Follìa Europea
Mentre la "Piazza di Repubblica" glorifica l’Unione Europea senza la minima autocritica su come Bruxelles abbia gestito tre anni di guerra, oggi 25 leader europei si sono collegati per l’ennesimo summit. Le conclusioni? Semplicemente folli. Parlano di nuove sanzioni, di congelamento di beni russi, di supporto militare all’Ucraina. E ovviamente pretendono di dettare legge nei negoziati. La realtà? La loro totale irrilevanza.
L’Europa avrebbe potuto costringere Putin a sedersi al tavolo sin da subito. Ma no, la russofobia dilagante ha chiuso ogni spazio di dialogo, impedendo qualsiasi tentativo di mediazione. Una scelta scellerata che paghiamo tutti.
Una follia che ha garantito a uno come Trump (ripeto, a uno come Trump) il ruolo di pacificatore.
Keir Starmer, premier britannico, ha dichiarato: “Abbiamo concordato che se Putin non accetterà un cessate il fuoco immediato e senza condizioni, aumenteremo gli sforzi per rafforzare l'Ucraina, indebolire la macchina da guerra russa e intensificare le pressioni su Mosca per costringerla al negoziato”.
Insomma, le solite minacce e il solito linguaggio da guerra fredda (che gli USA non vogliono più). Poi ha aggiunto che le sanzioni stanno “avendo un impatto profondo” sull’economia russa. Ma davvero?
Qualcuno dovrebbe ricordare a Starmer che le sanzioni non hanno mai portato né al collasso dell’economia russa, né alla defenestrazione di Putin, né ad alcun negoziato rapido.
In Russia chi ha vissuto il crollo dell’URSS e la catastrofe dell’era Eltsin vede in Putin un argine al caos. Sono persone che campano con difficoltà, certo, ma che ricordano la fame degli anni ‘90 e per questo non giudicano il presente così male. Poi ci sono i dissidenti, coloro che non hanno mai amato Putin, ma che vedono le sanzioni per quello che sono: ipocrite. Perché l’Europa non ha mai imposto nulla agli Stati Uniti quando bombardavano Iraq, Afghanistan e Libia?
In Russia - in questi tre anni - c’è stato chi addirittura ha ringraziato l’Occidente per le sanzioni: “Finalmente torneremo a produrre noi ciò che compravamo in Europa”. Durante il mio viaggio in Russia ho incontrato un ristoratore di Volgograd. Mi ha raccontato di aver importato burrata dall’Italia per anni, finché le sanzioni non glielo hanno impedito. “Ora la produciamo noi”, mi disse.
I fast food russi, come Vkusno i Tocka, hanno rimpiazzato i McDonald’s e vanno a gonfie vele. Chi per abitudine, chi per protesta contro l’Occidente.
Se le sanzioni dovevano affondare Mosca, hanno fallito. Se dovevano recidere il legame economico e culturale tra Europa e Russia, allora hanno funzionato. E continueranno a funzionare.
Durante il summit virtuale di oggi i cosiddetti leader europei hanno discusso anche del sequestro dei beni russi congelati per finanziare la difesa ucraina. Un’altra follia che distruggerà le imprese europee che lavorano in Russia.
L’Occidente insiste: la palla è nella metà campo russa. Ma davvero pensano che Mosca accetterà di ritirarsi senza garanzie? La Russia ha già detto di essere contraria a qualsiasi presenza NATO in Ucraina e ha chiesto che Kiev ceda territori, accetti la neutralità e si smilitarizzi.
E noi? Noi in Europa continuiamo a seguire il copione di Biden, senza mai mettere in discussione la strategia che, finora, ha solo portato più guerra, più morti e più povertà (in Ucraina e in Europa). Ma guai a parlarne: si rischia di essere tacciati di “putinismo”.
Ultima cosa. Chi oggi inneggia all’Europa dovrebbe ricordarsi che proprio l’Europa, oltre al disastro in Ucraina, si è resa complice del genocidio in Palestina. Io non lo dimenticherò mai.
Alessandro Di Battista
Associazione Schierarsi
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