SONO UNA STREGA
ma l’ennesimo sortilegio che mi attribuite. Non sopporto più i sospetti che gli occhi ditutti lasciano scivolare sul mio corpo. E’ fumo il mistero che circonda le mie intenzioni. Ma voi, che credete di sapere tutto, e guardate il mondo attraverso l’orizzonte limitato del bianco e del nero, lasciate parlare me, la strega, l’ospite non gradita alla mensa degli orchi. Lasciatemi parlare, prima che taccia in eterno e in voi rimanga l’ombra impertinente del dubbio. Non aspettatevi da me una confessione: piuttosto l’ultimo canto sgraziato di chi ha vissuto in silenzio l’ingiustizia. Sono nata in una notte di inverno. Sono nata lo stesso giorno di mio fratello, il Figlio di Dio. Condividevo il giorno della nascita con una persona importante, che ho sempre sentito vicina. Ma io sono una strega. Mi spiegarono che era stata una scelta arrogante nascere lo stesso giorno del Signore Nostro Gesù Cristo. E seppi di averlo fatto apposta, essendo io nata venti giorni prima del tempo stabilito. Mio fratello sa che io sono una strega? Penso di sì perché niente può essere nascosto, niente è incomprensibile, ma tutto risponde al disordine connaturato con le cose del mondo. Non ho mai festeggiato un solo compleanno. Ho lasciato la festa a mio fratello che è più importante di me. E’ per questo che non sono cresciuta, che non mi rendo conto del tempo che passa e non avverto il peso degli anni che, appoggiati alle spalle, mi seguono, ovunque io vada. E’ per questo che sono una strega bambina, il cui peccato più grande è stato quello di crescere inconsapevolmente. Fin da bambina mi sentivo diversa. Gli uomini rifuggono la stranezza come la peste e sono attratti dalla banalità come dai peccati veniali. Solo i bambini e i vecchi accolgono i pazzi e i diversi, per incoscienza e per noia. Sono stata una bambina strana, che parlava con gli specchi e desiderava una sorella. Sono stata una bambina capricciosa e bugiarda, che mentiva senza sforzo in faccia ai grandi. Poi, quando è nata mia sorella, ho smesso di parlare con gli specchi, ho smesso di parlare del tutto. Ho imparato a leggere senza sforzo, dalla sera alla mattina. Ho esercitato la mia arte di accanita strega lettrice sui barattoli di marmellata, sul foglietto delle medicine, sui manifesti crocifissi nell’indifferenza blasfema dei muri. Scoprii che esistono i bambini bugiardi leggendo Pinocchio e che esistono gli incantesimi e mondi diversi da questo, sotto il mare, sopra il cielo, sotto terra. Imparai a sognare a occhi aperti e a vivere a occhi chiusi su quello che non mi sembrava interessante.
Sì. Sono una strega. Non ho saputo evitarlo, non ho saputo piegarmi alla normalità. A volte non parlo la lingua dei miei simili e i miei discorsi giungono inquietanti alle loro orecchie. Io parlo la lingua delle stelle, con l’accento della notte, conosco il folle dizionario della luna, fisarmonica triste che si apre e si chiude sullo spartito del mondo. Sono una strega perché leggo il futuro negli occhi del prossimo e di notte immagino solo scenari funesti. Quando sollevo i capelli che mi coprono il viso, le cose belle mi passano accanto e io le riconosco, sotto i vestiti delle donne, nel soffice respiro dei bambini, nei laboratori dei giovani scienziati, dentro le onde increspate dai pesci, nei nidi morbidi di primavera. Le cose belle mi sfiorano la pelle e la carezza della perfezione mi regala dei brividi di piacere assoluto. Sì, io sono una strega e voi credete che possa fare a meno dell’amore. Sono una strega ma non so cosa sia questa parola che pure mi incatena alla vita. Conosco tante cose ma non conosco l’amore. Non interessa a nessuno una storia che non parli d’amore. Sono diventata mamma tante volte e tante volte, dopo avere liberato la vita sottoforma di scrittura arrogante e leggera, ho abortito di disperazione, stracciando i fogli in tanti piccoli pezzetti, coriandoli al vento di maggio. Sono una strega senza pietà per me stessa e non concedo appello alle ingiustizie che sopporto. Sono una strega che vive la vita come se fosse morta e osserva la morte immaginando la vita. In questa casa dove vivo da sola tutto è perfettamente in ordine. Tutte le stanze tranne una, che ho sottratto alla follia dell’ordinario. Là concepisco i miei sogni di strega e lotto per non seguirne alla lettera le orme che lasciano sulla sabbia della memoria. Questo breve racconto rappresenta il tempo della catarsi, per ritornare quella che ero quando sono nata al mondo da dove sono venuta. Non crediate che le streghe cantino sotto il noce i colori dell’autunno. Io aspiro il fiato del sambuco e aspetto che l’estate inghiotta la fata primavera. Non crediate che le streghe siano cattive. Io offro me stessa al lento fluire della vita ma la vita respinge le mie attenzioni, come un’onda schiaffeggia lo scoglio che la ferma. Non crediate che le streghe bastino a se stesse. Io vorrei condividere il nettare che preparo con il cuore e riempire il piatto vuoto che mi biasima ogni sera. Sì, sono una strega. Venite a cercarmi e mi troverete nell’estasi dell’attesa paziente. Venite a prendermi, non opporrò resistenza. Abbiate pietà di me oppure dimenticatemi come un peccato inevitabile o una stella cadente. Perdonate le mie colpe oppure inghiottitemi nell’oblio, come ho fatto io.
SONO UNA STREGA di Maria Natalia Iiriti
http://altrarealta.blogspot.it/
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