mercoledì 20 giugno 2012

MANIFESTO DELLA DONNA FUTURISTA


Valentine de Saint-Point
È sotto gli occhi di tutti, a tal punto che nessuno se ne accorge: abbiamo una società femminea, dall’asilo alla fine del liceo i bambini e i ragazzi vengono istruiti da donne; non hanno una figura di riferimento maschile (vedi l’antico maestro greco). E anche all’università oramai le donne insegnanti non mancherà molto e prenderanno numericamente il sopravvento. Per cui ci sono donne a scuola… e donne in casa, perché la sindrome del “padre assente e madre possessiva” dilaga senza confini fra le mura domestiche.

Il fatto che manchi la figura virile nell’educazione – in famiglia e fuori – porta delle conseguenze ben precise. Quando si tratta di combattere, in particolare contro uno Stato oppressivo, serve la virilità, checché ne dicano i fautori della moda new age riassumibile nel “tutto è amore”. In questo periodo storico più che mai serve la virilità, quella sana virilità, priva di rancore ma pronta a tutto, che ti impedisce di piegare la testa quando uno Stato attraverso un governo iniquo ti rende povero e asservito.

Serve la virilità e noi la stiamo perdendo. Il servizio militare non è più obbligatorio, e questa è un’arma a doppio taglio, perché in tal modo sapranno combattere solo i soldati professionisti (al servizio dello Stato) e non più tutti i cittadini, i quali non hanno mai visto un’arma. E la rivoluzione senza saper usare le armi diventa complicata da fare.
Il pacifismo è un’invenzione dei signori della guerra.
Non avete notato che in occidente si parla ovunque di pacifismo, si incitano al pacifismo le masse, si insegna il pacifismo nelle scuole e al catechismo – deturpando sia gli insegnamenti del Vangelo (“Non sono venuto a portare la pace, ma la spada.” Mt 10,34) che tutte le tradizioni di monaci-guerrieri – mentre chi vuole fare la guerra continua a farla, e di guerre ce ne sono sempre di più?
È evidente che si vuole allontanare dallo spirito ribelle e guerriero il cittadino, affinché non sappia combattere oppure si senta in colpa quando decide di combattere.
Non ci sono più maschi e di questo si lamentano le donne stesse quando cercano un partner. I maschi di una volta capaci di affrontare responsabilità e fare da punto di riferimento si sono dileguati. Anche sul piano sessuale il maschio è in crisi. Persino all’interno di una coppia omosessuale, se uno dei due non è virile… non c’è più equilibrio.
Mentre penso a queste cose mi cade l’occhio sul Manifesto della donna futurista scritto dalla mitica Valentine de Saint-Point agli inizi del ’900. Godetevelo tutto, un sano assaggio di politicamente scorretto:
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È assurdo dividere l’umanità in donne e uomini. Essa è composta solo di femminilità e di mascolinità. Ogni superuomo, ogni eroe, per quanto epico, ogni genio, per quanto potente, è prodigiosa espressione della sua razza e della sua epoca solo perché è composto a un tempo di elementi femminili e di elementi maschili, di femminilità e di mascolinità: ossia perché è un essere completo.
Un individuo esclusivamente virile non è che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è che una femmina.
Per le collettività, e per i diversi momenti della storia umana, vale ciò che vale per gli individui.

