Gli invasori chi sono?
Yaroslav Zheleznyak è un deputato della Rada ucraina eletto nelle liste di Holos, partito liberale, atlantista ed europeista. Giovedì scorso ha pubblicato un post sul suo canale Telegram dopo aver letto il nuovo accordo sui minerali proposto dagli Stati Uniti a Zelensky e quel che descrive è al limite dell’estorsione. Zheleznyak sintetizza così: “Il testo che ho visto è semplicemente orribile: tutte le 18 sezioni. Questo non è più un memorandum d'intenti quadro, come lo era prima dello scandaloso incontro nello Studio Ovale). Si tratta di un accordo molto ampio e molto chiaro, e non è a nostro favore"
Queste le condizioni del nuovo accordo:
La formazione di un consiglio di cinque membri per la gestione del fondo che verrà creato per accumulare i profitti, tre dei quali provenienti dagli Stati Uniti, tutti con pieno potere di veto.
L’elenco delle risorse naturali inserite nell’accordo è ampliato rispetto al precedente e ora comprende anche petrolio e gas da giacimenti vecchi e nuovi.
Gli USA non prevedono alcun ulteriore investimento per la difesa ucraina in quanto ritengono di aver già contribuito nel 2022.
Gli USA hanno diritto di prelazione su tutti gli investimenti in progetti infrastrutturali e nello sfruttamento delle risorse minerarie dell'Ucraina, compresi petrolio e gas e le infrastrutture energetiche
Kiev dovrà destinare il 50 per cento dei ricavi derivanti da nuovi progetti infrastrutturali e dallo sfruttamento delle risorse naturali al fondo per la copertura delle spese statunitensi dall'inizio della guerra, mentre gli Stati Uniti avrebbero diritto all'intero profitto più un rendimento annuo del 4 per cento fino al recupero del loro investimento.
Il contratto è a tempo indeterminato ed ogni modifica potrà essere fatta solo previa accettazione da parte degli USA.
Le imprese americane avranno tutti i vantaggi sullo sfruttamento delle risorse. Anche in caso di una nuova guerra. L'intesa prevede un indennizzo in caso di blocco dell'estrazione per cause di forza maggiore, e un regime fiscale speciale che riduce le tasse per le aziende statunitensi.
Gli USA non si impegnano in nessuna garanzia di sicurezza.
Di un accordo del genere si potrebbe dire una sola cosa: il pizzo della mafia è meno oneroso. Zelensky ha abbozzato una reazione a dir poco blanda, con un solo sussulto, anche di un certo rilievo, quando ha dichiarato che non riconosce i soldi ricevuti dagli USA come debito. Ma è l’unica scintilla, pure soffusa. Il presidente ucraino non ha infatti rifiutato l’accordo e anzi è pronto a venire incontro agli interessi USA e alle volontà di Trump, aprendo alla firma in tempi brevi dell’accordo. La richiesta massima da parte sua sarà l’inserimento di garanzie di sicurezza, ma non sul resto dell’accordo.
Gli USA fanno gli USA, la storia ce lo insegna e l’Ucraina è l’ennesima vittima, forse una delle più grandi. Le fasi sono sempre le stesse: prima ti adulano, poi ti mandano in guerra e alla fine ti spolpano. Hanno sempre fatto così, con ogni stato “amico”. Eppure, nonostante la realtà sia così chiara, in Europa si decide per un riarmo da 800 miliardi inutile e atto solo a salvare un settore industriale in discesa libera e con una Germania che rischia di entrare in una crisi produttiva senza precedenti. L’Ucraina in tutto ciò non ricava nulla. Stellantis e Volkswagen sì.
A distanza di 11 anni da Euromaidan e 3 dall’inizio dell’intervento russo alcune conclusioni le possiamo tirare, anzi, ribadire. L’Ucraina è un mezzo con la quale gli Stati Uniti hanno cercato e cercano di rimandare la fine della loro egemonia sul mondo, producendo una instabilità senza precedenti in tutto il mondo. L’Europa è in piena isteria, causata da una crisi produttiva industriale sempre più pesante e dall’estrazione continua di capitali da parte degli “alleati” USA, che sono obbligati dal loro sistema economico semi deindustrializzato a disossare il vecchio continente per non far scoppiare la bolla finanziaria, che intanto si ingrossa.
Dal canto suo la Russia in questi 11 anni ha fatto più volte la sua unica richiesta: non espandere ulteriormente la NATO verso i propri confini. Una richiesta che, come riferito da Stoltenberg poco dopo l’inizio dell’intervento di Mosca, era una precondizione per impedire l’invasione del suolo ucraino e che la NATO ha rigettato immediatamente. Lo stesso Peskov, portavoce del Cremlino, aveva riferito riguardo l’assenza di ogni ostacolo da parte russa per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, in quanto non intacca la questione della sicurezza dei confini russi. L’Europa ha preferito garantire gli interessi USA a discapito dei propri.
Alla luce di questo nuovo accordo sui minerali proposto da Trump a Zelensky, che oltretutto non comprende tutta la lunghissima ricostruzione del paese, già preda di aziende multinazionali occidentali che si sfregano le mani per i profitti che faranno, dovremmo farci una domanda:
Dobbiamo salvare l’Ucraina dai russi o dagli Stati Uniti?
Forse la verità è quella che quelli che vengono chiamati “putinisti pacifinti” ripetono da anni. L’Ucraina è solo una vittima, non dei russi, ma di un occidente decaduto che cerca con le unghie e con i denti di rifiutare un mondo che non accetta più la sua violenta egemonia. La cosa migliore per Zelensky sarebbe voltarsi, rivolgere le armi verso Ovest e far finire lui la guerra. Se solo avesse reamente il potere di farlo, ma non ce l’ha.
Mauro Colaianni
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