domenica 11 dicembre 2022

Quanto si guadagna con la malattia?




Qual è la vera storia della medicina? E quali sono i suoi errori (tenuti segreti) che ci hanno condotto dalla medicina ippocratica al dominio del complesso medico industriale di oggi?

Tutti noi conosciamo la paura ancestrale che ci prende quando una malattia si insedia nel nostro organismo, dapprima impercettibilmente e poi in maniera sempre più evidente.

L’esperienza ci può garantire che guariremo, perlomeno se siamo giovani e i sintomi sono noti, eppure ogni volta si manifesta un certo disagio. Le nostre energie di autoguarigione saranno sufficienti? Non possiamo mai sapere con assoluta certezza se non si tratti piuttosto dell’inizio della fine.

È probabile che i nostri antenati percepissero questa minaccia con un’intensità decisamente maggiore. Di certo il bisogno di sollievo e guarigione è sempre esistito, ma c’erano sostanze, oggetti o azioni in grado di abbreviare o far passare la malattia?



I primi rimedi

I primi esseri umani utilizzavano come rimedi le piante, i minerali, le cure e le attenzioni, i sussidi meccanici, ma anche la magia.

Una delle più antiche procedure consisteva nell’arrestare le emorragie esercitando una pressione con la mano e applicando fasciature di compressione e sostanze astringenti. Ancor oggi le popolazioni indigene si avvalgono di vari legni che richiamano la forma di demoni o spiriti e che, una volta polverizzati, possono favorire l’accelerazione della coagulazione del sangue e produrre un effetto placebo. L’uso di scongiuri per la guarigione di ferite e l’espressione di desideri in generale sono rituali antichissimi (si veda per esempio la seconda formula magica di Merseburgo).

La guarigione nella storia

Di contro però non sappiamo se gli esseri umani abbiano sempre voluto rinviare il più possibile la fine della vita. La minaccia esistenziale suscitava in ogni caso il bisogno di forze più potenti, come quelle espletate dai fenomeni naturali. Probabilmente queste forze personificate già in tempi remoti venivano evocate un po’ dappertutto, ed è possibile che ben presto alcuni individui si siano proposti come intermediari. L’intenzione di quei guaritori era indurre gli dèi e gli spiriti allucinati a determinare un destino favorevole.

Le azioni efficaci sul piano psicologico e fisico potevano inoltre essere ripartite fra diversi soggetti che operavano di concerto. Ecco, per esempio, che in una civiltà progredita come quella egizia troviamo il triumvirato composto da sacerdote, sciamano e guaritore, dove i primi due erano specializzati nell’attivazione psicologica delle energie di autoguarigione, e il terzo procurava i rimedi concreti sotto forma di medicinali, unguenti e terapie manuali. Le guaritrici donne godevano di alta considerazione.

Vari papiri egizi del periodo intorno al 1500 a.C. contengono le descrizioni più antiche di numerosi trattamenti chirurgici: cura di ferite, ricomposizione di fratture, ricostruzioni nasali e interventi su tumori o ascessi. A prescindere da atti di violenza ed eventuali incidenti o intossicazioni alimentari, nella storia dell’umanità dei primordi gli stati patologici venivano fatti risalire a cause soprannaturali. Nel caso di malattie interne, i rapporti causali non erano evidenti.
Tutto ha avuto inizio con Ippocrate?



La medicina europea non nasce nell’antica Grecia. Le erbe officinali e le terapie manuali sono molto più antiche, ma pare che nel V secolo a.C. nelle piccole società dell’odierna Asia Minore e sulle isole antistanti, così come nella Magna Grecia, abbia avuto luogo un cambio di paradigma.


Se fino ad allora la malattia era stata considerata una punizione divina, da quel momento l’attenzione cominciò a concentrarsi sugli errori nella condotta di vita: le malattie non cadevano dal cielo, ma potevano essere ricondotte alla natura e allo stile di vita.

È probabile che l’imperversare di epidemie abbia fatto vacillare la fede nella medicina teurgica o sacerdotale.

Questo pensiero venne dapprima propugnato da filosofi naturalisti come Alcmeone di Crotone (intorno al 500 a.C.) ed Empedocle di Agrigento (495-435 a.C. circa), che cercarono di spiegare i processi in modo logico. Alcmeone riconobbe che il cervello è l’organo fondamentale per tutte le facoltà superiori. A Empedocle dobbiamo la teoria delle quattro sostanze primigenie (fuoco, acqua, terra, aria), da cui il medico greco occidentale Filistione di Locri (427-347 a.C. circa) ricavò la teoria della combinazione di questi quattro elementi all’interno del corpo umano, formulando probabilmente per primo l’ipotesi che le malattie risultassero da uno squilibrio fra le quattro sostanze, alle quali associò quattro qualità fondamentali (caldo – freddo; umido – secco). In questo modo furono gettate le basi per la dottrina umorale dei “medici ippocratici”.

