sabato 30 marzo 2019

Le politiche Europee UNA CATASTROFE PER L'ITALIA



Bannon: La vostra grande Nazione non ha avuto crescita economica negli ultimi 20 anni, non avete avuto un aumento del reddito pro capite degli ultimi 25 anni, e non per colpa del Popolo Italiano, ma perchè siete imprigionati in un sistema... avete avuto un tecnocrate dopo l'altro messo a forza a governare per imposizione di Bruxelles e Francoforte, e considerate quanto sono incompetenti e come hanno favorito la distruzione dell'economia Italiana.. la crisi del 2008, non credevano che sarebbe arrivata in Europa e hanno ritardato il QE, hanno aspettato, poi che hanno fatto?!? i piani di austerità.... l'Unione Europea è stata una catastrofe per questa nazione. Questo Paese dovrebbe essere uno dei motori alla guida dell'economia Mondiale vista la qualità delle persone... e invece cosa avete adesso? i giovani per il 35% disoccupati e il 60% sottoccupati. Subite una diaspora di alcuni dei migliori talenti al mondo che qui non riescono a farsi una vita... è una catastrofe, con tutti i paletti e le burocrazie europee che francamente se ne infiaschiamo dell'Italia e vi vedono solo come un altra potenziale Grecia, l'unico modo è prenderli per la gola e riappropiarvi della vostra libertà. Le loro politiche hanno distrutto l'economica Italiana!


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mercoledì 27 marzo 2019

L’ultima previsione del fisico Stephen Hawking

L’ultima previsione del fisico Stephen Hawking prima di morire, un anno fa, fu che la razza umana si sarebbe divisa: in esseri “super-umani” ricchi e geneticamente modificati e esseri “non migliorati”, dominati dai primi.

Hawking, che è morto a marzo dell’anno scorso, ha lasciato una raccolta di saggi e di articoli su quelle che chiamava “le grandi domande“, che servivano per preparare un libro “Le mie risposte alle grandi domande”, pubblicato poi l’ottobre scorso.

Con delle Brevi Risposte alle grandi domande, Hawking immagina che le persone benestanti presto avranno la possibilità di scegliere se modificare il proprio DNA o quello dei loro figli, per creare degli esseri super-umani con una memoria maggiorata, con una maggior resistenza alle malattie, con più intelligenza e longevità. (The Times).

https://www.conoscenzealconfine.it/l-ultima-previsione-di-hawking-una-razza-di-super-umani-artificiali-conquistera-il-mondo/?utm_source=fb&utm_medium=fq&fbclid=IwAR37PYBQVJvb_lh-CcxBOIhsjMw-DYePbPMBnOY-SgJ4-C4mx6nw7oa8xuU

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martedì 26 marzo 2019

VERGOGNA!! PD E FI IN EUROPA E I LORO ALLEATI IN EUROPA SMANTELLANO LA LIBERTÀ DELLA RETE


VERGOGNA!! PD E FI IN EUROPA E I LORO ALLEATI IN EUROPA SMANTELLANO LA LIBERTÀ DELLA RETE
I padri di internet Vint Cerf e Tim Berners Lee ci avevano avvisati, ma la vecchia politica schiava delle lobby, con in prima fila, manco a dirlo, PD e Forza Italia ha deciso di ignorare gli avvertimenti e applicare un controllo totale e una censura preventiva su tutti i contenuti caricati sulle piattaforme web.
Grazie a questi "luminari d'Europa" tutte le piattaforme web, da Facebook a Google, da Instagram a Twitter, dovranno controllare tutti i contenuti caricati. Stiamo parlando di 40 mila post al secondo su Facebook, 3.600 immagini al secondo su Instagram, 280 mila tweet e 72 ore di video su Youtube ogni minuto. Una missione impossibile che obbligherà le piattaforme a bloccare preventivamente ogni contenuto multimediale per non rischiare di venire multata. Una follia che svuoterà il web dalla maggior parte dei contenuti. Complimenti vivissimi.


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Giulia Grillo peggio del PD



Giulia Grillo 13 marzo 2019
"Non si tratta di un dibattito vax o no vax, si tratta di rassicurare genitori che hanno paura per i propri figli, di far loro capire che queste paure si basano su notizie non scientificamente provate e spiegargli che gli eventi avversi sono minimi rispetto ai vantaggi dei vaccini".

La scienza e' in mano alle case farmaceutiche che, a loro volta sono in mano delle banche e che, attraverso i politici dettano a tutti come dobbiamo vivere. Sono i fatti quelli che contano e non i pareri di personaggi alquanto dubbi o in conflitto di interessi , vedi Burioni ...,questa non e' scienza, e' brigantaggio.
Se per danni minimi intende, a fare ammalare la gente, l'obbiettivo e' colpito.



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domenica 24 marzo 2019

LA FINESTRA DI OVERTON, schema di manipolazione delle masse

LA FINESTRA DI OVERTON, QUELLA CHE LEGALIZZA QUALSIASI COSA

La finestra di Overton (in lingua originale “The Overton Window”) è uno schema di comunicazione, di persuasione e di manipolazione delle masse, creato e ideato dall’attivista e sociologo statunitense Joseph P. Overton.
In altre parole, attraverso questo schema è possibile attuare un’abile e quanto mai sottile forma di persuasione occulta, una sorta di ingegneria civile, messa in atto dalle menti del pensiero sociale e pubblicista, per far sì che l’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto a una certa idea si sposti in una determinata direzione. Attraverso la finestra di Overton, quindi, possiamo “vedere” con i nostri occhi come avviene la persuasione politica, sociale ed economica nella nostra società contemporanea, e dei meccanismi che possono essere utilizzati per tali scopi. Sulla base di questo schema, infatti, si possono costruire (e sono state costruite) campagne a favore di alcune idee non ancora accettate dalla società.

Tramite una progressione geometrica che coinvolge tv, giornali, internet, istituzioni e politica, l’inaccettabile diventa accettabile, e addirittura conforme e legalizzato. Quindi, un’idea del tutto inaccettabile qualche anno prima, diventa, dopo i vari passaggi proposti dallo schema, un’idea del tutto accettata e radicata all’interno della società, tanto da diventare Legge. Senza forzature, senza violenza fisica, la violenza, semmai, è subdola, riguarda la mente e le coscienze dell’umanità. Tutto questo “trasbordo ideologico inavvertito”, può essere attuato perché viviamo in una società che crede ciecamente a tutto ciò che proviene dai media, una società “pronta”, imbevuta di relativismo etico e che è ormai priva di valori non negoziabili.

Secondo Overton quindi, qualsiasi idea, anche la più incredibile, per potersi sviluppare e instaurare nella società, possiede una sua finestra di opportunità. Il semplice apparire di questa idea, sempre attraverso la finestra di Overton, permette il passaggio dallo stadio di “impensabile” a quello radicale, di un pubblico dibattito, prima dalla sua adozione da parte della coscienza di massa e il suo successivo inserimento nella legge. Ovviamente il tutto diventa fattibile attraverso le tecniche più sottili di manipolazione, efficaci e coerenti, si tratta di portare il dibattito dell’idea stessa fino al cuore della società, per fare sì che il cittadino comune si appropri di una certa idea e la faccia sua.

Spesso possiamo assistere a delle vere e proprie azioni teatrali, dove è sufficiente che un personaggio pubblico, un personaggio famoso o un politico promuova un’idea in modo caricaturale ed estremo, e che poi il resto della classe sociale e politica smentisca con grande foga. Ma ecco, l’idea è nata, e secondo lo schema di Overton, una finestra è già pronta e la danza dei furbetti può cominciare. Le idee, sempre secondo lo schema, attraversano le seguenti fasi: impensabili (inaccettabile, vietato) -> radicali (vietato ma con delle eccezioni) -> accettabili -> sensate (razionali) -> diffuse (socialmente accettabili) -> legalizzate (consacrazione nella politica statale).

Dovete sapere che Joseph P. Overton era l’ex vice-presidente del centro d’analisi americano Mackinac Center for Public Policy, un istituto che oggi possiamo definire come “think tank”, ovvero, secondo Wikipedia: “..una società o un gruppo, tendenzialmente indipendente dalle forze politiche (anche se non mancano think tank governativi), che si occupa di analisi delle politiche pubbliche e quindi nei settori che vanno dalla politica sociale (social policy) alla strategia politica, dall’economia alla scienza e la tecnologia, dalle politiche industriali o commerciali alle consulenze militari.”. Sempre secondo Wikipedia: “Overton morì il 30 giugno 2003 all’aeroporto di Caro a seguito delle ferite riportate in un incidente aereo occorso durante il suo primo volo con un mono-posto ultra-leggero, assistito dall’istruttore di volo a terra. Le cause dell’incidente non furono immediatamente chiare.” Piccola partentesi per dare un accenno di identità al nome di Overton.

Temi come matrimoni tra le persone dello stesso sesso, oppure l’eutanasia, hanno semplicemente percorso l’intero processo “tecnologico” di trasformazione da “inaccettabili” fino alla “legalizzazione”. Attenzione, non sto dicendo che io sia favorevole all’una o contrario all’altra, vi sto semplicemente mostrando come la finestra di Overton è realtà, tangibile, sotto i vostri occhi. In passato, lo stesso schema è stato adottato per l’aborto, per l’omosessualità, le guerre. Ripeto, nulla di favorevole o contrario, io osservo e basta. E in futuro? Ovviamente, l’esempio potrebbe essere differente e riguardare altri argomenti come il lavoro gratuito, il divieto di manifestare, l’abolizione dei sindacati e del concetto di tutela sociale, l’accettazione acritica del proprio status sociale subordinato, la psicopolizia, la pedofilia, il razzismo, il fascismo, la tortura, fino all’accettazione di un sistema dittatoriale!

Il regista russo Nikita Mihalkov nel suo videoblog Besogon.TV propone in maniera provocatoria (ma non troppo!) lo schema di questo processo sull’esempio di un fenomeno finora impensabile e inaccettabile nella società: il cannibalismo. Del resto uno dei trucchi previsti consiste nel cambiare nome a quel concetto, per farlo apparire da subito “più bello”. Lo scopo è di staccare nella coscienza collettiva la forma della parola dal suo contenuto. Molte guerre sono diventate missioni di pace, gli omosessuali oggi vengono chiamati gay, e i cannibali un giorno verranno chiamati, ad esempio, “antropofili”, “amanti del genere umano”. Spunterà un nuovo slogan: “Non si deve vietare l’antropofilia!”. Si approva la legge, l’argomento arriva nelle scuole e negli asili nido e una nuova generazione già non sa che si può pensare diversamente.

Funziona così, ognuno è libero di associarsi o dissociarsi dall’idea, ma quell’idea, sia ben chiaro, non arriva dal nulla, ma fa parte di un progetto ampio, studiato a tavolino. Lo dico perché la maggioranza dei nostri contemporanei pensa che i cambiamenti sociali in atto siano la naturale e ineluttabile conseguenza del “Progresso” che, come ripetono alla lettera, non si può fermare. Ormai le “finestre” aperte sul concetto gender, sul microchip sottocutaneo, il ritiro del contante, gli uteri in affitto, i vaccini obbligatori, la manipolazione atmosferica, lasciano già presagire quale sarà il fine ultimo. E tante altre “idee” sono ancora in una fase intermedia, ma un giorno si ritroveranno ad essere “legalizzate”.

