Tutte le etichette sono false.
Oggi può essere un grande giorno per te, oppure uno di quei giorni che la mente chiama: un giorno qualunque.
L'ho già detto e amo ripeterlo: oggi puoi decidere di smettere di sposare in continuazione le idee altrui, e soprattutto puoi finalmente decidere di divorziare anche dalle tue, semplicemente perché l'altro sei tu.
Le parole di per sé sono suoni, ma secondo quale credito dai alle parole esse smettono di essere soltanto suoni e possono creare milioni di illusioni. E milioni d'illusioni possono generare catastrofi planetarie.
Quando parlo di Sistema, non sto parlando dell'orco nero.
Quando parlo di Sistema, parlo di ciò che la mente umana è in grado di creare una volta sistemizzata, una volta uniformatasi al pensiero di massa o al pensiero comunemente condiviso.
La mente ama molto ridursi in schiavitù, almeno tanto quanto ama ridurre in schiavitù.
Dare retta alla mente significa, in un modo o nell'altro, finire in qualche gabbia.
E quelle gabbie nascono da etichette, da semplici parole, da semplici idee che le precedono, per questo dico di divorziare da tutte le idee, o meglio da tutti i sistemi pensiero o da tutte le ideologie.
Puoi osservare questo fenomeno in qualsiasi momento.
Prendi un tizio che vive nella totale inconsapevolezza.
Qualcuno gli dice che stravede per una squadra di calcio, gliene parla da invasato, gli dice che quella squadra di calcio è la sua squadra del cuore e che farebbe di tutto per la sua squadra, e alla fine quel tizio finisce per essere condizionato da quelle parole e si sceglie anche lui una squadra del cuore, una squadra che possa diventare la sua ragione di vita.
Non molto tempo dopo, a seconda di quanto quel tizio si fissa su quell'idea, lo vedrai dilapidare una fortuna allo stadio, e lo vedrai andare in giro su un pullman di quella squadra, con addosso una sciarpa di quella squadra, con un berretto di quella squadra, con un accendino, un portachiavi, una maglietta e magari anche un paio di calzini di quella squadra, perché lui ormai non è più un individuo, ormai lui è un tifoso.
E tifoso è proprio una bella parola, sembra riferirsi a un ammalato di tifo, tifo intesa come malattia.
Ormai quell'uomo non è più un uomo libero, ha così tanto creduto all'idea di un altro da farla propria, finendo davvero con l'ammalarsi di mente.
E, ironia della sorte, magari proprio mentre s'ingozza di spaghetti, panini e birre seduto in poltrona davanti alla tivù, afferma anche di essere uno sportivo.
Fantozzi docet.
Sì, la mente ama le etichette, la mente è un'etichettatrice e se dai retta a un'etichettatrice tu stessa ti trasformerai in un prodotto da etichettare.
In questo modo entri a far parte di categorie, dietro le quali poi vieni sfruttata.
Sei salutista? Eccoti una bella industria che si cura di te.
Se un ciclista? Non c'è problema, la domenica mattina te ne andrai in giro vestita come Cipollini, col naso sul manubrio a respirare il gas di scarico delle macchine, credendo che sia tutta salute.
Sei vegana? Eccoti una bellissima linea di prodotti vegan.
Di nuovo, al posto della maglietta della tua squadra o di un campione del ciclismo, avrai l'etichetta veg. E probabilmente ti sentirai davvero vegan, mentre invece sei solo ciò che sei, semplicemente hai capito che è meglio non mangiare animali.
Ma quando credi davvero di essere vegano, o qualsiasi altra cosa, il veganesimo diventa una sorta di religione, molto spesso una sorta di fanatismo.
Non a caso ho conosciuto molti sedicenti vegani, così apparentemente amorevoli verso gli animali, che covavano in loro stessi una profonda rabbia e istinti violenti repressi contro gli esseri umani, come se gli esseri umani non appartenessero essi stessi al regno animale.
E per favore, nel leggere queste righe cercate di guardare la luna e non la punta del dito.
Quello che voglio dire è che quando sei prigioniero di un'etichetta sei prigioniera di te stessa, della tua mente, delle idee che vi transitano, che spesso non sono nemmeno originali.
Quando sei prigioniera di un'idea, quando sposi un'idea d'importazione o ti fissi su una "tua" idea, inevitabilmente diventerai un burattino del tutto simile al ragionier Fantozzi, con tutto rispetto per il formidabile e geniale Paolo Villaggio, che in questo momento sono felice di ricordare.
Oggi, dicevo, può essere un grande giorno, oppure un giorno di quelli che la mente chiama: un giorno qualunque.
Dipende solo da te.
Oggi puoi smettere una volta per tutte di sposare le idee, di chiunque esse siano. E puoi cominciare a vedere le parole per quelle che sono, senza lasciare che ti trascinino in un vortice d'illusioni dalle quali poi ti sarà difficile venire via.
Tutte le etichette sono false e se ti appiccichi un'etichetta diventerai falsa anche tu.
