loro vita. Senza di essa, non saremmo così incentivati a procreare, a mangiare o anche cercare di vincere una partita. È l'uso eccessivo del sistema di ricompensa della dopamina che provoca dipendenza. Quando queste vie vengono usate in modo compulsivo, si verifica una retrocessione che riduce in modo effettivo la quantità di dopamina nelle aree di piacere disponibili per l'uso, e le stesse cellule dopaminergiche iniziano ad atrofizzarsi e a ridursi. Le cellule ricompensa nel nucleus accumbens sono affamate di dopamina e vivono in uno stato di desiderio; allo stesso tempo, si verifica un declassamento dei recettori della dopamina sulle cellule del piacere.

Il ripristino del «termostato del piacere» produce una «nuova normalità». In questo stato di cose, la persona deve agire secondo la dipendenza, ossia aumentando la dose di dopamina fino a livelli sufficienti per sentirsi normale. Poiché avviene una desensibilizzazione dei circuiti di ricompensa, stimoli più forti e ancora più forti sono necessari per aumentare le dosi di dopamina. Nel caso di dipendenza da stupefacenti, la persona dipendente deve aumentare la quantità del farmaco per ottenere il medesimo picco. Nella dipendenza da pornografia, immagini sempre più scioccanti sono necessarie per stimolare la persona.

Abbiamo visto come i sistemi della dopamina non funzionino bene nella dipendenza, e che possono essere danneggiati. Questo danno - come pure i danni a carico del lobo frontale - può essere evidenziato con scansioni del cervello tramite risonanza magnetica funzionale, PET (tomografia ad emissione di positroni) e SPECT (tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli). Recenti studi, compiuti utilizzando scansioni del cervello, non solo hanno dimostrato anormalità nei casi di dipendenza da cocaina, ma anche nei casi di gioco d'azzardo patologico o di eccesso di cibo che porta all'obesità. Quindi, non biasimate la scienza che ci dice che la dipendenza è presente quando c'è un persistente comportamento distruttivo, nonostante le conseguenze avverse. Come indicato nella rivista Science, «per quanto riguarda il cervello, un premio è una ricompensa, indipendentemente dal fatto che provenga dalla chimica o dall'esperienza». Cos'hanno in comune la pornografia e la dipendenza sessuale? Il Dr. Eric Nestler, responsabile della ricerca in neuroscienze al Mount Ceder Sinai di New York, e uno degli scienziati più rispettati a livello mondiale per quanto riguarda le dipendenze, ha pubblicato nel 2005 un articolo sulla rivista Nature Neuroscience intitolato Is There a Common Pathway for Addiction? («C'è un percorso comune per la dipendenza»?). In questo documento, egli afferma che i sistemi di ricompensa della dopamina mediano non soltanto la dipendenza da droghe, ma anche le «dipendenze naturali (ossia il consumo compulsivo di ricompense naturali), come l'eccessiva assunzione patologica di cibo, il gioco d'azzardo patologico e le dipendenze sessuali».

«Nella mia esperienza di terapeuta sessuale, ho appurato che qualsiasi persona che si masturba regolarmente con l'ausilio di pornografia rischia di diventare, nel tempo, un tossicodipendente sessuale, condizionando sé stesso ad assumere una devianza sessuale e/o a turbare un rapporto consolidato con il coniuge o con la fidanzata. Un effetto collaterale frequente è che si riduce drasticamente la loro capacità di amare (ad esempio, ne risulta una dissociazione del sesso dall'amicizia, dall'affetto, dalla cura e da altre emozioni sane e caratteristiche che aiutano i rapporti coniugali). Il loro lato sessuale diventa in un certo senso disumanizzato. Molti di loro sviluppano "un ego straniero" (o lato oscuro), il cui nucleo è una lussuria antisociale priva della maggior parte dei valori. 