Un metodo, questo di Overton, che si allinea molto con il “principio della rana bollita” citato da Noam Chomsky, uno dei grandi intellettuali della nostra epoca; un principio per mostrarci cosa c’è nel mare della manipolazione mentale in atto: la “strategia della gradualità”. Per far accettare una misura inaccettabile, oltre a seguire lo schema di Overton, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. Oppure pensate sul serio che l’attuale crisi economica in atto sia frutto del “caso” o di uno “sbaglio” di valutazione?! È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) sono state imposte durante gli ultimi anni. Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantiscono più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta, e invece, gradualmente, sono stati accettati dalla società. “È la crisi..” mi sento rispondere quotidianamente. Del resto lo dice anche la Televisione, quindi sarà sicuramente vero! 😯

(Tramite www.tragicomico.it)


«Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare».

Scriveva così nel lontano 1928 Edward Bernays, considerato il fondatore delle Pubbliche Relazioni e l’ideologo degli attuali spin doctor. Nella società democratica, spiegava Bernays, la propaganda è fondamentale per “dare forma al caos” e un potere invisibile indirizza le scelte, le abitudini e le opinioni dei cittadini, senza che questi se ne accorgano.

In questo scenario di dittatura dolce si inserisce anche l’attuale battaglia contro le cosiddette fake news che sembra riproporre una nuova caccia alla streghe che ha come obiettivo la repressione del dissenso. L’intento è cioè l’introduzione del reato d’opinione, una forma moderna di psicoreato.
Perché scegliere questo corso?

Enrica Perucchietti analizza le tecniche del controllo e della manipolazione sociale, chiarisce la differenza tra il totalitarismo cupo e la dittatura dolce, spiega come si crea il Nemico pubblico numero uno, come e perché il Potere terrorizza costantemente l’opinione pubblica con delle false minacce. E ancora, spiega che cosa sono le false flags, qual è il vero scopo della battaglia contro le fake news, ricostruisce le origini e le tappe storiche del pensiero mondialista, mostrando come quanto previsto da scrittori visionari come George Orwell e Aldous Huxley si stia gradualmente realizzando.

Vengono offerti, inoltre, preziosi consigli per imparare a riconoscere le tecniche usate quotidianamente per manipolare e orientare il consenso e come difendersi da esse
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venerdì 22 marzo 2019

La Rinascita Italica

Sapete già da tempo che – esempio unico nell’ambiente della spiritualità odierna – non disdegno di manifestare le mie idee in fatto di politica. Ciò che mi è accaduto – oramai tanti anni or sono – sotto l’aspetto interiore, non può che riflettersi in una differente concezione delle persone e del mondo e in una visione decisamente più chiara riguardo a ciò che è più giusto per l’evoluzione degli italiani. Le mie preferenze in fatto di politica – che tanti anni fa erano opposte a quelle di oggi – sono scomparse per fare posto a una serie di idee oggettivamente utili.


Mentre la prima parte è dedicata ad illustrare la situazione attuale, le altre due sezioni sono in realtà un manuale di addestramento per monaci guerrieri... e soprattutto guerriere. Non servono altre parole introduttive. Lasciamo parlare il testo.


Ah... dimenticavo... non è un libro noioso.


« Solo uomini e donne che nel loro Cuore hanno posto il futuro della nazione davanti agli interessi personali, potranno costruire una nazione con un futuro. L’Italia sarebbe già pronta se solo si scuotesse dal torpore in cui è avvolta: una piacevole sonnolenta nebulosità fatta di cellulari, selfie, automobili veloci e partite di calcio. Chi vuole prendere parte alla riedificazione dello Spirito Italico deve dimostrare di non essere più autocentrico nei propri interessi e di saper mettere le proprie qualità al servizio dell’intera comunità, come un Samurai che non combatte per se stesso, bensì mette la spada al servizio del suo signore. »


« I cittadini sono convinti che i fatti del mondo – le guerre, le crisi economiche, gli attentati, le rivoluzioni... – accadano più o meno a caso; non riescono cioè a ipotizzare l’esistenza d’una regia occulta che fa in modo che le cose accadano proprio come accadono. Invece niente accade a caso e qualcuno vuole che i fatti seguano una ben definita direzione. Capi di governo, uomini della finanza, politici, artisti famosi, banchieri e qualche giornalista accuratamente selezionato si riuniscono in gruppi, club, consigli e commissioni per decidere i destini dell’economia e della politica mondiali.
Club Bilderberg, Commissione Trilaterale e CFR (Council on Foreign Relations) sono alcuni di questi gruppi. Io accennerò alla questione, ma rimando ai titoli in bibliografia per un più approfondito studio. »


« Un’azione violenta e disgregatrice – che si maschera dietro il termine “globalizzazione” – persegue la cancellazione delle memorie culturali delle singole nazioni. Essere “cittadino del mondo” non significa non avere più Patria. I differenti popoli e le diverse culture devono collaborare fra di loro, integrarsi, prendere il meglio l’una dall’altra... ma non scomparire. La ricchezza d’una civiltà risiede nella diversità delle culture che la compongono. E proprio questa preziosa diversità, in nome della globalizzazione, si vuole uccidere oggi. Su questo fraintendimento inoltre si gioca nell’additare come “di estrema destra” chiunque si opponga fieramente alla frantumazione delle sue radici culturali. Che io venga indicato come “razzista” perché non voglio smettere di sentirmi italiano – un individuo unico, il cui attuale modo di pensare è anche frutto d’una storia millenaria fatta di politica e di arte – è una violenza nei confronti della mia stessa identità, che in tal modo, in nome dell’uguaglianza, viene ridotta a mero numero, un numero che non possiede più un passato e, di conseguenza, nemmeno un futuro.



In ottemperanza a un insidioso “razzismo al contrario” dovrei vergognarmi di sentirmi italiano, di voler ancora distinguermi, di non voler scomparire nella massa multietnica indifferenziata, dove l’essere umano è trattato alla stregua d’un codice a barre: «Non ci interessa quali sono la tua cultura, il tuo colore e le tue radici, ma solo che tu acquisti prodotti e paghi le tasse!».


Che i miei gusti e le mie abitudini non siano più distinguibili da quelle d’un francese, un tedesco o un algerino non costituisce evoluzione, bensì involuzione, in quanto anziché avanzare dallo stadio di individuo a quello di comunità – dove ognuno mantiene la propria identità agendo al contempo per il Bene Comune – si retrocede dallo stadio di individuo a quello primitivo di “branco indifferenziato” – dove non c’è più identità e le decisioni vengono prese dal capobranco, ossia un governo occulto e sovranazionale. »


« L’addestramento del monaco-guerriero – il leader di se stesso – non è un insegnamento che riguarda solo chi rivestirà cariche decisionali all’interno d’un’azienda o d’un partito, ma tutti coloro che sentono nel loro Cuore il desiderio di prendere in mano la propria vita e trasformarla. Ogni cittadino in verità riveste una carica decisionale, perché in ogni istante può decidere se essere vittima del mondo o attivo fautore della propria realtà.


Il ragazzo addetto alle fotocopie dentro un piccolo ufficio d’una piccola azienda di provincia oppure la ragazza che frigge le patatine nella cucina d’un fast-food... possono divenire monaci-guerrieri e ribaltare in breve tempo la realtà che li circonda. Ecco cosa rende miracoloso questo insegnamento. Il leader non deve avere un titolo od occupare una posizione privilegiata. La leadership è semplicemente uno stato della coscienza, un nuovo modo di pensare il mondo. »


« Gli eventi e le circostanze della tua vita sono tue proiezioni. Se sei consapevole, puoi proiettare soltanto la Prosperità, l’Abbondanza, la Vittoria, la Bellezza. Se sei vigile, attento, in uno stato di Gratitudine per la vita, puoi proiettare solo Benessere, un mondo senza ostacoli, senza limiti. Letteralmente... non c’è limite a ciò che puoi creare nel momento in cui scopri dentro di te la chiave per farlo. Non ci sono limiti oggettivi a quanto puoi ottenere dalla vita. Ricorda, il mondo è privo di volontà, non può farti niente che tu inconsciamente non voglia, è un docile servo che esegue solo degli ordini. Ma tu hai dimenticato come dare gli ordini. Hai dimenticato di essere un »mago«.
Ricorda e insorgi. »


« Ho la speranza che l’interesse per questo libro non si spenga fino a che i propositi in esso narrati non giungano a compimento. »


Leggete con attenzione l’indice e decidete se è un libro che fa per voi:


UNO. LA SITUAZIONE
IL POTERE DEL CITTADINO
LA DEMOCRAZIA NON ESISTE
LIBERTÀ E UGUAGLIANZA
IL VALORE DEL VOTO
IL PRINCIPIO QUANTITATIVO
NIENTE DA PERDERE
GRUPPI DI POTERE
PRIVATIZZAZIONI
L’ESTINZIONE DELLA SOVRANITÀ NAZIONALE
PSICO-PENITENZIARIO
NÉ DI DESTRA, NÉ DI SINISTRA
SULL’ABUSO DEL TERMINE “RAZZISMO”
CHI È IL CITTADINO
IDENTITÀ E DIFFERENZA
SULL’OMOSESSUALITÀ
LO “STUPRO” DI CAPODANNO
I PERICOLI DELL’IMMIGRAZIONE INCONTROLLATA
COSA PENSIAMO QUANDO VOTIAMO
IL CENTRO E LA CIRCONFERENZA
LAVORARE PER IL BENE COMUNE


DUE. L’ADDESTRAMENTO
UNA RIEDIFICAZIONE SPIRITUALE
IL MONDO È LA TUA OMBRA
L’ECONOMIA VERTICALE
L’UOMO VERTICALE
L’OBIETTIVO
L’EROE
LA TRAPPOLA
IL MONACO GUERRIERO
L’ALIMENTAZIONE
LA DISCIPLINA
LO SPIRITO ITALICO


TRE. LA RINASCITA
UN’IMPRENDITRICE ITALIANA
COSA VOTA SALVATORE BRIZZI
L’EUROPA È IN FIAMME
UNA NUOVA VOLONTÀ
IL PARTITO UNICO
LA DEMOCRAZIA DEL LEADER
LEADERSHIP E POLITICA – PARTE 1
LEADERSHIP E POLITICA – PARTE 2
EXTRA-ORDINARIO
DOMANDE E RISPOSTE



SALVATORE BRIZZI
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La Rinascita Italica
Ritrovare l’amor patrio attraverso il lavoro su di sé
Voto medio su 11 recensioni: Da non perdere

giovedì 21 marzo 2019

I VANTAGGI DI ESSERE IN GUERRA (invece che nell’euro)

Abbiamo perduto il 25% delle industrie e la gente non lo sa. Fossimo stati in guerra, vedrebbe le macerie ingombrare le strade, le fabbriche diroccate, i macchinari perduti e capirebbe: “La situazione è grave, la patria è in pericolo”.

