IL REGNO DEGLI ZOMBIE
Ennio Bordato ha intitolato questa foto “Il simbolo nazionale di questo paese”.
Ha ragione.
Io vedo una grande tristezza in questa immagine. L’involuzione è stata compiuta proprio negli anni della mia permanenza qui. Sono arrivata nel 1988 ed ero una “rarità”, mancava poco che mi indicassero con un dito... Ricordo una fruttivendola del quartiere che all’epoca mi disse: “Signora, qui è in un mondo libero”. Ah si. Io forse venivo dai campi di lavoro forzato in Siberia...
L’Italia, tuttavia, era considerata un grande paese prospero, la gente - si, la gente - era completamente diversa. Faceva i progetti (“mi sposo, mi faccio una casa, cambio lavoro, incremento il giro di vendite...”). Ora è un regno degli zombi, vecchi e rassegnati, mi scusino gli italiani che non si riconoscono in questa descrizione. L’apatia è ovunque, nelle facce, nello stile di vita. Si vive del piccolo, di due chiacchiere al bar, di una birretta, di una pizza. I fidanzati, se rimangono insieme, lo sono fino all’arrivo dei capelli bianchi, rigorosamente ognuno a casa sua: comprare o affittare una casa è impossibile. Il lavoro chi ce l’ha?
C’è una scuola vicino a casa mia, se ci capito nelle ore di inizio/fine lezioni, vedo una folla degli alunni di colore. Volete che questi giovani pensino ai figli? Tutt’al più, gli si rinfaccia: sei un mammine o bamboccione. Ma forse è meglio vivere con la mamma che con una laurea fare il lavapiatti a Londra.
Ma ditemi, perché è stato acetato questo degrado? Da tutti, dai vecchi e dai giovani. In cambio di che, di un telefonino con il quale puoi giocare tutto il giorno?
Tristezza, tristezza.
Ecco a voi il crollo dei muri e la “fine della storia” tanto decantata dalla sinistra liberal-borghese.
Ha ragione.
Io vedo una grande tristezza in questa immagine. L’involuzione è stata compiuta proprio negli anni della mia permanenza qui. Sono arrivata nel 1988 ed ero una “rarità”, mancava poco che mi indicassero con un dito... Ricordo una fruttivendola del quartiere che all’epoca mi disse: “Signora, qui è in un mondo libero”. Ah si. Io forse venivo dai campi di lavoro forzato in Siberia...
L’Italia, tuttavia, era considerata un grande paese prospero, la gente - si, la gente - era completamente diversa. Faceva i progetti (“mi sposo, mi faccio una casa, cambio lavoro, incremento il giro di vendite...”). Ora è un regno degli zombi, vecchi e rassegnati, mi scusino gli italiani che non si riconoscono in questa descrizione. L’apatia è ovunque, nelle facce, nello stile di vita. Si vive del piccolo, di due chiacchiere al bar, di una birretta, di una pizza. I fidanzati, se rimangono insieme, lo sono fino all’arrivo dei capelli bianchi, rigorosamente ognuno a casa sua: comprare o affittare una casa è impossibile. Il lavoro chi ce l’ha?
C’è una scuola vicino a casa mia, se ci capito nelle ore di inizio/fine lezioni, vedo una folla degli alunni di colore. Volete che questi giovani pensino ai figli? Tutt’al più, gli si rinfaccia: sei un mammine o bamboccione. Ma forse è meglio vivere con la mamma che con una laurea fare il lavapiatti a Londra.
Ma ditemi, perché è stato acetato questo degrado? Da tutti, dai vecchi e dai giovani. In cambio di che, di un telefonino con il quale puoi giocare tutto il giorno?
Tristezza, tristezza.
Ecco a voi il crollo dei muri e la “fine della storia” tanto decantata dalla sinistra liberal-borghese.
Olga Samarina
http://altrarealta.blogspot.it/
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Bellissima notizia. Mentre i parassiti si preparavano al banchetto, la giustizia li ha colpiti. Peccato, peccato che non siano morti schiacciati. Pensate che abbiano capito il perché? La legge, questa e' la Legge terroni del cazzo.
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