I terapeuti raggruppati sotto questa denominazione volevano scoprire i principi alla base dei processi patologici. Le più famose dinastie di guaritori si trovavano nella penisola di Cnido, sulla vicina isola di Kos e a Crotone. Pur avendo dato il nome a una di queste famiglie, il leggendario Ippocrate di Kos (460-370 a.C. circa) non era l’unico guaritore della sua stirpe: prima di lui c’erano già stati un nonno attivo in ambito terapeutico e generazioni successive con presumibilmente sette membri della famiglia che portavano lo stesso nome.

E comunque, i cosiddetti scritti ippocratici non sono opera di un’unica penna. Si tratta di una struttura realizzata a posteriori e formata da più di 89 rotoli risalenti al periodo compreso fra il V e il II secolo avanti Cristo. Si sono conservati 72 libri, il cui stile e le cui convinzioni sono altrettanto eterogenei. È tuttavia possibile attribuire gli insegnamenti a un’unica scuola di pensiero che aveva rotto con le tradizioni dei rituali religiosi di guarigione e si rivolgeva a clienti in condizione di pagare. Ciononostante, la medicina religiosa teurgica, in cui il sonno curativo era un elemento cruciale, continuò a essere praticata, ma solo per i poveri e gli incurabili.


Come si sia passati dalla medicina ippocratica al dominio del complesso medico industriale, è una storia molto interessante da scoprire ed è racchiusa tra le pagine di questo libro: scoperta dopo scoperta, fallimento dopo fallimento, si sono create le basi per la medicalizzazione del mondo e per l’espropriazione della salute.
La medicina come economia dominante

In molti Paesi industrializzati, l’assistenza medica è diventata il settore economico dominante.

Per raggiungere lo scopo è stato necessario un assoggettamento medico di tutti gli esseri umani con l’ampliamento dello spettro terapeutico a disturbi della salute che non richiedono alcuna terapia, e con l’invenzione di nuove malattie.

Le patologie dovute alle terapie stesse, un’origine che assai raramente viene loro attribuita dai pazienti e dalla società, avevano già accelerato la dinamica di crescita. I programmi di screening, le vaccinazioni e la martellante pressione mediatica hanno ridotto le prestazioni di assistenza medica a un business governato dalla paura.

Grazie alle indennità di malattia e ai generosi pensionamenti in caso di malattia certificata dal medico, da parte della popolazione non c’è stata alcuna resistenza. Del resto, la copertura di naso e bocca a partire dal 2020 è divenuta ovunque un segno visibile di sottomissione.

La medicina dell’era industriale non è mai stata una scienza naturale. I risultati verificabili presuppongono studi che siano impostati, valutati e divulgati in modo imparziale. E queste condizioni vengono meno non appena gli interessi economici iniziano ad avere un ruolo determinante.
Dove è finita la prevenzione?

È subentrata una richiesta di terapie che fossero soprattutto redditizie, e poi eventualmente anche efficaci. Dal momento che le malattie potevano essere combattute con farmaci che venivano realizzati a costi contenuti e venduti a prezzi elevati, la prevenzione è passata in secondo piano.

Perfino microbi come i batteriofagi, capaci di tenere in scacco gli agenti patogeni, erano poco interessanti, poiché gli esseri viventi non sono brevettabili e inoltre sono inadatti a una produzione di massa.


Il fatto che nei tempi passati le condizioni sanitarie fossero peggiori non significa che quella di cui disponiamo oggi sia la miglior medicina possibile.
La scienza come nuovo dogma

Nel secolo scorso la scienza, che, come nuova autorità salvifica, svolge funzioni in un certo senso religiose, è stata progressivamente corrotta dagli interessi dei finanziatori. Il crescente controllo da parte dell’industria farmaceutica ha portato a una selezione dei temi di ricerca in base a interessi commerciali.

I risultati delle ricerche sono quindi stati ripetutamente manipolati allo scopo di autorizzare l’immissione in commercio di sostanze inefficaci e dannose spacciate per farmaci.