Lo stato di guerra – io l’ho visto in Croazia e a Sarajevo – instilla nella popolazione la condizione di “mobilitazione” psicologica: la società di fa’ più compatta nel pericolo comune. “In tempo di guerra, ogni cittadino avverte la scarsezza delle sue possibilità individuali, la drammatica ristrettezza sua, e la sua radicale dipendenza dalle capacità di tutti gli altri; la sua sensibilità per il tutto sociale si fa più acuta; ansiosamente e con non poco sforzo passa in rivista quel che possa sperare dalle altre classi e professioni, quali eccellenze sulle quali possa basare la prospettiva di vittoria”.

Fossimo in guerra, tutti sentirebbero come una fortuna avere ancora una grande acciaieria produttiva sul territorio nazionale (ancorché di proprietà indiana), e sapremmo cosa pensare di un movimento o partito che ne volesse fortemente la chiusura, per l’aria pulita, riconvertendo quei bravi operai in raccoglitori di cozze.



Quando si è in guerra tutti, anche la popolazione non-combattente, pensano incessantemente a fare la loro parte, partecipare ai sacrifici dei soldati al fronte. Nelle due guerre mondiali, le donne facevano i maglioni e le calze calde per i soldati, fra i quali c’erano i loro figli, nipoti e mariti; gli scolari raccoglievano la carta straccia per fare quelle candelette che servivano a riscaldare il rancio gelato nelle gavette.



I benestanti, volenti o nolenti, sottoscrivevano il Prestito per la Vittoria. I tecnologi e gli scienziati erano incitati a dare il meglio di sé, ad esprimere genio inventivo: si pensi solo ai “siluri a lenta corsa” italiani, alla benzina sintetica e alla gomma sintetica che i chimici tedeschi diedero alla Germania (1).

Quelli che si divertivano, andavano al ristorante e ai balli, venivano guardati come “profittatori di guerra” o egoisti arricchiti che si sottraevano alla solidarietà collettiva e allo sforzo necessario.(Altro che discoteca)

Oggi, la maggior parte dei giovani” va in discoteca, e nessuno li biasima. Ci fosse la guerra, altro che discoteca: le mamme, compagne e mogli li schiferebbero, li spingerebbero ad arruolarsi, o almeno a partecipare alla rimozione delle macerie, al recupero dei cadaveri e nelle fabbriche di armi. Oppure ad entrare nella Resistenza contro l’Occupante.

OCCUPAZIONE

Sì, perché in questa guerra che non vediamo, oggi siamo in stato di occupazione.

Usiamo la moneta dello straniero, che ci rovina. Dobbiamo obbedire a leggi assurde che ci sono state dettate dal Nemico: il deficit sotto il 3 per cento, il debito pubblico che deve scendere fino al 60% del Pil, sono obblighi che hanno avuto l’effetto – comprovato – di diminuire il nostro Pil, e quindi di aumentare il nostro debito in rapporto ad esso; l’obbligo di mantenere l’avanzo primario, ha come effetto di impedire la ricostruzione delle infrastrutture e di rendere impossibile la ripresa economica.

Il nemico ci ha vietato il salvataggio delle banche a spese dello Stato, ma per sé viola questa regola – fonde Deutsche Bank a Commerzbank con aiuti i Stato – e tutte le altre quando vuole.

La Grecia è palesemente sotto il più spietato tallone nemico:

La UE, su istigazione tedesca, non consegna alla Grecia 960 milioni di euro – soldi suoi, attenzione: è la quota che le spetta sui profitti degli interessi lucrati dalla BCE sui BOT greci che detiene – perché il governo greco non si è ancora risolto a pignorare le prime case dei cittadini insolventi. Il governo di Atene ha l’ordine di sbattere sul lastrico i suoi cittadini e mettere in svendita le loro case, solo se fa questo avrà i soldi che sono suoi. E’ ciò che i tedeschi chiamano “fare le riforme”.

Senza contare
I VANTAGGI DI UNA “VERA” OCCUPAZIONE

Perché l’Occupante si incarica della gestione diretta del paese occupato. E’ molto meglio della situazione presente: l’Occupante si assume la responsabilità.

Per esempio, la UE e l’Occupante tedesco rimproverano i nostri governi di “non fare le riforme”. E’ verissimo, hanno ragione. I nostri governi non hanno il coraggio di “fare le riforme” necessarie, che sono soprattutto due, anzi una: rimettere in riga lo sgangherato apparato pubblico, per renderlo cointeressato ai destini della patria; e piallare le inefficienze della magistratura – inefficienze volute che la magistratura difende perché le considera suoi intoccabili privilegi; ed è in grado di annullare ogni “riforma” miglioratrice incriminando i politici che ci provassero.

Da gran tempo i politici non ci provano più, per paura della casta punitiva; e siamo arrivati la magistratura può fare aspettare gli attori economici dieci anni per una sentenza civile, o assolvere un negro assassino perché “non conosce la lingua” o è “sofferente per il trauma dell’emigrazione”. Un partito preso a favore dei “richiedenti asilo” che esprime un palese disprezzo per gli italiani – e il destino della nazione.

In realtà, noi dovremmo inviare dei mezzi con una supplica a Berlino e chiedere umilmente: è vero, i nostri governanti “non fanno le riforme”; mandaci tu, o Egémone, tuoi funzionari capaci; essi saranno in grado di farle senza guardare in faccia a nessuno.

Esempio: durante la repubblica di Salò, la gestione dell’Alfa Romeo fu assunta dagli ingegneri delle SS e che misero gli operai a fabbricare motori d’aereo: e furono tanto ammirati dalla qualità professionale degli operai (tutti comunisti e antifascisti) che, a guerra finita, uno degli ingegneri, Rudolf Hruska, lasciò la Porsche e su invito di Giuseppe Luraghi tornò in Italia, e progettò il geniale motore dell’Alfasud: a cilindri contrapposti sul modello dei motori a stella aeronautici, ennesimo esempio italiano di ottimo progetto semi-rovinato dalla realizzazione pressappochista.Il motore aereo Alfa Romeo a 18 cilindri contrapposti



Tuttavia, è un esempio da ricordare ai nostri Occupanti: le “riforme”? fatele voi, solerti esecutori dell’Ordine nuovo Europeo! Oggi, voi godete di come i governanti che voi ci avete dato rovinano la nostra economia, aspettando il momento di arraffare le nostre riserve auree. Venite qui a governare voi direttamente, e raddrizzate la nostra economia mezzo-affondata.



I funzionari tedeschi cominceranno dagli statali. Constateranno che essi sono prigionieri di un sistema sgangherato, il quale non solo non li incentiva a contribuire al meglio alla sforzo comune dei compatrioti, ma anzi positivamente li disincentiva. Essi sanno che, appena si assumono una responsabilità e prendono una decisione, la decisione verrà impugnata in sede giudiziaria da un cittadino qualunque; tipicamente il concorrente che ha perso la gara per rifare il ponte farà ricorso al TAR contro la decisione; interesserà la magistratura dei possibili “risvolti penali”, e il giudice “apre il dossier”. Insomma per lo statale sono grattacapi e guai, anche grossi. Per i quali il sistema gli dà la soluzione: non decidere mai. Ritardare. Procrastinare. Passare ad altro ufficio per gli opportuni accertamenti.

E’ così che sono bloccati miliardi di lavori già decisi dai governi e finanziati, con danno enorme per un paese in stato di guerra che ha subito tante distruzioni di fabbriche e di opere pubbliche.

Il punto è che lo statale, lo stipendio lo prende lo stesso. Anzi meglio, è il prendere decisioni contestabili – ed immediatamente contestate dal litigioso privato e dalla magistratura – a metterlo in pericolo di perderlo, o di sprecarlo in avvocati. Ed è un “bello stipendio”, del 20-30 per cento superiore del pari livello nel settore privato. Ed è al riparo dalle vicissitudini e le sciagure della guerra in corso che colpiscono i privati con riduzioni delle paghe, chiusura delle imprese, suicidi degli imprenditori. Avrà lo stipendio, e gli aumenti periodici ,anche se l’economia del paese è distrutta.

Questo comporta che lo statale italiano non si sente in guerra, non urge nel suo ceto la mobilitazione psicologica che coglie l’intera popolazione negli stati di vera guerra; è estraneo ai destini della patria.

Vuoi mettere il vantaggio di una vera occupazione? Funzionari tedeschi assumessero la gestione della sgangherata macchina statale, e facessero loro le “riforme” che esigono dai nostri politici senza fegato e con tante clientele da acontentare? Troverebbero mille modi per snellire e rendere efficienti i pubblici dipendenti: dai licenziamenti per ritardi decisionali, fino ai disincentivi: per esempio, legherebbero gli aumenti degli stipendi al prodotto interno lordo. Se cresce il PIL, cresce la paga; se diminuisce, diminuisce anche la busta. AI magistrati, i tedeschi occupanti sarebbero capaci di imporre la separazione delle carriere, e la responsabilità civile delle loro azioni (come qualunque altra professione, come i medici….) : misure che renderebbero i giudici molto più cauti nell’emettere sentenze. Magari aiutandoli anche, imponendo per decreto che i litigiosi italiani che ricorrono senza motivo vero, vengano puniti per il reato di “causa temeraria”.
LEGGE MARZIALE

Lo stato di guerra comporta la legge marziale. E’ uno dei vantaggi più evidenti della guerra. Il diritto bellico subentra al diritto comune, le corti marziali scavalcano o esautorano la magistratura ordinaria…quella che conosciamo oggi.

La faccio breve dando un esempio: se vigesse la legge di guerra, oggi i responsabili concessionari delle Autostrade sarebbero stati fucilati come profittatori e sabotatori dello sforzo bellico. E il ponte Morandi sarebbe stato ricostruito dal Genio militare in sei mesi, per le necessità logistiche del conflitto.

Gli statali che – secondo dati della Guardia di Finanza – hanno provocato danni erariali per 6 miliardi solo nell’ultimo anno e mezzo, sarebbero processati dai tribunali militari secondo il diritto di guerra.

https://www.confartigianato.it/wp-content/uploads/2017/05/RS_18_03_2019.pdf

La mafia nigeriana a Castelvolturno sarebbe trattata con il solo mezzo che può debellarla: il sigillo dell’area reso inaccessibile ai media e ai civili, e il rastrellamento sistematico strada per strada e casa per casa con adeguato numero di truppe e autoblindo. Chiunque fosse trovato in possesso di armi, droga, parti di corpo umano macellato e resti di pranzi cannibalici, sarebbe immediatamente passato per le armi.