Nel frattempo, l'aumento di masturbazione ottenuto mediante il consumo di pornografia diventa più invadente nelle relazioni della vita reale. Il processo di condizionamento masturbatorio è inesorabile e non regredisce spontaneamente. Il decorso di questa malattia può essere lento ed è quasi sempre nascosto alla vista degli altri. Di solito, è una parte segreta della vita dell'uomo, e come un cancro continua a crescere e a diffondersi. Raramente è reversibile, ed è anche molto difficile da trattare e guarire. La negazione da parte del tossicodipendente di sesso maschile e il rifiuto di affrontare il problema sono tipici e prevedibili, e questo quasi sempre porta alla disarmonia di coppia e coniugale, a volte il divorzio e, a volte, allo smembramento di altre relazioni intime».

Il Dr. Doidge ha annotato: «I pornografi promettono un piacere sano e una liberazione dalla tensione sessuale, ma quello che spesso offrono è la dipendenza, e un eventuale calo del piacere. Paradossalmente, i pazienti di sesso maschile con cui ho lavorato desideravano consumare materiale pornografico, anche se ne provavano disgusto». Nel libro Pornified («Pornificato»), Pamela Paul fornisce numerosi esempi di questo atteggiamento, e descrive una persona che ha deciso di limitare il suo uso di pornografia non per questioni morali o per il senso di colpa, ma per rivivere il piacere di reali rapporti fisici con le donne.

Perché è così essenziale comprendere la natura della pornografia come qualcosa che può dare dipendenza? Perché se la consideriamo semplicemente come una cattiva abitudine, e non troviamo il pieno supporto necessario per superare ogni vera dipendenza, continueremo ad essere delusi, sia come individui che come società. La pornografia è il tessuto utilizzato per tessere un arazzo di permissivismo sessuale, che mina le fondamenta stesse della società. Biologicamente parlando, essa distrugge la capacità di una popolazione di sostenersi. Si tratta di una catastrofe demografica. Lo scrittore Tom Wolfe ha detto: «Più la pornografia diventa grande, minore è il tasso di natalità». Questa affermazione ha una una validità? Nel 1950, ogni Paese dell'attuale Unione Europea aveva un tasso di fecondità superiore al 2.1, necessario a sostenere una popolazione. Ai nostri giorni, nessuno di questi Paesi arriva a questo tasso, e molti di essi sono in prossimità dell'1.3, definito «il più basso tasso di fertilità», dal quale è virtualmente impossibile risollevarsi. 

La pornografia è una droga che produce una trappola neurochimica di dipendenza: Così William Shakespeare (1564-1616) descrive la lussuria nel Sonetto 129: «Sciupio dello spirito nello sperpero della vergogna è la lussuria in atto, e nel suo attuarsi essa è spergiura, assassina, spregevole, sanguinaria, selvaggia, sfrenata, brutale, impietosa, infida. Non appena sazia essa è disprezzata: è perseguita irrazionalmente e, non appena avuta, è irrazionalmente odiata, come esca ficcata nella strozza per far impazzire il malcapitato. Insana nella ricerca e nel possesso, sfrenata nel suo prima-durante-dopo: una beatitudine nel goderla e, goduta, una dannazione; prima una gioia offerta, poi solo un sogno. Tutto ciò sa bene il mondo, ma nessuno sa bene come scansare il paradiso che porta a tale inferno». Come abbiamo visto, il gelato e la sessualità possono diventare pericolosi come il crack o la cocaina.

La pornografia vuole te, vuole tuo marito o tua moglie, vuole tuo figlio e tua figlia, vuole i tuoi nipoti. Si tratta di un padrone crudele sempre in cerca di nuovi schiavi. Quando Abraham Lincoln (1809-1865) ha dovuto affrontare la guerra per la libertà, ha detto: «Se ora non ci uniamo tutti per salvare la buona vecchia nave dell'Unione in questo viaggio, nessuno avrà la probabilità di pilotarla in un'altro». Tutti in coperta. La battaglia è per la nostra salute mentale, per la nostra serenità, per la pace e la prosperità di oggi, e per il nostro futuro.

