martedì 26 agosto 2014

FUMO La trappola diabolica

Il lavaggio del cervello e il
compagno nascosto


















Perché e come iniziamo a fumare? Per capirlo dobbiamo innanzitutto
esaminare i potenti effetti dell'inconscio o, come l'ho chiamato, "il
compagno nascosto". Tutti abbiamo la tendenza a pensare di essere
persone intelligenti e padrone del nostro percorso esistenziale, ma in
realtà il 99% di quel che siamo viene da un "calco";
siamo infatti il prodotto della società nella quale siamo cresciuti: i
vestiti che indossiamo, le case in cui viviamo, i nostri modelli di vita
basilari, perfino il nostro "essere diversi" tendono a essere
preordinati.
L'inconscio ha un'enorme influenza sulla nostra vita e milioni di
persone possono essere tratte in inganno non solo su semplici
opinioni ma anche su questioni pragmatiche. Prima di Cristoforo
Colombo si credeva che la terra fosse piatta; oggi sappiamo che è
tonda e anche se io scrivessi una dozzina di libri cercando di
persuaderti che è piatta, non riuscirei a farlo; eppure, quanti di noi
sono stati nello spazio a verificare che in effetti è rotonda?
I pubblicitari conoscono molto bene il potere che la suggestione ha
sull'inconscio e, se non ci credi, provalo tu stesso. La prossima volta
che vai in un bar o alla fine di una cena in un ristorante, magari
d'inverno, e si sta decidendo cosa bere, invece di dire semplicemente:
"Un cognac" (o quel che sia), abbelliscilo un po' dicendo: "Sai cosa
mi andrebbe oggi? Lo splendido e caldo scintillio di un cognac!".
Noterai che, anche se le persone con cui sei non amano il cognac, lo
ordineranno.


Dalla nascita il nostro inconscio viene quotidianamente bombardato
da informazioni che ci dicono che le sigarette rilassano, danno
sicurezza, coraggio e che sono la cosa più preziosa al mondo.
Pensi che stia esagerando? Prova a pensare a film o opere teatrali e
letterarie nelle quali sta per aver luogo l'esecuzione di un condannato
a morte a cui viene concesso l'ultimo desiderio: qual è? la sigaretta.
O un film di guerra dove il soldato, crivellato di colpi, sta per morire.
Cosa gli viene messa in bocca con un gesto amorevole?
Corretto, la sigaretta. La potenza di questo messaggio non viene
recepita dalla nostra mente a livello conscio ma il nostro "compagno
nascosto" ha tutto il tempo di assimilarla e il messaggio è "La cosa
più preziosa al mondo, il mio ultimo pensiero, la mia ultima azione
sarà fumare una sigaretta".
Pensi che le cose siano cambiate ultimamente? No. I nostri figli
vengono continuamente bombardati dai medesimi messaggi, che
arrivano loro attraverso la pubblicità diretta o indiretta. Non si può
far pubblicità direttamente alle sigarette? E allora la si fa
sponsorizzando grandi eventi sportivi, dove i nomi delle celebri
marche compaiono in ogni dove e, nel caso delle gare
automobilistiche per esempio, la gara viene fatta da una serie di
"pacchetti di sigarette" che s'inseguono. Queste immagini collegano
il fumo a eventi emozionanti, a uomini eccezionali in perfetta forma
fisica e mentale appartenenti al bel mondo.
Altro scenario dove la sigaretta impera è quello sessuale: scene di
film o programmi televisivi dove la coppia, dopo aver fatto l'amore,
condivide una sigaretta. Il significato è ovvio. A livello razionale il
fumatore non si accorge neppure che questa è pubblicità, ma il
"compagno nascosto" ne assorbe diligentemente il messaggio.
E vero che esiste anche l'altra pubblicità (i pericoli del cancro,
l'amputazione degli arti, l'alito cattivo) ma questa non fa smettere la
gente di fumare. A livello di logica dovrebbe farlo, ma in realtà non
succede. Non è neppure un deterrente per i giovani.
Quando fumavo credevo veramente che, se avessi saputo dello stretto
rapporto di causalità tra fumo e cancro, non avrei mai iniziato.
La verità è che il saperlo non fa la minima differenza: la trappola è
ancor oggi uguale a quella in cui cadde Sir Walter Raleigh centinaia


