Il fantasma della Libertà
Gianni
Tirelli
“Ma
cos’è questa libertà, parola astratta, troppo usata e abusata,
irrisa e mercificata con la quale la democrazia si riempie sempre la
bocca – Può esistere libertà senza regole condivise, valori,
senza principi etici, e l’ottemperanza di tutti alla legge?
Che
tipo di libertà è, quella in cui i deboli non ottengono giustizia,
e ai criminali del potere é concessa ogni attenuante, ogni
scappatoia, ogni patteggiamento?”
E’
libertà l’aria che respiriamo nelle nostre città, e il
concentrato di sostanze tossiche e cancerogene disperse nelle acque
dei nostri fiumi, laghi, mari e falde?
E’
libertà questa patetica subdola cultura dell’apparire –
l’appiattimento omologante indotto dai programmi televisivi,
sponsorizzati da piazzisti senza scrupoli e dai servi dell’orrore?
E’
forse libertà, tutta quella pubblicità cialtrona e menzognera che
si scaraventa, senza bussare dentro le nostre case, ad ogni ora del
giorno e della notte, condita e resa piccante da uno stuolo di
baldracche in carriera, suadenti sirene che ci invitano ad acquistare
consumare merce di nessun conto, senza un reale motivo, bisogno e
necessità?
E’
libertà quell’infinità di prodotti ogm e di nessuna qualità,
dopati, pompati e contraffatti che troviamo sugli scaffali dei super
mercati e che, giornalmente, ingurgitiamo per sopravvivere al
peggio?
Sono
libertà, la clonazione, la manipolazione, la selvaggia e riluttante
pornografia, il traffico di organi, la chirurgia estetica, la
pedofilia in rete, il vertiginoso tasso di prostituzione minorile, le
morti del sabato sera, l’alcolismo dilagante, la droga sintetica,
la depressione imperante, gli stati di panico e l’angoscia
esistenziale dei nostri ragazzi? ...
E’
libertà, la carneficina di tutte quelle specie animale i vegetale
che ogni quarto d’ora scompaiono dal nostro pianeta, in forma
direttamente proporzionale al numero di scoperte
scientifiche?
L’errore
imperdonabile e per questo fatale dell’uomo generato dalla fumosa,
tossica e caotica rivoluzione industriale, sta nell’avere rimosso e
sostituito gli imperituri parametri etici, con altri, di natura
psico/patologica e opportunista.
Questa
prima opera di smantellamento e di rimozione arbitraria dell’impianto
etico originario, ha prodotto, in seguito, quello che, oggi, é un
mondo di schiavitù e che alle catene, ha sostituito le dipendenze e
l’omologazione .
Via
via, poi, affinché il cammino intrapreso non fosse ostacolato da
alcun che, ogni tabù è stato superato, mortificato e reso ridicolo
e, la morale, la spiritualità e religiosità, svuotate del loro
intento riedificatore e di aggregazione solidale.
Che
significato i nostri figli, domani, daranno al concetto di libertà
quando gli stessi padri sono privi dei reali parametri di
riferimento, necessari e indispensabili, al fine di giungere a
conclusioni di stampo etico, morale e di vera civiltà?
Il
relativismo culturale che le nuove generazioni erediteranno, è la
più grande sciagura nella storia dell’umanità. Crederanno davvero
che il divorzio e l’aborto siano sinonimo di conquiste di libertà
o, non di meno, degli escamotages (oggi platealmente definiti
diritti) che risolvono si, il problema dal punto di vista tecnico, ma
ben lontani dal produrre gli anticorpi necessari a contrastare la
degenerazione e l’appiattimento della coscienza individuale?
Non
è nel trionfo del “meno peggio”, che daremo un futuro alle
generazioni a venire!
Crederanno
davvero che l’inquinamento delle nostre acque e del territorio sia
il risultato del progresso? Che le bombe intelligenti, fatte
esplodere sulla testa di persone innocenti, sia la giusta, sola e
unica condizione per preservare e consolidare la libertà di tutti?
