UN GIORNO DEVI ANDARE....
Il viaggio della giovane Augusta (una espressiva e leggera Jasmine Trinca) nella Amazzonia brasiliana cambia lungo un film che si propone di penetrare via via sempre più in profondità nella sensibilità e nelle convinzioni dello spettatore. Quella che inizialmente sembra una fuga da sé, dal trauma della maternità negata, da un Trentino e una famiglia troppo opprimenti, si sviluppa nella scoperta di una realtà diversa. Che non è quella delle missioni, di una religiosità che continua a avere modalità troppo prossime a quelle imposte dalla cultura natia, ma quella di un ‘sottosuolo’ ricco oltre ogni immaginazione. Le favelas, i disperati ai margini del mondo, risvegliano emozioni e riaccendono dolori ai quali solo una definitiva fuga, catartica e finalmente liberatoria, può sperare di trovare uno spazio nella propria vita.
Musica e fotografia affascinanti conquistano, oltre alla fresca emotività dell’interprete principale e dei suoi compagni di avventura, eppure in questo scavo verso i valori e il senso della vita è proprio la forma quella a suscitare le reazioni più contraddittorie. Forse è la difficoltà di conciliare ritmi tanto lontani da noi con quelli dell’oggetto film a rendere più ostica la partecipazione al riscatto di questa giovane donna. Sicuramente per parteciparne e farne spunto positivo per i propri ragionamenti bisognerà fare uno sforzo per andare oltre una narrazione a tratti farraginosa e prolissa, e non sarà facile.
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