... di alcune trappole, della medicina di Hamer e del nostro modo di evadere dalla realtà

"Mi sembra di aver detto tutto...". Rispondo così a chi mi chiede perchè non scrivo quasi più su questo blog. Mi pare di aver esplorato tutto quello che era nelle mie corde esplorare e soprattutto mi pare di essermi chiarito un concetto fondamentale per tutto quello che riguarda la cosiddetta spiritualità: la spiritualità è, a conti fatti e per molti, una vera e propria fuga. Fuga dalla realtà, dalla vita, dalla propria incapacità di accettare la vita stessa per come è. Lo stesso è stato per me, per molto tempo. Fin quando uno si riempie la testa con concetti altisonanti come la legge di attrazione, la coscienza che crea la realtà, l'essere uno e la 'nuova' coscienza, sembra tutto bello, semplice, inebriante. Poi c'è la vita reale. Con il suo carico di cose strane, di contraddizioni e di eventi che sono fuori dalla nostra capacità di controllare. In questo modo ci siamo costruiti spesso e volentieri un'altra gabbia... dorata, ma pur sempre gabbia. La gabbia era fatta di tutte le belle cose che i nostri insegnanti ci avevano detto, tutte quelle belle favolette che ci avevano e ci siamo raccontati pur di non fare l'unica cosa che dovevamo davvero fare, e cioè guardare ciò che c'è e da lì e solo da lì iniziare a trasformare. Quando si tratta di mettere in pratica il semplice atto di testimoniare la propria realtà senza volerla cambiare, uno dei passi fondamentali che Lester Levenson cercava di spiegare ai suoi studenti, entriamo in crisi. Facciamo sempre tutto con uno scopo in mente, un preciso obiettivo: modificare la realtà. Ma più ti incaponisci a volerla cambiare più la realtà sfugge, si dilata, peggiora, e sembra sempre rivoltarsi contro di te.

Forze equilibratrici osserva Zeland. E questo ti farà reagire, ti farà intestardire sulle 'tecniche', su altri libri, su altri corsi. Cercherai un altro guru, un altro libro, scriverai frasi fiche su facebook per convincere te stesso e gli altri che hai capito, che stai lavorando su te stesso, che sei sulla strada... senza capire che questa è l'ennesima trappola della mente l'ennesimo scherzo dell'intelletto. Siamo tutti sempre in via di guarigione, si diceva in una scena di Fight Club e mi pare che sia un passaggio emblematico di questa fase della ricerca. A un certo punto, dopo aver fatto un corso con Claudio Trupiano sulle leggi biologiche scoperte dal dottor Hamer, mi è stato chiaro che il disastro si compie proprio quando si cerca disperatamente di cambiare la realtà, ad ogni costo, la malattia (che non è una vera e propria malattia) inizia nel momento in cui resisti alla realtà, in cui non sei flessibile. Quel corso ha unito tutto quello che avevo sempre sperimentato e letto con un'unica grande linea: dal Transurfing, alla tecnica dei rilasci, dallo Zen che praticavo a 20 anni, ai lavori sulla presenza di Eckart Tolle, fino all'Ho'oponopono. A un certo punto durante quei tre giorni faticosissimi dal punto di vista intellettuale, mi è stato tutto molto, molto chiaro. I casini si creano nel momento in cui lottiamo contro ciò che esiste ora, quando ci irrigidiamo in posizioni che cozzano contro la fluidità e la flessibilità che il flusso ci richiede. O come diceva anche Lester, si può risolvere ogni problema, quando c'è abbastanza amore per ciò che c'è, qualunque cosa sia. E non fraintendete: l'amore non è la soap opera (che è un'altra malattia dell'ego), non è romanticismo, non è sentimentalismo. L'amore è semplicemente accettazione, presenza, non giudizio. E mi è stato sempre più chiaro che l'azione senza sforzo, l'azione ispirata, non potrà mai arrivare fin quando teniamo così tanto all'ottenimento, alla persona, alla posizione economica e al successo. Nell'atto di dare un estremo valore a queste cose si creano immediatamente a livello biologico, attaccamenti, paure, lotta per la sopravvivenza, conflitti che ammalano, e studiare Hamer non può che confermare questo.

Ecco perchè la spiritualità diventa l'ennesima menzogna che ci raccontiamo e ad un certo punto bisogna anche smetterla di ingozzarsi di nozioni, concetti, frasi fatte e belle citazioni. Fintanto che essa ci allontana dal riconoscere la nostra inadeguatezza e l'incapacità di essere nel mondo senza essere del mondo, per me è una fuga, pura e semplice. Nella spiritualità molti di noi hanno cercato il leader, il papà buono, il gruppo di sostegno, proiettando ogni volta il proprio potere, la propria paura di essere soli, di essere diversi, e cercando ogni volta di sentirsi speciali, unici. Ho sentito gente dire frasi come 'noi che stiamo crescendo non siamo più compatibili con quelli che sono ancora ancorati alla vecchia energia' frasi con le quali anche io a suo tempo mi riempivo la bocca con orgoglio. Ho visto gruppi che si sono creati con lo scopo di costruire una caverna nella quale rifugiarsi per sentirsi speciali, e ho capito che rischiavo di fare lo stesso con le mie idee, con la mia presunta autorevolezza che gli 'altri' iniziavano ad attribuirmi. Ma adesso le idee sono più chiare. Non c'è niente da cambiare, solo, forse, da accettare di più, da vivere di più. Mi sono reso conto che la vita in sé contiene già tutti i semi per la trasformazione, ma a forza di riempirci la testa di stupidaggini misticheggianti ce la siamo persa per strada. Non rinnego nulla di quello che ho scritto, detto o fatto finora, ma, sospetto che la vita reale, l'intensità delle cose e la realizzazione personale, stiano da qualche altra parte. ( Andrea )

"Io sono l'io, io avanzo dal vuoto verso la luce.
Io sono il respiro che nutre la vita.
Io sono quel nulla, quella vacuità che va oltre tutta la coscienza"

(Io sono l'io, preghiera di apertura del processo di Ho'oponopono)

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