martedì 17 novembre 2020

OSHO E LA MATRIX


Osho, molti anni prima di chiunque altro, aveva capito la pericolosità del sistema in cui viviamo!!!
Quando era in vita (1931-1990) il termine “Matrix”, inteso come “realtà illusoria” o “psico-prigione”, non era ancora stato sdoganato.
Il film Matrix (1999) dei Wachowski Brothers, arrivò infatti quasi un decennio dopo la sua morte. Era un film ricchissimo di riflessioni sulla condizione umana, di simbolismi e di archetipi.
Nel suddetto film, la Matrix viene descritta come puro e semplice “controllo”, come “prigione senza sbarre”, come una “realtà virtuale” in grado di ingabbiare e limitare le coscienze di chi ci vive dentro!!!
Matrix ha molto in comune con il “Velo di Maya” di Schopenhauer e il “Gioco di Lila” degli Indù, in quanto rappresentazione della realtà illusoria che abbiamo davanti agli occhi.
Osho era un autentico ribelle, ma la sua ribellione era positiva, era una ribellione verso una società che uccide l’individualità e obbliga le persone a conformarsi al pensiero unico.
A causa della sua naturale inclinazione nel “sovvertire le menti (addormentate) dei giovani”, l’establishment si accanì duramente contro di lui!!!
Come racconta Paolo Franceschetti nel suo blog: “Venne arrestato il 28 ottobre del 1985 a Charlotte, nella Carolina del Nord, e fu tenuto in stato di arresto per 12 giorni. Motivo del fermo: immigrazione clandestina. Per quello che in Oregon è un semplice illecito amministrativo, Osho fu tenuto illegalmente 12 giorni in prigione. Poi gli fu comminata una pena di 10 anni di galera con la sospensione condizionale, in aggiunta all’espulsione dagli Usa.”
Durante il periodo in cui fu spostato da una prigione all’altra (per non dare modo ai suoi avvocati di raggiungerlo e farlo scarcerare) venne avvelenato con il Tallio, un veleno molto particolare, che lo portò alla morte in pochi anni.
Osho descrive la Matrix in maniera sorprendentemente accurata, perchè aveva capito i pericoli insiti in un sistema concepito per reprimere il libero pensiero e lo spirito critico.
Ecco cosa scriveva:
“La società non ha bisogno di individui, ma di efficienza. Pertanto, più una persona diventa umana, meno diventa utile per la società…e più diventa pericolosa.
L’intero schema della nostra civiltà, e in realtà di tutte le civiltà esistite al mondo, comporta la riduzione dell’essere umano a un automa.
In questo caso è ubbidiente, efficiente, e non è pericoloso. Altrimenti, una mente inventiva, che indaga, scruta e ricerca ciò che è nuovo, che tenta sempre di dare vita a qualcosa di ignoto, creerà inevitabilmente fastidi.
L’establishment non sarà mai in pace con persone simili tra i piedi!!
Non appena un bambino nasce, la società inizia a ucciderne l’individualità; prima che abbia raggiunto i sette anni, la sua individualità è totalmente annientata.
Solo se casualmente l’establishment non riesce a completare questa operazione con successo, una persona può diventare un individuo, ma è molto raro che accada.
Qualsiasi forma di istituzione sociale è solo un mezzo per uccidere l’individuo e trasformarlo in una macchina.
Tutte le nostre università non sono altro che fabbriche per uccidere la spontaneità, per annientare la scintilla interiore, per distruggere lo spirito e trasformare l’uomo in una macchina; solo in questo caso la società si sente tranquilla nei suoi confronti, può farci affidamento.
Sarà possibile sapere cosa è in grado di fare, cosa farà: diventa prevedibile.
Un marito, una moglie, un dottore, un avvocato, uno scienziato sono prevedibili: sappiamo chi sono e come reagiranno, si può stare tranquilli.
Viceversa, è impossibile essere tranquilli con una persona viva, spontanea, perchè non si sà cosa farà: è imprevedibile.
L’imprevedibilità è sempre una fonte di insicurezza. Nel momento in cui diventi imprevedibile, non sei più controllabile, non puoi più essere manipolato. Nessuno è a proprio agio con una persona imprevedibile.
Ma solo l’uomo imprevedibile può sentire gioia, può sentire cose che nessun’altro potrà mai sentire.
La vita in sè è imprevedibile, non è controllabile. La vita come tale si incammina sempre, attimo dopo attimo, verso l’ignoto. E’ un’apertura sull’ignoto, nè più, nè meno.”

Libertà
Il coraggio di essere se stessi

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