Finora l’industria farmaceutica ha impedito quasi dappertutto l’introduzione di una lista positiva, ovvero di un elenco di preparati di provata utilità.

Nei Paesi industrializzati, una delle conseguenze è stata una maggior incidenza di danni da terapia rispetto alle altre malattie naturali e del benessere. Questo ha fatto sì che non venissero svolti studi adeguati sui processi di guarigione.
Le sostanze naturali sono state accantonate del tutto?

Agli inizi del XXI secolo il mercato sanitario era variegato e redditizio come nei secoli passati. La medicina convenzionale e quella alternativa erano interessate soprattutto a fare affari.

L’obiettivo erano le terapie, e solo di rado la guarigione.

La prospettata “estinzione delle malattie”, annunciata di nuovo con l’avvento delle terapie geniche, è rimasta un miraggio.

È al più tardi nel 2020 che la fase in cui il pensiero scientifico ha fatto il proprio ingresso nella medicina, durata centocinquant’anni, ha subito una momentanea battuta d’arresto. La conoscenza basata sull’evidenza è stata sostituita da menzogne pseudoscientifiche.


I malati sono diventati clienti, la salute è stata trasformata in merce. E una merce è solo un bene temporaneo che può essere espropriato.
Non può esserci salute senza libertà

Qualsiasi tentativo di promuovere in maniera coatta la salute o quella che si ritiene tale, anche se animato dalle migliori intenzioni, si trasforma nel suo contrario. Nessuna terapia è priva di effetti indesiderati, tanto più quando gli interventi sanitari sono manovrati anche da interessi economici.

L’industria della salute è innanzitutto al servizio di se stessa.

Il virus della pseudopandemia del 2020 non si è trasmesso all’uomo in un mercato di animali selvatici, e probabilmente non ha neppure avuto origine in un laboratorio cinese di massima sicurezza. Il test per la presunta individuazione del “SARS-CoV-2” non era basato su un isolamento dell’agente patogeno, ma su una simulazione al computer.
L’espropriazione della salute ha inizio

Il countdown era già iniziato da molti anni. La definizione di pandemia era stata modificata già dieci anni prima, in modo che qualsiasi innocua malattia infettiva servisse allo scopo in un mondo globalizzato.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le autorità nazionali di regolamentazione e vigilanza erano da tempo sotto il controllo del complesso medico-industriale.

Non a caso in molti Paesi erano stati introdotti obblighi vaccinali. Ad eccezione di alcuni Stati, i governi erano composti da politici compiacenti e i media di riferimento erano sulla stessa lunghezza d’onda. Il saccheggio del prodotto nazionale lordo ha potuto fare ovunque il proprio corso dietro la cortina di nebbia di una pandemia.

La paura ancestrale umana delle malattie infettive è stata un fattore trainante sufficiente. A politici e mass media è bastato mantenere lo scenario minaccioso. Nel frattempo, i gabinetti di crisi hanno paralizzato dappertutto la vita sociale, impresso un’inversione di tendenza all’economia e, per mezzo di autorizzazioni inconsistenti, convogliato enormi somme di denaro nei canali ramificati del complesso medico-industriale.

Politici e media si sono ridotti a tirapiedi di Big Pharma. Con il pretesto di “proteggere la salute”, non è stata quasi opposta alcuna resistenza degna di nota.

Nonostante le terapie mediche fossero diventate ovunque la causa più frequente di morte e malattia, i medici e la loro modalità di lotta alle patologie sono stati oggetto di grande considerazione. Il denaro da destinare a prodotti e servizi medici sembrava giustificare qualsiasi violazione della legge e qualsiasi richiesta di credito.

Di fatto il Covid-19 non era in alcun modo distinguibile dalle precedenti malattie da raffreddamento, ma la coreografia di un panico mondiale creato manipolando i numeri dei malati e dei morti aveva ottenuto l’effetto desiderato.

Il nostro pianeta sembrava essersi trasformato in un ospedale da campo. I dati che mostravano come non fossimo in presenza di un’epidemia mortale causata da un “virus killer” sono stati insabbiati e alterati, la minoranza di medici e scienziati imparziali è stata messa a tacere o diffamata.

Come immaginato da Romains, nel 2020, quasi dappertutto, le persone sono state invece messe agli arresti domiciliari e costrette a letto come “malati asintomatici”.

Per mesi più della metà della popolazione mondiale è rimasta in una condizione di isolamento sociale. I militari hanno potuto rimanere nelle caserme.

