Burattino finto re dell'universo

«Orbene, procedendo nelle mie ricerche sulle catene somatopsichiche, di giorno in giorno e di ora in ora il fantoccio umano mi appare in tutta la sua realtà di Arlecchino finto Re dell’Universo, mosso da un numero infinito di fili tirati da operatori nascosti dietro il palcoscenico del teatro della vita. Questo ineffabile fantoccio animato, composto di una miriade di ordigni complicatissimi e di congegni delicatissimi ma perfettissimi, pensa, parla, si muove, in una parola agisce in modo di verso a seconda della temperatura, dei colori, degli odori, dei suoni che lo circondano, a seconda dei cibi che ha ingerito e dei liquidi che ha bevuto, a seconda di una compressione debole o leggera sul suo corpo da parte di una cinghia o di un bottone, a seconda dell’attitudine che assume il suo corpo o un suo solo segmento in quel momento presente, ecc. ecc.; senza dire che è costretto inoltre, irrevocabilmente e fatalmente, ad obbedire a numerose cariche a scadenza fissa, avvenute su lui in un tempo passato, vicino o lontano, e delle quali egli non ebbe mai il minimo sentore. Non soltanto dunque, in un determinato minuto della sua esistenza, egli è la foglia al vento che deve reagire ad un numero infinito di correnti che danno la loro risultante, ma, per di più (notate bene) egli è, in quel minuto, anche il balocco che deve rispondere ad un cumulo di influenze passate che danno le loro predestinate ripercussioni nel luogo e nel tempo, sul suo corpo e sul suo spirito». 

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