Questi sono alcuni dei vantaggi del trovarsi in guerra, invece che “In Europa”. E’ la conclusione che ho tratto dalla conferenza di lunedì alla Regione Lombardia, dopo aver ascoltato Valerio Malvezzi, Fabrizio Conditi e Francesco Carraro: gente, tutta, cosciente di essere in guerra e unita nella necessità di liberare l’Italia. (Naturalmente il pezzo è intendere come paradossale)

NOTA sui chimici
Ortega y Gasset, da cui ho tratto i passi sopra citati, scrisse dopo la Grande Guerra: “Si immagini l’entusiasmo con cui il popolo tedesco avrà visto la gloriosa classe dei suoi chimici elevarsi dall’umile oscurità in cui soleva vivere, e fornire in proporzioni geniali il suo contributo patriottico che ha stupito il mondo. Di certo in tali momenti [durante la guerra] l’intera nazione avrà benedetto la cura che in tempi di pace pose nel favorire gli studi chimici. In confronto, quel popolo avrà maledetto il suo torpido disdegno impolitico per la politica, che gli ha impedito di preparare per i giorni del pericolo urgente un corpo selezionato di diplomatici e politici” (Espana Invertebrada, 1922). Oggi come allora, magari Berlino avesse politici bravi quanto i suoi chimici….



Tutti capivano che la situazione era seria. Presa di coscienza che oggi manca, benchè il 25% delle nostre imprese sia ridotto così.


COMMENTO DI L. COPERTINO SUGLI “STATALI” (LUI LO è)

A quel che dice Maurizio sugli “statali” aggiungo (in verità, per colpa di Renzi, da “regionale” dopo essere stato “provinciale” e prima ancora “comunale”) una considerazione: gli occupanti tedeschi violerebbero anche il divieto di turn over imposto da decenni dall’UE alla nostra P.A. allo scopo di ridurre il debito pubblico e di pareggiare il bilancio. L’età media dei dipendenti pubblici, per via di pensionamenti (che ora con la quota 100 aumenteranno) senza turn over, è di 55 anni (lo scrivente ad aprile ne avrà 56) e continua a salire mentre i giovani sono a spasso. Nel mio servizio regionale, dove gestiamo circa 10 milioni di fondi europei (la cui gestione è di una assurdità burocratica che se fosse conosciuta sulla loro pelle dai cittadini italiani questi smetterebbero di lamentarsi della burocrazia nazionale) ed altrettanti di statali, a luglio, dopo l’ennesimo pensionamento, rimarremo in due soli funzionari (più una impiegata a part time ed un’altra anch’essa, tra un anno, sulla via del pensionamento). Ed infatti stiamo già perdendo diversi finanziamenti, nonostante che il problema sia stato sollevato a tutti i livelli politici e direttoriali e nonostante le ben sette lettere interne inviate a tutti coloro di competenza per porre il problema. La risposta è che non è possibile assumere, neanche per mobilità. Per quanto riguarda poi le paghe pubbliche, solo ieri leggevo di una indagine, relativa alla scuola, nella quale si evidenziava che quelle italiane sono più basse di circa il 20% della media europea. Personalmente sono d’accordo sull’idea di legare gli stipendi alla produttività nazionale ma, al tempo stesso, liberando l’azione e le decisioni dei funzionari pubblici dalle pastoie normative e soprattutto dal rischio “denuncia”, come dice bene Blondet. Il manager di una azienda non ha a che fare con i Tribunali Amministrativi, la Corte dei Conti e le Procure della Repubblica. Per questo la gestione aziendale è altamente decisionista. Tuttavia – è bene esserne consapevoli – questo significherebbe anche una forte diminuzione dei diritti e delle garanzie dei cittadini non dico dai soprusi ma certamente dai sempre possibili errori della P.A.. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Soprattutto se, come dice Blondet, siamo, senza saperlo, in stato di guerra.

Luigi Copertino

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https://www.maurizioblondet.it/i-vantaggi-di-essere-in-guerra-invece-che-nelleuro/

VOLEVA UNA STRAGE ! ORA BASTA!

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Un gesto mostruoso che poteva essere una tragedia senza precedenti e che per fortuna si è concluso senza vittime quello del senegalese Ousseynou Sy, il quarantasettenne di origini senegalesi, già resosi responsabile di molestie su bambini e guida in stato di ubriachezza. Cosa ci insegna questa orrenda storia?

L’UMANITA’ “LIBERATA” CHE FA? SI MASTURBA ESTINGUENDOSI.






Da Repubblica:“A Torino apre la prima casa di appuntamenti con sex dolls per uomini e donne”.

Nell’articolo apprendiamo che è una iniziativa della LumiDolls, la società catalana che offre intrattenimento ludico-sessuale con realistiche e realistici, ed ha già aperto case simili a Barcellona e Mosca. Sul loro sito internet spiegano: “Vogliamo farvi godere della sessualità in un modo completamente diverso, in uno spazio lussuoso, assolutamente riservato e del tutto legale”. Quel che offrono, si chiama in fondo masturbazione.

Ma come hanno fatto presto ad arrivare le novità . Appena un mese fa, Zero Hedge raccontava:

Per adesso sono duemila all’anno le bambole del sesso in silicone che vengono vendute in Giappone: a 3700 dollari l’una, grandezza naturale ed aspetto vivo di adolescente, teste rimovibili, genitali adattabili ai desideri del cliente. Il calo futuro del prezzo, l’aumento della solitudine degli anziani ed anche dei giovani scapoli, promette un vero,triste trionfo commerciale di questo genere di merce. Tanto che il demografo Kamako Amano, dell’istituto di ricerca NLI di Tokio, lo vede come un pericolo per l’esistenza stessa del Giappone, dove la denatalità già infuria e si stima che nei prossimi 30 anni la popolazione sarà diminuita di un terzo.

Ricorrono le spiegazioni sociologiche: le 14 ore di lavoro che ancor oggi ogni ditta richiede all’impiegato nipponico, il gran numero di donne laureate ed entrate nel mondo del lavoro, il numero sempre maggiore di single di ritorno o perché divorziati, separati o vedovi; possiamo anche evocare la cultura dell’individualismo edonistico, l’egoismo disimpegnato, o la paura dell’altra; o un effetto collaterale delle “conquiste” del femminismo, che inducono i maschi a preferire ad una donna giudicante ed esigente la compagnia silenziosa e docile della bambola gonfiabile.
La donna è stata “sostituita”



Ma ciò tace quella che è la causa profonda e radicale, la quale è ben lungi dall’essere confinata alla società giapponese: l’abuso della pornografia come vizio di massa e di ogni età. Un fenomeno taciuto,, che solo da poco gli psichiatri stanno cominciando a studiare come patologia. Le nuove tecnologie ed Internet hanno messo a disposizione video e materiale osceno che solo trent’anni fa, uno doveva procurarsi in negozi specializzati, mettendosi in contatto con ambienti umani loschi, con cui il borghese perbene temeva di esser visto in contatto; il materiale era raro e costava, e per lo più era di cattiva qualità.

Adesso invece è – leggo nel saggio Porno-Tossine di Antonio Morra – Accessibile, Abbordabile e Anonimo. L’educazione permissiva e “senza tabù” ha fatto cadere il (benedetto) stigma sociale che faceva vergognare il consumatore di “foto sporche”, ovviamente masturbatore, di essere scoperto. I genitori di mentalità “aperta” sottovalutano o scusano quel che i loro ragazzini tredicenni guardano sullo smartphone o nel laptop nella propria stanzetta. Tredicenni? “Bambine di sette anni inviano online propri video molto espliciti”, si allarmava il Telegraph in un articolo del 13 luglio 2015, dedicato al Sexting, ossia alle immagini (e testi) porno di se stessi che si inviano i bambinelli ancora non adolescenti.

“Internet Watch Foundation e Microsoft – scrive Morra- hanno analizzato 4 mila immagini con contenuti sessuali espliciti condivise da adolescenti e bambini: 667 (il 17,5%) riguardavano adolescenti dagli 11 ai 15 anni, e 286 addirittura bambini sotto i 10. Sex chat, sexting, tanti selfie di nudo. Il 93% proveniva da ragazzine.

Vasti sondaggi condotti in USA – ma non può essere diverso da noi – ha mostrato che i maggiori consumatori di porno sul web sono i ragazzi da 12 ai 17; all’età di 18 anni, il 90 per cento dei ragazzi e il 60% delle femmine ha visto pornografia online. L’83% dei maschi e il 57% delle ragazze ha guardato porno omosessuali, il 9% delle ragazze e il 15% dei ragazzi video pedofili, il 18% delle ragazze e il 32 % dei ragazzi scene di bestialità o sesso con animali.


Una ricerca sul web ogni 8 (e una su 5 sui telefonini) riguarda pornografia. Persino nella religiosa Bible Belt americana , il 64% dei maschi cristiani e il 15% delle donne ammette di guardare porno almeno una volta al mese; anche un pastore su 7 confessa di avere “il problema”. Immagino che le cifre possano essere simili nelle gerarchie cattoliche, come sembrano dimostrare le reciproche copertura e complicità, nonché la vasta tolleranza, dei casi di omosessualità e pedofilia. E ciò spiega la messa tra parentesi (se non la cancellazione) del richiamo alla purezza e allo sforzo di tenersi casti nella predicazione e pastorale. In generale, sembra vigere – nel mondo clericale non meno che in quello laico – un’aria di “comprensione” culturale e di “larghezza di vedute” verso la masturbazione, ormai considerata poco meno che qualcosa di “naturale”, proprio nel momento storico in cui dilaga e diventa fenomeno sociale di massa, che corrompe i bambini, rovina i matrimoni (nel 56% dei divorzi lui viene accusato da lei di “avere un interesse ossessivo ai siti porno sul web”, il 68 per cento ha trovato il nuovo amante online), aumenta le difficoltà di erezione, svia anche sacerdoti alla ricerca della santità.

Ma non è per moralismo che si sottolinea la gravità di ciò che oggi pare “naturale”come la masturbazione da porno, e senza conseguenze. Al contrario, l’abuso della pornografia, specie nell’età precoce, produce vere e proprie dipendenze analoghe alle tossicodipendenze, e per gli stessi motivi (la scarica di dopamina, ossitocina e serotonina nell’orgasmo solitario forniscono oppiacei endogeni di cui aumenta il bisogno con tempo), traccia nel cervello “sentieri neurali” sempre più profondi e obbligati: non a caso i vecchi medici dicevano che la masturbazione “indebolisce la forza di volontà”. Ma fa anche ben altro: distorce la possibilità dei rapporti uomo-donna, li commercializza e appiattisce, scoraggia a impegnarsi in una relazione profonda e impegnativa sostituendola con questa scorciatoia solipsistica.

Il problema è abbastanza impressionante (del resto, il business del porno vale 13 miliardi di dollari l’anno) da aver suscitato interrogativo al Senato americano già da annio su quella che viene ormai riconosciuita come una “dipendenza”. La Commissione senatoriale su Scienza, Commercio e Trasporti (sic) ha ascoltato la relazione di Mary Anna Layden, PhD in psicoterapia cognitiva, dal titolo “The science behind pornography addiction” (2004) . Molti autori hanno accusato la pornografia di produrre “una pandemia d’impotenza” fra i maschi. Una ex coniglietta di Hugh Hefner, il fondatore di Playboy, ha rivelato che costui, impegnandosi in orge con più donne, “non riusciva ad essere sessualmente soddisfatto se non ricorrendo alla pornografia e all’auto-erotismo”. Tanta libertà sessuale, finiva con una masturbazione.

