USCIERI PAGATI PER DIRE BUONGIORNO BUONASERA
Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera"
ILARIA BORLETTI BUITONI
L'Eden degli uscieri ministeriali è al secondo piano del Collegio Romano, il palazzo dietro via del Corso che ospita il ministero Beni culturali. Lì c'è quello che, dagli addetti ai lavori, viene ribattezzato il «corridoio dei passi perduti». E degli impiegati che, come ha raccontato il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni all'assemblea di Scelta civica, sono addetti «a dirmi solo buongiorno quando arrivo e buonasera quando me ne vado». Per farlo, sono almeno in quattro: due al mattino, due a fine orario. È il microcosmo degli uffici italiani: ministeri, pubbliche amministrazioni, servizi comunali.
Al Campidoglio i guardaportone li fanno i vigili urbani: due o tre sono alla Lupa, l'entrata più fotografata dai turisti, altri due alla reception dentro. Più, ai piani, i vari impiegati: Veltroni, per dire, quando diventò sindaco nel 2001 cambiò subito quello davanti alla sua porta, per dare un segnale di novità. Al Mibac, invece, gli uscieri sono «misti»: ci sono i ministeriali e gli interinali, che lavorano per una società «appaltatrice» del ministero. Tra di loro, sono indistinguibili.
Non girano col cartellino identificativo, non hanno una divisa (a parte qualcuno in livrea). Stesse mansioni, stessi comportamenti, stesso carico di lavoro, cioè molto basso. Sta agli staff di ministri e sottosegretari trovare dei modi per renderli attivi: qualche fotocopia, qualche documento da trasferire da un ufficio all'altro, qualche visita da annunciare.
Per il resto della giornata stanno lì, ad ingannare il tempo. E, come dice la Borletti Buitoni, a dire «buongiorno e buonasera». Chi è passato per il Mibac conosce bene la situazione: «Gentilissimi, per carità. Ma certo che qualche problema di gestione delle risorse umane c'è...».
Avendo poco da fare, l'usciere si organizza. Due signore, ad esempio, hanno trovato una seconda attività: cuciono, rammendano, aggiustano. Serve un orlo ai pantaloni? Te lo fanno loro. Bisogna riparare una giacca strappata? Stesso discorso. Un servizio di piccola sartoria interno, a disposizione dei dipendenti. Che, magari, per il lavoretto allungano qualche euro o si «sdebitano» con un regalo.
Altri invece passano la giornata incollati al computer. Agenzie, rassegne stampa, siti internet specializzati in beni culturali? Macché. Il passatempo preferito è il Klondike, il solitario di Windows, quello dove devi raggruppare le carte dello stesso seme in quattro mazzi, spostandole di volta in volta dallo schermo. Già, perché le postazioni degli uscieri, al Mibac, sono dotate di pc. Sia mai che uno si annoia, a dire solo «buongiorno e buonasera».
GIANPIERO D'ALIA
Una situazione ai limiti dell'assurdo, da Italia anni 50, che ha fatto rizzare i capelli in testa alla Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, dal 2 maggio nella squadra del premier Enrico Letta ma soprattutto donna dalla formazione imprenditoriale: «Il ministero - dice - ha competenze straordinarie. Ma esiste un problema di efficienza delle risorse, che va affrontato». La Borletti precisa: «Sia chiaro: non ce l'ho con gli uscieri, che fanno il loro lavoro. Solo che, con i musei che rischiano di chiudere perché manca personale, questo sistema non funziona più».
Per capirci. Lì, al secondo piano, c'è una postazione ogni dieci metri: una davanti alla porta della Borletti, poi davanti a quella dell'altra sottosegretaria Simonetta Giordani, naturalmente di fronte alla stanza del ministro Bray. Ruolo? «Guardare quello che succede nel corridoio», spiegano al ministero. Dove, visto il «filtro» che c'è al piano terra, non c'è di sicuro il traffico del Lungotevere.
La Borletti Buitoni aggiunge: «Ho chiesto se fosse possibile spostare queste persone al museo di Palazzo Venezia dove c'è carenza di custodi, ma mi è stato risposto che non sapevo quel che dicevo e che spostarli non è possibile per ragioni sindacali». Il ministro della Funzione pubblica Gianpiero D'Alia, spiega: «Non mi sono arrivate segnalazioni a riguardo, ma verificheremo con il ministro Bray. Ogni ministero ha la sua autonomia: le leggi che ci sono già assegnano loro ampi poteri per intervenire sulla riorganizzazione del personale per garantire maggiore efficienza».
E pensare che un tempo non era così. Anzi, nell'estate del 1985, l'allora ministro democristiano Antonino Gullotti scriveva nel «Notiziario» del ministero: «Le Soprintendenze non hanno il personale necessario, mancano sia uscieri che architetti». Sono passati quasi trent'anni: l'Eden al secondo piano del Collegio Romano si è via via riempito.
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