di anni fa. Le campagne contro il fumo non fanno altro che
aumentare la confusione. Addirittura il prodotto stesso, su quei suoi
eleganti e luccicanti pacchetti che invitano a provarne il contenuto,
porta la scritta di avvertimento per la salute. Ma quale fumatore la
legge?
Figuriamoci quindi se si confronta con il suo vero significato!
Anzi l'idea del pericolo contenuta in questi avvisi spinge il fumatore,
attraverso le associazioni mentali, a continuare a fumare, e
in un paese come l'Inghilterra, dove la pubblicità delle sigarette è
stata permessa sino agli inizi del 2003, vi erano veri filoni di
campagne pubblicitarie per la vendita del tabacco improntate proprio
sul concetto di pericolo e della conseguente paura.
Paradossalmente la leva più potente di questo diabolico ingranaggio
del lavaggio del cervello è il fumatore stesso. È una menzogna
ritenere che i fumatori siano persone deboli a livello sia fisico sia
mentale: occorre invece essere forti per poter sopportare il veleno.
Questa è anche una delle ragioni per cui i fumatori rigettano le
innumerevoli statistiche che provano quali rischi il fumo comporti
per la salute. Tutti hanno uno zio Giovanni che fumava quaranta
sigarette al giorno, non è mai stato ammalato ed è morto a
novant'anni, e si rifiutano di prendere in considerazione le centinaia
di altri fumatori che muoiono in giovane età, o di pensare che se lo
zio Giovanni non avesse fumato sarebbe ancora vivo.
Se fai una piccola inchiesta tra i tuoi famigliari e amici noterai che
molti fumatori sono in verità persone dal carattere molto forte.
Buona parte di loro saranno liberi professionisti, uomini d'affari
oppure dottori, avvocati, poliziotti, insegnanti, rappresentanti,
infermieri, segretarie, come anche impegnate casalinghe con figli; in
altre parole, individui che conducono una vita stressante. La
maggiore illusione che i fumatori hanno riguardo il fumo è che
allevia la tensione, e fumare viene spesso associato a persone di tipo
dominante, quelle che si assumono responsabilità e, naturalmente,
quelle sono le persone che noi generalmente ammiriamo e tendiamo
a emulare. Un altro gruppo che di solito finisce nella trappola è
quello di chi svolge un lavoro monotono e ripetitivo, poiché una

delle altre ragioni per cui si dice di fumare è la noia. Ma purtroppo,
mi spiace deluderti, anche questa giustificazione è falsa.
Il lavaggio del cervello riguardo al fumo è davvero notevole. La
nostra società vede le tossicodipendenze come quelle da cocaina,
eroina, ecc. con ovvio orrore. Ma i decessi causati da queste sostanze
ammontano a qualche centinaio all'anno nel nostro Paese (Inghilterra
n.d.t.). Invece c'è un'altra droga, la nicotina, che viene prima o poi
sperimentata da una gran parte della popolazione e dalla quale in
questo momento, ad esempio, circa dodici milioni di italiani sono
dipendenti. Questi spenderanno una fortuna per rovinarsi l'esistenza
e correre il rischio di diventare uno dei 100.000 decessi l'anno
causati dal fumo, che è la causa principale di morte nei Paesi
occidentali.
Perché consideriamo la cocaina e l'eroina come droghe terribili,
mentre la sostanza che ci costa di più e ci ammazza fino a poco
tempo fa era giudicata un'abitudine sociale assolutamente
ammissibile?
Ultimamente si è incominciato a considerare la sigaretta meno
accettabile, ma è legale e in vendita in vistosi pacchetti a ogni
angolo di strada e chi ne ricava di più è lo Stato che nel 2001 ha
incassato 8.115 milioni di Euro dalla vendita del tabacco.
Devi incominciare a produrre degli "anticorpi" contro questo
lavaggio del cervello; un po' come quando acquisti un'auto di
seconda mano: annuisci gentilmente al rivenditore ma non credi a
una parola di quel che dice.
Incomincia a guardare dentro gli eleganti pacchetti e scopri lo schifo
e il veleno che contengono. Non farti ingannare dai portacenere di
cristallo o dagli accendini d'oro o dai milioni di persone che sono
state, a loro volta, ingannate e chiediti:
Perché lo faccio?
Ne ho veramente bisogno?
No, naturalmente no!
Trovo che questo aspetto del lavaggio del cervello sia il più difficile
da spiegare.