I numeri, che un giorno avevano liberato la medicina dalla prigionia dei dogmi, sono diventati il nuovo mantra – a prescindere da come venivano manipolati, fino a contare più degli esseri umani.

Lo spettro di un virus ha consentito a ministri della salute e capi di governo di assumere poteri dittatoriali perfino in comunità democratiche. Intere popolazioni sono state sottoposte a test inadeguati per miliardi di euro, fondi di magazzino dell’industria farmaceutica sono stati somministrati a milioni di persone come presunti rimedi salvifici, nelle cliniche migliaia e migliaia di letti sono stati tenuti liberi dietro pagamento delle spese per vittime del virus che erano tali solo nella loro narrazione, e ingenti somme di denaro statale sono state investite nell’ampliamento dei reparti di terapia intensiva e nelle ricerche su farmaci e vaccini.

Già nei primi mesi della dittatura sanitaria, migliaia di miliardi di tutte le riserve valutarie sono confluite nel complesso medico-industriale.

Il primo passo era stato compiuto e si era preparato il terreno per la più grande azione di depredazione della storia.
La paura fa guadagno



Si è affermato il paradigma di come la paura dei virus possa scatenare una pioggia di denaro pubblico sull’industria medica e i suoi investitori.

“Coronavirus” è diventata la parola d’ordine per l’attacco generalizzato contro le società di cittadini liberi e responsabili.

Come preconizzato da Ivan Illich negli anni Settanta del secolo scorso, c’era la richiesta di “una nuova élite di sovrintendenti scientifici che come loro corsia dirigano il mondo”.

Questo nuovo “clero medico” voleva stabilire “che cosa costituisce una malattia, chi è malato, e che cosa bisogna fare al malato”.

Il cristianesimo come ultima risorsa è palesemente diventato inservibile quando nel 2020 il Papa ha consegnato a ciascuno dei 4000 dipendenti del Vaticano cinque confezioni di antinfluenzali a base di paracetamolo come regalo di Natale e quando, poco tempo dopo, ha invitato a ricorrere alle vaccinazioni a scopo preventivo anziché alle intercessioni e ai pellegrinaggi.

I medici non si sono fatti alcuno scrupolo a equiparare ai “contagiati” le persone risultate positive al test. Lo stigma medico contava più dell’effettiva malattia. Altre diagnosi sono state rietichettate come “coronavirus”.

I reparti di terapia intensiva sembravano occupati da pazienti Covid-19, nonostante vi fossero rappresentate solo le stesse malattie degli anni precedenti. Un test ha reso possibile questa situazione. Eccessi di mortalità si sono verificati solo laddove i medici sono intervenuti con terapie inutilmente aggressive e sovradosaggi.

Eppure, grazie alla manipolazione delle diagnosi mediche, il coronavirus, nella formula “per e con”, è apparentemente diventato la più frequente causa di malattie e morte.


Tre quarti dei “pazienti Covid” nelle cliniche tedesche non aveva neppure un test molecolare positivo!

Per buoni motivi si è rinunciato fin dall’inizio alla rilevazione di agenti patogeni nell’organismo dei malati.
Dittatura medica o guarigione?

La dittatura medica aveva cominciato a predisporre esami diagnostici obbligatori, obbligo di vaccinazioni e trattamenti sanitari con ricovero coatto in caso di necessità. Vari decreti che conferivano i pieni poteri l’hanno permesso. Laddove si era manifestata opposizione, si era riusciti a collegare il consumo di prodotti e servizi medici alla libertà di movimento e alla possibilità di esercizio delle attività professionali.

Il sogno del dottor Knock nel Trionfo della medicina si era avverato.

È vero che c’erano ancora soggetti sani, ma solo in seguito a un’analisi costante dei dati corporei e a screening ripetuti. Vaccinazioni e terapie preventive erano obbligatorie, al punto che perfino le persone provvisoriamente classificate come “sane” erano clienti permanenti del sistema sanitario. Chiunque poteva essere confinato a letto in qualsiasi momento. Chi non fosse ufficialmente certificato come “sano” mediante un test era considerato un pericolo per i suoi simili, e con questo pretesto poteva essere tenuto in isolamento.

Lo spauracchio dell’esproprio della salute agitato da Ivan Illich sembra diventare realtà.

L’obiettivo non è la guarigione, ma l’applicazione di prestazioni mediche a tutti gli esseri umani. Con l’ingegneria genetica e gli anticorpi monoclonali, nel XXI secolo il complesso medico-industriale ha sferrato un attacco contro la salute naturale e l’autoguarigione.

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