mercoledì 21 dicembre 2022

LA GUERRA, UNA TRAGICA FARSA

Pur essendo una tragica realtà per tante persone che vi sono coinvolte, la vera guerra non si svolge sui campi di battaglia in Ucraina.
La vera guerra contro di noi avviene quotidianamente nei telegiornali, trasmissioni radio, uffici statali e privati, ospedali, banche, questure, tribunali e via dicendo.
E questo succede in Ucraina e in Russia, in Italia e in Germania, negli USA e in Cina.
L’obiettivo del potere è chiarissimo : fare in modo che la classe media si autoelimini dalla faccia della terra lasciano definitivamente spazio al mondo di una volta, quello dei padroni e degli schiavi.
Lo ammetto : quando è iniziata questa guerra ero quasi contento.
Credevo che potesse finalmente essere l’occasione per molti di aprire gli occhi pur pagando il prezzo altissimo dei morti e feriti da entrambe le parti.
E invece no, niente da fare.
I morti e feriti ci sono, eccome, ma la piramide del potere mondiale e più solida che mai.
Lo so che è difficile non cadere nel inganno momentaneo osservando varie pagliacciate di Zelenskij, Putin, Biden o Trump, ci sono cascato più volte anch’io.
In ogni caso di pagliacciate si tratta, tutto il potere è colluso non importa quali bandiere continui a sventolare.
Cosa fare allora?
Bisogna ripartire dalle poche famiglie consapevoli, dai nidi, dagli asili, dalle piccole comunità, dalle scuole parentali.
Ci vorrà tanto tempo e tanta fatica.
Ma altre soluzioni non ci sono, è inutile sperare nel Putin di turno che sistemi le cose per noi.
La posta in gioco è la nostra sopravvivenza.

Dmitry Koreshkov

Dmitry Koreshkov: LA GUERRA, UNA TRAGICA FARSA
DIRETTA DAI TANTI BURATTINAI DEL GLOBALISMO
A CUI PUTIN NON HA ANCORA OSATO DIRE NO



