Il doppio gioco di Renzi


Quasi un secolo di industria che ha dato lustro all’Italia portandola alla dignità di Paese tra i più avanzati al mondo, resterà solo un ricordo lontano, sbiadito nel sottofondo del disinteresse collettivo o, piuttosto, della convenienza personale che può valere dagli 80 euro in su, a seconda del grado della scala sociale in cui molti colleghi cittadini italiani si trovano. Qualunque sia la cifra per cui questi siano disposti a giustificare certe azioni del Governo in materia economica, a poco potrà servirgli in un Paese che si appresta ad essere sempre più povero e aspro.

Renzi – che è davvero una faccia di bronzo – da una parte fa finta di snobbare il vertice di Cernobbio con i banchieri dicendo che lui sta con chi lavora, mentre dall’altra mette sul piatto della finanza globale l’industria italiana. Il forum Ambrosetti infatti è solo una vetrina per personaggi in cerca di TV e fotografi, un po’ di ribalta e nulla più. Gli affari, quelli veri, non si fanno certo a bordo lago, nel comasco. Si fanno in Cina e mantenendo rapporti stretti con l’India. Infatti è nel suo recente viaggio in Cina e nei rapporti sempre più stretti con la Mittal indiana che Renzi ha dato il suo via libera alla cessione dell’industria dell’acciaio italiana. Al solito. Poco prezzo, tanti favori, e una bella figura davanti agli italiani che si berranno ancora una volta la storia che sono arrivati i salvatori della patria a cui non si può certo dire di no, a meno di non voler perdere il posto di lavoro. Lavoro che, come per Alitalia, da molti verrà perso comunque e messo nel conteggio della spesa pubblica per la quale sottoscriveremo nuovi debiti con la privata BCE, per poi sentirci dire che non siamo in regola con il rapporto deficit-PIL! Ci credo! Da una parte aumentiamo il debito pubblico per sostenere i provvedimenti di cassa integrazione ordinaria, in deroga e gli altri vari”ammortizzatori sociali”, mentre dall’altra svendiamo le industrie che dovrebbero accrescere il nostro Prodotto Interno Lordo. Anche un idiota capirebbe che si tratta di un suicidio organizzato. Certo, un idiota capirebbe, ma forse non uno in malafede come Renzi.

La verità è che l’industria italiana è stata ridotta in questo stato da un sistema fiscale e burocratico che ha fatto di tutto per affossarla seguendo i diktat europei, gli stessi che stanno mettendo in ginocchio la nostra agricoltura, il comparto manifatturiero, quello ittico e tra poco anche il fiore all’occhiello della nostra cantieristica navale.
Siamo il Paese che massacra con più forza il proprio sistema industriale, per poi aiutarlo quando finalmente è in mani straniere. Il caso di Alitalia è emblematico. La compagnia va male perché ha troppi costi e troppi dipendenti. Gli arabi fanno due conti e sono disposti a comprarla solo se si licenziano oltre 2000 lavoratori e si riducono le rotte. Bravi, complimenti! A queste condizioni poteva restare italiana! Così invece i lavoratori in esubero sono rimasti in carico allo Stato e i privati stranieri si sono presi la Società pronta a fruttare utili.
Così succederà anche con Ilva e Lucchini, le nostre due grandi acciaierie, pronte a essere svendute a cinesi e indiani per pochi spiccioli, dopo che ovviamente saranno stati licenziati un bel po’ di lavoratori che finiranno a carico dello Stato, mentre quelli che resteranno si dovranno far andar bene le regole del nuovo padrone. Come al solito non si vogliono trovare le mezze misure. Si è passati così dalla pacchia degli anni ’80 al completo sfacelo di questi tempi. E non è finita, presto o tardi se non ci sarà una reazione forte da parte della cittadinanza, della politica, di quella parte di Società che sente di non voler arrendersi, assisteremo anche alla cessione di Fincantieri e Finmeccanica per mettere la parola fine a cento anni di storia industriale nazionale e prepararci a diventare un Paese marginale di mano d’opera a basso costo.
Caro Renzi, è questo il tuo modo di stare con i lavoratori?

Armando Siri
http://www.partitoitalianuova.it/pin/le-idee/gioco-renzi
http://altrarealta.blogspot.it/

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