Fonti
http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/pornografia/pagine_articoli/pornografia_droga_e_altera.htm

http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/pornografia/pagine_articoli/il_veleno_della_pornografia.htm

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Quando l’Italia era meravigliosa: 1 mese al mare ogni anno con 1 milione mezzo di lire

Qualche giorno fa, illustrando il 25esimo rapporto sui cambiamenti economici e sociali, l’Istat ci ha spiegato con la forza fredda dei grandi numeri, che l’Italia è un paese in declino, nel quale le diseguaglianze aumentano invece che ridursi. La classe media è risucchiata nel proletariato, il proletariato si accapiglia col sotto-proletariato per un po’ di lavoro o un po’ di welfare mentre una piccola schiera di privilegiati scivola dietro la curva e scompare dall’orizzonte. Di fronte a questo scenario, di solito, i sociologi dicono che l’ascensore sociale si è rotto. Ma non è così. L’ascensore sociale non si è rotto; è stato manomesso da una selvaggia impostazione economica che regge la globalizzazione e che va sotto il nome di neo-liberismo. Per spiegarmi voglio essere del tutto anti-scientifico. Non ricorrerò alle medie di Trilussa che soccorrono gli economisti quando vogliono dirci che tutto va bene anche quando sembra che tutto vada male. No. Per convincervi che tutto andava bene quando sembrava che tutto andasse male, io ricorrerò ai miei ricordi di gioventù. Niente di più soggettivo, niente di più vero.

Erano gli anni 80, i jeans si portavano ancora sopra il livello delle mutande, nessuno si sarebbe mai arrischiato a mangiare pesce crudo in un ristorante cinese e Mani Pulite non ci aveva ancora privato di una classe politica paurosamente incline alle Carlo Verdone tangenti ma anche fieramente impermeabile al capitalismo liberista. Dai grandi sentivo dire che avevamo un sacco di guai, che oggi scopro essere gli stessi di sempre; anzi, gli stessi di tutti i paesi. In quell’Italia però l’ascensore sociale funzionava. Coi suoi tempi, scalino dopo scalino, ma funzionava. La prima cosa che ricordo è che in classe l’appello contava una trentina di nomi. Le famiglie erano più numerose di oggi e a scuola ci mischiavamo tutti: i figli dei ricchi coi figli dei poveri coi figli della classe media. Al di là di qualche accessorio più scintillante, tuttavia, lo stile di vita non era poi così differente. Con diecimila lire trascorrevamo, tutti insieme, la serata in pizzeria.



Non ricordo problemi di disoccupazione.

Chi non aveva voglia di studiare, se ne andava a fare il muratore, l’operaio o l’artigiano e a 18 anni riuscivi pure ad invidiarlo perché si era già potuto comprare una macchina burina che piaceva alle ragazze burine. Ma allora nessuno sembrava burino, forse perché lo eravamo tutti. Una cosa che proprio non esisteva era Equitalia. Fatta eccezione per l’acquisto della casa e dell’automobile, non ci si indebitava per i beni voluttuari. Nessuno faceva un finanziamento per andare in vacanza, comprare un motorino e tantomeno un televisore da 42 pollici. Nemmeno te lo proponevano. Le cose, molto semplicemente, si compravano quando si avevano i soldi per comprarle. Altrimenti, si aspettava. In famiglia, ma più in generale nella società, c’era una cultura condivisa del risparmio. Il denaro non era il presente, il denaro era il futuro. Lo insegnavano i nonni, Giovani anni ’80 dotandoci di salvadanai nei quali accumulare gli spiccioli delle mance e regalandoci buoni postali che avremmo riscosso una volta maggiorenni, toccando con mano, e con anni di ritardo, tutta la concreta lungimiranza del loro affetto.

