PAOLO SAVONA e IL PIANO B
PAOLO SAVONA:
Se l’Europa decide di mettersi di traverso e di dichiarare guerra all’Italia sulla prossima legge finanziaria, l’Italia potrebbe trovarsi costretta a rispolverare il cosiddetto “Piano B” di Paolo Savona e abbandonare l’Unione. La scelta del premier Conte – appoggiato dai ministri Salvini e Di Maio – di presentare un documento di programmazione economica e finanziaria che non rispetta i vincoli previsti dalla moral suasion di Bruxelles è una scelta coraggiosa. Ma rischia di essere rispedita al mittente dalla Commissione europea.
Se l’Europa dovesse scegliere di “bocciare” la prossima legge finanziaria italiana farebbe certamente una scelta curiosa. Mentre a Macron, quasi certamente, sarà permesso di portare il rapporto deficit/Pil al 2,8% e di farlo con l’obiettivo di fare un maxi-regalo (sotto forma di un taglio delle tasse per un anno) a un elettorato stanco di lui, della moglie e della sua guardia del corpo, perché all’Italia non deve essere permesso di disegnare una legge che permetterebbe al Paese di superare la legge Fornero, di tagliare le tasse nel giro di tre anni e di ridurre la povertà dilagante?
La sensazione è che l’Europa – guidata dalla compagine Merkel-Macron-Juncker – non tolleri chi non si allinea. Chi non è disposto a cedere altra sovranità all’Unione (ad esempio demandando alla “polizia di frontiera europea” di Frontex il controllo delle proprie coste), come l’Italia, potrebbe essere costretto a subire alti livelli di spread e il conseguente declassamento dei titoli di Stato a livelli spazzatura da parte di Moody’s e di Standard’s & Poor, atteso per fine ottobre. Il rischio – se Bruxelles e mercati decidessero, insieme, di scatenare la tempesta perfetta – è che buona parte del deficit aggiuntivo previsto dalla manovra italiana venga bruciato dalla spesa per interessi sui Btp, finendo per aumentare il costo del debito pubblico.
Il rischio è, insomma, che Savona avesse ragione: che l’Unione – che di unione non ha niente – non sia disposta ad accettare politiche economiche non allineate e che a un certo punto sia l’Europa a non volerci più. Così il piano B, per cui Savona è stato tanto criticato all’epoca della formazione del governo, sarebbe non solo utile, ma anche indispensabile. Per un’uscita finalmente ordinata da questa specie di manicomio chiamato Europa.
http://altrarealta.blogspot.it/
Se l’Europa decide di mettersi di traverso e di dichiarare guerra all’Italia sulla prossima legge finanziaria, l’Italia potrebbe trovarsi costretta a rispolverare il cosiddetto “Piano B” di Paolo Savona e abbandonare l’Unione. La scelta del premier Conte – appoggiato dai ministri Salvini e Di Maio – di presentare un documento di programmazione economica e finanziaria che non rispetta i vincoli previsti dalla moral suasion di Bruxelles è una scelta coraggiosa. Ma rischia di essere rispedita al mittente dalla Commissione europea.
Se l’Europa dovesse scegliere di “bocciare” la prossima legge finanziaria italiana farebbe certamente una scelta curiosa. Mentre a Macron, quasi certamente, sarà permesso di portare il rapporto deficit/Pil al 2,8% e di farlo con l’obiettivo di fare un maxi-regalo (sotto forma di un taglio delle tasse per un anno) a un elettorato stanco di lui, della moglie e della sua guardia del corpo, perché all’Italia non deve essere permesso di disegnare una legge che permetterebbe al Paese di superare la legge Fornero, di tagliare le tasse nel giro di tre anni e di ridurre la povertà dilagante?
La sensazione è che l’Europa – guidata dalla compagine Merkel-Macron-Juncker – non tolleri chi non si allinea. Chi non è disposto a cedere altra sovranità all’Unione (ad esempio demandando alla “polizia di frontiera europea” di Frontex il controllo delle proprie coste), come l’Italia, potrebbe essere costretto a subire alti livelli di spread e il conseguente declassamento dei titoli di Stato a livelli spazzatura da parte di Moody’s e di Standard’s & Poor, atteso per fine ottobre. Il rischio – se Bruxelles e mercati decidessero, insieme, di scatenare la tempesta perfetta – è che buona parte del deficit aggiuntivo previsto dalla manovra italiana venga bruciato dalla spesa per interessi sui Btp, finendo per aumentare il costo del debito pubblico.
Il rischio è, insomma, che Savona avesse ragione: che l’Unione – che di unione non ha niente – non sia disposta ad accettare politiche economiche non allineate e che a un certo punto sia l’Europa a non volerci più. Così il piano B, per cui Savona è stato tanto criticato all’epoca della formazione del governo, sarebbe non solo utile, ma anche indispensabile. Per un’uscita finalmente ordinata da questa specie di manicomio chiamato Europa.
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