ARMI CONTRO MOSCA


Armi contro Mosca, anche missile italiano può colpire
L’ex ministro britannico rivelò: “Roma invia come noi gli Shadow”. Ma per l’utilizzo serve la nostra autorizzazione
Di Valeria Pacelli
“Le armi che abbiamo fornito (a Kiev, ndr) non possono essere usate per attaccare la Russia sul suo territorio”. Bisogna fidarsi delle parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Perché la lista di armi è segreta e dunque ancora oggi non si ha certezza di cosa e in che quantità l’Italia abbia spedito al presidente Zelensky. Eppure, secondo quanto ricostruito dal Fatto che ha sentito diverse e qualificate fonti, ci sarebbe un’arma che – in linea teorica – potrebbe essere usata sul territorio russo. Non si fa il nome (“le forniture sono segrete”), ma si assicura: “Può essere usata solo con una procedura tecnica che passa per un’autorizzazione italiana che non verrà data”.
Di cosa potrebbe trattarsi? Non i sistemi antiaerei Samp-T, e nemmeno le altre tipologie di forniture, per lo più provenienti dai magazzini degli eserciti, che sono state spedite in questi anni. Secondo alcuni esperti però gli unici che potrebbero essere usati sul territorio russo sono, ad oggi, i missili Storm Shadow, missili a lunga gittata, che se lanciati magari da aerei ucraini possono raggiungere distanze molto elevate. Si tratta di un’arma che è stata utilizzata in operazioni della Royal Air Force, dall’Aeronautica militare francese e da quella italiana ed è stata impiegata nel Golfo, Iraq e Libia. Lunghi 5 metri, per un peso di 1.300 chilogrammi, questi missili sono tra i prodotti di punta della Mbda, la joint venture che ha come azionisti AirbusGroup (37,5%), la britannica Bae Systems (37,5%) e l’italiana Leonardo (25%). Ed è stato proprio visitando gli stabilimenti britannici della Mbda che, il 30 aprile scorso, l’ex ministro della Difesa britannico, Grant Shapps, ha rivelato come anche l’Italia fosse tra le nazioni che spedivano questi missili: “I missili Storm Shadow sono un’arma straordinaria. Il Regno Unito, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate” nella guerra in Ucraina, “soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”.
La rivelazione non è stata né confermata né smentita dal governo italiano, anche perché ciò non potrebbe essere fatto proprio in luogo della secretazione decisa dal governo Draghi e non cambiata da Giorgia Meloni. Anche se Guido Crosetto ha accennato a un possibile cambio di rotta. Durante un question time delle scorse settimane, rispondendo a un’interrogazione del M5S, il ministro della Difesa ha detto: “Sto pensando di fare come fanno alcune nazioni, che non hanno secretato il tutto, ma una parte. Sto pensando di arrivare a questo punto, così da cambiare quelle regole che, forse sbagliando, voi avete fissato e alle quali mi sono rigorosamente attenuto”. La questione potrebbe arrivare sul tavolo in un futuro Consiglio dei ministri qualora si dovesse discutere di un ulteriore (e sarebbe il decimo) pacchetto di armi da inviare a Kiev. Alcuni Paesi come l’Inghilterra non hanno opposto alcun segreto sulle armi spedite al presidente Zelensky; in altri, come la Francia, invece la desecretazione è solo parziale. Ed è su questa strada che potrebbe – in caso – incamminarsi l’Italia: cioè rendere pubblica solo una parte degli armamenti.
L’idea potrebbe essere quella di fornire dettagli su una serie di armi di cui si è già parlato, come ad esempio i Samp-T, un sistema missilistico a media portata. Che siano stati spediti in Ucraina lo ha detto in passato anche lo stesso Tajani: “Abbiamo inviato i Samp-T ed è possibile inviare altri Samp-T in difesa, ma è importante utilizzare queste armi dentro l’Ucraina per la difesa”. Dunque, ad esempio, su questa fornitura potrebbero essere svelati alcuni dettagli, come caratteristiche specifiche e quantitativi della spedizione. Tuttavia per adesso non c’è nulla di definito, sono solo ragionamenti. Anche perché l’idea sembra non essere accolta con entusiasmo dalla premier Meloni che sulla desecretazione avrebbe parecchi dubbi.

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