Insieme al risparmio, l’altro grande valore era lo studio. Ricordo padri e madri fieri di poter mandare i propri figli, miei compagni, al liceo anziché alla scuola professionale e poi commossi fino alle lacrime per il primo laureato della casa. Nessuno allora parlava in modo sprezzante del “pezzo di carta”. La laurea era la garanzia di una promozione sociale che nessuno avrebbe più retrocesso e che diventava una conquista collettiva dell’intera famiglia. Non solo dello studente; anche di chi, con sacrificio, gli aveva consentito di studiare. L’istruzione, tuttavia, non era l’unico trampolino sociale. Tanti operai, dopo qualche anno di apprendistato e specializzazione, riuscivano a coronare il sogno di “mettersi in proprio”. Si diceva così e lo si diceva con orgoglio perché aprire una partita Iva, allora, era ancora una libera scelta. Andavi in banca, spiegavi il tuo progetto, ti davano un prestito e cominciava l’avventura che segnava la vita: da operaio a padrone. Quelli però erano padroni diversi dai grandi industriali di ieri e dai piccoli manager di oggi. Alessandro Montanari. Quelli erano padroni che, dentro, continuavano a sentirsi operai. Padroni che usavano le mani, che parlavano in dialetto e che conservavano un’intima diffidenza per i saputelli anglofili che poi avrebbero rovinato tutto.

Com’era bella quell’Italia. Provinciale, ombelicale, modesta, furbacchiona, eppure così solida, generosa e vitale. Scrivere è terapeutico. Così mi accorgo solo ora del motivo profondo per cui ho scritto questo articolo senza capo né coda. L’ho scritto perché non riesco a perdonare chi mi ha portato via quel paese. Non perdono chi ci ha abituato a fare debiti per tv ultrapiatte, chi ci ha venduto come modernità i co.co.co, i co.co.pro e i voucher e chi ha inchiodato i giovani ad un telefonino per distrarli da un oggi senza domani. Più di tutto, però, io non riesco a perdonare chi non ha soccorso quei piccoli eroi dalle mani callose che, piuttosto di abbassare la saracinesca di una fabbrica, hanno scelto di abbassare la saracinesca di una vita. Padroni perché padroni di loro stessi. Operai perché operosi.
https://guardforangels.altervista.org/blog/2018/09/quando-litalia-era-meravigliosa-1-mese-al-mare-ogni-anno-con-1-milione-mezzo-di-lire/

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sabato 15 settembre 2018

Vietato diffondere i post dei blog: il bavaglio al web dall’Ue

Bavaglio al web

Il 12 settembre il Parlamento Europeo ad ampia maggioranza ha approvato la legge sul copyright. In Italia il Movimento 5 Stelle tuona il suo parere contrario per voce del leader Di Maio, mentre sui più blasonati giornali online si festeggia. Ufficialmente gli articoli 11 e 13, vero cuore della riforma, sembrano indirizzati a presevare il diritto d’autore, ma, come dice il poeta, “fatta la legge trovato l’inganno”.

Lascerei perdere l’idea che il pericolo stia dietro il divieto di pubblicare immagini o spezzoni di contenuti altrui sotto forma di link (chiamati “snippet”). Se fosse davvero tutto qua ci sarebbe solo da festeggiare: basterebbe infatti evitare di richiamare le puttanate che puntulamente scrivono le testate giornalistiche mainstream e saremmo a cavallo. Anzi, messa giù così, l’agonia del giornalismo prezzolato subirebbe una forte accelerazione perchè le piattaforme più importanti del web come Google e Facebook si troverebbero nella condizione di impedire la divulgazione tramite modalità ipertestuale dei vari “Espresso”, “Repubblica”, “Corriere, “Sole 24 Ore”, “Huffington Post”, ecc. Per i blog, i canali privati di YouTube e le testate giornalistiche medio-piccole sarebbe una manna caduta dal cielo di Strasburgo.


Siccome le lobby degli editori, invece, hanno fatto pressione proprio nel senso opposto a quello sopra descritto, occorre allora chiedersi che diamine nasconda questa legge. Il trucco sta tutto negli algoritmi che Facebook e Google News dovranno implementare per difendere il diritto d’autore.

Con ogni probabilità, Zuckerberg e amici dovranno pagare costosissimi algoritmi allo scopo di individuare tutti quei siti e post che non pagano gli editori per avere il diritto di pubblicare un loro link nella forma evoluta dello “snippet”. In altri termini, se possiedi un sito web che divulga informazioni, alla fine dell’iter attuativo della legge, potresti trovarti bloccato da Facebook o da qualsiasi piattaforma internet.