Come può essere che una persona, altrimenti intelligente e
ragionevole, diventi un completo imbecille quando cade nella
tossicodipendenza? Mi vergogno nel dover confessare che, tra le
migliaia di persone che ho aiutato a smettere di fumare, io sono stato
il più stupido di tutti.
Non solo ero arrivato a fumare cento sigarette al giorno, ma mio
padre era un fumatore incallito che, pur essendo un uomo di forte
costituzione, venne ucciso dal fumo ancora giovane. Ricordo che da
bambino lo guardavo alla mattina tossire ed espettorare, e mi era
chiaro che non gli piaceva fumare ma che qualcosa di diabolico si era
impossessato di lui, e dicevo a mia madre "Non lasciarmi mai
diventare un fumatore". A quindici anni non solo amavo lo sport, che
era la mia vita, ma praticavo molte attività sportive ed ero un
adolescente pieno di coraggio e sicuro di sé. Se mi avessero detto che
sarei arrivato a fumare cento sigarette al giorno avrei scommesso
tutto quello che possedevo che non sarebbe mai accaduto. Ma a
quarant'anni ero fisicamente e mentalmente tossicodipendente dalle
sigarette; ero arrivato a non poter fare la minima cosa senza
accenderne una. È opinione comune che lo stress sia la molla che fa
scattare il bisogno di fumare, come incontrare gente nuova o
rispondere al telefono; io non riuscivo neanche a cambiare canale
televisivo o una lampadina senza fumare. Sapevo che mi stava
ammazzando, ne ero certo, ma non so come mai non riuscissi a
vedere cosa mi stava facendo mentalmente. Era così chiaro!
La cosa ridicola è che la maggior parte dei fumatori arriva prima o
poi a pensare di provare piacere nel fumare. Non ho mai avuto questa
illusione, pensavo solo che la sigaretta mi aiutasse a concentrarmi e a
rilassarmi: ora che sono un non fumatore la cosa più difficile è
credere che io abbia veramente vissuto quel periodo. È esattamente
come svegliarsi da un incubo. La nicotina è una droga e i nostri sensi
del gusto e dell'olfatto sono drogati. Ma l'aspetto peggiore del fumo
non è il danno che arreca alla salute o alle tasche, bensì l'alterazione
mentale che induce e che ci fa cercare le scuse più banali per
continuare.
Ricordo che a un certo punto iniziai a fumare la pipa, pensando che
mi avrebbe fatto meno male e che avrei fumato meno. Alcuni dei

