Il Monaco Guerriero
In uffici che sono anguste celle d’insetti lo schiavo moderno operosamente lavora per bisogno, non per passione. La manipolazione all’interno della neuroprigione è perfetta, direi geniale, consiste nel far credere a uno schiavo – il quale per sopravvivere deve lavorare otto ore al giorno arricchendo qualcuno che si trova in cima alla piramide – di essere un uomo libero che esercita il suo “diritto al lavoro”. Far percepire la prigionia come un diritto... questo è stato il vero capolavoro d’ingegneria psichica. Folle che manifestano nelle piazze per il loro diritto a essere schiave... questa è la pazzia invisibile.
Il Monaco Guerriero non si piega mai al bisogno, accetta di lavorare solo se la sua mansione lo appassiona, altrimenti vivere o morire non fa più alcuna differenza. Lavora perché vuole realizzare un sogno, non per sopravvivere. Quando il sogno è più grande della paura di morire di fame, allora il Guerriero si butta nella vita, rischia... e se il suo ardore è autentico la vita lo premia... sempre.
Il mondo è una tua completa creazione, e se tu cambi lui è costretto a seguirti.
Ma se si butta titubando, la vita lo schiaccia, perché non ama i tiepidi. Se sta scappando da qualcosa o da qualcuno, la vita lo ricaccia indietro, perché non ama i codardi. Se ancora è schiavo della psicologia del “posto fisso” – ciò a cui anelano i servi –, se prima di buttarsi nell’avventura si preoccupa di avere una scorta sufficiente di denaro sul conto in banca, se fa in modo di poter tornare indietro “nel caso non andasse bene”... verrà stritolato dallo stesso mondo di cui ha paura. Come può vincere il Guerriero che prepara già la ritirata? I soldati tedeschi durante la seconda guerra mondiale una volta superate le linee nemiche facevano saltare i ponti su cui erano passati, i ponti che dovevano assicurare la loro ritirata: o vittoria o morte!
S Brizzi
Il Monaco Guerriero non si piega mai al bisogno, accetta di lavorare solo se la sua mansione lo appassiona, altrimenti vivere o morire non fa più alcuna differenza. Lavora perché vuole realizzare un sogno, non per sopravvivere. Quando il sogno è più grande della paura di morire di fame, allora il Guerriero si butta nella vita, rischia... e se il suo ardore è autentico la vita lo premia... sempre.
Il mondo è una tua completa creazione, e se tu cambi lui è costretto a seguirti.
Ma se si butta titubando, la vita lo schiaccia, perché non ama i tiepidi. Se sta scappando da qualcosa o da qualcuno, la vita lo ricaccia indietro, perché non ama i codardi. Se ancora è schiavo della psicologia del “posto fisso” – ciò a cui anelano i servi –, se prima di buttarsi nell’avventura si preoccupa di avere una scorta sufficiente di denaro sul conto in banca, se fa in modo di poter tornare indietro “nel caso non andasse bene”... verrà stritolato dallo stesso mondo di cui ha paura. Come può vincere il Guerriero che prepara già la ritirata? I soldati tedeschi durante la seconda guerra mondiale una volta superate le linee nemiche facevano saltare i ponti su cui erano passati, i ponti che dovevano assicurare la loro ritirata: o vittoria o morte!
S Brizzi
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