ITALIA: OBIEZIONE FISCALE AD OLTRANZA E GENERALE!
In Italia lo Stato di diritto non è mai venuto alla luce. I principi universali di uguaglianza sociale - stabiliti dalla Costituzione del 1948 - restano sulla carta. C’è chi come l’emerito Carlo Azeglio Ciampi intasca ben 53.053 euro al mese, pur avendo dato il via alla svendita dell’Italia nel 1992, e chi, ovvero tantissimi, pur avendo lavorato tutta una vita, spesso in maniera usurante, sopravvive con una pensione da fame. Un fatto è certo: l’Inps nel 2015 con tutta probabilità chiuderà per fallimento. E che dire delle tasse in vertiginoso aumento, che servono a mantenere una pletora di politicanti nullafacenti, di burocrati sanguisughe e a fare la guerra per conto dei padrini USA? A conto fatti: tassazione diretta (IRPEF, IRAP, IRES) più indiretta (IVA, IMPOSTA DI REGISTRO, IMPOSTA DI BOLLO, ACCISE) a cui si sommano le imposte locali (IMU, TASI, TARI, BOLLO AUTO). E in tal modo si giunge alla disumana soglia del 75-80 per cento. Senza contare il FISCAL COMPACT e l’ERF dell’associazione a delinquere, che va sotto il nome ufficiale di Unione europea. Insomma, furti legalizzati (per modo di dire), "pizzi" di mafia istituzionalizzata a danno del popolo "sovrano", che ormai ha solo il ruolo sociale di mero contribuente.
Il vertiginoso e incontrollato aumento delle tasse, e il modus operandi mafioso di Equitalia, ha prodotto un danno grave e attuale a milioni di famiglie italiane mettendo in pericolo soprattutto il futuro dei nostri figli e nipoti.
Lo Stato tricolore e i governi, impunemente calpestano ogni giorno alcuni tra i più importanti articoli della Costituzione, quali: l’ articolo 24 (diritto di difesa), l’articolo 36 (diritto di ogni lavoratore ad una vita dignitosa), l’articolo 42 (garanzia della proprietà privata), l’articolo 53 (partecipazione alla spesa pubblica in ragione della propria capacità contributiva), l’ articolo 97 (buon andamento ed imparzialità della Pubblica Amministrazione).
La casta politica continua insensatamente a mantenere privilegi e costi sproporzionati, vergognosi e oltraggiosi nei confronti di tutti i lavoratori di questo Paese.
CHE FARE?
Senza violare la legge, basta appellarsi ai principi dello stato di necessità e della capacità contributiva proporzionale al proprio reddito, stabiliti rispettivamente dagli articoli 54 del Codice penale e 53 della Costituzione per legittimare il rifiuto categorico di continuare a contribuire, attraverso le tasse, alle spese per il mantenimento dei privilegi della classe politica che ci governa, autentica protagonista di questa crisi economica pilotata, ovvero speculativa a danno della popolazione italiana.
Allora, invece di piagnucolare continuamente e piangersi addosso, si può dar vita ad protesta generale appellandosi ai due sopracitati principi: Articolo 54 comma 1 del Codice penale: stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo.
In India, un pò di tempo fa, un certo Gandhi, proprio su una strada di disobbedienza civile ha ottenuto l'indipendenza del suo grande Paese, dalla dittatura coloniale inglese. Saremo in grado di mettere quanto prima in atto, uno sciopero generale ad oltranza, pacifico e nonviolento?
POST SCRIPTUM
Parola del padre costituente Giuseppe Dossetti:
"Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all'oppressione è un diritto e un dovere del cittadino".
G.L
L'italia che non c'è
Commenti
Posta un commento