Ma la pornografia super- disponibile ad ogni età portata da internet e smartphone, dall’abolizione del giudizio sociale negativo, ha condotto in pochi anni ad una paurosa, degradante mutazione antropologica: la trasformazione di uomini i amebe del carattere, per i quali ormai la sessualità è a tal punto banalizzata da non suscitare desiderio – o da soddisfarlo troppo facilmente online.

Sta crescendo non solo in Giappone, ma nella Cina super sviluppata ed Hon g Kong,un nuovo tipo di giovane scapolo che l’opinionista Maki Fukasawa chiama “soshoku danshi”, all’incirca “maschi erbivori”. Giovanotti fra i venti e i trent’anni, spesso femminiloidi e immaturi come bambini, che spendono molto in cosmetici e nella loro “Moda”, che vivono esclusivamente di laptop, smartphone, social online, videogames erotici e no, e per i quali sono stati escogitati gli “e-sport”, campionati “sportivi” da tastiera e consolle elettronica, spesso lanciati dai governi per selezionare i genietti digitali – che “hanno trovato la scusa per sommergersi totalmente nel mondo digitale evitando di sperimentare il mondo reale”, da cui si aspettano frustrazioni, sconfitte e sfide con donne vere e veri avversari, che la loro volontà ameboide non addestrata alle virtù, sa di non poter vincere.



“Studi condotti in Giappone stimano che questi erbivori sotto i 30 anni costituiscono il 60-70 per cento della popolazione maschile. Ovviamente la loro avversione a procreare allarma il governo, alle prese con il maggior tasso di denatalità del mondo, ormai da oltre un decennio, che rende irreversibile la caduta demografica”. Una delle risposte al calo demografico da parte delle grandi imprese giapponese è stato di esigere dagli impiegati, per compensare i vuoti di assunzioni nuove, di lavorare di più, anche 14 ore al giorno. Ciò ovviamente aggrava il problema: i “salary men” nipponici tornano a casa a tarda notte, dopo 2 ore di metropolitana, e non hanno certo l’urgenza di adempiere al dovere coniugale con la loro moglie che dorme, e non corrisponde affatto alla porcellone da sogno che abitano i video porno.Gli Erbivori hanno il loro stile e la loro moda.

Hong Kong ha valutato che i suoi “erbivori” sotto i 30 sono fra i 20 e 40 mila: “Hanno scelto i video-games, gli anime e i il porno a preferenza di donne e degli inevitabili figli che seguono”. Nella Cina continentale, la popolazione che per decenni è stata obbligata dal regime alla politica del figlio unico, vede una generazione giovane di figli unici, senza fratelli, e senza esperienza di famiglie numerose – né volontà di farsene. Anche lì l donne sono entrate in massa nel mondo del lavoro,e benché il governo abbia oggi concesso migliori pause per la maternità, poche di loro se ne sobbarcano dopo il primo figlio, perché una seconda interruzione e distanza dall’azienda “le danneggia nellla carriera”. Il 53% delle donne cinesi che hanno un figlio hanno dichiarato di non volerne un secondo. Anche la Cina entra così nella fase in cui la denatalità è irreversibile.

L’industria del porno intanto va a gonfie e vele. Contro la de-sensibilizzazione che sembra cominciare ad instaurarsi nel pubblico, metterà in linea la “realtà virtuale”, l’intelligenza artificiale, i robot da sesso a prezzo abbordabile. A quel punto il cerchio è chiuso, la scorciatoia della maturazione avrà completamente tagliato fuori il genere femminile reale e concreto – per il quale sono pronti i sex robots maschili.

Amebe dirette verso la propria estinzione godendo da sole.

Fu profeta Thomas Stearn Eliot, nella poesia “The Hollow MEn”, 1925: “Siamo gli uomini vuoti, gli uomini impagliati – […] Viviamo come sognamo, soli”. Uomini con parole vuote “come il vento nell’erba secca o zampette di ratti sul vetro rotto “ ( As wind in dry grass Or rats’ feet over broken glass), la cui debole volontà li rende incapaci del salto esistenziale della “conversione al Reale”, perché

« Between the idea
And the reality
Between the motion
And the act
Falls the Shadow[2] »

Fra l’idea / E la realtà / Fra il movimento / E l’azione / Scende l’Ombra”

Impressionante figurazione dell’uomo prigioniero del virtuale, incapace di atto.

Solo su un punto Eliot sbagliava per difetto:

“Così il mondo finisce – non con uno schianto, ma con un lamento”. Siamo in grado di correggerlo: l’umanità globale finisce (ahimé) con una sega.

Nascono però gruppi che insegnano la salita non facile dal vizio per recuperare l’umanità e propongono di disintossicarsi dal porno, in parte coi metodi sperimentati dalla Alcoholics Anonymous, spesso i soli efficaci nella liberazione dai vizi. Gruppi di genitori che hanno preso coscienza della sporcizia che corrompe i loro bambini, e vogliono salvarli.



Il libro da cui ho ampiamente citato Antonio Morra – Pornotossina – Ed. Verso la Meta (147 pagine, 10 euro) è appunto una illustrazione del metodo di auto-disintossicazione.

Sarà utile visitare questi siti:

http://www.pornolescenza.com/

http://www.puridicuore.it/integrita/

Quest’ultimo ha in exergo questa perfetta esortazione che viene dai millenni:

Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone, gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete.
(Isaia 55, 2-3)



Poiché si tratta di iniziative di cristiani – inevitabile, non si guarisce da questo male senza il soccorso di Dio e della Grazia – subiranno, già lo so, gli attacchi frenetici con cui le potenti organizzazioni LGBT hanno demonizzato e perseguitato le iniziative di “ricostruzione della persona” degli omosessuali.

Ma chi non considera con orrore ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi, ai nostri figli undicenni, è complice dell’Omicida fin da Principio.



L’articolo L’UMANITA’ “LIBERATA” CHE FA? SI MASTURBA ESTINGUENDOSI. proviene da Blondet & Friends.


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mercoledì 20 marzo 2019

GRETA IL PUPAZZO

In sostanza i potenti della terra hanno istruito Greta a scagliarsi contro di loro per dargli modo di applicare le soluzioni che gli permetteranno di proseguire indisturbati nel piano di dominazione globale. Hanno creato l'ennesima marionetta capace di stimolare reazioni di consenso su una massa sempre più addormentata e manipolata...
Greta ci dice che il problema è la bufala del CO2.
- Nessuna menzione alle scie chimiche.
- Neanche una parola sui prodotti OGM e sulle politiche di distruzione di interi habitat da parte delle multinazionali che la stanno sponsorizzando.
- Nessun accenno alle fonti energetiche pulite e illimitate che vengono tenute chiuse a chiave.
- Totale silenzio sui mortali pericoli del 5G.
- Nulla sul crimine dei vaccini che si sta consumando sugli infanti.
- Nessun collegamento con la truffa del debito.
Auguri alle prossime generazioni...



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martedì 19 marzo 2019

La menzogna della Ong


Mare Jonio, l'ammiraglio libico: "La menzogna della Ong, come ci hanno tagliato fuori"



Contro la ong Mare Jonio, ora, piove anche la testimonianza della Guardia Costiera libica. Si parla del salvataggio, al di fuori delle regole, dei 49 migranti, poi portati fino al largo di Lampedusa. Interpellata dall'Agi, la Guardia Costiera libica ha puntato il dito: "Eravamo a cinque miglia dal gommone in panne ed eravamo in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo. L'intervento della nave dell’Ong Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso", afferma il portavoce, l'ammiraglio Ayoub Qassem.

Dunque prosegue: "Non comprendiamo perché abbiano voluto prendere loro i migranti, a ogni costo, pur essendo in acque libiche. Alla nostra richiesta di chiarimenti hanno spiegato che i migranti si trovavano in una situazione di pericolo ma questo non è vero, non si è trattato di un naufragio ma solo di un guasto al motore". L'ammiraglio, successivamente, ricostruisce i movimenti della motovedeta libica: "È poi a distanza perché a quel punto i migranti per non tornare in Libia avrebbero messo a rischio la loro vita e quella dell’equipaggio". Infine sempre Qassem ha aggiunto: "Le Ong ostacolano le operazioni di salvataggio per interessi certamente non umanitari".
Nel frattempo dal Viminale, Matteo Salvini ha usato parole chiare per ribadire quale sia la linea: "Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato. Conto che questo accada". "Nessun pericolo di affondamento - prosegue - né rischio di vita per le persone a bordo (come documentato da foto), nessun mare in tempesta. Ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire, scelta di navigare verso l’Italia e non Libia o Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi c’è a bordo, ma soprattutto disobbedienza (per ben due volte) alla richiesta di non entrare nelle acque italiane della Guardia di Finanza". Lo scontro è totale.

Fonte 
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13442027/ong-mare-jonio-ammiraglio-guardia-costiera-libica-ci-hanno-tagliato-fuori-la-loro-menzogna.html?fbclid=IwAR1RTOgHRmN6V88SXzzOci_PoVA2JXxBCFrO2xJ0_1rZ6Dx2-xRvGh7HNL0#.XJEr2nIZs1U.facebook

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lunedì 18 marzo 2019

Precisazioni sui cambiamenti ambientali

A me risulta che il pianeta attraversi periodicamente dei cambiamenti climatici, in quanto è un organismo vivo che evolve incessantemente. A me risulta che anche gli altri pianeti del sistema solare stiano attraversando dei cambiamenti, in quanto il sistema solare stesso è un organismo vivo con una sua coscienza. Da un punto di vista esoterico – l'unico a cui io faccio riferimento quando mi esprimo, non essendo uno scienziato – l'uomo non può fare niente né in positivo né in negativo per alterare tali cambiamenti.

Fare cose come la raccolta differenziata o ridurre le emissioni di sostanze nocive è molto utile, ma solo in quanto serve a noi esseri umani per vivere in un posto migliore; non serve a salvare il pianeta, il quale non ha bisogno di essere salvato da noi, poiché noi non siamo sicuramente in grado di distruggere un intero pianeta... e ancor meno di salvarlo.


Quando il pianeta sarà stufo di quello che stiamo facendo, prima che possiamo realmente mettere in pericolo qualche suo aspetto essenziale, si darà una scrollata, inabisserà alcuni frammenti di terra e ne farà riemergere altri... e la vita continuerà... con qualche milione di esseri umani in meno... ma d’altronde nessuno ne sentirà la mancanza.


Alcune specie scompaiono, ma altre prenderanno il loro posto, come è giusto che sia. È inutile che tentiate di far accoppiare a tutti i costi i panda!


Lo smisurato egotismo dell’uomo lo porta a credere di poter “disporre di un pianeta”, nel bene e nel male, quando invece non siamo più influenti di zecche che si agitano sulla sua pelle.