Che il traffico di organi, l’uso di droghe sintetiche, gli abusi
sistematici sui minori, la prostituzione dilagante, siano
semplicemente i normali e logici effetti collaterali (male
fisiologico) di quella medicina (la libertà), in assenza della quale
le nostre società sarebbero in preda all’anarchia più totale; il
prezzo da pagare per essere liberi? Che la propaganda populista e
mediatica di prodotti inutili, inefficaci e dannosi, rientri nelle
logiche di una società libera, e che il lordume morale di cui
trasudano i programmi televisivi, sia la connotazione (nel bene o nel
male), del diritto alla libertà di informazione?
La
verità è che siamo schiavi di tutto questo, per avere abdicato alle
nostre debolezze e dipendenze, e barattato la dignità e il buon
senso in cambio dell’illusione e della seduzione
dell’effimero.
“In
effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio
assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si
sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla
libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare
e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per
conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a
cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla
prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche
necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro
stessi a privarsene volentieri.
Una
nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine,
è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un
momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad
asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo
dei suoi affari privati, i più piccoli partiti possono impadronirsi
dei loro diritti. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del
mondo, delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in
nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo
all’universale immobilità disponendo a capriccio, di ogni cosa:
cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto
che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che
mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo” – Alexis de
Tocqueville, da ” La democrazia in America “, 1840
L’individuo
autenticamente libero, é dotato di solida volontà, consapevolezza e
di un’indipendenza mentale eccezionale, che gli deriva da un
ossessivo bisogno di verità e di giustizia – quell’onestà
intellettuale e capacità critica in grado di trasformare i propri
ragionamenti o intuizioni, in conclusioni realistiche. La libertà, è
un atto di umiltà – un processo di bonifica interiore che ci
libera da pregiudizi, conformismi, dipendenze e debolezze per poi
condurci al’essenza delle cose.
Oggi,
lo slogan della libertà, è l’ultimo rifugio del populismo e della
demagogia di politici malfattori, legati a doppio nodo con potere
finanziario, economico e criminale. Sono gli squallidi personaggi del
sottobosco culturale, assurti al rango di “Grandi Diseducatori”.
Sono i commercianti della comunicazione, che hanno dispensato alle
società, ignoranza, qualunquismo e miseria morale.
L’uomo
relativo di ultima generazione, é imprigionato in una sorta di
schiavitù mentale e passività, che lo ha privato per sempre di ogni
impulso liberatorio e slancio rivoluzionario.
Per
l’individuo moderno, la libertà, si esprime nell’esasperata
necessità di rimuovere dentro e fuori di se, tutto ciò che di
scomodo e incomprensibile (sia sul piano culturale che emotivo),
tormenta la sua mente infantile. Per raggiungere un tale scopo, fa
uso di tutti i mezzi e i modi possibili, surclassando ogni limite
etico e deontologico
E’
questa la libertà che erediterà Sofia, la mia piccola, e tutti i
bambini del mondo?
E’
forse libertà, tutta quella lunga lista, di infinite e vergognose
patologie, figlie maledette di quel Sistema necrofilo, che ha
riversato sull’epidermide sociale le scorie tossiche ed
insanguinate del suo processo produttivo ?
E’
libera quella Chiesa che assiste muta ad un tale scempio e fa affari
di ogni genere con il potere politico ed economico, appartata nei
suoi comodi salotti, intenta a rotolarsi fra i fetidi escrementi
dell’ozio e del privilegio? No, non esiste schiavitù peggiore di
questa libertà.