Perché? Per il semplice fatto che queste piattaforme si saranno dotate di un algoritmo che individua i siti dotati di licenza, li lascia scaricare i contenuti, e al contempo blocca tutti quelli che non hanno la licenza, cioè quelli che non si fanno pagare, come i piccoli blog o le piccole testate giornalistiche. Sembra non aver nulla a che fare col diritto d’autore, e infatti non ce l’ha; quello è solo il pretesto per fermare la libera informazione col trucchetto sorosiano della burocrazia.
Lo scenario peggiore è quello per il quale le grandi case editoriali, tipo “L’Espresso”, pagano una licenza ridicola e l’algoritmo facebookiano le intercetta e le accomoda sulla piattaforma con i loro link, le immagini e tutta la compagnia cantando.

Gli altri che non pagano alcuna licenza, ma che lasciano accedere gratuitamente ai contenuti da essi prodotti, potrebbero però trovarsi bloccati perchè un algoritmo così elaborato da ricercare ogni singola foto, ogni musichetta da 5 secondi, ogni citazione ipertestuale, magari da Wikipedia, richiede un processso troppo complicato e, al più, esageratamente costoso.

Insomma, per semplificare e abbattere i costi, Facebook e Google potrebbero bloccare tutta l’informazione non-mainstream, cioè, e guarda caso, tutta l’informazione che ha sconfitto il clan dei Clinton in America, che ha favorito la Brexit e ha consentito l’avanzata dei sovranisti nell’EuropaContinentale (Italia in primis).

Anche qualora un sito web di news riuscisse a rivedere la propria produzione evitando le rassegne stampa, i link e le citazioni, basterà una foto di qualche politico o di qualche incontro pubblico, magari postato agli albori del sito, per vedersi il blocco perenne delle piattaforme internazionali.
Hai voglia, dopo, con l’avvocatucolo di Vergate sul Membro, a farsi ripristinare il diritto a postare su Facebook avendo a che fare con interlocutori che hanno sede legale a Menlo Park in California… Molti attivisti ripongono fiducia sull’abilità delle piattaforme di adeguare gli algoritmi in modo da rispettare solo gli “snippet”, oppure sulla concretezza legislativa delle singole nazioni. Oppure, ancora, su un cambio di leadership al Parlamento Europeo, visto che verrà rinnovato nel 2019.

Comunque vada a finire questa complicata vicenda, una cosa è già appurata: non c’è nessuno di più smaccatamente illiberale dei liberisti che hanno preso le redini di questo continente, oramai troppo vecchio e stupido per poter pensare a qualsivoglia unificazione, trincerato in battaglie di retroguardia e incapace di proporre un valido modello alternativo a quello dei satrapi orientali alla Xi Jinping o al bellafighismo hollywoodiano d’oltreoceano (ps: quello della foto sono io. Ho già cominciato a tutelarmi, e sono anche più bello di Juncker).


(Massimo Bordin, “Ecco cosa di nasconde dietro la legge sul copyright”, dal blog “Micidial” del 13 settembre 2018Il 12 settembre il Parlamento Europeo ad ampia maggioranza ha approvato la legge sul copyright. In Italia il Movimento 5 Stelle tuona il suo parere contrario per voce del leader Di Maio, mentre sui più blasonati giornali online si festeggia. Ufficialmente gli articoli 11 e 13, vero cuore della riforma, sembrano indirizzati a presevare il diritto d’autore, ma, come dice il poeta, “fatta la legge trovato l’inganno”.

Lascerei perdere l’idea che il pericolo stia dietro il divieto di pubblicare immagini o spezzoni di contenuti altrui sotto forma di link (chiamati “snippet”). Se fosse davvero tutto qua ci sarebbe solo da festeggiare: basterebbe infatti evitare di richiamare le puttanate che puntulamente scrivono le testate giornalistiche mainstream e saremmo a cavallo. Anzi, messa giù così, l’agonia del giornalismo prezzolato subirebbe una forte accelerazione perchè le piattaforme più importanti del web come Google e Facebook si troverebbero nella condizione di impedire la divulgazione tramite modalità ipertestuale dei vari “Espresso”, “Repubblica”, “Corriere, “Sole 24 Ore”, “Huffington Post”, ecc. Per i blog, i canali privati di YouTube e le testate giornalistiche medio-piccole sarebbe una manna caduta dal cielo di Strasburgo.

