Perché non riesco a mettere in pratica quello che ho imparato
«Brizzi, ma come mai io ho capito tutto riguardo il non giudizio, riguardo il fatto che ognuno di noi è a un livello di coscienza diverso, perciò è normale che qualcuno voglia fare beneficenza e qualcuno voglia rubare. Ho capito che ognuno di noi ha la sua strada e anziché giudicare gli altri dovremmo pensare solo a espandere la nostra coscienza e realizzare la nostra missione. Ma come mai, nonostante abbia capito tutto questo... ogni mattina mi arrabbio con mio figlio, e poi mi arrabbio col collega, e poi con il traffico? Cos’è che non ho capito?»
La risposta a questa domanda è la lezione “La gestione dei corpi” del Corso di Risveglio della Coscienza. Tutti gli istruttori sono tenuti a farla, perché altrimenti non si comprende un meccanismo molto importante. Questa è una sintesi di quella lezione.
Le persone credono che il lavoro sia finito quando hanno capito qualcosa, mentre il lavoro COMINCIA dopo che hanno capito come funzionano le leggi di questo mondo. L’informazione che hanno acquisito sul piano intellettuale – e con la quale evidentemente sono d’accordo – deve poi passare ai corpi, in particolare a quello emotivo, che è il campo dove si combatte la battaglia più dura con la meccanicità dell’apparato psicofisico.
IO E I MIEI CORPI SIAMO ENTITÀ DIFFERENTI, CON SCOPI DIFFERENTI.
Tu non vuoi giudicare, perché hai capito che più giudichi più stai male, ma alla fine non puoi fare a meno di giudicare ugualmente. Tu vuoi fare la brava e inondare il mondo di pace, ma alla prima occasione ti incazzi come una bestia con la collega o con il personaggio politico di turno o con l’arbitro cornuto. Questa tua incapacità ti fa arrabbiare ancora di più. E ti fa sentire frustrata.
Questo significa anche che se oggi ammazzi qualcuno, perché sei preso dal tuo disagio emotivo, poi dopo qualche anno di galera cominci a pensare: «Ma cavolo, come ho fatto a compiere quell’atto? Oggi non lo farei mai». Se è avvenuta una reale trasformazione interiore, cioè SE L’INFORMAZIONE È PASSATA ANCHE NEL CORPO EMOTIVO, allora non lo farai davvero più. Ma se non è avvenuto questo passaggio, quando ti ritroverai in una condizione simile lo rifarai ancora. Ciò che vale per un omicidio, vale anche per il drogarsi o per il rispondere male alla propria madre.
La situazione non risiede nell’afferrare i corpi per il collo e tentare di strozzarli finché non si arrendono e dicono: «Okay, okay, ho capito!»
LA SOLUZIONE È SEMPRE VERTICALE: IDENTIFICARCI CON L’ANIMA.
PER IDENTIFICARCI CON L’ANIMA, DOBBIAMO RICORDARCI DI OSSERVARE LE MILLE ESPRESSIONI DELLA MACCHINA BIOLOGICA.
UNA VOLTA RAGGIUNTO UN CERTO GRADO DI DISTACCO DALLE ESPRESSIONI DELLA MACCHINA... LA MACCHINA SI SVEGLIA E INIZIA A COLLABORARE CON L’ANIMA.
A QUESTO PUNTO IL VOLERE DELL’ANIMA E QUELLO DELLA MACCHINA COINCIDONO.
Il fatto che il corpo emotivo non obbedisca subito, fa parte di una situazione giusta e normale. Ai corpi occorre che voi lavoriate sulla PRESENZA a lungo e con determinazione, IN MANIERA COSTANTE E PROLUNGATA, come si fa quando si devono imparare le tabelline a scuola: più vi impegnate, prima il corpo mentale le impara. Se trascurate di esercitarvi ogni giorno, in quinta elementare non saprete ancora recitare le tabelline a memoria.
Se vi dimenticate chi siete, se vi dimenticate che non siete il vostro corpo mentale e quello emotivo, in un periodo storico veloce e caotico come questo, siete fottuti.
Salvatore Brizzi
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