Sull’abuso del termine “razzismo”

Ripropongo un'articolo gia' pubblicato, perchè di questi tempi mi sembra proprio adatto, in Italia il RAZZISMO non esiste proprio e mi chiedo perche' dare del razzista a persone che chiedono solo un po' di onesta' e di ordine

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Per fare un esempio, chi non sente il bisogno di maggiore ordine nelle nostre città? Le auto e le altre proprietà private vengono derubate o danneggiate, le persone rapinate o violentate. I criminali non vengono puniti e circolano liberamente per le strade – o in Parlamento (!) – dove delinquono nuovamente, e il motivo principale è (lo so... sembra assurdo!!) che le carceri sono piene e nessuno ne costruisce di nuove! Anche per questo motivo la nazione viene presa d’assalto da fiumi di stranieri, molti dei quali vengono per delinquere in un “porto franco” della criminalità, sicuri di non dover sottostare alle pene severe cui sarebbero sottoposti in patria per gli stessi reati. Bande di rumeni e di ispanici che si fanno la guerra per le strade di Torino e Milano mentre noi stiamo a guardare.

Rom ed extracomunitari provenienti dai Paesi più diversi che si aggirano per le nostre strade, sugli autobus, nei parchi pubblici... senza lavoro, senza fissa dimora, al solo scopo di rubare... possono farlo indisturbati sotto gli occhi della polizia, nonostante sia chiaro a tutti con quali fini essi siano entrati in Italia. Perché si trovano ancora qui? Perché in Germania in Francia e in Spagna non li fanno più entrare, mentre noi sì?

Ecco quindi che nelle persone comincia a montare la crescente necessità di uno «Stato forte», temuto da chi delinque e amato dal cittadino onesto, mentre adesso vale il contrario: lo Stato è amato da chi delinque e temuto dal cittadino onesto (basti vedere l’accanimento fiscale su piccoli imprenditori e commercianti). Indubbiamente i delinquenti – italiani o stranieri che siano – amano questo Stato; qui si può guidare ubriachi e investire qualcuno, violentare una donna, svaligiare appartamenti... e uscire di carcere dopo pochi mesi o non entrarci per niente in virtù delle attenuanti o magari grazie all’indulto (l’ammissione più esplicita dell’incapacità di un governo di risolvere un problema).

A Settembre 2007 il 38% dei carcerati era costituito di exracomunitari. Ciò significa che stiamo fornendo vitto e alloggio a decine di migliaia di persone che sono entrate nel nostro Paese per rubare, spacciare, danneggiare e talvolta commettere omicidi. Al contempo siamo costretti a liberare decine di migliaia di carcerati grazie all’indulto perché non abbiamo più posto nei penitenziari, i quali stanno letteralmente esplodendo e, ad oggi, nessuno ha la minima intenzione di investire denaro nella costruzione di nuovi edifici atti a questo scopo. I cittadini si chiedono: perché i delinquenti extracomunitari e gli immigrati clandestini non vengono immediatamente rispediti a casa liberando posti nelle carceri? Evidentemente c’è qualcosa che non funziona nella nostra capacità di gestire il fenomeno immigrazione. Mi è capitato di incontrare molte persone che si credono esse stesse razziste per il semplice motivo che non vogliono più nelle loro città extracomunitari che si sono macchiati di crimini o popolazioni di nomadi che vivono parassitando le energie della comunità. Una frase è diventata tristemente usuale: “Io non sono mai stato razzista, ma lo sto diventando perché non sopporto più questo numero enorme di extracomunitari delinquenti!”. Non dobbiamo cadere in questo tranello. Un cittadino che non vuole entrino nella sua nazione individui che non hanno intenzione di lavorare, o che vuole estromettere dalla sua nazione chi delinque, NON È RAZZISTA!

Nell’opinione pubblica... manipolata dai media... a loro volta manipolati da taluni poteri politici, si tenta di accomunare il crescente e legittimo desiderio di «ordine», «giustizia» e maggiore severità nel permettere di superare i confini agli stranieri, con un presunto dilagare delle ideologie di destra e un altrettanto presunto (per non dire, totalmente inventato) serpeggiante razzismo nelle nostre città. Questo è falso. Pretendere maggiore «ordine» nella propria società significa rispondere a un valore dell’anima, e non necessariamente manifestare idee “di destra”, né tantomeno essere divenuti razzisti. Stiamo trattando di idee utili e idee dannose per la nazione, non idee “di destra” o “di sinistra” contro le quali schierarsi a priori, o da accettare a priori, in virtù dello schieramento politico da cui provengono. L’autentico Esoterismo non è di destra né di sinistra: esso rappresenta la ricerca del massimo Bene per la polis (la comunità) in un dato periodo storico e relativamente al livello di apertura della coscienza di ciascuno.

