Gli scontri di Roma? Una pantomima imposta dal governo alla questura per “far digerire” lo ius soli

Si possono cercare mille difetti alla questura di Roma e ai suoi dirigenti ma uno è pressoché impossibile trovarlo: errori nella gestione della piazza. D’altronde, essendo chiamati a presidiare la capitale d’Italia, hanno avuto a che fare negli anni con manifestazioni sindacali e politiche, Giubilei, appuntamenti istituzionali e, non ultime, due tifoserie calde e molte partite di calcio a livello internazionale e per trofei nazionali. Insomma, se qualcosa sfugge di mano, è perché l’ordine politico è quello di lasciar accadere: come, d’altronde, accadde anche a Milano con il corteo nel giorno di inaugurazione di EXPO. Lo chiamarono “contenimento del danno”, ovvero meglio qualche vetrina infranta e macchina data alle fiamme che uno scontro diretto che potrebbe portare epiloghi come Genova 2001. Ricorderete, in marzo, come per l’anniversario dei Trattati di Roma, non volò una foglia: in quel caso la mano della polizia era liberissima, visto chi era chiamata a proteggere.
Non si vide un black bloc nemmeno a pagarlo oro e anche chi sfilò, lo fece premurandosi di gettare anche i mozziconi spenti nei cestini. Perché vi dico questo? Per dirvi che non esiste al mondo che la follia di sgomberare l’edificio occupato di Piazza Indipendenza a Roma con queste modalità sia stata partorita anche in minima parte dalla polizia. Lo testimoniano le scene che tutti noi abbiamo visto fin da stamattina: le barricate, gli scontri, il lancio di oggetti e bombole di gas, le cariche e gli idranti in azione. In pieno centro a Roma, alle 9 di mattina di un giorno feriale, a due passi da Stazione Termini. Oltretutto, non per un’emergenza ma per una situazione di occupazione abusiva che proseguiva da almeno tre anni. Quelle immagini sono indegne di una capitale europea e proprio per questo ho una certezza: la scelta di agire, creando ciò che era ovvio si creasse, è stata tutta politica. Perché? Per spianare la strada alla legge sullo ius soli, tornata prepotentemente alla ribalta dopo gli interventi di Gentiloni – non a caso al Meeting di Rimini – e di Papa Francesco in persona, atto che ha fatto andare su tutte le furie il centrodestra.

Direte voi, stranieri che lanciano oggetti e si scontrano contro la polizia dovrebbero riuscire nel miracolo di far schierare la maggioranza degli italiani a favore della legge sulla cittadinanza? Paradossalmente, sì. Perché al netto del degrado che l’immigrazione incontrollata ha portato nelle nostre città, quella gente che è finita in strada dalla sera alla mattina dopo anni di inazione delle istituzioni, al 99% è eritrea o etiope ed è già in possesso dello status di profugo. Quindi, puoi farlo sgomberare ma poi devi garantirgli un alloggio, non puoi espellerlo. Capite da soli che fra 50 o 60 potenziali obiettivi di sgombero, la polizia – che conosce lo stato di quel palazzo da sempre – mai sarebbe stata così idiota da andare a colpire l’unico che le si sarebbe automaticamente ritorto contro. Per legge, non per altro.

Inoltre, come si vede dalle immagine e come mostra plasticamente la fotografia che ho scelto per la copertina, tra gli abitanti ci sono molte donne, quasi tutte con bambini piccoli e molte incinte. E che effetto fa una donna, specie se in dolce attesa, costretta a dover affrontare i manganelli, soprattutto avendo in tasca un foglio di carta che certifica il suo essere profuga o rifugiata? Nell’80% dei casi, ci si schiera emotivamente dalla sua parte. Perché è donna. Perché è mamma. E perché non la si identifica con qualcuno che può crearmi danno ma solo con una persona che vuole un tetto per sé e la sua prole: per quanto uno possa essere duro sul tema immigrazione, il cuore gioca la sua parte.
E, comunque, la legge è dalla parte di quelle donne e quegli uomini, fatta salva l’abusività dell’occupazione (tollerata per anni, senza battere ciglio). Possono restare in Italia. E quegli uomini che si scontravano e lanciavano oggetti, lo facevano per evitare l’arresto di un terrorista o di uno spacciatore? No, lo facevano per rivendicare un tetto, in primis per quelle donne e quei bambini. Rivendicavano un DIRITTO, perché nel momento in cui il nostro Paese ha riconosciuto loro lo status di profugo, con l’allegra generosità che lo contraddistingue, ha garantito a loro il diritto a restare qui.

Pensate che dirigenti e poliziotti tutto questo non lo sapessero, fin dall’inizio? Perché, a vostro modo di vedere, per tre anni nessuno a detto niente di fronte a un’occupazione illegale di massa – di fronte alla sede del CSM – e una bella mattina di fine agosto si decide di sgomberare, senza aver trovato una soluzione abitativa alternativa? Per ottenere l’effetto “due piccioni con una fava”: sulle prime, incassi il dividendo dell svolta “legge e ordine” di Marco Minniti. Poi, le immagini del tg e la sapiente regia dei media buonisti sapranno farti intenerire. Il passaggio relativo allo status di quelle persone sarà continuo, martellante, incessante. Così come la forte presenza di bambini. E il messaggio pro-ius soli, il quale non è un provvedimento che riguarda direttamente chi arriva sulle nostre coste in questi tempi, è passato e benedetto.
Guarda caso, proprio oggi, mentre andava in onda l’indignazione a reti unificate (alimentata da un video di “Repubblica” con l’audio di un funzionario di polizia che dice ai celerini di spezzare le braccia, se qualcuno lancia oggetti), Angelino Alfano, l’uomo che mettendo di traverso il suo partito-pigmeo aveva bloccato l’iter della legge al Senato, fa una mezza apertura: “Nessuna obiezione sul merito ma non è opportuno”. Tradotto dall’alfaniano: caro PD, troviamo la quadro per l’accordo alle elezioni siciliane di novembre e te lo voto in carrozza.

https://www.rischiocalcolato.it/2017/08/gli-scontri-roma-pantomima-imposta-dal-governo-alla-questura-far-digerire-lo-ius-soli.html

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