I periodi fecondi in cui, dal brodo di coltura in ebollizione, scaturiscono più eroi e più geni, sono periodi ricchi di mascolinità e femminilità.
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Ciò che più manca alle donne, come agli uomini, è la virilità. Ecco perché il futurismo, pur con tutte le sue esagerazioni, ha ragione.
Per restituire una qualche virilità alle nostre razze infiacchite nella femminilità, bisogna educarle a una virilità spinta fino alla brutalità. Ma bisogna imporre a tutti, uomini e donne, ugualmente deboli, un nuovo dogma di energia, per giungere a un’era di superiore umanità.
Ogni donna deve possedere non solo virtù femminili, ma qualità virili, senza le quali non è una femmina. L’uomo che possiede solo la forza maschia, senza l’intuizione, è un bruto. Ma nella fase di femminilità in cui viviamo, soltanto l’eccesso contrario è salutare: è il bruto che va proposto a modello.
Basta le donne di cui i soldati devono temere “le braccia come fiori intrecciati sulle ginocchia la mattina della partenza”; basta con le donne-infermiere che prolungano all’infinito la debolezza e la vecchiezza, che addomesticano gli uomini per i loro piaceri personali o i loro bisogni materiali!… Basta con la donna piovra del focolare, i cui tentacoli dissanguano gli uomini e anemizzano i bambini; basta con le donne bestialmente innamorate, che svuotano il Desiderio fin della forza di rinnovarsi!
Le donne sono le Erinni, le Amazzoni; le Semiramidi, le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette; le Giuditte e le Calotte Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, “la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento”.
Che le prossime guerre suscitino eroine come la magnifica Caterina Sforza, che durante l’assedio della sua città, vedendo dall’alto delle mura il nemico che minacciava la vita di suo figlio per costringerla ad arrendersi, mostrando eroicamente il proprio sesso gridò: “Uccidetelo, ho ancora lo stampo per farne altri!”.
È vero, “il mondo è marcio di saggezza”, ma per istinto la donna non è saggia, non è pacifista, non è buona. Mancando totalmente di senso della misura, essa diviene fatalmente, durante i periodi sonnolenti dell’umanità, troppo saggia, troppo pacifista, troppo buona. Il suo intuito e la sua immaginazione sono allo stesso tempo la sua forza e la sua debolezza.
Essa incarna l’individualità della folla: fa da corteo agli eroi, o, in mancanza di meglio, sprona gli imbecilli.
Secondo l’apostolo pungolatore dello spirito, la donna pungola la carne, immola o cura, fa scorrere il sangue o lo stagna, è guerriera o infermiera. È la stessa donna che, nella medesima epoca, a seconda delle idee prevalenti circa i fatti del giorno, si stende sui binari per impedire ai soldati di partire in guerra, oppure si getta al collo del campione vittorioso.
Ecco perché nessuna rivoluzione deve escluderla. Ecco perché, invece di disprezzarla, bisogna rivolgersi a lei. È lei la conquista più feconda che si possa fare, la più entusiasta, quella che, a sua volta, moltiplicherà gli adepti.
Ma niente Femminismo. Il Femminismo è un errore politico. Il Femminismo è un errore cerebrale della donna, un errore che il suo istinto riconoscerà.
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Da secoli si contrasta l’istinto della donna, se ne apprezzano solo il fascino e la tenerezza. L’uomo anemico, avaro del suo sangue, le chiede solo di fargli da infermiera. E lei si è lasciata domare. Ma gridatele una parola nuova, lanciatele un grido di guerra, e con gioia, cavalcando nuovamente il suo istinto, lei vi precederà sulla via di conquiste impensate.
Quando vi serviranno le armi, sarà lei ad affilarle.
Tornerà ad aiutare la selezione. Infatti, pur tarda nel discernere il genio, che tende a confondere con la fama passeggera, lei ha sempre saputo ricompensare il più forte, il vincitore, colui che trionfa coi muscoli e col coraggio. Davanti a questa superiorità, che s’impone brutalmente, lei non può sbagliarsi.
Che la donna ritrovi quella crudeltà e quella violenza che la portano ad accanirsi sui vinti, proprio perché sono dei vinti, fino a mutilarli. Smettiamo di predicarle la giustizia spirituale, verso cui si è sforzato invano. Donne, tornate ad essere sublimi e ingiuste, come tutte le forze della natura! Sciolte da ogni controllo, con il vostro ritrovato istinto, voi riprenderete posto fra gli Elementi, opponendo la fatalità alla volontà cosciente dell’uomo. Siate la madre egoista e feroce, che sorveglia gelosamente i suoi piccoli, e ha su di loro tutti i diritti e tutti i doveri, finché essi hanno fisicamente bisogno della sua protezione.
Che l’uomo, svincolato dalla famiglia, viva la sua vita d’audacia e di conquista fin da quando ne ha la forza fisica, benché sia figlio e benché sia padre. L’uomo che semina non si ferma al primo solco da lui fecondato.
Nelle mie “Poesie d’orgoglio” e ne “La sete e i miraggi” io ho rinnegato la sentimentalità come spregevole debolezza, perché imbriglia le forze e le immobilizza.
La lussuria è una forza, perché distrugge i deboli ed eccita i forti a spendere le energie, e quindi a rinnovarle. Ogni popolo eroico è sensuale. La donna è per lui la più esaltante dei trofei.
La donna deve essere o madre, o amante. Le vere madri saranno sempre amanti mediocri, e le amanti, madri inadeguate per eccesso. Uguali di fronte alla vita, questi due tipi di donna si completano. La madre che accoglie un bimbo, con il passato fabbrica il futuro; l’amante dispensa il desiderio, che trascina verso il futuro.
Concludiamo:
La Donna che con le sue lacrime e con lo sfoggio dei sentimenti trattiene l’uomo ai suoi piedi è inferiore alla ragazza che, per vantarsene, spinge il suo uomo a mantenere, pistola in pugno, il suo arrogante dominio sui bassifondi della città; quest’ultima, per lo meno, coltiva un’energia che potrà anche servire a cause migliori.
Donne, troppo a lungo sviate dai moralismi e dai pregiudizi, ritornate al vostro sublime istinto, alla violenza, alla crudeltà. Per la fatale decima del sangue, mentre gli uomini si battono nelle guerre e nelle lotte, fate figli, e di essi, in eroico sacrificio, date al Destino la parte che gli spetta. Non allevateli per voi, cioè per sminuirli, ma nella più vasta libertà, perché il loro rigoglio sia completo.
Invece di ridurre l’uomo alla schiavitù degli squallidi bisogni sentimentali, spingete i vostri figli e i vostri uomini a superare sé stessi.
Voi li avete fatti. Voi potete tutto su di loro.
All’umanità dovete degli eroi. Dateglieli.
Valentine de Saint-Point
Parigi, 25 marzo 1912
19, Avenue de Tourville
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)