PROFUGOPOLI IL BUSINESS DEI MIGRANTI




“Mille migranti salvati nel golfo di Sicilia” ormai siamo così abituati a titoli del genere che non ci facciamo neanche più caso. Ma non vi è mai venuta voglia di approfondire la vicenda?”. Inizia così il video di Luca Donadel, blogger che ha realizzato approfondimento sullo scottante tema dei migranti.

Tutto è partito dal nome delle barche delle organizzazioni non governative, Ong, coinvolte nell’operazione di salvataggio dei migranti. Come spiega Donadel, ognuna di queste barche ha bordo un sistema di tracciamento chiamato AIS, funziona in modo simile a quello degli aerei e ci permette di identificare le imbarcazioni, la loro posizione e la loro rotta. Grazie a un sito che raccoglie dati e permette di consultarli in tempo reale, si può avere un tracciamento satellitare delle barche in tempo reale. Il Corriere il 23 febbraio 2017 dà la notizia di 337 migranti salvati nel Canale di Sicilia, ma come si vede dalle immagini la barca Peluso non è mai passata nel canale di Sicilia. E lo stesso succede molte altre volte. Quindi, trattasi di bufale. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali vanno portate nel porto sicuro più vicino, che in quel caso è quello di Zarzis in Tunisia. Questo porto dista 90 miglia nautiche dalla zona in cui avviene la quasi totalità dei salvataggi. La Sicilia ne dista 250. E a che pro, direte voi? Perché andarli a prendere a 10 miglia dalla costa per portarli fino in Italia? Per salvare più vite? Risposta sbagliata, secondo Donadel. Da quando l’operazione Mare Nostrum ha avuto inizio, le morti sono aumentate. Dal 2012 sono decuplicate, passando da 500 a 5098 all’anno. L’Ue – prosegue Donadel – nel 2016 ci ha versato poco più di 100 milioni a fronte di una spesa per i contribuenti italiani di oltre tre miliardi.
http://altrarealta.blogspot.it/



Profugopoli
Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati
€ 18.5
Marco Giordano svela i retroscena di uno dei più grandi giri d'affari degli ultimi anni: quello della gestione degli immigrati.
La società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia. Ecco alcuni dei soggetti che si muovono dietro il Grande Business dei Profughi: milioni e milioni di euro (denaro dei contribuenti) gestiti dallo Stato in situazione d'emergenza. E proprio per questo sfuggiti a ogni tipo di controllo.
Dunque finiti in ogni tipo di tasca, più o meno raccomandabile. Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell'emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari. Non sempre leciti, per altro. Fra quelli che accolgono gli stranieri, infatti, ci sono avventurieri improvvisati, faccendieri dell'ultima ora, speculatori di ogni tipo.
E poi vere e proprie industrie, che sulla disperazione altrui hanno costruito degli imperi economici: basti pensare che, mentre il 95 per cento delle aziende italiane fattura meno di 2 milioni di euro l'anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in dodici mesi hanno aumentato il fatturato del 178 per cento. Profugopoli è un fiume di denaro che significa potere, migliaia di posti di lavoro, tanti voti.
E che fa gola a molti perché, come è noto, «gli immigrati rendono più della droga».
Però l'impressione è che Mafia Capitale, che tanto ci ha indignato, sia solo l'inizio: c'è un pentolone da scoperchiare che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Lo ha detto anche il capo dell'Anticorruzione Raffaele Cantone: «Temo abusi di un sistema diffuso». Diffuso sì, ma quanto? Leggendo queste pagine ne avrete un'idea. Profugopoli, infatti, vi anticipa gli scandali che stanno per scoppiare, e vi svela ciò che nessuno ha ancora svelato: le coop sospette che continuano inspiegabilmente a vincere appalti, i personaggi oscuri, gli affidamenti dubbi, i comportamenti incomprensibili di alcune Prefetture.
Come si giustifica, per esempio, che nel Nordest si aggiudichi bandi di gara a ripetizione una coop modenese, guidata da uno studente ventiduenne, già segnalata per «gravi inadempienze, poca trasparenza e false comunicazioni»? Tutti gli scandali sono insopportabili.
Ma quelli che si fanno scudo della generosità sono i peggiori. E vanno denunciati, in primo luogo per rispetto ai tantissimi volontari perbene: questo libro è dedicato proprio a loro, che ogni giorno tendono la mano al prossimo senza ritirarla piena di quattrini. E che, perciò, non possono essere infangati da chi ha trasformato l'accoglienza in una grande mangiatoia. Perché se i volontari aiutano gli altri è per cercare di guadagnarsi il paradiso. Quello vero, non quello fiscale.

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