Nel frattempo, badate a non farvi prendere troppo per il sedere dai movimenti ambientalisti strumentalizzati dai soliti poteri. Milioni di pecore belanti che seguono l’eroina del momento, Greta Thunberg, e scendono in piazza a gridare «pace... amore... e ambiente...». Non vi accorgete che le proteste senza un reale bersaglio vengono appoggiate da tutti gli schieramenti politici? Non cogliete la differenza delle reazioni della stampa rispetto alla protesta dei gilet gialli? Siete gli stessi che gridavano «Yes. We can!» dietro a Barack Obama.

Questo è un articolo interessante che può servirvi a fare chiarezza riguardo gli interessi in gioco. Per il resto... preoccupatevi sopra ogni cosa di svegliarvi.
Buon lavoro a tutti.

https://altrarealta.blogspot.com/2019/03/laffare-del-secolo-climate-change-vari.html

Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]



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L’affare del secolo: “Climate change” – Vari interventi illuminanti

Cominciai ad interessarmi delle teorie sull’ AGW (Antropic Global Warming) solamente tre anni fa, per il fatto incidentale di aver visto Carlo Rubbia (che è pur sempre un Nobel della Fisica) contestare il problema in Senato, con osservazioni pertinenti, che mi erano fino ad allora ignote. Da allora cominciai a scoprire che esistono moltissimi elementi di contestazione della tesi che le attività umane siano causa di variazioni termiche del pianeta, la quale col tempo mi è apparsa sempre di più come una colossale menzogna ascientifica e interessata.

Ora, avendo fatto ingegneria e fisica all’Università so bene come sia facile selezionare appositamente i dati allo scopo di far comparire il risultato che si vuole (io, volendo, potrei selezionarli in modo da sostenere la tesi che la temperatura sia in diminuzione, oppure stazionaria, è facilissimo). Ed ho avuto modo di constatare che sui media mainstream viene data voce solo agli scienziati globalwarmisti, mai ai numerosissimi (compresi alcuni premi Nobel) che dichiarano parere opposto.
Ma che cosa può avere spinto molti scienziati a mentire ?

Semplice: i soldi.

Quando un movimento politico procura finanziamenti ai sostenitori di una tesi e nessuno ai sostenitori della tesi opposta i dipartimenti universitari faranno di tutto per incoraggiare le ricerche redditizie e scoraggiare quelle opposte.
Dopo un po’ di tempo si crea un clima generale per cui molti non si rendono nemmeno più conto di lavorare in un circuito chiuso nel quale solo alcune informazioni vengono messe in evidenza nei convegni, nei papers, nei gruppi di ricerca, e perdono completamente di vista le informazioni di segno opposto, che non hanno visibilità e vengono emarginate, per cui la tesi dominante sembra essere “ovviamente naturale”.

E che cosa può avere spinto i politici a finanziare questo genere di ricerche ?
C’è il fatto generale che qualunque “pericolo”, vero o presunto, fa sempre comodo ai politici per agitare la paura come motivazione a stare uniti ed accettare una politica autoritaria.

Ma ci sono chiare implicazioni particolari, all’interno di questa dinamica.

Inizialmente lo sponsor dell’AGW fu Margaret Tatcher, la quale si rese conto che quel filone dell’ecologismo poteva essere sfruttato per mettere in cattiva luce il consumo di combustibili fossili (emissione di anidride carbonica), che dipendono dalla politica degli stati petroliferi, facendo spazio così alla tesi della bontà ecologica nucleare (salvo quando una di esse salta per aria, evento sgradevole per niente irrealistico, visto che ogni tanto si realizza).

Ma la tesi AGW ha subito trovato applicazione per contrastare lo sviluppo del Terzo Mondo, che con tappe forzate di industrializzazione tardiva produce l’equivalente degli inquinamenti passati del nostro mondo già industrializzato.
Oggi la macchina globalwarmista può avere una nuova funzione supplementare: agitare la paura che convinca gli ingenui ad approvare sempre più vasti interventi di geoingegneria sull’atmosfera del pianeta.

La quale ha grandi implicazioni militari, politiche ed economiche.

In presenza di continuo aumento delle attività industriali, e quindi di emissioni antropiche, la temperatura terrestre ha affrontato tre periodi di incremento, due di diminuzione, uno stazionario.
Visto l’andamento nei secoli, tutto corrisponde al picco bimillenario, il cui precedente è stato all’epoca di Cesare Augusto.
In mezzo c’è stato il piccolo rialzo intorno all’anno mille.
La piccola glaciazione del XVI secolo è nota dalle cronache dell’avanzamento di nevi e ghiacci.
Le oscillazioni termiche precedenti a tre secoli fa sono avvenute nel mondo preindustriale.
E i grafici odierni riproducono ancora quello stesso andamento oscillante multiperiodico.

La temperatura terrestre non è mai stata ferma da quando il pianeta esiste.

Però con la geoingegneria puoi provocare tempeste tifoni terremoti tsunami riscaldamenti o raffreddamenti locali.
Questo è un altro discorso: anche la tecnologia militare non sta mai ferma, non si riesce mai a trattenerla.
E infatti la propaganda sull’inesistente effetto antropogenico sulle temperature, basato sulla amenità della produzione di CO2 (prevalentemente naturale e molto minoritariamente artificiale) fa da ottima base non solo per cercare di frenare lo sviluppo del terzo mondo, contestando le sue emissioni, ma anche a supporto della presunta necessità di ampliare le attività della geoingegneria per “difendersi dalle variazioni climatiche”.

Il vecchio documento dell’Air Force statunitense, “Owning the weathwr as force multipler” chiarisce bene le idee fin dal 2005.

Vincenzo Zamboni

Fonte
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2019/03/16/laffare-del-secolo-climate-change-di-vincenzo-zamboni/
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Il grande inganno sulla prostata

Quante bufale sul Psa e il tumore della prostata
Ne «Il grande inganno sulla prostata» Richard Ablin, scopritore dell'antigene prostatico specifico, boccia lo screening di massa. Dosaggio del Psa indicativo soltanto se ripetuto nei soggetti a rischio

Le sue parole valgono quasi come il gesto di un padre che ripudia il proprio figlio. Richard Ablin, docente di immuno biologia all’Università di Tucson, in Arizona, è stato colui che nel 1970 scoprì l’antigene prostatico specifico (Psa), oggi considerato tra i primi indicatori di salute della prostata. La scoperta ha reso famoso Ablin, che da qualche anno ha però preso le distanze dall’utilizzo strumentale di quello che è «un indicatore di attività dell’organo, non un marcatore tumorale». Precisazione doverosa, che lo scienziato rimarca a più riprese in «Il grande inganno sulla prostata», edito da Raffaele Cortina.

Dopo aver attaccato per anni l’uso massiccio che si fa oggi di questo test, usato come metodica di screening di popolazione negli Stati Uniti (ma non in Europa), Ablin ha deciso di mettere nero su bianco la storia di una proteina che nell’immaginario oggi evoca il più diffuso tumore maschile. L’identificazione del dosaggio del Psa come marcatore del tumore della prostata, secondo lo scienziato, è il frutto di un’attività clinica poco ortodossa portata avanti dai medici. Come risultato, s’è avuta la medicalizzazione di migliaia di uomini sottopostiti a interventi di asportazione della prostata pur in presenza di tumori indolenti che mai sarebbero progrediti né avrebbero raggiunto altre sedi. Ablin, nel libro, è molto esplicito. Il test del Psa, a suo avviso, ha prodotto un disastro di salute pubblica. Colui che lo ha scoperto non lo ritiene infatti un esame idoneo a diagnosticare il tumore della prostata e, soprattutto, non in grado di differenziare due tumori con prognosi opposte. Una persona che presenta valori di Psa bassi può avere un cancro pericoloso, così come un numero elevato non per forza indica una malattia dall’esito segnato. Una volte per tutte, dunque, Abllin chiarisce che il dosaggio del Psa non è in grado di rispondere alle preoccupazioni dell’uomo. Anche perché, se bastasse soltanto questo dato per fare una diagnosi, almeno sei over 60 su dieci dovrebbero considerarsi colpiti dalla malattia. Per essere precisi, si dice che un Psa è normale al di sotto dei 4 nanogrammi per millilitro, ma l’ottanta percento degli uomini che presenta un valore compreso tra 4 e 10 ha un aumento del volume della prostata che però è benigno. Così quattro persone su dieci che hanno un Psa inferiore a 4 sono comunque malate di tumore della prostata.


Il dramma è che nella maggior parte dei casi trattati chirurgicamente, quando i pazienti sono a un passo se non già entrati nella terza età, la maggior parte di essi ha un’evoluzione favorevole. Ciò vuol dire che la morte, prima o poi, arriverà. Ma a provocarla non sarà stato il tumore della prostata. Psa bocciato in toto, dunque? No, tutt'altro. Secondo Ablin sarebbe un'altra storia se gli urologi ripetessero il test a chi presenta fattori di rischio - come precedenti casi di tumore della prostata in famiglia - e lo facessero regolarmente per stabilire in quanto tempo i valori si raddoppiano. «Ma questo negli Stati Uniti non accade», asserisce lo scienziato, portando come riferimento la storia di un certo amico Joe, a cui viene asportata la prostata soltanto perché il Psa ha superato il valore di 4. Questo abuso di chirurgia, abbinato all'exploit fatto registrare dal Robot Da Vinci oltreoceano, sarebbe alla base di quella che Ablin considera una truffa sulla pelle dei pazienti. «Ho passato 35 anni a spiegare questo alla gente, ma sono in ballo troppi interessi economici. C’è chi guadagna con lo screening, chi con le visite urologiche, chi con gli interventi chirurgici. In questo modo, per guarire una persona, si fanno danni ad altre cinquanta che si ritrovano impotenti e incontinenti pur avendo una malattia che non li ucciderà mai».


IL GRANDE INGANNO SULLA PROSTATA

Un libro che vuole fare riflettere su quanto spesso fare tanti, troppi esami per qualunque cosa spesso sia più controproducente che realmente utile.

Ogni anno centinaia di migliaia di uomini si sottopongono a dolorose biopsie per il cancro della prostata e moltissimi subiscono prostatectomie radicali, che spesso danno luogo a conseguenze devastanti come incontinenza, impotenza e trauma psicologico.

Ma il fatto sconcertante è che la maggior parte di questi uomini non sarebbe mai morta per una forma tanto comune di cancro, che spesso cresce così lentamente da non fare danno. Come siamo arrivati a un tale eccesso di esami clinici e di interventi chirurgici inutili?

Questa è la storia scioccante di come l’uso improprio di un test per il cancro della prostata abbia rovinato sistematicamente la vita di milioni di uomini, derubando il sistema sanitario di risorse preziose, scritta dallo scienziato padre della scoperta che ha portato allo sviluppo del test.

Per la prima volta, medici e vittime denunciano i danni causati dal test e chiedono che si individui un marcatore davvero specifico per i cancri aggressivi.

Il grande inganno sulla prostata pone domande provocatorie sulla natura del sistema sanitario e sulle terribili conseguenze umane che derivano dalla manipolazione della scienza per vantaggi personali ed economici.