tabacchi da pipa sono schifosi; all'inizio l'odore può sembrare
piacevole, ma sono disgustosi da fumare e ricordo che per mesi la
punta della mia lingua era infiammata e dolorante come un
foruncolo.
Inoltre sul fondo della pipa si deposita un liquame e, se
inavvertitamente si alza troppo la pipa, si ingerisce subito una
boccata di quella porcheria con il risultato di vomitare
immediatamente, dovunque ci si trovi.
Ci vollero tre mesi per imparare a fumarla e ancora oggi mi sembra
incomprensibile perché in quel periodo non mi sia mai fermato a
domandarmi il motivo per cui mi sottoponevo a quella tortura.
Ovviamente, una volta imparato, nessuno sembra più felice di un
fumatore di pipa. La maggior parte di loro è convinta di fumarla
perché ne ottiene un godimento; ma perché allora ha dovuto faticare
così tanto per procurarselo quando era perfettamente felice senza?
La risposta è che, una volta divenuti dipendenti dalla nicotina, il
lavaggio del cervello si rafforza sempre più: l'inconscio sa che il
mostriciattolo va sfamato e si elimina dalla mente ogni altro
pensiero.
Come ho già detto, è la paura che fa continuare a fumare, la paura di
quella sensazione di vuoto e insicurezza che si prova quando si
smette di assumere nicotina. Il fatto che tu non te ne renda conto non
vuol dire che la paura non ci sia. Non c'è bisogno che tu lo capisca;
come il gatto non capisce dove passano le condutture dell'acqua
calda e sa solo che, se si sdraia in un certo punto del pavimento,
sente una deliziosa sensazione di calore.
È il lavaggio del cervello la maggiore difficoltà dello smettere di
fumare; lavaggio creato dalla società in cui cresciamo, rafforzato
dalla nostra dipendenza e, ancor di più, dai nostri amici, colleghi e
familiari.
In primo luogo fumiamo perché vediamo gli altri farlo e pensiamo
di perdere qualcosa se non lo facciamo. Fatichiamo molto per
imparare a fumare e diventarne schiavi, eppure nessuno cerca di
capire cosa perde non facendolo. Ogni volta che vediamo un
fumatore pensiamo che ovviamente ne ottenga un qualche piacere,
altrimenti non lo farebbe. Anche quando riesce a smettere, l'ex

fumatore si sente spesso privato di qualcosa. A una festa, per
esempio, vede qualcuno che si accende una sigaretta, percepisce
questa sensazione di perdita e, sentendosi sicuro, decide magari di
accenderne una anche lui:
prima ancora di rendersene conto si ritrova nella trappola. Questo
lavaggio del cervello è molto potente e devi capirne bene gli effetti.
Da ragazzino ascoltavo spesso alla radio un programma, allora molto
famoso, di racconti polizieschi. In un episodio si faceva riferimento
alla dipendenza da marijuana, comunemente chiamata "erba".
All'ignaro fumatore gli spacciatori vendevano sigarette contenenti
l'"erba". Non c'erano effetti dannosi, semplicemente i fumatori
dovevano continuare a comperare quelle sigarette. Avevo sette anni,
era la prima volta che sentivo parlare di tossicodipendenza e l'idea mi
terrorizzò, e ancora oggi, nonostante pensi che l’ "erba" non crei
dipendenza, non mi azzarderei mai a fare un tiro di marijuana. Com'è
quindi ironico il fatto che io sia poi finito a essere un
tossicodipendente della droga numero uno!
Quanto sarebbe stato meglio se quel programma mi avesse messo
in guardia contro le sigarette! Non è inoltre una tragica beffa il fatto
che, cinquantanni più tardi, l'umanità investa miliardi nella ricerca
contro il cancro e, nello stesso tempo, spenda una fortuna a
persuadere giovani sani a diventare schiavi di un vizio disgustoso,
dal quale tra l'altro il nostro Governo trae un gigantesco utile
finanziario.
Con queste pagine stiamo smantellando il lavaggio del cervello:
non è il non fumatore che viene privato di qualcosa, ma è il povero
fumatore che rinuncia a una vita di:

salute
energia
vantaggio economico
tranquillità mentale
sicurezza
coraggio
rispetto di se stesso
felicità
libertà

E che cosa ottiene da questi enormi sacrifici? Assolutamente nulla,
tranne l'illusione di cercare di ritornare allo stato di pace, di
tranquillità e di sicurezza di cui gode sempre un non fumatore.




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