KORESHKOV: «Sapete qual è l'unico paese Ue che è rimasto esente dal tetto sul prezzo del petrolio? La Bulgaria. Motivo: è vicina all'Ucraina. Cioè: i bulgari continuano a comprare il petrolio russo, che poi finisce nei serbatoi dei carri armati ucraini. Non vi sembra una tragica farsa? I russi, da casa, cominciano a domandarsi: ma se siamo in grado di “spegnere” l'Ucraina colpendo le centrali elettriche, perché non usiamo i nostri missili anche per colpire le strade e i ponti, i depositi di carburante, gli snodi ferroviari da cui affluiscono gli aiuti militari occidentali? Perché non colpire le caserme che ospitano migliaia di polacchi (decine di migliaia, ormai) vestiti con la divisa ucraina e spediti al fronte contro i russi? Queste sono le domande che oggi si pone chi sperava che l'“operazione militare speciale” rappresentasse il riscatto della Russia dopo trent'anni di dominazione occidentale».
«Perché ritirarsi improvvisamente da Kiev dopo averla circondata, già a marzo? Oggi, in Russia si stanno allestendo bunker per proteggersi da eventuali bombardamenti: sta succedendo a Mosca, capite? E' un modo per tenere sotto pressione la popolazione di una città di 20 milioni di persone, dicendo: la guerra può arrivare anche qui, in qualsiasi momento. Ora i giornali paventano una nuova offensiva russa su Kiev, ma non si domandano perché le truppe di Putin evitino di colpire persino le vie di rifornimento ucraine sul territorio che è appena stato proclamato ufficialmente russo (cioè una parte delle regioni di Donetsk, di Kherson, di Lugansk, di Zaporižžja). Ormai, Kiev è super-blindata. Certo, i russi potrebbero comunque prenderla: ma perché non averlo fatto a marzo? E perché intanto non avanzare nell'Est? Perché lasciare, dopo otto mesi, che la grande città di Donetsk venga ancora bombardata dagli ucraini?».
«La prudenza russa fa parte di un disegno per evitare la catastrofe? Non lo escludo, ma intanto il tempo passa. Poi non è detto che non compaia un “cigno nero”, un imprevisto che faccia cambiare la situazione drasticamente. Però non lo vedo, all'orizzonte. Prendete il terrorismo: eccetto l'uccisione mirata di Darja Dugina, in Russia non c'è stato un solo attentato (nonostante la Russia sia letteralmente invasa da cellule dormienti ucraine). Durante la guerra in Cecenia, il territorio russo fu colpito in modo continuo. Oggi invece niente, dopo un anno di guerra: come mai? Queste sì, che sono domande scomode. La verità è che la Russia è stata globalizzata, come paese fornitore di materie prime: e infatti, anche adesso, tutto continua a finire all'estero (Mosca aveva collocato negli Usa persino le sue riserve valutarie, oggi congelate: così ha perso 300 miliardi di dollari)».
«Da russo, ve lo dico apertamente: a Kiev ho tanti amici, a cui voglio un mondo di bene; figuratevi se sono contento che tanti ragazzi perdano la vita. Intendiamoci: il tema non è mai stato l'annessione dell'Ucraina, ma semmai la pulizia da fare in Russia, liberando il paese dall'oligarchia che lo ha distrutto, controllata dall'élite sovranazionale diretta dall'Occidente. Putin è al potere da più di vent'anni: ne ha avuto, di tempo, per fare piazza pulita e installare una nuova classe dirigente, sinceramente patriottica. E invece le pedine straniere sono ancora tutte al loro posto. E' questo che oggi impedisce alla Russia di esprimere appieno il suo potenziale anche militare? Sapete, i russi sono capaci di sopportare molti sacrifici. Al suo leader, il popolo russo è pronto a perdonare tutto, tranne una cosa: la sconfitta».
«Russia contro America? La realtà è ben più complessa, da decifrare attentamente senza lasciarsi fuorviare dalle retoriche contrapposte, del tipo: da una parte i valori dell'atlantismo, dall'altra quelli del tradizionalismo russo (favolette, le une e le altre). Tutti vorremmo vivere in pace, in un mondo unito e inclusivo. Ben altri invece sono gli orizzonti dell'élite mondiale, divisa tra ultra-globalisti e globalisti “normali” (come Putin e Trump, ma anche Orban, Erdogan, la Polonia, Israele: realtà che si limitano a chiedere di gestire in autonomia una parte di mondo, nella consapevolezza dei sovrastanti poteri sovranazionali). Questa guerra - che seguita a spaccare il pianeta in più zone - è la continuazione di quello che abbiamo già visto durante la cosiddetta emergenza sanitaria».
«Usa e Russia intanto continuano a parlarsi dietro le quinte, arrivando a scambiarsi prigionieri eccellenti. I media occidentali raccontano storielle: parlano dei “terribili mercenari” della Wagner in Ucraina, dimenticando che la Wagner è impegnata soprattutto in Africa. L'opinione pubblica fatica a orientarsi: in Putin e Trump, probabilmente, gli italiani vedono una parte leggermente migliore di quella rappresentata da Biden, Draghi, Macron e colleghi. E' sostanzialmente un auspicio, un desiderio: io stesso speravo che Putin potesse decidersi a giocare davvero per la Russia. In patria, molti dicono di lui quello che dicevano di Lenin: e cioè che riesce a vedere il mondo tra cento anni. Sarebbe bello, se fosse così. Ma non ha ancora espresso un'idea precisa di paese, dopo oltre due decenni al potere».
«Certo le capisco, le persone che sperano sempre che arrivi qualcuno a salvare tutti: adesso, dicono, arriva Putin e ci regalerà un mondo più equo e solidale. Liberté, egalité, fraternité? Purtroppo, niente di simile è in programma. Per tirare fuori tutti i suoi assi, all'ultimo momento, l'abilissimo Putin avrebbe aspettato 25 anni? Voi ci credete? Io no. Certo, Putin non è paragonabile a Macron: che allo stadio si agita in tribuna per la nazionale, ma poi torna a Parigi e fa di tutto perché i francesi vivano male. Ma se qualcuno pensa che Putin e Trump possano essere i salvatori dell'umanità, secondo me siamo lontani anni luce dalla realtà. Oggi, Putin ha mani e piedi legati (e occhi bendati), in precario equilibrio tra gli interessi delle élite locali, dei militari, dell'élite globale. Per questo, la Russia gioca sempre e solo di rimessa: fa piovere missili unicamente in risposta agli attacchi che subisce».
«Il mondo sta cambiando, certo. Da un lato c'è la crescita evidente dei Brics, a fronte del blocco euro-atlantico. Ma è inutile fare il tifo per gli uni o per gli altri: fanno tutti parte della piramide del potere. E l'unico modo per scioglierla consiste nell'acquisire piena conoscenza delle cose. Dobbiamo ricominciare dalla scuola, dall'asilo. Chi oggi è adulto deve fare una rivoluzione pazzesca, nella sua coscienza, per poter afferrare queste dinamiche. Molti si illudono che tutto possa cambiare nel 2024, con l'eventuale vittoria dei repubblicani negli Usa. Io invece dico che la situazione la possiamo cambiare solo noi, dal basso: però ci vuole tempo. Purtroppo, i veri cambiamenti non avvengono mai da un giorno all'altro».
Koreshkov

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