Al
grido, di “libertà, libertà”, uomini e donne di tutte le
nazioni, si sono battuti e sono morti; contro la schiavitù e per
l’indipendenza, contro il razzismo e per i naturali diritti umani,
contro l’invasore, per l’autodeterminazione dei popoli. E non
erano potenti altolocati o intraprendenti finanzieri, ma i
rappresentanti degli strati più umili e indifesi della società. Il
loro sacrificio, ha sradicato e divelto, le ataviche ingiustizie di
un potere dominante dove, l’interesse particolare di corporazioni e
consorterie si era sovrapposto all’interesse comune. Tali conquiste
restituivano dignità all’uomo e assicuravano un futuro di civiltà
alle nuove generazioni.
Chi
ha memoria di tutto questo, oggi? Quale significato assume, la parola
libertà per i nostri giovani, sedotti e abbandonati dalla bestia
liberista? Hanno compreso, la differenza che esiste, tra libertà e
licenza, loro, le vittime inconsapevoli immolate sull’altare del
consumismo imperante ?
Il
primo fondamento della libertà, è il potere decidere della propria
vita e della propria morte e, chi impedisce questo diritto, è un
assassino. La libertà, deve fare i conti con la dignità, che le
società moderne, alla luce dei fatti, considerano un optional di
alcun interesse pratico. Libertà non può prescindere mai dalla
giustizia e viceversa; sono inseparabili e complementari, e
condividono un solo cuore e una sola anima.
Dobbiamo
recuperare le ragioni per un mondo giusto, ritenendo quelle che oggi,
sono impropriamente definite conquiste di civiltà e libertà, una
estrema forma di sopravvivenza agli attacchi mortali di una società
perversa e senza futuro. Una società che ha corroso ogni autentico
valore, ribaltandone il suo significato originario; tale da avere
trasformato la licenza in libertà, la menzogna in verità, la
contraffazione in realtà, e la catastrofe ambientale, in un
necessario effetto collaterale (indesiderato), del processo di
civiltà.
E’
dall’interno, che dobbiamo intervenire per migliorare la società,
sensibilizzando ogni cellula del suo tessuto connettivo, e adducendo
agli individui, le loro oggettive responsabilità personali.
La
libertà è una meta. Una sconfinata e ineludibile passione che scava
nel più profondo di noi stessi – ci lacera e ci travolge, ci
innalza e ci inabissa, ci libera e ci incatena per poi farci
emergere, stremati, fra le limpide acque di quel delta infinito che è
la nostra la consapevolezza.
“Quella
che oggi chiamate libertà, è la più forte di queste catene, benché
i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” – il Profeta.
“Ma cos’è questa libertà, parola astratta, troppo usata e abusata, irrisa e mercificata con la quale la democrazia si riempie sempre la bocca – Può esistere libertà senza regole condivise, valori, senza principi etici, e l’ottemperanza di tutti alla legge?
Che tipo di libertà è, quella in cui i deboli non ottengono giustizia, e ai criminali del potere é concessa ogni attenuante, ogni scappatoia, ogni patteggiamento?”
E’ libertà l’aria che respiriamo nelle nostre città, e il concentrato di sostanze tossiche e cancerogene disperse nelle acque dei nostri fiumi, laghi, mari e falde?
E’ libertà questa patetica subdola cultura dell’apparire – l’appiattimento omologante indotto dai programmi televisivi, sponsorizzati da piazzisti senza scrupoli e dai servi dell’orrore?
E’ forse libertà, tutta quella pubblicità cialtrona e menzognera che si scaraventa, senza bussare dentro le nostre case, ad ogni ora del giorno e della notte, condita e resa piccante da uno stuolo di baldracche in carriera, suadenti sirene che ci invitano ad acquistare consumare merce di nessun conto, senza un reale motivo, bisogno e necessità?
E’ libertà quell’infinità di prodotti ogm e di nessuna qualità, dopati, pompati e contraffatti che troviamo sugli scaffali dei super mercati e che, giornalmente, ingurgitiamo per sopravvivere al peggio?
Sono libertà, la clonazione, la manipolazione, la selvaggia e riluttante pornografia, il traffico di organi, la chirurgia estetica, la pedofilia in rete, il vertiginoso tasso di prostituzione minorile, le morti del sabato sera, l’alcolismo dilagante, la droga sintetica, la depressione imperante, gli stati di panico e l’angoscia esistenziale dei nostri ragazzi? ...
