L'aspirina e la pandemia di influenza del 1918 – 19
Ci sono due ipotesi accreditate circa l’altissima mortalità dell’influenza spagnola: l’aspirina e i vaccini. Una non esclude l’altra, anzi si potrebbe pensare a una sinergia negativa.
Analizzeremo ora l'uso dell'aspirina
Questa è la prima parte di tre di un articolo pubblicato sulla rivista NEXUS New Times n° 106 edizione italiana ottobre-novembre 2013. Ringrazio Tom Bosco, direttore responsabile della rivista, per la gentile concessione alla divulgazione.
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I milioni di decessi della cosiddetta pandemia di influenza del 1918-1919 non furono causati da un virus, ma da un’estesa infezione batterica esacerbata dall’uso esteso di un farmaco immunosoppressore tossico assunto ad alti dosaggi: l’aspirina.”
di J. Holcombe, D. Jacobson e T. Ruhl © 2011 Dal sito Food Freedom
Da quasi un secolo il mondo crede che nel 1918-1919 un virus sconosciuto e virulento fosse spuntato dal nulla uccidendo milioni di persone. Per mettere a tacere per sempre questo falso mito sono state pubblicate due relazioni: la prima nel 2008 e la seconda nel 2009.
La prima relazione è stata diffusa con un comunicato stampa del 19 agosto 2008 dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) [e citata nell’articolo di D. M. Morens e all. su The Journal of Infectious Diseases]:
“I risultati batteriologici e istopatologici delle serie di autopsie pubblicate implicavano in modo evidente e coerente una polmonite batterica secondaria causata da comuni batteri delle vie aeree superiori nella maggior parte delle vittime dell’influenza.” Le persone erano state uccise da un batterio comune che si trova nel tratto respiratorio superiore, secondo le ricerche rivelate da F. William Engdahl (cfr. http://tinyurl.com/ljekg5y):
“I decessi della grande pandemia di influenza del 1918 – da 20 a 40 milioni in tutto il mondo – NON erano dovuti all’‘influenza’ o a un virus, ma alla polmonite causata da un’estesa infezione batterica.”
Il comunicato stampa del NIAID non precisa che cosa causò le infezioni batteriche, ma lo fanno le ricerche della Dott.ssa Karen Starko (http://tinyurl. com/n8uatj9). A suo avviso si tratta dell’aspirina, ipotesi che combacia perfettamente con le ricerche del NIAID sulla polmonite causata da infezioni batteriche estese, e prosegue spiegando anche l’estrema rapidità dei decessi: “La mortalità era indotta da due sindromi clinico-patologiche che si sovrapponevano: inizialmente una grave condizione simile al distress respiratorio acuto (ARDS), che si stima abbia causato il 10-15% dei decessi (mancano dati da serie di autopsie sequenziali), e in seguito una ‘superinfezione’ polmonare batterica aggressiva, che era presente nella maggior parte dei decessi.”
Osservando i dati sui deceduti, Starko ha notato che risultavano evidenti due gruppi che si distinguevano in base a un arco temporale molto significativo fra l’inizio della malattia e la morte:
1. Persone morte di polmonite a causa di un’infezione batterica, che si ammalavano e si aggravavano progressivamente fino al decesso;
2. Persone colte da sintomi improvvisi che portavano a una morte rapidissima, spaventoso emblema dell’“influenza” del 1918: perfettamente sane il mattino, morivano nel giro di poche ore.
In entrambi i gruppi, è l’aspirina, il probabile fattore causativo. Per il primo gruppo, quello della polmonite, l’aspirina sopprimeva il sistema immunitario, consentendo alle infezioni batteriche di attecchire. I medici dell’epoca correlavano i casi di polmonite con l’uso dell’aspirina. Per il secondo gruppo, in cui la morte giungeva rapidamente, i sintomi erano coerenti con il sovradosaggio da aspirina, accompagnato da morte rapida. Starko spiega: “Un rapporto da Camp Dix notava: ‘La malattia era una vera e propria epidemia. La straordinaria tossicità, la marcata spossatezza, la cianosi estrema e la rapidità dello sviluppo caratterizzano questa malattia come un’entità clinica distinta che finora non è stata descritta completamente...’
La tossicità del salicilato spesso viene sottovalutata perché è presente un’altra condizione, perché la dose è considerata irrilevante e perché i sintomi (iperventilazione, vomito, sudorazione, mal di testa, sonnolenza, confusione, dispnea, agitazione, epistassi, vertigini, edema polmonare, emorragia) sono aspecifici. Nel 1918, era quasi impossibile differenziare, dal punto di vista patologico o clinico, un’intossicazione progressiva da salicilato da un’infezione: ‘La dispnea dura da poche ore a un giorno[...] seguita da collasso respiratorio, collasso circolatorio, convulsioni e morte.’
“Riassumendo, appena prima del picco di mortalità del 1918, l’aspirina veniva raccomandata in regimi oggi noti come potenzialmente tossici e causativi di edema polmonare, e dunque potrebbe aver contributo alla mortalità generale della pandemia e a molti dei suoi misteri.
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Da quel momento in poi, le autorità mediche, le agenzie sanitarie e i governi internazionali hanno attribuito la mortalità a un virus spaventosamente virulento.”
La mortalità nei giovani adulti si potrebbe spiegare con la maggiore disposizione a usare le nuove terapie consigliate e con la presenza di giovani in situazioni di trattamento standardizzate (ambienti militari). La bassa mortalità fra i bambini si può spiegare come conseguenza del minore uso di aspirina. Il principale testo di pediatria del 1918 raccomandava l’idroterapia, e non il salicilato, per la febbre; l’edizione del 1920 condannava la pratica di somministrare ‘prodotti contenenti catrame’ per fare abbassare la febbre[...] Il diverso utilizzo dell’aspirina potrebbe anche contribuire alle differenze di mortalità fra gli ambienti urbani e gli accampamenti militari.”
Capire la causa dei milioni di decessi del 1918-1919 non è solo una questione di rilevanza storica.
Da quel momento in poi, le autorità mediche, le agenzie sanitarie e i governi internazionali hanno attribuito la mortalità a un virus spaventosamente virulento. La loro opinione ha posto le basi per creare la fobia di una grande minaccia: la prospettiva di future pandemie di pari virulenza, in grado di uccidere milioni di persone in tutto il mondo. Sono nate nuove agenzie, sono stati sviluppati piani internazionali e leggi d’emergenza per pandemia (http:// tinyurl.com/lunsggq) con tanto di supporto militare. Miliardi, se non addirittura bilioni, di dollari sono stati investiti per trovare un vaccino che protegga il mondo da una possibile ricomparsa dell’Influenza spagnola del 1918.
Eppure il NIAID ha detto che non ci sono prove che si trattasse di influenza e che invece il responsabile era un comune batterio respiratorio. Il lavoro della Starko supporta questa idea e offre una prospettiva scientifica su come sia stata probabilmente l’aspirina a causare i due tipi di decessi ricorsi nel 1918-1919, ovvero uno lento e uno incredibilmente rapido.
Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità trattano i decessi rapidi come una delle spaventose caratteristiche di un virus “misterioso” e, dunque, procedono con lo sviluppo di un vaccino.
Dato che i milioni di morti del 1918-1919 appaiono correlati a un’applicazione errata della panacea farmaceutica di allora (aspirina) e che i vaccini sono la panacea farmaceutica di oggi, e in caso di pandemia verrebbero resi obbligatori per legge, conoscere la situazione del 1918-1919 è essenziale.
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