Siccome le lobby degli editori, invece, hanno fatto pressione proprio nel senso opposto a quello sopra descritto, occorre allora chiedersi che diamine nasconda questa legge. Il trucco sta tutto negli algoritmi che Facebook e Google News dovranno implementare per difendere il diritto d’autore. Con ogni probabilità, Zuckerberg e amici dovranno pagare costosissimi algoritmi allo scopo di individuare tutti quei siti e post che non pagano gli editori per avere il diritto di pubblicare un loro link nella forma evoluta dello “snippet”. In altri termini, se possiedi un sito web che divulga informazioni, alla fine dell’iter attuativo della legge, potresti trovarti bloccato da Facebook o da qualsiasi piattaforma internet.

Perché? Per il semplice fatto che queste piattaforme si saranno dotate di un algoritmo che individua i siti dotati di licenza, li lascia scaricare i contenuti, e al contempo blocca tutti quelli che non hanno la licenza, cioè quelli che non si fanno pagare, come i piccoli blog o le piccole testate giornalistiche. Sembra non aver nulla a che fare col diritto d’autore, e infatti non ce l’ha; quello è solo il pretesto per fermare la libera informazione col trucchetto sorosiano della burocrazia.

Lo scenario peggiore è quello per il quale le grandi case editoriali, tipo “L’Espresso”, pagano una licenza ridicola e l’algoritmo facebookiano le intercetta e le accomoda sulla piattaforma con i loro link, le immagini e tutta la compagnia cantando. Gli altri che non pagano alcuna licenza, ma che lasciano accedere gratuitamente ai contenuti da essi prodotti, potrebbero però trovarsi bloccati perchè un algoritmo così elaborato da ricercare ogni singola foto, ogni musichetta da 5 secondi, ogni citazione ipertestuale, magari da Wikipedia, richiede un processso troppo complicato e, al più, esageratamente costoso. 
Insomma, per semplificare e abbattere i costi, Facebook e Google potrebbero bloccare tutta l’informazione non-mainstream, cioè, e guarda caso, tutta l’informazione che ha sconfitto il clan dei Clinton in America, che ha favorito la Brexit e ha consentito l’avanzata dei sovranisti nell’Europa Continentale (Italia in primis). Anche qualora un sito web di news riuscisse a rivedere la propria produzione evitando le rassegne stampa, i link e le citazioni, basterà una foto di qualche politico o di qualche incontro pubblico, magari postato agli albori del sito, per vedersi il blocco perenne delle piattaforme internazionali.

Hai voglia, dopo, con l’avvocatucolo di Vergate sul Membro, a farsi ripristinare il diritto a postare su Facebook avendo a che fare con interlocutori che hanno sede legale a Menlo Park in California… Molti attivisti ripongono fiducia sull’abilità delle piattaforme di adeguare gli algoritmi in modo da rispettare solo gli “snippet”, oppure sulla concretezza legislativa delle singole nazioni. Oppure, ancora, su un cambio di leadership al Parlamento Europeo, visto che verrà rinnovato nel 2019. 

Comunque vada a finire questa complicata vicenda, una cosa è già appurata: non c’è nessuno di più smaccatamente illiberale dei liberisti che hanno preso le redini di questo continente, oramai troppo vecchio e stupido per poter pensare a qualsivoglia unificazione, trincerato in battaglie di retroguardia e incapace di proporre un valido modello alternativo a quello dei satrapi orientali alla Xi Jinping o al bellafighismo hollywoodiano d’oltreoceano (ps: quello della foto sono io. Ho già cominciato a tutelarmi, e sono anche più bello di Juncker).

(Massimo Bordin, “Ecco cosa di nasconde dietro la legge sul copyright”, dal blog “Micidial” del 13 settembre 2018).