Richard Ablin

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Il Grande Inganno sulla Prostata
Perché lo screening con il PSA può avere gravi conseguenze per milioni di uomini
€ 24,00

L'ULTIMA COINCIDENZA

L'ULTIMA COINCIDENZA - DI MARCO TRAVAGLIO :

Avendo perso conoscenza da un pezzo, B. giura di non aver “mai conosciuto” Imane Fadil. Naturalmente, come tutto ciò che dice da quando si sveglia a quando si corica, non è vero niente: nel 2010 la ragazza marocchina fu sei volte ospite delle “cene eleganti” ad Arcore, si esibì nella danza del ventre, ricevette da lui un anello e una busta con 5 mila euro, ma rifiutò l’invito a fermarsi a dormire da lui; e lo incontrò altre due volte, in un ristorante milanese e in un’altra villa in Brianza.


Ma il guaio peggiore non è che B. ha conosciuto Imane. È che lei ha conosciuto lui. E ha pure testimoniato contro.

Se sia stata uccisa, da chi e perché, lo appureranno i giudici.

Il cui prodest, una volta tanto, allontana i sospetti da B., che tutto poteva augurarsi fuorché il ritorno dei bungabunga sui giornaloni, che li avevano rimossi per riabilitarlo come leader moderato e argine al populismo.

Non solo: da viva Imane poteva essere contestata al processo Ruby-ter da Ghedini & C.; da morta, i suoi verbali dinanzi ai pm valgono come prova inconfutabile. Ma i vari ambienti criminali, italiani e internazionali, che circondano B. autorizzano i soliti sospetti di eccessi di zelo, favori non richiesti o messaggi ricattatori.

Senza escludere la tragica coincidenza: l’ennesimo anello di un’impressionante catena di disgrazie occorse a persone che hanno incrociato la strada di B. e si sono messe di traverso.

Negli anni 70 i proprietari terrieri di Segrate che non volevano vendere al costruttore di Milano 2 ricevevano visite di uomini armati e cambiavano idea.

Il 21 maggio 1992 Paolo Borsellino parla con due giornalisti francesi di indagini sui rapporti fra B., Dell’Utri e lo “stalliere” Mangano: due giorni dopo muore ammazzato Falcone, due mesi dopo pure Borsellino.

Nel ’93 un giovane attivista di Ravenna, Gianfranco Mascia, lancia i comitati Boicotta Biscione (BoBi). Il primo avvertimento anonimo gli arriva sul telefonino: “Smettila di rompere i coglioni. Sei una testa di cane. Bastardo. Vi spacchiamo il culo. Gruppo Silvio Forever”. Il 24 febbraio 1994, a un mese dalle elezioni, Mascia viene aggredito da due uomini a volto scoperto che lo immobilizzano col filo di ferro, gli tappano la bocca con un tampone e lo violentano con una scopa. Il portavoce bolognese del BoBi, Filippo Boriani, consigliere comunale dei Verdi, riceve una busta con una lingua di vitello mozzata e un biglietto: “La prossima sarà la tua”.

Autunno ’94: Edoardo Pizzotti, direttore Affari legali di Publitalia, viene licenziato in tronco dopo aver rifiutato di coprire i traffici di Dell’Utri & C. per inquinare le prove sulle false fatture del gruppo. E riceve telefonate minatorie e mute a casa, provenienti (risulta dai tabulati) da Publitalia. Un anno dopo racconta tutto testimoniando al processo di Torino contro Dell’Utri per frode fiscale: subito dopo, due figuri dal forte accento campano lo avvicinano nel centro di Milano e lo salutano così: “Guarda che ti facciamo scoppiare la testa”.

Nel luglio 1995 Stefania Ariosto inizia a raccontare al pm Ilda Boccassini quello che sa sui giudici comprati da Cesare Previti con soldi di B. La notizia rimane segreta per sette mesi, ma non per tutti. Alla vigilia di Natale, un pony express recapita alla Ariosto una scatola in cui galleggia nel sangue un coniglio scuoiato e sgozzato, con un biglietto d’auguri: “Buon Natale”.

Nel marzo 1996, dopo gli arresti, L’Espresso dedica allo scandalo Toghe sporche varie copertine con i verbali e le foto della Ariosto: il 22 maggio, a Camaiore, un incendio doloso polverizza la villa della vicedirettrice Chiara Beria di Argentine.

Marzo 2001: Daniele Luttazzi mi ospita a Satyricon, su Rai2, per parlare fra B. e Cosa Nostra. Oltre alle minacce pubbliche del centrodestra, riceve lettere anonime, telefonate e visite di strani ladri in casa: “Il Giornale pensò bene di pubblicare la mia dichiarazione dei redditi, col mio indirizzo di casa ben visibile.
Oltre alle lettere, mi arrivarono alcuni dossier anonimi, pieni di informazioni sulla mia vita privata e le mie abitudini. Come per avvertirmi: ehi, guarda che sappiamo tutto di te”.

Negli stessi giorni Indro Montanelli, che mi ha difeso dagli assalti berlusconiani, riceve chiamate di insulti e minacce ed è costretto a cancellare le iniziali I.M. dal citofono di casa. Lo racconta a Repubblica: “La cosa più impressionante sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque, una dopo l’altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile… Quella berlusconiana è la peggiore delle Italie che io ho mai visto… Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo… Non sono spaventato: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato… Io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt’al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino… Queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile”.

Nel 2003 il pm fiorentino Gabriele Chelazzi, che indaga sulla trattativa Stato-mafia e i mandanti occulti delle stragi, muore all’improvviso d’infarto a 59 anni.

Nel 2006 il pentito Cosimo Cirfeta, imputato con Dell’Utri per aver depistato le indagini di mafia sull’inventore di FI, muore nella sua cella a Bari inalando il gas di un fornelletto da cucina.

Nel 2009 scoppia Puttanopoli e le due testi-chiave se la vedono brutta: Patrizia D’Addario riceve strane visite in casa e alla sua ex amica Barbara Montereale qualcuno fa esplodere l’automobile.

Nel 2012 parte il processo Ruby e il rag. Giuseppe Spinelli, cassiere di Arcore e custode dei segreti finanziari di B., viene rapito con la moglie e poi inspiegabilmente rilasciato in poche ore senz’alcun riscatto.

Il 1° marzo 2019 muore Imane Fadil: l’ultima coincidenza.

Marco Travaglio FQ 17 marzo


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domenica 17 marzo 2019

QUANDO INIZIAMO A INVECCHIARE?

Formalmente, iniziamo a farlo dall'età di 28 anni, quando si ferma la crescita dell'organismo.

Ma di fatto. iniziamo a invecchiare quando ci lasciamo vincere dal mondo:
- dal momento quando crediamo che i colleghi invidiosi, in fondo, abbiano ragione e il cattivo umore del capo sia una reazione alla nostra incapacità (mentre in realtà è prodotto dalle ostinate emorroidi);
- dal momento quando sosteniamo i discorsi dei genitori che giudicano tutto quanto e iniziamo a interessarci alla vita privata degli altri più del nostro sviluppo;
- iniziamo a invecchiare quando il televisore diventa l'unica fonte delle emozioni e la carriera professionale, l'unico scopo della vita;
- iniziamo a invecchiare quando dalle due varianti preferiamo quella meno rischiosa;
- quando pensiamo che sia già tardi per imparare qualcosa;
- invecchiamo quando iniziamo a vedere se stessi con gli occhi degli altri, quando smettiamo di trasformarci, di abbandonare le conoscenze che ci fanno annoiare scoprendo le nuove occupazioni e talenti;
- Invecchiamo quando smettiamo di essere bambini convinti di avere un futuro davanti, quando smettiamo di aspettare dalla vita dei miracoli e quando gli unici obiettivi sono la stabilità, la calma e il benessere materiale (la fine ideale di questo stato è una morte silenziosa nel proprio letto, circondati dai familiari in lutto);
- Invecchiamo quando smettiamo di fare le baldorie con gli amici e di lanciarci nelle avventure; quando ci va di comunicare con i colleghi piuttosto che con gli amici dell'infanzia, quando le nostre giornate diventano una grigia sequenze dei giorni uguali l'uno all'altro, quando iniziamo a pianificare l'allegria in anticipo e ci rianimiamo soltanto durante le ferie...


(Tatyana Nikitina)

Olga Samarina‎ da LA RUSSIA ESOTERICA E SCIENTIFICA

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sabato 16 marzo 2019

La povertà non è una mancanza di carattere, è una mancanza di denaro





di Rutger Bregman – Vorrei iniziare con una domanda semplice: perché i ceti svantaggiati prendono spesso decisioni svantaggiose? Lo so, è difficile rispondere: ma diamo un’occhiata ai dati. I poveri fanno più debiti, risparmiano meno, fumano di più, bevono di più, fanno meno esercizio e mangiano peggio. Perché?

La spiegazione tradizionale la diede una volta il premier inglese Margaret Thatcher. Che definì la povertà “un difetto della personalità.” Una mancanza di carattere, in sostanza.

So che molti di voi non sarebbero così brutali. Ma che ci sia qualcosa di sbagliato nei poveri non lo pensava solo la signora Thatcher. Forse qualcuno di voi crede che i poveri debbano rispondere dei propri errori. E altri potrebbero proporre di aiutarli a prendere decisioni migliori. Ma l’assunto di fondo è lo stesso: c’è qualcosa di sbagliato in loro. Se solo potessimo cambiarli; se solo potessimo insegnare loro come si vive; se solo ci ascoltassero. E a dirla tutta, questa è stata a lungo anche la mia, di opinione. Poi, appena qualche anno fa, ho scoperto che tutto ciò che pensavo di sapere sulla povertà era sbagliato.

Tutto iniziò quando mi imbattei, per caso, nello studio di un gruppo di psicologi americani. Avevano viaggiato per 13.000 chilometri, fino in India, per uno studio affascinante. Il soggetto erano i coltivatori di canna da zucchero. Dovete sapere che questi contadini ricevono il 60 percento circa del loro reddito annuale in un unico trasferimento, appena dopo il raccolto. Sono pertanto relativamente poveri per una parte dell’anno, e ricchi l’altra. I ricercatori li sottoposero a due test del QI, prima e dopo il raccolto. Il confronto dei risultati mi lasciò senza parole. Nel test prima del raccolto, il punteggio era molto inferiore. Pare che gli effetti della povertà corrispondano a una perdita di 14 punti di QI. Per darvi un’idea, l’effetto è paragonabile a una notte insonne, o all’alcoolismo.

Qualche mese dopo, seppi che Eldar Shafir, professore della Princeton University e co-autore di questo studio, stava arrivando in Olanda, dove vivo. Ci incontrammo ad Amsterdam per parlare della sua nuova, rivoluzionaria teoria della povertà. Posso riassumerla in due parole: mentalità della scarsità. Pare che il comportamento delle persone cambi, quando percepiscono una cosa come scarsa. E non importa molto cosa sia quella cosa – può essere tempo, denaro o cibo.

