Ecco a voi il premier perfetto: stupido, folle, imbecille e incapace.


di LEONARDO FACCO
Stupidità e follia sono sovente accomunate da una definizione: “Fare la stessa identica cosa più volte e aspettarsi che il risultato possa cambiare”. Ricorda un po’ la barzelletta sul carabiniere che dopo aver visto vincere il cavallo nero ad una corsa all’ippodromo, durante la replica in tv della stessa corsa decide di puntare i suoi soldi su quello bianco, sperando in un finale diverso, perché gli sembrava più in forma di prima. Chi, in Italia, in questo momento impersona al contempo il carabiniere, il folle e lo stupido? Ve lo dico io: un tizio che, incidentalmente, han piazzato a Palazzo Chigi senza nemmeno passare dalle urne.
Stamane Mario Monti, apertis verbis, ha dichiarato quanto segue: “Il governo ha contribuito ad aggravare la congiuntura economica già difficile con i suoi provvedimenti”. Ma dai? Davvero? Allora ci ho preso quando ho scritto, solo qualche giorno fa, che “tutto quello che il governo tocca si trasforma in merda”.
Le affermazioni del premier, ad ogni buon conto, danno la cifra del personaggio, che sino ad oggi – grazie anche al trio A.B.C., gli scendiletto che hanno votato in parlamento tutti i suoi provvedimenti – ha incarnato il Charlie Chaplin della commedia all’italiana, vestendo i panni del “grande dittatore”. Non ricordo nemmeno più quante volte ho vergato su questo giornale che leggi e decreti varati dall’attuale presidente del consiglio, e dai suoi tecnici “dicasteriali”, ci avrebbero solo fatto precipitare nel baratro, nonostante lui – e una indecente ed immorale stampa asservita – urlassero a caratteri cubitali che la luce in fondo al tunnel fosse visibilissima, abbagliante persino.
Sarebbe bastato essere capaci a far di conto con una calcolatrice (probabilmente alla Bocconi si usa ancora il regolo) ed a maneggiare un briciolo di sana economia domestica per comprendere che l’interventismo statale a suon di sussidi come misura permanente, generale, sistematica “non è altro che una mistificazione rovinosa che mostra quel poco di lavoro stimolato che si vede, e nasconde il moltissimo lavoro impedito, che non si vede”. Che tradotto si legge così: un po’ di soldi ai soliti parassiti e disoccupazione e povertà galoppanti per chi suda e produce per davvero. Macchè, “la presunzione fatale” – per dirla con l’amico Antiseri – ha ridotto Monti a voler ripetere – come il carabiniere della barzelletta – gli stessi errori che hanno commesso i suoi predecessori nell’ultimo trentennio, portandoci dritti a questa crisi di sistema. Lui, l’intoccabile esperto di rito bocconiano, ha continuato a scommettere sul ronzino perdente e per raggranellare i danari per perpetuare il suo giochino al massacro ha aumentato le tasse al ritmo di una nuova gabella al mese. Per cui, mi permetterei di aggiungere una ulteriore allegoria che ci porta ad appellare questo premier con altro epiteto che gli si addice: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”. Lo sosteneva un professore di Economia politica italiano i cui testi sono probabilmente banditi dagli atenei nostrani, soprattutto quelli milanesi.
Tornando al suo discorso fatto alla fiera del tessile di Milano, dopo aver ammesso lui stesso di aver affondato il paese, Mario Monti – come nulla fosse – ha ripreso a prenderci per i fondelli. In prima battuta ha sostenuto che “però le sue manovre serviranno ad un risanamento e ad una crescita duratura”,dopodiché se l’è presa con “l’antipolitica” (che manco sa cos’è) ed ha aggiunto che “Casta siamo tutti noi cittadini italiani che continuiamo a dare prevalenza più al particolare che al generale e poi ci lamentiamo che il generale funziona male”. Ricapitolando, prima ammette di essere un incapace, un secondo dopo torna a farsi tiranello e ci insulta tutti quanti. Figuratevi se mi tiro indietro proprio io. Caro Monti, il buon don Luigi Sturzo mi ha insegnato che “lo Stato è inabile financo a gestire la bottega di un ciabattino”. Verissimo! Lei è uomo di Stato vero? Bene, veda di andare a risuolare qualche ciabatta, e si affretti, perché altrimenti l’alternativa che si prospetta per lei (e quelli come lei, la casta vera) è di essere preso a calci sulle natiche.
In un paese civile, quando uno impersona contemporaneamente, un matto, un imbecille, uno stupido ed un incapace andrebbe ricoverato. Mi dia retta Monti, lei è da Trattamento Sanitario Obbligatorio, ne approfitti finché lo passa la mutua.

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