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Copyright: È vergognoso! Ha vinto il partito del bavaglio"


il Parlamento europeo approva la riforma

STRASBURGO - Il Parlamento europeo ha approvato due giorni fa la proposta di riforma del Copyright con 438 voti a favore, 226 contro e 39 astensioni.  Gli eurodeputati della Lega e del M5S hanno votato compatti contro. A favore di è invece espressa la maggioranza dei Popolari (Ppe) e dei Socialisti e Democratici (S&D). Spaccature si sono poi registrate nel gruppo dei Liberali (Alde), dell'Ecr e nell'Efdd, di cui fanno parte gli eurodeputati pentastellati. Anche il gruppo delle destre Enf (di cui fa parte la Lega) si è spaccato, mentre la maggioranza dei Verdi ha votato contro la riforma. E' stato anche adottato a maggioranza il mandato per cominciare i negoziati con Consiglio e Commissione Ue, necessari per arrivare alla definizione del testo legislativo finale.

Adinolfi (M5S), è bavaglio, legalizzata censura - "Una pagina nera per la democrazia e la libertà dei cittadini. Con la scusa della riforma del copyright, il Parlamento europeo ha di fatto legalizzato la censura preventiva. Il testo approvato oggi dall'aula di Strasburgo contiene l'odiosa link tax e filtri ai contenuti pubblicati dagli utenti. È vergognoso! Ha vinto il partito del bavaglio". E' quanto dichiara l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi. "Purtroppo sono stati respinti tutti gli emendamenti di stralcio che il Movimento 5 Stelle aveva presentato. In particolare, l'articolo 11 che prevede l'introduzione della cosiddetta #linktax, e il 13 che mira a introdurre una responsabilità assoluta per le piattaforme, nonché un meccanismo di filtraggio dei contenuti caricati dagli utenti", conclude Adinolfi.

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martedì 11 settembre 2018

La Svezia ci mostra i danni del buonismo e delle false integrazioni

Sul Corriere è stata riportata una bella storia svedese. Tove, impiegata di banca vive ad Alby, quartiere di immigrati, detto la piccola Baghdad, dove gli svedesi-svedesi sono ridotti all’11% della popolazione. Bene, la signora Tove aveva comprato una bella Saab, coi soldi lasciati dal padre. Una sera durante degli scontri tra polizia e iracheni, l’auto è stata incendiata. Al mattino la nostra impiegata si è recata alla polizia per denunciare l’accaduto e siccome all’assicurazione servono dei dettagli, chiede qualcosa degli arrestati, niente nomi dice la polizia, allora Tove chiede” ma sono stati gli arabi o gli africani”? L’etnia non possiamo comunicarla, le viene risposto, insomma Tove ha rischiato una denuncia per razzismo e xenofobia. Dichiarare che è stato un immigrato a bruciare l’auto è un’ informazione impropria, va contro la legge. Grazie alla lungimirante tolleranza della sinistra svedese, nella scuola elementare non si festeggia il Natale per non discriminare la maggioranza di musulmani, nei fast food non si trova il bacon, nella patria dei diritti e del no gender in piscina uomini e donne nuotano divisi. Ora avrete capito perchè la destra svedese abbia avuto tanti voti, tra cui quello della signora Tove. E’ la demagogia buonista, fatta di finte accoglienze e finte integrazioni, che ha fatto esplodere in Europa le destre. Finte accoglienze perchè

l’idea che c’è posto per tutti è una balla. I paesi sono come il corpo umano: possono ricevere un tot di cibo e tot possono assimilare.

L’eccesso finisce inevitabilmente per accumularsi in quartieri ghetto, dove vivono i meno benestanti, quelle che da noi sono le periferie e li cresce il voto delle destre. Non si tratta di voti necessariamente xenofobi, si tratta di gente che vive male, in una specie di notte dove il buio è sempre più buio e la luce non viene mai. Invece di urlare al pericolo razzista, i partiti tradizionali dovrebbero riflettere sul come contenere e attenuare il problema, risolverlo è difficile. Le ricette della destra sono semplicistiche, ma il “buonismo” rischia di essere devastante.

Il primo passo è riconoscere che questa forte immigrazione non è un fenomeno neutrale, cambia le nostre società nel profondo, compresa la nostra avanzata cultura dei diritti.

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