GLEBALIZZAZIONE
"Il concetto di evasione fiscale è fatto apposta per essere un crimine per il piccolo bottegaio e lecito per il grande capitano di impresa multinazionale". Perché il popolo nonostante sia oppresso non si ribella ai potenti? Perché i poveri sono sempre più tassati e le grandi compagnie sempre più ricche? Ecco cosa ne pensa Diego Fusaro nell'intervista di Francesco Vergovich e Fabio Duranti. "Si tratta dei signori della globalizzazione che vivono in maniera parassitaria, usurocratica e bancocratica, che portano via tutto alla classe lavoratrice mediante escogitazioni bancarie e truffe legalizzate. Fanno credere al disoccupato di Bologna o al lavoratore del pubblico impiego di Aosta che il nemico sia il piccolo artigiano di Torino o il bottegaio di Genova. In realtà si tratta di membri della medesima classe, precarizzata e super sfruttata, che hanno il comune nemico nell'apolide liquido finanziario che non paga le tasse o che per legge paga solo il 5%".
"L’evasione è un crimine solo per i piccoli bottegai, nessuno tocca le multinazionali"
http://altrarealta.blogspot.it/Oppressi e oppressori: categorie che esistono in pratica da sempre, e che da sempre sono in conflitto. Eppure, oggi di lotta di classe si legge solo sui libri di storia.
Com’è possibile?
Guardandoci intorno, possiamo dire davvero che quella frattura in apparenza insanabile sia stata invece sanata?
Di certo, qualcuno vorrebbe farcelo credere.
Infatti la caduta del Muro di Berlino non ha segnato solo la sconfitta del socialismo reale, ma anche il passaggio dal pensiero dominante al pensiero unico: il nuovo ordine mondiale ha imparato a inoculare nelle masse un paradigma mentale concepito a propria immagine e somiglianza.
Alla fine, il Servo ha fatto sua la visione del Signore.
Il trionfo dell’élite sulle classi popolari è stato reso possibile dall’operato degli intellettuali, che hanno glorificato la tirannia dei mercati; è grazie a questi imbonitori se i signori del global order dominano oggi a livello materiale e culturale.
Ma quella che ci hanno insegnato a chiamare “mondializzazione” è, in realtà, una rimozione dei diritti su scala planetaria, una glebalizzazione: la produzione seriale di nuovi servi sfruttati, sottopagati e precarizzati.
Come spezzare, allora, le catene di questa nuova sudditanza?
Rimettendo il popolo al centro di un progetto politico e sociale internazionalista ma non mondialista, teso a creare un nesso solidale tra nazioni sovrane, democratiche e socialiste.
Lucido nell’analisi e sempre controverso nelle conclusioni, uno dei filosofi più attenti alla modernità ci guida alla scoperta delle disastrose conseguenze della mondializzazione – incarnata nel pensiero unico politicamente corretto ma eticamente corrotto – e del suo solo antidoto: la rivolta del populismo sovrano.
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