I media fingono di dimenticare cosa è stato il vero razzismo. In verità in Italia il razzismo non esiste. Ciò che accade è che ogni volta che un politico manifesta pubblicamente idee contrarie all’ingresso di extracomunitari nel nostro Paese o vuole che vengano cacciati coloro che sono sorpresi a delinquere, viene accusato dagli avversari di tendenze razziste e xenofobe, ma queste parole stravolgono il senso del problema spostando la questione su una sfera differente.

Si tenta cioè di far slittare sul piano della moralità e dell’ideologia, il problema della gestione pratica dell’immigrazione che non si è capaci di risolvere. I termini razzismo e xenofobia – utilizzati ad arte da chi conosce bene le leggi della comunicazione – vanno a colpire le emozioni della massa, che inconsciamente collega razzismo e xenofobia a nazismo, violenza e campi di concentramento, operando così un’inconsapevole associazione di idee fra un normale cittadino che vuole più «ordine» nella sua città e un fanatico neonazista. In tal modo si crea maggiore confusione e si fomenta l’odio fra la popolazione, tanto che le persone si autoconvincono di essere razziste, fasciste o naziste solo perché hanno l’ardire di pretendere strade più sicure e la preservazione dei propri valori culturali. Dal sentirsi additati come razzisti al decidere di aderire a gruppi violenti di estrema destra, il passo è breve.

Così, un normale cittadino che razzista non lo era mai stato... alla fine lo diventa veramente, dopo essere stato stigmatizzato come tale da un’opinione pubblica manipolata. Quando qualcuno viene additato come razzista, per quanto a livello conscio sappia di non esserlo, scatta però in lui un meccanismo psicologico per cui comincia a comportarsi effettivamente come tale, recitando il ruolo che gli viene cucito addosso dalla società. Il suo rifiuto verso ulteriori ingressi di extracomunitari, che in un primo tempo si esprimeva solo a livello razionale, in maniera lucida e pacata, come tentativo di trovare la soluzione di un problema, proprio a causa della condanna sociale si trasforma con il tempo in vero astio verso il “diverso”.

Si tenga presente che in realtà, a livello inconscio, non si tratta di astio nei riguardi degli extracomunitari, bensì nei confronti della società dalla quale l’individuo si sente rifiutato a motivo delle sue idee. L’extracomunitario rappresenta solo il bersaglio apparente dell’odio, non quello reale. Si sta in tal modo dando origine a un nuovo genere di razzismo, un “razzismo indotto”, provocato cioè dai media e dalla condanna sociale verso chi osa esprimere il proprio dissenso. “Gli zingari sono sporchi, hanno una filosofia di vita parassita e vivono rubando nelle città dove sono ospiti” non è una frase razzista, perché se non fossero zingari ma finlandesi sarebbe la stessa cosa.

Non è quindi una frase di cui vergognarsi! Incredibilmente... nessuno si accorge di questi pericolosi meccanismi psicologici che si stanno innescando fra la gente! Nel nostro Paese si fa un uso scriteriato del termine razzista, gridando dai tg che gli italiani sono razzisti e xenofobi, e lo si fa esclusivamente per provocare una reazione emotiva nel pubblico e sperare così di poter pilotare le scelte politiche dei cittadini! Il termine razzismo viene ormai utilizzato come arma di ricatto politico e sociale.

All’insegna del moralismo – questo sì, sempre più serpeggiante – e del politically correct, nessuno osa affermare che i Talebani e i fondamentalisti di una qualunque religione possiedono un livello di coscienza inferiore al nostro, votato alla distruzione di tutto ciò che è superiore, e pertanto vanno trattati come criminali nazisti, non come “un popolo di persone svantaggiate vittime della politica dell’occidente”.

Ma chi dovesse fare un’affermazione del genere viene bollato come razzista, con prevedibili conseguenza sulla sua carriera futura. In ossequio a un’assurda democratizzazione di ogni aspetto quotidiano, oggi è severamente vietato parlare pubblicamente di “superiore” e “inferiore”. Dobbiamo essere tutti uguali... a qualsiasi costo, anche negando l’evidenza!

Salvatore Brizzi
Settembre 2007

http://altrarealta.blogspot.it/

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