E’ libertà, la carneficina di tutte quelle specie animale i vegetale che ogni quarto d’ora scompaiono dal nostro pianeta, in forma direttamente proporzionale al numero di scoperte scientifiche?
L’errore imperdonabile e per questo fatale dell’uomo generato dalla fumosa, tossica e caotica rivoluzione industriale, sta nell’avere rimosso e sostituito gli imperituri parametri etici, con altri, di natura psico/patologica e opportunista.
Questa prima opera di smantellamento e di rimozione arbitraria dell’impianto etico originario, ha prodotto, in seguito, quello che, oggi, é un mondo di schiavitù e che alle catene, ha sostituito le dipendenze e l’omologazione .
Via via, poi, affinché il cammino intrapreso non fosse ostacolato da alcun che, ogni tabù è stato superato, mortificato e reso ridicolo e, la morale, la spiritualità e religiosità, svuotate del loro intento riedificatore e di aggregazione solidale.
Che significato i nostri figli, domani, daranno al concetto di libertà quando gli stessi padri sono privi dei reali parametri di riferimento, necessari e indispensabili, al fine di giungere a conclusioni di stampo etico, morale e di vera civiltà?
Il relativismo culturale che le nuove generazioni erediteranno, è la più grande sciagura nella storia dell’umanità. Crederanno davvero che il divorzio e l’aborto siano sinonimo di conquiste di libertà o, non di meno, degli escamotages (oggi platealmente definiti diritti) che risolvono si, il problema dal punto di vista tecnico, ma ben lontani dal produrre gli anticorpi necessari a contrastare la degenerazione e l’appiattimento della coscienza individuale?
Non è nel trionfo del “meno peggio”, che daremo un futuro alle generazioni a venire!
Crederanno davvero che l’inquinamento delle nostre acque e del territorio sia il risultato del progresso? Che le bombe intelligenti, fatte esplodere sulla testa di persone innocenti, sia la giusta, sola e unica condizione per preservare e consolidare la libertà di tutti? Che il traffico di organi, l’uso di droghe sintetiche, gli abusi sistematici sui minori, la prostituzione dilagante, siano semplicemente i normali e logici effetti collaterali (male fisiologico) di quella medicina (la libertà), in assenza della quale le nostre società sarebbero in preda all’anarchia più totale; il prezzo da pagare per essere liberi? Che la propaganda populista e mediatica di prodotti inutili, inefficaci e dannosi, rientri nelle logiche di una società libera, e che il lordume morale di cui trasudano i programmi televisivi, sia la connotazione (nel bene o nel male), del diritto alla libertà di informazione?
La verità è che siamo schiavi di tutto questo, per avere abdicato alle nostre debolezze e dipendenze, e barattato la dignità e il buon senso in cambio dell’illusione e della seduzione dell’effimero.
“In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri.
Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine, è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei suoi affari privati, i più piccoli partiti possono impadronirsi dei loro diritti. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo, delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio, di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo” – Alexis de Tocqueville, da ” La democrazia in America “, 1840
L’individuo autenticamente libero, é dotato di solida volontà, consapevolezza e di un’indipendenza mentale eccezionale, che gli deriva da un ossessivo bisogno di verità e di giustizia – quell’onestà intellettuale e capacità critica in grado di trasformare i propri ragionamenti o intuizioni, in conclusioni realistiche. La libertà, è un atto di umiltà – un processo di bonifica interiore che ci libera da pregiudizi, conformismi, dipendenze e debolezze per poi condurci al’essenza delle cose.
Oggi, lo slogan della libertà, è l’ultimo rifugio del populismo e della demagogia di politici malfattori, legati a doppio nodo con potere finanziario, economico e criminale. Sono gli squallidi personaggi del sottobosco culturale, assurti al rango di “Grandi Diseducatori”. Sono i commercianti della comunicazione, che hanno dispensato alle società, ignoranza, qualunquismo e miseria morale.