Conosciamo tutti quella sensazione: abbiamo troppo da fare, o abbiamo saltato il pranzo per lavoro e c’è un calo di zuccheri nel sangue. L’orizzonte mentale si restringe alla carenza immediata – al panino che abbiamo bisogno di mangiare ora, alla riunione che inizierà fra 5 minuti o alle bollette da pagare entro domani. E la capacità di pensare a lungo termine va a farsi benedire. Per fare un paragone, pensate a un nuovo computer che esegue 10 programmi pesanti tutti allo stesso tempo. Prima rallenta, e fa errori su errori. E alla fine si inchioda – non perché sia fatto male come computer, ma perché deve eseguire troppe operazioni alla volta. I poveri hanno lo stesso problema. Non prendono decisioni stupide perché sono stupidi, ma perché vivono in un contesto in cui tutti farebbero scelte stupide.

E all’improvviso mi è diventato chiaro perché molti dei nostri programmi di contrasto alla povertà non funzionano. Investire in formazione, ad esempio, si rivela spesso un buco nell’acqua. La povertà non è una mancanza di istruzione. Una recente analisi di 201 studi sui corsi di gestione delle finanze è giunta alla conclusione che non hanno quasi alcun effetto. Non fraintendetemi – non sto dicendo che i poveri abbiano la testa dura: certamente imparano qualcosa di utile. Ma non è abbastanza. Nelle parole del Professor Shafir, “È come insegnare a qualcuno a nuotare, e poi lanciarlo in un mare in tempesta.”

Avremmo potuto arrivarci decenni prima. Questi psicologi non hanno fatto complicate scansioni cerebrali; hanno solo misurato il QI dei coltivatori, e quei test sono stati inventati più di 100 anni fa. Ricordai anche di essermi già imbattuto nella psicologia della povertà. George Orwell, uno dei maggiori scrittori mai vissuti, negli anni ’20 sperimentò la povertà di persona. “L’essenza della povertà,” scrisse all’epoca, è che “cancella il futuro.” E si meravigliava di come, e qui cito, “La gente dia per acquisito il diritto di farti la predica e pregare per te, appena il tuo reddito scende sotto un certo livello.”

Queste parole conservano tutta la loro forza ancora oggi. La questione, ovviamente, è: cosa si può fare? Gli economisti moderni hanno qualche asso nella manica. Potremmo aiutarli a compilare i documenti, o mandare una notifica via sms quando è ora di pagare le bollette. Questo tipo di soluzione è molto popolare tra i politici moderni, soprattutto perché… beh, non costa quasi nulla. Soluzioni come queste, a mio avviso, sono un simbolo di quest’epoca in cui si trattano i sintomi di un male, ignorandone la causa sottostante.

Perciò mi chiesi: perché non cambiamo il contesto in cui vivono i poveri? Oppure, tornando all’analogia del computer: perché continuiamo a ritoccare il software quando potremmo risolvere il problema installando un po’ più di memoria? Lo sguardo del Professor Shafir si fece assente, e dopo qualche secondo disse: “Oh, ho capito. Intendi dare più denaro ai poveri per sradicare la povertà. Certo, sarebbe grandioso. Ma temo che quella marca di sinistra che avete ad Amsterdam non ci sia negli Stati Uniti.”

Ma è davvero una vecchia idea di sinistra? Mi tornò alla mente un’antica proposta, avanzata da alcuni dei più importanti pensatori della Storia. Il filosofo Tommaso Moro fu il primo ad accennarne nel suo libro, “Utopia”, più di 500 anni fa. E ha sostenitori in tutto l’arco politico, da destra a sinistra, dal difensore per i diritti civili, Martin Luther King, all’economista Milton Friedman. Ed è un’idea incredibilmente semplice: il reddito di base garantito.

Che cos’è? È molto semplice. Si tratta di un reddito mensile per coprire i bisogni di base: cibo, riparo, istruzione. È completamente incondizionato, quindi nessuno ti dirà cosa devi fare per averlo, né come devi spenderlo. Il reddito di base non è un favore, ma un diritto. Non comporta alcuno stigma sociale. Così, quando capii la reale natura della povertà, iniziai a chiedermi senza sosta: è questa l’idea che tutti aspettavamo? Potrebbe essere davvero così semplice? E nei tre anni successivi, lessi tutto ciò che potevo sul reddito di base. Navigai tra le dozzine di esperimenti condotti in tutto il mondo, e in breve mi imbattei nella storia di una città che ci era riuscita – aveva sradicato la povertà. Ma poi… quasi tutti se ne dimenticarono.
La città senza povertà

Questa storia inizia a Dauphin, in Canada. Nel 1974, in quella piccola città fu garantito a tutti un reddito di base, affinché nessuno cadesse al di sotto della soglia di povertà. All’inizio dell’esperimento, un esercito di ricercatori scese in città. Per quattro anni, tutto andò bene. Poi però un nuovo Governo salì al potere, e non vide molte ragioni di condurre un esperimento così costoso. E quando fu chiaro che mancavano i fondi per analizzare i risultati, i ricercatori decisero di chiudere i fascicoli in 2.000 scatole. Passarono 25 anni, e un giorno Evelyn Forget, una professoressa canadese, trovò quei risultati. Per tre anni sottopose i dati a ogni tipo di analisi statistica. E comunque li manipolasse, il risultato era sempre lo stesso: l’esperimento era stato un clamoroso successo.

Evelyn Forget scoprì che gli abitanti di Dauphin erano diventati non solo più ricchi, ma anche più sani e intelligenti. Il rendimento scolastico dei ragazzi migliorò sensibilmente. Il tasso di ospedalizzazione diminuì addirittura dell’8,5%. Diminuirono le violenze domestiche e anche le denunce di disagio mentale. E la gente non abbandonò il posto di lavoro. Gli unici che lavorarono un po’ meno furono le neo-mamme e gli studenti, che studiavano più a lungo. E risultati analoghi sono emersi, da allora, in moltissimi altri esperimenti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’India.

Quindi … ecco cosa ho imparato: quando si parla di povertà, noi, i ricchi, non dovremmo pretendere di saperla più lunga. Dovremmo smetterla di mandare scarpe e giocattoli a poveri che non abbiamo mai visto. E dovremmo sbarazzarci della pletora di burocrati paternalisti, destinando i loro stipendi a quei poveri che dovrebbero aiutare.

Perché il bello del denaro è che possiamo usarlo per acquistare ciò che ci serve, e non ciò che presunti “esperti” ritengono che ci serva. Pensate a quanti brillanti scienziati, imprenditori e scrittori come George Orwell, stanno oggi appassendo nel bisogno. Pensate a quante energie e talenti potremmo liberare se ci sbarazzassimo della povertà una volta per tutte. Penso che un reddito di base agirebbe da capitale di rischio per le persone. E non possiamo permetterci di non farlo, perché la povertà è estremamente costosa. Guardate quanto costa, ad esempio, la povertà infantile negli Stati Uniti. È un costo stimato di 500 miliardi di dollari all’anno, in termini di maggiori costi sanitari, abbandoni scolastici e criminalità. È un incredibile spreco di potenziale umano.

Ma parliamo del problema principale: come finanziamo un reddito di base garantito? In realtà costa molto meno di quanto pensiate. A Dauphin è stato finanziato con un’imposta sul reddito negativa. Perciò ricevete un’integrazione appena scendete sotto la soglia di povertà. E in questo scenario, stando alle migliori stime degli economisti, per un costo netto di 175 miliardi – un quarto del budget militare, o l’1% del PIL, degli Stati Uniti – potreste sollevare gli americani indigenti dalla soglia di povertà. Potreste sradicare la povertà. E dovrebbe essere quello, l’obiettivo.

Il tempo del pensiero debole e delle spinte gentili è finito. Credo davvero che sia giunto il momento di idee nuove e radicali, e il reddito di base è molto di più dell’ennesima politica sociale. È anche un completo ripensamento del concetto di lavoro. E in questo senso, libererà non solo i poveri, ma anche il resto di noi.

Oggi, milioni di persone sentono che il loro lavoro ha poco senso. Una recente inchiesta tra 230.000 impiegati in 142 nazioni ha scoperto che solo il 13 percento degli impiegati ama il proprio lavoro. Un altro sondaggio ha scoperto che il 37 percento dei lavoratori inglesi svolge un lavoro che loro per primi pensano non dovrebbe esistere. Nelle parole di Brad Pitt in “Fight Club”, “Troppo spesso facciamo lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono.”

Ora, non fraintendetemi – non sto parlando di insegnanti, netturbini e addetti alla cura alla persona. Se loro smettessero di lavorare, allora sì che saremmo nei guai. Parlo di tutti quei professionisti strapagati, con curriculum stellari, che si guadagnano lo stipendio con… riunioni tra pari di transazioni strategiche con focus sulla co-creazione dirompente nella società della rete.

O qualcosa del genere. Pensate solo a quanto talento stiamo sprecando, solo perché diciamo ai nostri ragazzi che dovranno “guadagnarsi da vivere”. O a un brillante matematico di facebook, che qualche anno fa lamentava: “Le migliori menti della mia generazione cercano di convincere la gente a cliccare sulla pubblicità.”

Sono uno storico. E se la Storia ci insegna qualcosa, è che le cose possono cambiare. Non c’è niente di inevitabile nell’attuale struttura della società e dell’economia. Le idee possono cambiare il mondo, e lo cambiano. E soprattutto negli ultimi anni, è diventato più che chiaro che lo status quo è insostenibile: servono nuove idee.

So che molti di voi sono assaliti dal pessimismo, davanti a un futuro di diseguaglianze, xenofobia e cambiamenti climatici. Ma non basta sapere a cosa opporsi: serve anche una causa da sostenere. Martin Luther King non disse, “Io ho un incubo”. Aveva un sogno, lui.

Ecco quindi il mio, di sogno: io credo in un futuro in cui il valore del vostro lavoro non si misuri dalla busta paga, ma da quanta felicità diffondete e da quanto “significato” apportate. Credo in un futuro in cui l’educazione non serva a prepararvi all’ennesimo lavoro inutile, ma a vivere bene la vita. Credo in un futuro in cui una vita senza povertà non sia un privilegio, ma un diritto di tutti. È questo il punto. Abbiamo la ricerca, le prove e le risorse.

Oggi, oltre 500 anni dopo che Tommaso Moro iniziò a scrivere sul reddito di base, e 100 anni dopo che George Orwell ha scoperto la vera natura della povertà, è tempo di aggiornare la nostra visione del mondo, perché la povertà non è una mancanza di carattere. La povertà è una mancanza di denaro.
L’AUTORE

Rutger Bregman è uno dei giovani pensatori più importanti d’Europa. Olandese, 28 anni, storico e autore di successo, ha pubblicato quattro libri su storia, filosofia ed economia. Il suo libro “Utopia per realisti”, sul reddito di base universale e altre idee radicali, è stato tradotto in più di 20 lingue. Il suo lavoro è stato descritto su The Washington Post, The Guardian e nella BBC.

TED2017 Translated by Michele Gianella – Reviewed by Patrizia Romeo Tomasini




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