Ajad Akaam
http://altrarealta.blogspot.it/
L'ho già detto e amo ripeterlo: oggi puoi decidere di smettere di sposare in continuazione le idee altrui, e soprattutto puoi finalmente decidere di divorziare anche dalle tue, semplicemente perché l'altro sei tu.
Le parole di per sé sono suoni, ma secondo quale credito dai alle parole esse smettono di essere soltanto suoni e possono creare milioni di illusioni. E milioni d'illusioni possono generare catastrofi planetarie.
Quando parlo di Sistema, non sto parlando dell'orco nero.
Quando parlo di Sistema, parlo di ciò che la mente umana è in grado di creare una volta sistemizzata, una volta uniformatasi al pensiero di massa o al pensiero comunemente condiviso.
La mente ama molto ridursi in schiavitù, almeno tanto quanto ama ridurre in schiavitù.
Dare retta alla mente significa, in un modo o nell'altro, finire in qualche gabbia.
E quelle gabbie nascono da etichette, da semplici parole, da semplici idee che le precedono, per questo dico di divorziare da tutte le idee, o meglio da tutti i sistemi pensiero o da tutte le ideologie.
Puoi osservare questo fenomeno in qualsiasi momento.
Prendi un tizio che vive nella totale inconsapevolezza.
Qualcuno gli dice che stravede per una squadra di calcio, gliene parla da invasato, gli dice che quella squadra di calcio è la sua squadra del cuore e che farebbe di tutto per la sua squadra, e alla fine quel tizio finisce per essere condizionato da quelle parole e si sceglie anche lui una squadra del cuore, una squadra che possa diventare la sua ragione di vita.
Non molto tempo dopo, a seconda di quanto quel tizio si fissa su quell'idea, lo vedrai dilapidare una fortuna allo stadio, e lo vedrai andare in giro su un pullman di quella squadra, con addosso una sciarpa di quella squadra, con un berretto di quella squadra, con un accendino, un portachiavi, una maglietta e magari anche un paio di calzini di quella squadra, perché lui ormai non è più un individuo, ormai lui è un tifoso.
E tifoso è proprio una bella parola, sembra riferirsi a un ammalato di tifo, tifo intesa come malattia.
Ormai quell'uomo non è più un uomo libero, ha così tanto creduto all'idea di un altro da farla propria, finendo davvero con l'ammalarsi di mente.
E, ironia della sorte, magari proprio mentre s'ingozza di spaghetti, panini e birre seduto in poltrona davanti alla tivù, afferma anche di essere uno sportivo.
Fantozzi docet.
Sì, la mente ama le etichette, la mente è un'etichettatrice e se dai retta a un'etichettatrice tu stessa ti trasformerai in un prodotto da etichettare.
In questo modo entri a far parte di categorie, dietro le quali poi vieni sfruttata.
Sei salutista? Eccoti una bella industria che si cura di te.
Se un ciclista? Non c'è problema, la domenica mattina te ne andrai in giro vestita come Cipollini, col naso sul manubrio a respirare il gas di scarico delle macchine, credendo che sia tutta salute.
Sei vegana? Eccoti una bellissima linea di prodotti vegan.
Di nuovo, al posto della maglietta della tua squadra o di un campione del ciclismo, avrai l'etichetta veg. E probabilmente ti sentirai davvero vegan, mentre invece sei solo ciò che sei, semplicemente hai capito che è meglio non mangiare animali.
Ma quando credi davvero di essere vegano, o qualsiasi altra cosa, il veganesimo diventa una sorta di religione, molto spesso una sorta di fanatismo.
Non a caso ho conosciuto molti sedicenti vegani, così apparentemente amorevoli verso gli animali, che covavano in loro stessi una profonda rabbia e istinti violenti repressi contro gli esseri umani, come se gli esseri umani non appartenessero essi stessi al regno animale.
E per favore, nel leggere queste righe cercate di guardare la luna e non la punta del dito.
Quello che voglio dire è che quando sei prigioniero di un'etichetta sei prigioniera di te stessa, della tua mente, delle idee che vi transitano, che spesso non sono nemmeno originali.
Quando sei prigioniera di un'idea, quando sposi un'idea d'importazione o ti fissi su una "tua" idea, inevitabilmente diventerai un burattino del tutto simile al ragionier Fantozzi, con tutto rispetto per il formidabile e geniale Paolo Villaggio, che in questo momento sono felice di ricordare.
Oggi, dicevo, può essere un grande giorno, oppure un giorno di quelli che la mente chiama: un giorno qualunque.
Dipende solo da te.
Oggi puoi smettere una volta per tutte di sposare le idee, di chiunque esse siano. E puoi cominciare a vedere le parole per quelle che sono, senza lasciare che ti trascinino in un vortice d'illusioni dalle quali poi ti sarà difficile venire via.
Tutte le etichette sono false e se ti appiccichi un'etichetta diventerai falsa anche tu.
Ajad Akaam
http://altrarealta.blogspot.it/
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