L’uomo relativo di ultima generazione, é imprigionato in una sorta di schiavitù mentale e passività, che lo ha privato per sempre di ogni impulso liberatorio e slancio rivoluzionario.
Per l’individuo moderno, la libertà, si esprime nell’esasperata necessità di rimuovere dentro e fuori di se, tutto ciò che di scomodo e incomprensibile (sia sul piano culturale che emotivo), tormenta la sua mente infantile. Per raggiungere un tale scopo, fa uso di tutti i mezzi e i modi possibili, surclassando ogni limite etico e deontologico
E’ questa la libertà che erediterà Sofia, la mia piccola, e tutti i bambini del mondo?
E’ forse libertà, tutta quella lunga lista, di infinite e vergognose patologie, figlie maledette di quel Sistema necrofilo, che ha riversato sull’epidermide sociale le scorie tossiche ed insanguinate del suo processo produttivo ?
E’ libera quella Chiesa che assiste muta ad un tale scempio e fa affari di ogni genere con il potere politico ed economico, appartata nei suoi comodi salotti, intenta a rotolarsi fra i fetidi escrementi dell’ozio e del privilegio? No, non esiste schiavitù peggiore di questa libertà.
Al grido, di “libertà, libertà”, uomini e donne di tutte le nazioni, si sono battuti e sono morti; contro la schiavitù e per l’indipendenza, contro il razzismo e per i naturali diritti umani, contro l’invasore, per l’autodeterminazione dei popoli. E non erano potenti altolocati o intraprendenti finanzieri, ma i rappresentanti degli strati più umili e indifesi della società. Il loro sacrificio, ha sradicato e divelto, le ataviche ingiustizie di un potere dominante dove, l’interesse particolare di corporazioni e consorterie si era sovrapposto all’interesse comune. Tali conquiste restituivano dignità all’uomo e assicuravano un futuro di civiltà alle nuove generazioni.
Chi ha memoria di tutto questo, oggi? Quale significato assume, la parola libertà per i nostri giovani, sedotti e abbandonati dalla bestia liberista? Hanno compreso, la differenza che esiste, tra libertà e licenza, loro, le vittime inconsapevoli immolate sull’altare del consumismo imperante ?
Il primo fondamento della libertà, è il potere decidere della propria vita e della propria morte e, chi impedisce questo diritto, è un assassino. La libertà, deve fare i conti con la dignità, che le società moderne, alla luce dei fatti, considerano un optional di alcun interesse pratico. Libertà non può prescindere mai dalla giustizia e viceversa; sono inseparabili e complementari, e condividono un solo cuore e una sola anima.
Dobbiamo recuperare le ragioni per un mondo giusto, ritenendo quelle che oggi, sono impropriamente definite conquiste di civiltà e libertà, una estrema forma di sopravvivenza agli attacchi mortali di una società perversa e senza futuro. Una società che ha corroso ogni autentico valore, ribaltandone il suo significato originario; tale da avere trasformato la licenza in libertà, la menzogna in verità, la contraffazione in realtà, e la catastrofe ambientale, in un necessario effetto collaterale (indesiderato), del processo di civiltà.
E’ dall’interno, che dobbiamo intervenire per migliorare la società, sensibilizzando ogni cellula del suo tessuto connettivo, e adducendo agli individui, le loro oggettive responsabilità personali.
La libertà è una meta. Una sconfinata e ineludibile passione che scava nel più profondo di noi stessi – ci lacera e ci travolge, ci innalza e ci inabissa, ci libera e ci incatena per poi farci emergere, stremati, fra le limpide acque di quel delta infinito che è la nostra la consapevolezza.
“Quella che oggi chiamate libertà, è la più forte di queste catene, benché i suoi anelli vi abbaglino, scintillando al sole” – il Profeta.
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